«Speriamo.»
«A proposito, Nikki, mi ha molto sconvolto la morte di Joe Keller. L’ho incontrato una volta a un congresso e mi è parso un tipo in gamba.»
«Grazie, lo era. Quelli che lo hanno assassinato hanno portato via tutti i prelievi di Kathy Wilson. È probabile che cerchino di portare via anche quelli che ha lei,»
«Forse. Starò attento e porterò tutto ciò che ho in qualche posto sicuro.»
«L’uomo che si ritiene abbiamo ucciso Matt e io era uno dei criminali che mi hanno rapita. C’era anche lui nella casupola, mentre Grimes mi interrogava sulla morte di Kathy. Era evidente che Grimes era il capo.»
Hal fischiettò tra i denti.
«Lui sostiene che l’avete ucciso voi due, e che poi avete cercato di bruciare le prove, per così dire. Gli ho detto che Matt non si sarebbe preoccupato di bruciarle, perché sapeva che io ero un medico legale sufficientemente acuto da non farmi scappare il foro di proiettile nel cranio dell’uomo anche se l’avesse ridotto in cenere, ma non mi è parso che abbia dato peso alle mie parole.»
«O l’ha ucciso lui o l’ha fatto fare a qualcun altro», osservò Matt. «Ora, almeno, capisci che genere di persona è.»
«Sì, lo capisco», ribatté Hal, mestamente.
«Conta sull’appoggio di quei suoi amici del country club che ritengono che io sia, tanto per cominciare, strambo e capace di fare qualsiasi cosa.»
«Conosco Bill, e lo stimavo, il che dimostra quanto ci si possa sbagliare, a volte. Ebbene, è ora di contrattaccare. Andiamo a parlare con Fred. Matthew, farò parlare prima te da solo. Nikki e io aspetteremo nella sala d’attesa. Se non è d’accordo sull’ispezione che vuoi tu, toccherà a me convincerlo.»
«Come vuoi.»
Fred Carabetta li aspettava in una stanza ben ordinata con una sola finestra, un divano in pelle e una libreria incassata. L’ufficio sarebbe stato assegnato a un manager di basso o medio livello in un’impresa privata, ma in un ufficio governativo, indicava un certo potere. Alcune fotografie rivelavano che aveva una moglie e due figlie adolescenti e una passione per la pesca d’alto mare e il golf.
Carabetta era un uomo grassoccio e quasi calvo sulla cinquantina, tanto basso da sembrare più largo che alto. Non faceva che fregare i pollici carnosi su indici e medi simili a salsicciotti. Consapevole, con ogni probabilità, di questa abitudine nervosa, tenne quasi sempre le mani in grembo. A suo merito, pensò Matt, Carabetta ascoltò pazientemente il suo resoconto della scoperta della discarica tossica, interrompendolo solo di tanto in tanto per avere una spiegazione. Matt non menzionò di proposito né la morte di Joe Keller né l’aggressione a Nikki. Non conosceva Carabetta e, almeno fino a quel momento, nulla in lui indicava coraggio o dedizione alla giustizia.
«Allora», esordì, quando Matt terminò, «non è certo un racconto che si sente ogni giorno qui in giro. Sapendo che stava arrivando, ho fatto una piccola ricerca sulla Belinda Coal Coke. Nel corso degli ultimi anni, sono state presentate delle querele contro la società, ma, per qualche motivo, erano state presentate tutte da lei.»
«E non è stato preso alcun provvedimento riguardo nessuna delle mie querele», replicò Matt, in modo troppo veemente. «Alla maggior parte delle mie asserzioni non è stato neppure risposto.»
«Immagino che lei abbia tentato anche la via dell’EPA e dell’ufficio governativo delle miniere?»
«Solo una decina di volte, in passato. Le questioni di cui parlavo non erano tanto importanti né facilmente documentabili. Io non ho comunque alcuna credibilità. Ho bisogno di qualcuno di prestigio e potere che convalidi ciò che ho da dire. Ecco perché Hal ha pensato a lei.»
«Questo lo capisco», commentò Carabetta. «Spero che lei non si offenderà, dottor Rutledge, ma le sue asserzioni sono supportate da una grande dose di speculazioni e sentito dire e da pochi fatti reali.»
«Ne sono conscio, ma…»
«Vi è, inoltre, da tenere in considerazione un altro fatto.»
Matt capì che cosa stava per dire.
«E cioè?»
«Cioè il senatore Nick Alexander.»
Matt fece roteare gli occhi. Alexander, il senatore anziano del West Virginia, un tipo influente, conservatore e, qualcuno avrebbe potuto dire, dalla morale tradizionalista. Era un abilissimo politico che, nel corso degli anni, aveva abilmente annullato un bel numero di disegni di legge che avrebbero potuto causare guai ai destinatari.
«Tutto ciò che sono riuscito a ottenere dal suo ufficio sono state alcune lettere con la solita e vana promessa che avrebbero esaminato la faccenda.»
«Può darsi che lei lo sappia già, ma Alexander è il presidente del sottocomitato che sovrintende a questo ufficio e al suo budget.»
«Non mi sorprende affatto.»
«Potrebbe essere in predicato per diventare ministro degli Interni nel secondo governo Marquand. È impossibile per me piombare in una società come la BC C e pretendere un’ispezione immediata senza prove valide.»
«Questo è assurdo», sbottò Matt, sforzandosi di non alzare la voce. «Io ero là. Ho visto il deposito. Lei ha la possibilità di diventare un eroe.»
Questa volta toccò a Carabetta alzare gli occhi al cielo.
«Dottor Rutldge, non sono mai stato un agitatore né un eroe. Spero di poter lavorare in questo ente fino al momento di andare in pensione, quando avrò salito qualche altro gradino sulla scala dell’anzianità. A quel livello la mia pensione sarà più che buona, per me e per la mia famiglia. L’ultima cosa che voglio è mettere in pericolo questo piano perfetto.»
«Capisco», disse Matt, rassegnato.
«Un’ultima cosa», proseguì Carabetta. «Mi sono laureato in chimica, ma ho studiato anche biologia. Nei miei dieci anni in questa sezione dell’OSHA, ho dovuto valutare più incidenti chimici ed esposizioni a sostanze chimiche di quanto sappia contare. Secondo la mia esperienza e conoscenza, non esiste alcuna sostanza tossica capace di provocare il tipo di malattia neurologica che mi ha descritto, specialmente in una donna che viveva a ottocento chilometri di distanza e che in vita sua forse non era mai entrata in una miniera.»
«Ma lei non crede che le sostanze chimiche tossiche possano provocare mutazioni?» domandò Matt.
«Forse», ammise Carabetta. «Dottor Rutledge, mi spiace, ma proprio non vedo il senso di continuare questa conversazione, data la mancanza di prove concrete. Forse dovrebbe riferire ogni cosa alla polizia.»
Con un sospiro, Matt si alzò e strinse la mano di quel burocrate.
«Grazie per avermi ascoltato», disse, sforzandosi di non palesare la sua frustrazione. «Hal ha detto che vorrebbe parlarle un minuto.»
«Naturalmente. Gli dica d’entrare.»
Matt attraversò la piccola sala dove Nikki e suo zio lo stavano aspettando.
«Niente da fare», li avvisò. «Non ci sono prove sufficienti per indurlo a rischiare alcunché o, soprattutto, a fare adirare il grande Nick Alexander.»
«Freddy, Freddy, Freddy», sospirò Hal. «Voi due aspettatemi qui.»
Si sistemò il cappotto sportivo, fletté il collo ed entrò risoluto nell’ufficio di Carabetta. Quindici minuti dopo ne uscì e indicò a Matt e Nikki di spostarsi nel corridoio.
«Sei sicuro di poterci portare nella caverna questa notte?» domandò.
«Sicurissimo. Una volta attraversato il crepaccio, non vi sono vere deviazioni nella galleria, solo svolte e tornanti. L’unica difficoltà potrebbe essere trovare il crepaccio.»
«Di quello non preoccuparti. So dov’è», ammise Hal. «Sono cresciuto tra quelle colline. Dovremo farlo domani notte. Fino ad allora, voi due starete a casa mia. Metteremo la motocicletta nel garage, Matt. Potrete rilassarvi, svuotare il frigorifero e guardare video fino all’arrivo di Fred.»
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