Ellen bevve un altro bicchiere di vino. Questo è l’ultimo, decise, tre bicchieri erano più che sufficienti. O erano stati quattro? In ogni caso i bicchieri non erano poi tanto grandi.
L’Omnivax era chiaramente diventato il fiore all’occhiello della campagna presidenziale dei Marquand. Mancavano solo poco più di due mesi alle elezioni e la fazione del presidente stava sborsando notevoli somme di denaro per fare arrivare al grande pubblico il suo messaggio di assistenza, progresso e impegno per le promesse fatte durante la campagna. Il documentario si era inizialmente concentrato sulle vaccinazioni in generale e ora era passato all’Omnivax. Il narratore, al momento invisibile, era un divo del cinema con una voce che ispirava fiducia e irradiava sincerità. James Garner? Donald Sutherland? Ellen non andava spesso al cinema né guardava tanto la televisione da riconoscerla con certezza.
«E così», stava dicendo la voce, «si stima che questo potente vaccino potrà prevenire nel corso del prossimo anno dai cinquanta ai sessantamila casi di infezioni potenzialmente letali. Sono onorato di presentarvi la first lady degli Stati Uniti, la signora Lynette Lowry Marquand.»
Lynette Marquand iniziò a parlare, mentre girellava per il reparto pediatrico di un ospedale.
«Alle tre del pomeriggio del due settembre, tra due giorni quindi, una neonata di quattro giorni riceverà la prima dose ufficiale di Omnivax. Io sarò presente a quell’importante evento, come pure il ministro della Sanità, la dottoressa Lara Bolton, che somministrerà il supervaccino usando questo aggeggio pneumatico, creato appositamente per questo scopo.» Sollevò una piccola pistola che assomigliava a una pistola a canna corta con bocca appiattita. «Siamo sul punto di presentare il più grande progresso nella medicina preventiva della nostra storia, un progresso che potrebbe segnare l’inizio della fine delle malattie infettive come le conosciamo…»
«Che ne dici del mercurio thimerosal che milioni di bambini hanno ricevuto assieme al vaccino?» chiese Ellen ad alta voce, rendendosi conto nello stesso istante che la sua voce era roca e il bicchiere vuoto. «Che ne dici dell’autismo? Che ne dici delle crisi epilettiche e dei danni cerebrali e delle morti improvvise? Che ne dici dell’asma e dell’incapacità di apprendimento e dell’ADHD? E che ne dici dell’uomo che sta volando in giro seminando malattie e morte per vendere il suo dannato vaccino? Che ne dici di tutti quelli?»
«Che ne dici di tutti quelli chi?»
Rudy era entrato nel salottino portando le liste e altri fogli.
«… sono orgogliosa di dire che tutti i nostri più importanti network trasmetteranno la cerimonia dal Centro Sanitario Locale di Anacostia qui a Washington, dove una neonata di quattro giorni prenderà il suo posto nella storia medica come prima ricevente ufficiale di Omnivax.»
«Sto guardando un programma che avrebbe potuto essere stato scritto dagli addetti alle pubbliche relazioni dell’industria farmaceutica», rispose Ellen, «e che invece è stato scritto da quelli di Jim Marquand. C’è qualcosa in quella sua leziosa moglie che mi irrita profondamente.»
Cercò di modulare la voce, che le sembrava troppo alta. Le era mai successo di bere così tanto? Seguì lo sguardo divertito di Rudy verso la bottiglia sul tavolo accanto a lei. Ci saranno state, al massimo, tre dita di vino. Accanto alla bottiglia, il cavatappi e il turacciolo macchiato di Merlot, prova che, poco tempo prima, la bottiglia era intatta.
«È il migliore Merlot che ho trovato per quello che volevo spendere», commentò con delicatezza, dato che la situazione richiedeva che lui dicesse qualcosa.
«Rudy, scusami. Sono estremamente stanca e… e mi sono persa in questo spettacolo e… e non mi sono resa conto di averne bevuto così tanto.»
«Sciocchezze. Il buon vino deve essere goduto.»
«Davvero, io non bevo spesso.»
Rudy sprofondò nel divano in pelle marrone rossiccio. La sua espressione non era affatto quella di uno che giudica.
«Allora, a che punto è il nostro caro vaccino?» domandò.
«Dopodomani su una bambina di quattro giorni si darà il via alle vaccinazioni.»
Per voi dal comitato altri quattro anni per un’America migliore , annunciò il titolo di coda. Ellen si rese conto di non aver appreso di chi fosse la voce narrante.
«Se non altro», osservò Rudy, «prevedo che il numero di casi di febbre di Lassa calerà in modo straordinario.»
«Hai ragione. Il vecchio Scarface non ha più alcun motivo per volare attorno al mondo infettando la gente. Lasciamo che l’epidemia venga curata.»
«Fa un po’ freddo qui. Vuoi una coperta?»
«No, voglio dire, sì, voglio dire, tu resta qui, posso prendermela da sola.»
Ignorando le sue parole, Rudy tolse una trapunta rosso cupo da una vecchia cassapanca da nave restaurata e lo fece cadere sulle sue ginocchia.
Smettila di essere tanto gentile con me, pensò Ellen. Io sono una stupida.
«Grazie», disse con voce velata. «Non so come avrei potuto fare tutto ciò senza di te.»
«Sciocchezze. Tu sei la professionista. Io sono solo il caddy.»
«No, non l’ho detto tanto per parlare. Rudy, io…»
Rudy sospirò. «Che la frase che ha dato inizio alla rivoluzione americana, ‘il botto sentito in tutto il mondo’, rimanga avvolta per sempre d’ambiguità. Sai, prima che tu mi portassi nel mondo delle vaccinazioni, io davo tutto questo più o meno per scontato. Gli scienziati e le ditte farmaceutiche producono i loro vaccini, e i loro PR si assicurano che noi si sappia perché abbiamo bisogno dei loro prodotti e cosa ci capiterebbe se non li adottassimo. Sembrava così semplice. E, dopo che i loro vaccini sono stati approvati dall’FDA e che il CDC ha detto a tutti che devono prenderli, noi sorridiamo grati e diciamo, ‘Grazie, obbedisco. Ecco il mio corpo.’»
«Quando le società farmaceutiche fanno un errore, più spesso che no è un errore madornale», disse Ellen, cercando di nuovo di dirigere la conversazione verso la lettera. «È questo che ho in comune con loro. Quando faccio uno sbaglio, è uno sbaglio madornale.»
«Dillo a me. Ero solito definirmi il re di Casinoville.»
«Rudy», iniziò a dire Ellen, «non so cosa mi abbia spinta a fare ciò che ho fatto, ma…»
«L’hai fatto, perché, diversamente da alcune first lady che conosciamo, cerchi la verità. Hai una nipote che pare sia stata rovinata dalle vaccinazioni e tu vuoi dare una mano a determinare se le cose stanno proprio così e vuoi evitare che altri bambini e i loro genitori paghino lo stesso prezzo.»
«Suppongo di sì.»
Ellen si guardò attorno stancamente, quindi versò metà del vino che restava nella bottiglia nel suo bicchiere.
«Sai, Rudy», provò di nuovo, «sono sempre stata una persona molto curiosa, qualcuno direbbe addirittura che sono una ficcanaso. Howard diceva sempre che, a forza di ficcanasare, un giorno o l’altro sarei finita in grossi guai.»
«Se tutto ciò non ti avesse incuriosita, avremmo già piantato tutto e saremmo scivolati nelle nostre banali esistenze.»
«A volte si fanno alcune cose e, subito dopo, si vorrebbe non averle fatte.»
«È così che si sentirà quella canaglia che è venuto a farti visita, dopo che l’avremo trovato. Ellen, ho trovato del materiale su cui lavorare. Siamo più vicini a capire chi sia quel tipo più di quanto tu possa pensare.»
Ellen si sentiva confusa, a disagio e incapace di concentrarsi del tutto su ciò che stava vedendo o sentendo. Aveva esagerato con il vino e intuiva che stava per peggiorare una situazione già brutta.
«Non vedo l’ora di sentire le tue novità», ammise. «Anch’io ho qualcosa di cui ti devo parlare.»
Aveva veramente pronunciato quelle parole o le aveva soltanto pensate?
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