Matthew prese immediatamente la parola. «No, niente.» Thora rimase in silenzio, pur sospettando il motivo di quella secca risposta.
«Beh, probabilmente non ha niente a che vedere con l’omicidio. Ma non si può mai essere sicuri». Il medico sembrò accontentarsi della risposta di Matthew, o perlomeno non insistette oltre, e indicò la seconda foto, che mostrava anch’essa il collo della vittima, questa volta in un ingrandimento. «Questa foto è eccellente, dato che vi si può scorgere l’impronta di qualche oggetto metallico, forse una fibbia o qualcosa di simile, premuto con forza sulla gola di Harald. Se guardate bene, potrete riconoscere una specie di minuscolo pugnale, anche se porrebbe trattarsi di tutt’altro. La pelle non è certo un calco di gesso!»
Thora e Matthew si allungarono verso la foto per osservarla meglio. Il medico aveva ragione, si poteva chiaramente notare sul collo l’impronta di un oggettino. Dalla scala indicata in calce all’immagine si poteva calcolare una lunghezza di otto-dieci centimetri, e una forma assai simile a quella di un piccolo pugnale o una croce. «E questo cos’è?» chiese Matthew puntando l’indice sulle ferite intorno all’impronta.
«Può darsi che all’oggetto in questione fosse attaccato qualcosa che ha lacerato l’epidermide al momento dello strangolamento. Di più però non posso ricavarne.»
«Che ne è stato di questa cintura, o cos’altro era?» domandò Matthew.
«Purtroppo non è stata ancora ritrovata», rispose il medico. «L’aggressore se ne è liberato, forse per non correre il rischio che ne ricavassimo dei campioni di DNA.»
«Ma avreste potuto farlo?» chiese Thora.
Il medico si strinse nelle spalle. «Chi lo sa?» Si schiarì la gola. «Per quanto riguarda l’ora esatta della morte, invece, si tratta di una questione tecnica complicata.» Il medico sfogliò i documenti ed estrasse delle pagine dal fascicolo. «Non so se conoscete la prassi seguita solitamente per stabilire l’ora di un decesso, vale a dire in che modo la calcoliamo», disse poi guardando i due negli occhi.
«Non ne so assolutamente niente», si affrettò a rispondere Thora, che notò come la sua risposta urtasse i nervi a Matthew, il quale però non fece commenti. Thora non si scompose.
«Allora è meglio che ve lo spieghi in poche parole. Voglio che vi rendiate conto che le nostre conclusioni non sono il risultato di qualche formula magica né un dato di fatto incontrovertibile. Si tratta per lo più, invece, di un calcolo delle probabilità nel quale la precisione delle conclusioni dipende, in tutto e per tutto, dall’attendibilità delle varie informazioni raccolte o delle prove emerse dall’indagine.»
«Raccolte? Emerse?» ripeté Thora.
«Esattamente. Per poter arrivare a delle conclusioni dobbiamo raccogliere prove evidenti sul corpo, dentro di esso o nelle sue vicinanze, e nei dintorni del luogo in cui è stato rinvenuto. Poi utilizziamo le informazioni che abbiamo sulla vita della vittima, per esempio quando è stata vista per l’ultima volta in vita, quando ha mangiato per l’ultima volta, quali erano le sue abitudini e altro di questo genere. Come capirete, il tutto è estremamente importante quando si ha a che fare con una morte così tragica come quella su cui stiamo indagando.»
«È ovvio», disse Thora con un sorriso al medico.
«Tali prove evidenti, o informazioni che siano, vengono poi utilizzate in vario modo per ottenere una valutazione, la più precisa possibile, dell’ora esatta del decesso.»
«In che modo?» domandò la donna.
Il medico si appoggiò di nuovo allo schienale della sedia, visibilmente contento di aver risvegliato un interesse nei suoi interlocutori. «I metodi usati sono di due tipi: si basano da un lato sulla determinazione dei cambiamenti che il corpo subisce rispetto a parametri noti, come l’irrigidimento post mortem, il raffreddamento della temperatura corporea e la velocità di decomposizione. Dall’altro, invece, sono basati sul raffronto dei dati cronologici in nostro possesso, per esempio se la vittima ha mangiato, a che punto si trova il processo digestivo e così via.»
«A che ora è morto?» Matthew arrivò dritto al punto.
«Bella domanda!» rispose il medico sorridendo. «Per riprendere da dove sono stato interrotto, conviene ora dare una rapida occhiata alle informazioni da noi utilizzate per valutare l’ora esatta del decesso. Non ricordo se l’ho già accennato, ma prima si rinviene un cadavere, più attendibile diviene la nostra perizia. Nel nostro caso non è trascorso che poco più di una giornata dalla morte al ritrovamento del corpo, il che è un fatto positivo. Soprattutto dal momento che il cadavere si trovava all’interno di un edificio, la cui temperatura ambiente è uno dei parametri certi in nostro possesso.» Il medico aprì la cartella dalla fodera gialla e si mise a leggere da una pagina: «Secondo le risultanze dell’indagine della polizia, Harald fu visto per l’ultima volta in vita da un testimone molto attendibile alle 23.42 la notte del sabato in questione, allorché pagò il tassista e si allontanò dall’auto in via Hringbraut. Si può pertanto affermare che tale ora costituisca il terminus post quem per stabilire l’ora della morte. Il terminus ante quem è ovviamente il momento esatto del rinvenimento del cadavere, alle ore 7.20 del lunedì mattina successivo, in data 31 ottobre».
A questo punto il medico si interruppe e guardò i suoi interlocutori. Thora annuì, invitandolo con lo sguardo a continuare. Matthew era ancora la solita statua di sale.
«Quando la squadra investigativa arrivò sul luogo del delitto, venne subito misurata la temperatura corporea del cadavere, che risultò essere pari alla temperatura ambiente, segno che era già trascorso del tempo dalla morte. La rapidità del raffreddamento dipende da numerosi fattori esterni e interni. Se la vittima è magra, per esempio, il raffreddamento avviene più velocemente.» Il medico si mise a gesticolare. «E non dimentichiamo il tipo di abiti indossati dalla vittima, la posizione del corpo al momento del decesso, i suoi spostamenti successivi, il grado di umidità ambientale e diversi altri fattori molto importanti. Tutte le informazioni raccolte in proposito fanno parte delle prove alle quali accennavo poco fa.»
«E quindi?» lo incalzò Matthew.
«Abbiamo potuto restringere un po’ la cerchia delle investigazioni, ma niente di più. È ovvio che con tali metodi siamo in grado di accertare l’ora di un decesso solamente se il calore corporeo è diverso da quello dell’ambiente.» Il medico tirò un sospiro di rassegnazione. «Ma se il corpo ha raggiunto la temperatura ambiente non può che mantenerla, come dovrebbe essere evidente. Dal canto nostro, possiamo solo calcolare il periodo di tempo impiegato dal corpo per raggiungere la temperatura ambiente a quelle condizioni e ricavarne il lasso minimo di tempo trascorso dal momento della morte.» Scorrendo il foglio, aggiunse: «Eccolo qui, infatti».
«Tutto molto interessante, non ne dubito», commentò sarcastico Matthew senza rivolgere lo sguardo a Thora. «Ma a me premeva di più sapere quando Harald è stato ucciso e in quali circostanze.»
«Sì, certo, mi scusi», disse il medico. «L’irrigidimento post mortem indica che il decesso è avvenuto almeno un giorno prima del rinvenimento del corpo, il che riduce ancora di più i probabili limiti temporali del nostro caso.» Il medico volse il suo sguardo sia a Thora che a Matthew. «Volete che vi spieghi il concetto di irrigidimento post mortem più dettagliatamente?»
«Senz’altro», rispose Thora contemporaneamente alla voce di Matthew, che invece suonava: «No, grazie, non ce n’è alcun bisogno».
«Le regole del galateo non dettano forse di soddisfare le richieste della dama?» disse il medico sorridendo verso Thora, che contraccambiò con il suo sorriso più radioso. Matthew invece la guardò di sottecchi, alquanto seccato, o così almeno sembrava.
Читать дальше