Lula si batté una mano sulla fronte. «Mi sembrava che suonasse familiare.»
«Non voglio che nessuno si faccia male durante questo arresto» ordinai.
«Mmm.»
«Non entreremo là dentro come dei gangster con le pistole spianate.»
«Mmm.»
«In realtà, non useremo affatto le pistole.»
«Ti sto ascoltando.»
Guardai la borsa che teneva sotto braccio. «C’è una pistola là dentro?»
«Diavolo, sì.»
«E ne hai un’altra alla cintura?»
«La Glock.»
«Hai anche la fondina da caviglia?»
«Solo le signorine usano la fondina da caviglia» disse Lula.
«Voglio che lasci tutte le armi in auto.»
«Sono fanatici di Star Trek quelli che dovremo affrontare. Potrebbero usare con noi la presa mortale del vulcaniano.»
«Lasciale in macchina!» gridai.
«Accidenti, non c’è nessun bisogno di far chiamare la polizia per questo.» Lula guardò attraverso il finestrino. «Sembra che ci sia una festa a casa di Dougie.»
C’erano molte auto parcheggiate davanti e tutte le luci dell’abitazione erano accese. La porta principale era aperta e il Luna era sulla soglia. Parcheggiai parecchie case più avanti e Lula e io tornammo indietro per raggiungere il Luna.
«Ehi, piccola» disse lui quando mi vide. «Benvenuta al Trekarama.»
«Che cosa succede?»
«Questo è il nuovo lavoro di Dougie. Trekarama. È un’idea tutta nostra. E Dougie è il Trekmaster. Non è fantastico, piccola? Questo è l’affare del nuovo millennio. Sarà grandioso, sai? Potremmo anche farne, come dire, un franchising.»
«Che cosa diavolo è un Trekarama?» domandò Lula.
«È un locale notturno, piccola. È un luogo di culto. È un santuario per uomini e donne che sono andati dove nessun uomo è mai giunto prima.»
«Prima di che cosa?»
Il Luna fissò lo sguardo nel vuoto, trasfigurato. «Prima di tutto.»
«Mmm.»
«Ti costerà cinque dollari entrare» disse il Luna.
Gliene diedi dieci, poi Lula e io ci facemmo strada tra gli invitati che si affollavano vicino alla porta.
«Non ho mai visto tanti idioti tutti insieme in vita mia» disse Lula. «A eccezione di quel tizio laggiù vicino alla scala. Non è affatto male.»
Ispezionammo la stanza, cercando Steiger e tentando di riconoscerlo dalla foto della documentazione. Il problema era che alcuni dei fanatici di Star Trek erano in costume, vestiti come i loro personaggi preferiti.
Dougie si affrettò a venirci a salutare. «Benvenute a Trekarama. Ci sono stuzzichini e bevande là nell’angolo vicino al romuliano, e tra circa dieci minuti cominceremo a proiettare i film. Gli stuzzichini sono veramente buoni. Li ho presi, ehm, in un’offerta per liquidazione.» Traduzione: merci trafugate che stavano andando a male in qualche magazzino.
Lula batté le nocche sulla testa di Dougie. «Ehilà, c’è nessuno lì dentro? Ti sembriamo una coppia di sfigate fanatiche di Star Trek ?»
«Be’…»
«Stiamo soltanto dando un’occhiata in giro» informai Dougie.
«Come turiste?»
«Forse andrò a fare un giro turistico dalle parti di quel bel tipo laggiù» disse Lula.
Lula e io ci addentrammo nella stanza facendoci strada tra la folla e cercando Elwood. Aveva diciannove anni, alto quanto me, magro, con i capelli biondi. Incriminato già due volte. Non volevo che la cattura desse nell’occhio: volevo portarlo fuori di lì molto tranquillamente e poi fargli scivolare le manette ai polsi.
«Ehi» disse Lula «hai visto quel piccoletto vestito da capitano Kirk? Che cosa ne pensi?»
Guardai con attenzione attraverso la stanza. «Potrebbe anche essere Steiger» concordai.
Arrancammo in quella direzione e io mi avvicinai a lui. «Steve?» dissi. «Steve Miller?»
Il capitano Kirk mi guardò. «No. Mi dispiace.»
«Ho un appuntamento al buio» dissi. «Mi ha detto che sarebbe stato vestito da ufficiale.» Tesi la mano. «Io sono Stephanie Plum.»
Lui mi strinse la mano. «Elwood Steiger.»
Tombola.
«Ragazzi, fa davvero caldo qua dentro» dissi. «Vado fuori a prendere un po’ d’aria. Vieni con me?»
Lui si guardò attorno, nervoso, cercando di vedere se si stava perdendo qualcosa. «Non saprei. Non credo. Hanno detto che stanno per proiettare i film.»
Lezione numero uno: cercare di sedurre un fanatico di Star Trek quando stanno per proiettare i film è del tutto inutile. Perciò dovevo scegliere: potevo forzare la mano, oppure aspettare finché non avesse deciso di andarsene. Se fosse rimasto fino alla fine e fosse uscito con tutti gli altri avrebbe potuto essere un problema. Il Luna venne verso di noi. «Accidenti, è bello vedere che voi due andate d’accordo. Elwood ha passato dei brutti momenti, sai. Stava fabbricando roba buona e lo hanno costretto a chiudere. È stato un brutto colpo per tutti noi.»
Gli occhi di Elwood giravano in ogni direzione come se la sua testa fosse un flipper. «Fra poco proietteranno i film, vero?» domandò. «Sono venuto soltanto per questo motivo.»
Il Luna sorseggiò il suo drink. «Elwood stava guadagnando bene, risparmiando per andare al college, quando gli hanno ritirato la licenza. Una vergogna. Una vera carognata.»
Elwood sorrise debolmente. «Non ho mai avuto una licenza» disse.
«Sei stato fortunato a conoscere Stephanie, qui» disse il Luna. «Non so che cosa faremmo io e Dougie senza Steph. Un sacco di cacciatori di latitanti si limiterebbero a trascinare il nostro culo ossuto in galera, ma Steph no, lei…»
Elwood aveva l’aria di uno che ha appena ricevuto una frustata. «Una cacciatrice di latitanti!»
«La migliore che c’è» disse il Luna.
Mi chinai in avanti, in modo da poter parlare a voce bassa ma udibile da Elwood. «Forse sarebbe meglio se andassimo fuori, dove possiamo scambiare due chiacchiere.»
Elwood fece un passo indietro. «No! Non ci vengo! Lasciami in pace.»
Cercai di ammanettarlo ma lui mi allontanò le mani con un colpo.
Lula tirò fuori la scacciacani, Elwood si nascose dietro al Luna e questi crollò come un castello di carte.
«Ops» disse Lula «credo di aver preso lo Star Trek sbagliato.»
«Lo hai ucciso!» strillò Elwood.
«Calmati» disse Lula. «Non strillarmi nelle orecchie.»
Io gli afferrai una mano e gli chiusi le manette attorno al polso.
«Lo hai ucciso. Gli hai sparato!» esclamò Elwood.
Lula teneva le mani sui fianchi. «Hai per caso sentito uno sparo? Io non credo. Non ho neppure una pistola, perché la signorina Nonviolenza, qui, me le ha fatte lasciare tutte nell’auto. Meglio così, comunque, altrimenti potrei spararti solo perché sei un odioso, piccolo coglione.»
Stavo ancora cercando di afferrare l’altra mano per ammanettarla quando la gente cominciò ad affollarsi attorno a noi. «Che cosa succede?» domandavano. «Che cosa state facendo al capitano Kirk?»
«Portiamo il suo inutile culo pallido dietro le sbarre» disse Lula. «State indietro.»
Con la coda dell’occhio vidi qualcosa che volava e colpiva Lula sul lato della testa.
«Ehi!» disse lei. «Che cosa succede?» Si portò una mano alla testa. «Questa è una di quelle palline al formaggio puzzolenti degli stuzzichini. Chi è che tira palline al formaggio?»
«Liberate il capitano Kirk» strillò qualcuno.
«Col cavolo» rispose Lula.
Sbam! Lula si prese in fronte un salatino alla polpa di granchio.
«Aspettate un attimo» disse.
Sbam. Sbam. Sbam. Involtini all’uovo.
Dalla stanza si levò un coro all’unisono: «Liberate il capitano Kirk. Liberate il capitano Kirk».
«Io me ne vado» disse Lula. «Questa gente è pazza. Hanno visto troppi film.»
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