Emilio Salgari - La tigre della Malesia

Здесь есть возможность читать онлайн «Emilio Salgari - La tigre della Malesia» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

La tigre della Malesia: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «La tigre della Malesia»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

La tigre della Malesia — читать онлайн ознакомительный отрывок

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «La tigre della Malesia», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

– Un’ultima prova, Patau. Fammi largo, va a rianimare i miei uomini nella stiva, fa avvicinare il prahos, lega i due legni assieme. Due cannoni e due spingarde possono ben far ruggire la tigre e mordere il leone che fugge come un codardo… Va, Patau, va! Se giungo ad abbordarlo ti prometto cento cadaveri.

Il Malese scomparve nella stiva e ne uscì un momento dopo traendosi dietro il drappello ridotto a soli dodici uomini. Con un fischio chiamò gli uomini dell’altro prahos. Il restante della manovra si compié con fantastica rapidità; i legni si trovarono ormeggiati, formando un sol ponte che presentava una formidabile batteria al nemico, ancor prima che questi potesse comprendere il piano del pirata.

Dinanzi alla batteria venne gettato tutto ciò che poteva servire per un riparo. Botti ripiene di palle, rottami, âncore, vecchi cannoni inchiodati che formavano parte della zavorra, e dietro a quella barricata si affollarono i pirati colle mani raggrinzate sulle carabine e i denti stretti sulle lame dei pugnali che scintillavano fra le labbra frementi. Otto uomini, i feriti, ma ancor robusti manovravano di remi al di sotto dei ponti, che scricchiolavano sotto i piedi dei combattenti anelanti carneficina.

La nave da guerra aveva allora arrestata la mossa retrograda. La ciminiera smozzata eruttava nubi di fumo e le ruote mordevano le acque spumeggianti. Essa si avanzava diritta alla batteria galleggiante colle gole fumanti dei cannoni puntati sul nemico e lo sperone a metà sommerso quasi avesse l’audace progetto di cozzarvi contro. Era quello che aspettava Sandokan.

Un minuto dopo i cannoni da ambo le parti ricominciavano la musica infernale. Si rispondeva colpo per colpo, palla per palla, mitraglia per mitraglia. Le due macchine da guerra si fulminavano a vicenda, in un duello mortale, movendosi incontro, proteggendosi con uragani di ferro, che sibilavano nell’aria e che mordevano tigre e leone, frantumando attrezzi, atterrando uomini.

Non si scorgevano quasi più, avvolti com’erano tra nembi di fumo che una calma assoluta manteneva al di sopra dei ponti, ma che montava? Da ambe le parti si ruggiva con egual furore, da ambe le parti si mordeva malgrado la sproporzione dei mezzi e delle forze.

I due prahos non la cedevano al vascello. Lampeggiavano, eruttavano ferro, non perdevano né un colpo, né un momento che poteva a loro costare una completa rotta. Forati, rasati, schiantati di tavole, sdrusciti, avanzavano non ostante la tempesta di palle che struggeva lo scarso quanto coraggioso equipaggio. Il delirio si era impadronito di quegli uomini che scemavano a vista d’occhio sotto il tiro micidiale del numeroso nemico, che si teneva sempre fuori di portata di un abbordaggio dove avrebbe potuta avere la peggio.

Patau, fedele alla parola data, aveva arrestato col suo petto la palla tirata sul suo cannone, ed era morto al suo posto, ma che montava? Gli artiglieri dei due prahos erano per metà fuori di combattimento, gli uni senza braccia dalle cui ferite uscivano torrenti di sangue spumoso, gli altri coi fianchi squarciati dalla mitraglia e il rimanente morti, ma che valeva? Nuovi artiglieri manovravano ai pezzi, uno dei quali era stato smontato, e facevano bravamente il loro dovere forando, spezzando, struggendo, e dietro a essi si affollavano tutti gli altri, anelanti, anneriti malgrado il fosco colore delle loro pelli dalla polvere dei cannoni e dei moschetti.

Il ferro turbinava attorno ad essi, staccava braccia e forava petti, troncava gambe e fracassava teste, sibilava sui ponti facendo saltar le tavole, schiantando le murate, tracciando solchi profondi nei più duri legni. Il fumo avviluppava quei due poveri legni corsari ridotti a brani, che non avevano più l’apparenza di velieri, ma sopra di essi ruggivano ancor delle tigri affamate, assetate di sangue che calpestavano i cadaveri dei compagni per farsi innanzi, che guazzavano nel sangue, che agitavano le armi, che chiamavano, che insultavano, che urlavano contro il nemico che sfuggiva l’abbordaggio.

Si vedevano volti foschi, raggrinzati pel furore, occhi iniettati di sangue che schizzavano fuoco a ogni lampeggiar dei cannoni, bocche che masticavano i pugnali sotto i denti freneticamente stretti, mani che facendosi scudo coi cadaveri dei compagni traevano moschettate colla speranza di abbattere a ogni colpo un nemico e in mezzo ad essi, Sandokan, che colla scimitarra in pugno rianimava i combattenti fra un nembo di palle che saltavano e fischiavano a lui dintorno, ora bestemmiando e comandando con una voce che risuonava come una tromba fra tutte quelle detonazioni e quegli scoppi e che ora diventava ruggente come il ruggito della Tigre della Malesia di cui egli ne portava il nome.

La terribile battaglia durò venti minuti, non di più. D’ambe le parti vi fu una breve sosta durante la quale Sandokan, prevedendo la completa disfatta dei suoi, comandò la ritirata.

Il nemico incalzava valendosi delle sue potenti artiglierie, sei volte maggiori di quelle che possedevano i pirati ridotte si può dire a un nulla. I due prahos tutti sdrusciti, tutti un foro, mezzi pieni d’acqua che continuava trapelare malgrado i tappi frettolosamente cacciati dai pirati, non si mantenevano più a galla, e non erano più in caso di tener ancora testa in pieno mare a quel vascello ferrato. Artiglieri e marinai non erano in un miglior stato: ci voleva assolutamente la ritirata per non venire totalmente schiacciati, e la ritirata, comandata per la prima volta in tanti anni di pugne dalla Tigre, cominciò lenta lenta per quanto lo permettevano gli uomini di bordo gran parte dei quali erano morti o feriti.

Il legno da guerra non per questo si arrestò, e parve deciso a inseguire i due legni fino sotto costa malgrado la poca profondità delle acque e i numerosi banchi subacquei.

Arrestò la sua mossa retrograda e cominciò avanzarsi a piccolo vapore, eruttando pari a vulcano fumo e fiamme.

Le palle ricominciarono a grandinare fitte fitte sui due poveri prahos, facendoli a brani. L’opera di distruzione ricominciò più tremenda di prima.

– Ah! ricominci adunque, nave maledetta! – esclamò Sandokan con indicibile accento. – Seguimi sino alla costa, vieni assalirmi laggiù al fiume se hai del coraggio, lancia i tuoi uomini a terra. Darei tutto il mio sangue per misurarmi petto a petto coi tuoi marinai.

Egli volse uno sguardo attorno e misurò la distanza che lo separava dalla costa. Vi erano quattrocento metri ancora da percorrere, distanza sufficente per venire completamente schiacciati prima di giungere alle prime scogliere.

Egli mandò una bestemmia, fece un salto da tigre e scartando col rovescio della scimitarra tre uomini avventossi sul cannone di prua ancor fumante.

– Tutti a bordo del mio prahos! – gridò con voce tonante. – Taglia le corde! Tutti ai remi! Se si vuol giungere salvi alla costa bisogna raggiungerla in meno di quaranta secondi.

I pirati sparsi sui due ponti si slanciarono su quello di Sandokan che pareva essere in miglior stato dell’altro. Le corde furono tagliate, la carcassa abbandonata alle onde coi suoi cadaveri e coi suoi due pezzi smontati, e gli uomini che ancor avevano delle braccia scesero nella stiva affollandosi ai remi. Sandokan e tre artiglieri rimasero soli sul ponte a rispondere al fuoco del nemico.

– Orsù, figli miei, del coraggio! – disse Sandokan, acquistando quella calma che occorre a un artigliere. – Siamo stati respinti se non battuti; la danza continua e noi danzeremo!

Quell’uomo singolare, senza curarsi delle scariche tremende del nemico che fulminava il prahos, si accostò con tutta calma al suo unico pezzo soffiando sulla miccia, con l’occhio in fiamme che tradiva la collera. Egli si curvò sul pezzo mentre il legno volava verso la costa.

– Aspetta, miserabile, ti fracasserò il tuo pezzo di prua!

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «La tigre della Malesia»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «La tigre della Malesia» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «La tigre della Malesia»

Обсуждение, отзывы о книге «La tigre della Malesia» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x