Nino
Sarò tutto quello che volete, ma, dentro di me, io l'odierò! Già, me lo immagino. Deve essere un uomo insopportabile.
Tilde
È un uomo piuttosto simpatico, invece.
Nino
(astioso) Anche simpatico?
Tilde
Il suo torto è di avere cinquantadue anni.
Nino
(seccato) Ah, non è mica un vecchio.
Tilde
A vederlo, no.
Nino
«A vederlo, no». E poi?..
Tilde
E poi… lo è.
Nino
Me lo dite per non addolorarmi.
Tilde
Ve lo dico perchè è la verità. E credete che io sarei sdrucciolata così se fossi stata ancora veramente la moglie di mio marito?
Nino
(sorpreso, rianimandosi) Come, come?.. Fra voi e lui…?
Tilde
Fra me e lui il matrimonio non è oramai che… una conversazione.
Nino
(con subitanea gaiezza) Una conversazione!?
Tilde
Vi mettete in allegria, adesso?..
Nino
Ne gioisco! Io non speravo tanto. È bellissimo, parola d'onore!
Tilde
Voi gioite delle sventure altrui; ma non si sa mai!..
Nino
Cioè, un momento… Spiegatevi.
Tilde
L'uomo, Ninetto mio, è una boîte à surprises . Ogni volta che si apre questa boîte , si ha una sorpresa. Viene poi un giorno in cui la si apre e non vi si trova… più niente. E quella è la sorpresa finale.
Nino
(protestando) No, no! Non facciamo confusioni…
(Si ode picchiare alla porta.)
TILDE, NINO, UN CAMERIERE, poi ERNESTO
Tilde
(levandosi) Zitto! Hanno bussato. (A voce alta) Chi è?
Il Cameriere
(di fuori) Nella sala di lettura c'è un signore che cerca di lei.
Tilde
(sottovoce, quasi tra sè) Una visita! A quest'ora? (Al cameriere, attraverso l'uscio) Il nome di questo signore?
Il Cameriere
Non ne ha.
Tilde
Ma che dite?
Il Cameriere
Gliel'ho domandato. Non mi ha risposto.
Tilde
Sarà stata una distrazione. Fatevi dare la sua carta.
Il Cameriere
Proverò.
Tilde
(a Nino) Se è un amico, devo riceverlo qui. E voi? Per la porta non potete uscire perchè vi s'incontrerebbe certamente, e, nella mia stanza da letto, non potete nascondervi perchè rimarreste in trappola chi sa per quanto tempo.
Nino
Ma io me ne vado comodamente per dove sono entrato.
Tilde
E sì: per questa volta non c'è che la finestra.
Nino
(con solennità comica) La finestra!!
Tilde
Bébé , tu sei un eroe!
Nino
(correndo difatti alla finestra, gioiosamente) Io sono uno scimpanzè, e me ne vanto!
Tilde
Aspetta. Ti aiuto. Non c'è nessuno giù?
Nino
(si affaccia) Sì.
Tilde
(impaurita) Chi c'è?
Nino
Un asino.
Tilde
Stupido! (Lo raggiunge per aiutarlo.)
Nino
(celiando) Se raglia, siamo perduti! (Scavalca il parapetto.)
Tilde
(sostenendolo per le ascelle) Attento, bébé !.. Dove mettete il piede?
Nino
Non lo so. (Profittando della posizione le dà un bacio.)
Tilde
Questo bacio ve lo faccio scontare!
Il Cameriere
(di fuori, picchiando) Signora, ho qui la carta di quel signore.
Nino
(a lei) Ne parleremo dopo colezione. (Sparisce.)
Tilde
(dalla finestra, tutta gioconda) Mostro! (Col viso acceso, corre alla porta a sinistra. Apre.)
Il Cameriere
(avanzandosi, le porge la carta in un vassoio.)
Tilde
(la prende e legge. Ha una scossa ed esclama:) Ma questo è mio marito!
Ernesto
(di dentro, sganasciandosi dalle risa) Ah ah ah ah… Chi avevi creduto che fosse? (Entra, continuando a ridere.)
Il Cameriere
(esce.)
Tilde
(comprimendo la sua rabbia e nascondendo la sua emozione) Scusa, non ci arrivo. Perchè tante storie?
Ernesto
Ho pensato che la visita antimeridiana d'un estraneo t'avrebbe seccata non poco e ho voluto farti paura. Uno scherzo, insomma. Sono di buonissimo umore.
Tilde
Me ne compiaccio.
Ernesto
E vengo… a godermi la vita!
Tilde
Con me?
Ernesto
Con te.
Tilde
Vieni per restare?
Ernesto
Per restare, beninteso. Le mie valige arriveranno più tardi… e sono molte! (Canticchia) Trallalà là là, trallalà là là…
Tilde
(rodendosi) Il numero delle valige non ti riconcilierà certo con la campagna che hai sempre odiata. Ti annoierai.
Ernesto
Nossignora!.. Non mi annoierò. Trallalà là là, trallalà là là....
Tilde
(guardandolo curiosamente) Ma che è «trallalà là là»?
Ernesto
Che è «trallalà là là»? È il benessere, è la salute, è la forza! Non mi vedi?
Tilde
Ti vedo.
Ernesto
Come ti sembro?
Tilde
Come eri. Tale e quale.
Ernesto
Ah no! Non hai l'occhio clinico. Da parecchio tempo io non mi sentivo così bene.
Tilde
Tu me lo dici e io ti credo.
Ernesto
E non ne provi una consolazione?
Tilde
Certamente. (Siede presso il tavolino.)
Ernesto
Ti do un consiglio: abbracciami.
Tilde
Io non ci penso neppure. (Prende un libro.)
Ernesto
Va là! Non dissimulare. Tu desideri ardentemente di abbracciarmi. La solitudine non è per te. L'aria ossigenata non ti basta. Non di sola aria… vive la donna! Guarda come ti riduci! Hai dei lividi qui (si tocca sotto gli occhi) che mi rivelano… tutto! Nella solitudine, tu deperisci, mia cara. Vuoi rifiorire?.. Abbracciami.
Tilde
(apre il libro come per leggere.)
Ernesto
(togliendole di mano il libro senza bruschezza) Non metterti a leggere, Tilde. Non ci vediamo da tanti giorni! Sii un po' graziosa. (Pausa) (Sedendole accanto) Sai che cosa sono io?
Tilde
Più o meno, lo so.
Ernesto
Tu credi di saperlo, ma mi calunni. Io sono… un nevrastenico. Niente altro. Cioè, rettifico: ora non lo sono più. O, meglio, lo sono e non lo sono. La natura del nevrastenico – mi ha detto il dottore – ci è sempre, e devo stare in guardia. Ma dopo la cura che ho fatta, ho guadagnato il cento per cento. Se io non fossi sicuro d'essere la stessa persona che ero, non mi riconoscerei più. E sai qual'è la cura che ho fatta?
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