Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2
Здесь есть возможность читать онлайн «Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2» — ознакомительный отрывок электронной книги совершенно бесплатно, а после прочтения отрывка купить полную версию. В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Издательство: Иностранный паблик, Жанр: foreign_antique, foreign_prose, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2
- Автор:
- Издательство:Иностранный паблик
- Жанр:
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:5 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 100
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2 — читать онлайн ознакомительный отрывок
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
La peste, che tanti Barbari uccise, divenne finalmente fatale al lor vincitore. Dopo un breve ma glorioso regno di due anni, Claudio morì in Sirmio, in mezzo alle lagrime ed alle acclamazioni de' sudditi. Nell'ultima sua malattia convocò i principali Ministri dello Stato e dell'esercito, e in lor presenza raccomandò Aureliano, uno dei suoi Generali, come il più degno del trono, ed il più atto ad eseguir il gran disegno, ch'egli stesso avea potuto soltanto intraprendere. Le virtù di Claudio, il suo valore, l'affabilità 14 14 Secondo Zonara (l. XII. p. 638.) Claudio avanti la sua morte lo rivestì della porpora; ma questo fatto singolare vien piuttosto contraddetto che confermato dagli Scrittori.
, la giustizia e la temperanza, il suo amor per la gloria e per la patria lo pongono nel piccol numero di quegl'Imperatori, che aggiunsero lustro alla Romana porpora. Queste virtù per altro furono celebrate con particolar zelo e compiacenza dai cortigiani Scrittori del secolo di Costantino, il quale era bisnipote di Crispo, fratello maggiore di Claudio. La voce dell'adulazione imparò presto a ripetere, che gli Dei, i quali avean così frettolosamente tolto Claudio alla terra, ricompensarono il suo merito e la sua pietà perpetuando l'Impero nella sua famiglia 15 15 Vedi la vita di Claudio scritta da Pollione, e le orazion di Mamertino, Eumenio e Giuliano. Vedi parimente i Cesari di Giuliano p. 313. In Giuliano non era adulazione, ma superstizione e vanità.
.
Non ostante questi oracoli, la grandezza dei Flavj (nome che a loro piacque di assumere) fu differita per più di vent'anni, e lo stesso innalzamento di Claudio cagionò l'immediata rovina del suo fratello Quintilio, il quale non ebbe moderazione o coraggio bastante per discendere nella privata condizione, a cui lo avea condannato il patriottismo dell'ultimo Imperatore. Senza indugio o riflessione egli prese la porpora in Aquileia, dove comandava forze considerabili; e benchè il suo regno durasse diciassette giorni soltanto, egli ebbe tempo di ottenere la sanzione del Senato, e di provare una sedizion delle truppe. Appena egli seppe che la grande armata del Danubio avea conferita l'autorità Imperiale al ben conosciuto valor di Aureliano, si sentì vinto dalla gloria e dal merito del suo rivale, e facendosi aprire le vene, prudentemente si ritirò dalla ineguale contesa 16 16 Zosimo, l. I p. 42. Pollione (Stor. Aug. p. 207) gli accorda alcune virtù, e dice che fu, come Pertinace, ucciso dagli sfrenati soldati. Secondo Dexippo, egli morì di malattia.
.
Il general disegno di quest'opera non ci permette di minutamente riferire le azioni di ogni Imperatore dopo il suo avvenimento al trono, molto meno di rintracciare le varie fortune della sua vita privata. Osserveremo soltanto che il padre di Aureliano era un contadino del territorio di Sirmio, il quale occupava una piccola tenuta appartenente ad Aurelio, ricco Senatore. Il bellicoso suo figlio, arrolato nelle truppe come soldato comune, divenne successivamente centurione, tribuno, prefetto di una legione, ispettore del campo, generale, ovvero (come allor si chiamava) duce di una frontiera; e finalmente nella guerra Gotica esercitò l'importante uffizio di primo comandante della cavalleria. In ogni grado si distinse per l'impareggiabil valore 17 17 Teoclio (come vien citato nella Stor. Aug. p. 211) afferma che in un giorno egli uccise con le sue proprie mani quarantotto Sarmati, ed in diverse susseguenti battaglie novecento cinquanta. Questo eroico valore fu ammirato dai soldati, e celebrato nelle rozze loro canzoni, l'intercalare delle quali era mille, mille, mille, occidit .
, per la rigida disciplina, e per una fortunata condotta. Fu egli rivestito del Consolato dall'Imperator Valeriano, che lo chiama, nel pomposo linguaggio di quel secolo, il liberatore dell'Illirico, il ristauratore della Gallia, ed il rivale degli Scipioni. Per la raccomandazione di Valeriano, un Senatore del grado e del merito più cospicuo, Ulpio Crinito, il cui sangue derivava dalla stessa sorgente di quel di Traiano, adottò il contadino della Pannonia, diedegli in matrimonio la sua figlia, e sollevò con l'ampio suo patrimonio l'onorata povertà, che Aureliano avea mantenuta inviolata 18 18 Acolio (appresso la Stor. Aug. p. 213) descrive la cerimonia della adozione come fu celebrata in Bisanzio alla presenza dell'Imperatore e de' suoi principali Ministri.
.
Il regno di Aureliano durò solamente quattr'anni e quasi nove mesi; ma ogni momento di quel corto periodo fu illustrato da qualche memorabil prodezza. Egli terminò la guerra Gotica, castigò i Germani che invadevano l'Italia, ricuperò la Gallia, la Spagna, la Britannia dalle mani di Tetrico, e distrusse la superba monarchia, che Zenobia avea nell'Oriente innalzata sulle rovine dell'afflitto Impero.
Dovè Aureliano la continua fortuna delle sue armi alla rigorosa attenzione posta agli articoli anche più minuti della disciplina. I suoi militari regolamenti sono contenuti in una lettera assai concisa ad un subalterno Uffiziale, al quale comanda di porli in vigore, se desidera di divenir tribuno, o se gli è cara la vita. Il giuoco, il bere, e le arti della divinazione erano severamente proibite. Aureliano pretendeva che i suoi soldati fossero modesti, frugali e laboriosi; che sempre si mantenesser lucenti le loro armi, aguzze le spade, pronti i vestiti e i cavalli all'immediato servizio; che vivessero nei loro quartieri con castità e sobrietà, senza danneggiare i campi di grano, senza rubare neppure una pecora, un volatile, un grappolo di uva, senza esigere dai loro ospiti nè sale, nè olio, nè legna. «La pubblica paga (continua l'Imperatore) è bastante al loro sostentamento; le ricchezze debbono ricavarsi dalle spoglie de' nemici e non dal pianto dei Provinciali 19 19 Stor. Aug. p. 211. Questa laconica lettera è veramente lavoro di un soldato; è piena di frasi e di voci militari, alcune delle quali non possono intendersi senza difficoltà. Ferramenta Samiata sono bene spiegati da Salmasio. La prima di queste voci significa ogni arme offensiva, ed è opposta ad Arma , arme difensiva. L'ultimo significa bene affilate e bene appuntate.
.» Un solo esempio servirà a mostrare il rigore, anzi la crudeltà di Aureliano. Un soldato avea sedotta la moglie del proprio ospite. Fu il misero colpevole legato a due alberi, che piegati a forza l'uno con l'altro, e di poi violentemente separandosi, stracciarono le di lui membra. Pochi consimili esempi impressero una salutevol costernazione. I castighi di Aureliano eran terribili, ma raramente ebbe occasione di punire due volte uno stesso delitto. La sua propria condotta dava la sanzione alle sue leggi, e le sediziose legioni temevano un Capo, che aveva imparato ad ubbidire, ed era degno di comandare.
La morte di Claudio avea rianimato il languente spirito dei Goti. Le truppe, che difendevano i passi del monte Emo e le rive del Danubio, erano state richiamate pel timore di una guerra civile, e sembra probabile, che il rimanente corpo delle Tribù Gotiche e Vandaliche, abbracciando la favorevole occasione, abbandonasse i suoi stabilimenti dell'Ucrania, attraversasse i fiumi, ed accrescesse con nuova moltitudine la devastatrice armata de' suoi concittadini. Le loro truppe, riunite, furono alfine incontrate da Aureliano, ed il sanguinoso e dubbio conflitto finì solamente col venir della notte 20 20 Zosimo l. I. p. 45.
. Spossati per tante calamità da loro vicendevolmente date e sofferte in una guerra di vent'anni, i Goti ed i Romani acconsentirono ad un durevole ed util trattato. Fu questo premurosamente richiesto dai Barbari, e con piacere ratificato dalle legioni, al voto delle quali il prudente Aureliano commise lo scioglimento di quella importante questione. Si obbligarono i Goti a fornire agli eserciti Romani un corpo di cavalleria di duemila ausiliari, e stipularono in contraccambio una sicura e tranquilla ritirata con un regolare mandato fino al Danubio, provveduto dalla cura dell'Imperatore, ma a lor proprie spese. Fu il trattato osservato con tanta religiosità, che quando una truppa di cinquecento uomini si staccò dal campo per far delle prede, il Re, ovvero il Generale dei Barbari, domandò che fosse il colpevole condottiero preso e saettato a morte, come vittima consacrata alla santità de' loro trattati. È per altro verosimile, che la precauzione di Aureliano, il quale aveva ritenuto come ostaggi i figli e le figlie dei Gotici condottieri, contribuisse in qualche parte a questa pacifica disposizione. Egli educò i giovani all'esercizio dell'armi, e vicino alla sua propria persona; alle donzelle diede una liberale e romana educazione, e concedendole in matrimonio ad alcuni dei suoi principali Uffiziali, strinse a poco a poco le due nazioni coi più tenaci e cari legami 21 21 Dexippo (nell' Excerpta Legat. p. 12) riferisce tutto il trattato sotto il nome dei Vandali. Aureliano maritò una delle Dame Gote al suo Generale Borioso, ch'era capace di bevere coi Goti e scoprire i loro segreti. Stor. Aug. p. 147.
.
Интервал:
Закладка:
Похожие книги на «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 2» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.