Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5
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10 10 Temist. Orat. V. p. 63-71, edit. Harduin. Paris 1684. L'Ab. della Bleterie giudiziosamente osserva ( Hist. de Jovien Tom. II. pag. 199.) che Sozomeno ha passato in silenzio la general tolleranza, e Temistio lo stabilimento della religione Cattolica. Ciascheduno di essi ha voltato l'occhio lungi da quell'oggetto, che non gli piaceva, ed ha procurato di sopprimere quella parte dell'editto, che secondo la propria opinione, era meno onorevole all'Imperator Gioviano..
Nello spazio di sette mesi le truppe Romane, che allora eran tornate ad Antiochia, aveano fatto una marcia di mille cinquecento miglia, nella quale avevan sofferto tutti i travagli della guerra, della fame e del clima. Nonostanti i loro servigi, le loro fatiche e l'approssimarsi dell'inverno, il timido ed impaziente Gioviano non concedette agli uomini ed ai cavalli che un riposo di sei settimane. L'Imperatore non potè soffrire le indiscrete e maliziose satire del popolo d'Antiochia 11 11 Οι δε Αντίοχεις ουκ ηδεως δὶεκειντο πρὸς ὰυτὸν, ὰλλ’έπεσκωπτον ὰυτὸν ωδαὶς καὶ παροδὶαις καὶ καλουμενοις Φαμωσοις: E quelli d'Antiochia non si portavan piacevolmente verso di esso: ma l'insultavano con canzoni, con motti satirici, e con quelli che chiaman libelli famosi . Giovanni Antioch. in Excerpt. Valesian. p. 845. Possono ammettersi le satire d'Antiochia anche su debolissime prove.
. Era egli ansioso di occupare il palazzo di Costantinopoli, e di prevenir l'ambizione di qualche competitore, che avrebbe potuto aspirare al vacante omaggio dell'Europa. Ma ricevè ben presto la grata notizia, che si riconosceva la sua sovranità dal Bosforo Tracio fino all'oceano Atlantico. Con le prime lettere, che spedì dal campo della Mesopotamia, egli avea delegato il comando militare della Gallia e dell'Illirico a Malarico, prode e fedele uffiziale della nazione dei Franchi; ed al Conte Luciliano, suo suocero, che si era già segnalato per coraggio e buona condotta nella difesa di Nisibi. Malarico avea ricusato un impiego, di cui non si credeva capace, e Luciliano era stato trucidato a Reims in un accidentale ammutinamento delle coorti Batave 12 12 Si paragoni Ammiano (XXV. 10.) che omette il nome dei Batavi, con Zosimo (l. III. p. 197.) che trasferisce la scena dell'azione da Reims a Sirmio.
.
Ma la moderazione di Giovino, maestro generale della cavalleria, che seppe dimenticare il disegno della sua disgrazia, presto quietò il tumulto, e confermò i dubbiosi animi dei soldati. Fu dato e preso con leali acclamazioni il giuramento di fedeltà; e i deputati degli eserciti Occidentali 13 13 Quos capita scholarum ordo castrensis appellat. Ammiano XXV. 10, e Vales. ib.
salutarono il nuovo loro Sovrano, come scendeva dal monte Tauro verso la città di Tiana nella Cappadocia. Da Tiana continuò la sua frettolosa marcia verso Ancira, capitale della provincia di Galazia, dove Gioviano assunse, insieme col piccol suo figliuolino, il nome e le insegne del Consolato 14 14 Cujus vagitus pertinaciter reluctantis, ne in curuli sella veheretur ex more, id quod mox accidit, protendebat. Augusto ed i Successori di lui avevan chiesta rispettosamente la dispensa dell'età per li figliuoli o nipoti, che avevano innalzati al Consolato. Ma la sella curule del primo Bruto non era mai stata disonorata da un bambolo.
. Dadastana 15 15 L'Itinerario d'Antonino pone Dadastana distante 125 miglia da Nicea, e 117 da Ancira (Wesseling. Itinerar. p. 142). Il Pellegrino di Bordò, tralasciando alcune fermate, riduce tutto quello spazio da 242 a 181 miglia: Wesseling. p. 574.
, oscura città quasi ad uguale distanza tra Ancira e Nicea, era destinata per fatale termine del viaggio e della vita di esso. Dopo una copiosa e forse intemperante cena andò a riposare, e la mattina seguente l'Imperator Gioviano fu trovato morto nel letto. In diverse maniere fu esposta la causa di quest'improvvisa morte. Alcuni la riguardarono come l'effetto d'una indigestione cagionata o dalla quantità del vino, o dalla qualità dei funghi ch'egli aveva golosamente mangiati la sera. Secondo altri, fu soffocato nel sonno dal vapore del carbone, cui trasse dalle muraglie della camera la dannosa umidità d'un intonaco fresco 16 16 Vedi Ammiano (XXV. 10.) Eutropio (X. 18.), che potè per avventura trovarsi presente, Girolamo (Tom. I. p. 26. ad Heliodorum ), Orosio (VII. 31), Sozomeno (l. VI. c. 6), Zosimo (lib. III. p. 197. 198.) e Zonara (Tom. II. l. XIII. p. 28. 29). Non può sperarsi un perfetto accordo fra loro, nè staremo a discutere le minute differenze che vi si trovano.
. Ma la mancanza di una regolare inquisizione intorno alla morte di un Principe, il regno e la persona del quale andaron presto in obblio, sembra che fosse la sola circostanza che sostenesse i maliziosi susurri di veleno e di domestico tradimento 17 17 Ammiano, dimenticatosi del solito suo candore e buon senso, paragona la morte dell'innocente Gioviano a quella del secondo Affricano, che aveva eccitato i timori e lo sdegno della fazion popolare.
. Il corpo di Gioviano fu mandato a Costantinopoli per esser sepolto coi suoi predecessori; ed incontrossi per via la mesta processione da Carito sua moglie, figlia del Conte Luciliano, che tuttavia piangeva la recente morte del padre, e s'affrettava ad asciugare le lacrime fra gli abbracciamenti di un Imperiale marito. Amareggiavasi lo sconcerto ed il dolore di essa dall'ansietà della tenerezza materna. Sei settimane avanti la morte di Gioviano, il piccolo suo figlio era stato posto nella sedia curule, adornato del titolo di Nobilissimo , e delle vane insegne del Consolato. Non essendo il real fanciullo, che avea preso dall'avo il nome di Varroniano, consapevole di sua fortuna, la sola gelosia del Governo si rammentava ch'egli era figlio d'un Imperatore. Sedici anni dopo viveva ancora, ma era già stato privato d'un occhio; e l'afflitta sua madre ad ogni momento aspettava, che le fosse strappata quell'innocente vittima dalle braccia, per tranquillare col proprio sangue i sospetti del regnante Sovrano 18 18 Grisostomo Tom. I, p. 336. 344. Edit. Monfaucon . L'oratore Cristiano procura di confortare la vedova con esempi d'illustri avversità; ed osserva che fra nove Imperatori (includendovi Gallo Cesare) che avevan regnato al suo tempo, due soli (Costantino e Costanzo) eran morti di morte naturale. Tali vaghe consolazioni non hanno mai servito ad asciugare una lacrima.
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Dopo la morte di Gioviano rimase il trono Romano per dieci giorni 19 19 Sembra, che dieci giorni difficilmente potessero esser sufficienti per la marcia e per l'elezione. Ma possiamo osservare in primo luogo, che i Generali potevano ordinar l'uso speditivo delle pubbliche poste, per se stessi, per i loro famigliari e per i messaggi; secondariamente, che le truppe marciavano, per comodo delle città, in più divisioni; e che la fronte della colonna poteva essere a Nicea, quando la retroguardia trovavasi ad Ancira.
senza Signore. I Ministri ed i Generali continuarono ad unirsi in consiglio, ad esercitare le respettive loro funzioni, a mantener l'ordine pubblico, ed a condurre pacificamente l'esercito verso la città di Nicea nella Bitinia, che si era scelta per luogo della nuova elezione 20 20 Ammiano XXVI. 1. Zosim. l. III. p. 198. Filostorg. l. VIII. c. 8. e Gotofred. dissert. p. 334. Filostorgio, il quale pare che avesse delle importanti ed autentiche notizie, attribuisce la scelta di Valentiniano al Prefetto Sallustio, al Generale Arinteo, a Dagalaifo Conte dei domestici, ed al patrizio Daziano, le pressanti raccomandazioni dei quali da Ancira ebbero una grande influenza nell'elezione.
. In una solenne adunanza delle civili e militari potestà dell'Impero, fu di nuovo concordemente offerto il diadema al Prefetto Sallustio. Egli ebbe la gloria di farne un secondo rifiuto; e quando allegate furono le virtù del padre in favore del figlio, il Prefetto con la fermezza d'un generoso patriota dichiarò agli Elettori, che la debole vecchiezza dell'uno, e l'inesperta gioventù dell'altro erano ugualmente incapaci dei laboriosi doveri del governo. Si proposero diversi candidati: e dopo ponderate le obbiezioni al carattere od alla situazione di essi, furono l'un dopo l'altro rigettati; ma tosto che venne pronunziato il nome di Valentiniano, il merito di quest'uffiziale riunì i suffragi di tutta l'assemblea, ed ottenne la sincera approvazione di Sallustio medesimo. Valentiniano 21 21 Ammiano XXX. 7. 9. e Vittore il giovane hanno somministrato il ritratto di Valentiniano, che dee naturalmente precedere ed illustrare l'istoria del suo regno.
era figliuolo del Conte Graziano, nativo di Cibali nella Pannonia, il quale da un'oscura condizione si era innalzato, mediante un'incomparabil destrezza e vigore, al comando militare dell'Affrica e della Gran Brettagna, da cui erasi ritirato con ampie ricchezze e con sospetta integrità. Il grado però ed i servigi di Graziano contribuirono a favorire i primi passi della promozione di suo figlio; e gli porsero un'opportuna occasione di spiegar quelle sode ed utili qualità, che ne sollevarono il carattere sopra l'ordinario livello dei suoi compagni soldati. Valentiniano era alto di statura, grazioso e maestoso. Il virile suo aspetto, che portava impressi alti segni di sentimento e di spirito, inspirava fiducia agli amici, ed ai nemici timore; e per secondare gli sforzi dell'indomito suo valore, il figlio di Graziano aveva ereditato i vantaggi di una forte e sana costituzione. Coll'abitudine della castità e temperanza, che raffrena gli appetiti ed invigorisce le forze, Valentiniano si mantenne la propria e la pubblica stima. Le occupazioni di una vita militare avean distratto la sua gioventù dall'eleganti ricerche della letteratura; egli ignorava la lingua Greca e le arti della Rettorica: ma siccome l'animo dell'oratore non era mai sconcertato da timida perplessità, egli era capace, ogni volta che l'occasione lo richiedeva, d'esporre i risoluti suoi sentimenti con facile ed ardita eloquenza. Le uniche leggi, che esso aveva studiato, eran quelle della marzial disciplina; e presto si distinse per la laboriosa diligenza e l'inflessibil severità, con cui adempiva e sosteneva i doveri del campo. Al tempo di Giuliano egli si espose al pericolo della disgrazia, pel disprezzo che dimostrò in pubblico verso la religion dominante 22 22 In Antiochia, dove era obbligato a seguire l'Imperatore nel tempio, ei percosse un sacerdote, che avea preteso di purificarlo coll'acqua lustrale. Sozomeno l. VI. c. 6. Teodoreto l. III. c. 15. Tal pubblica provocazione poteva convenire a Valentiniano; ma essa non dà luogo all'indegna accusa del filosofo Massimo, che suppone qualche più privata ingiuria. Zosimo l. IV. p. 200, 201.
; ma dalla successiva condotta di lui parrebbe, che l'indiscreta ed inopportuna libertà di Valentiniano fosse stata l'effetto di militar baldanza, piuttosto che di uno zelo Cristiano. N'ebbe per altro il perdono, e fu sempre impiegato da un Principe che stimava il suo merito 23 23 Socrate l. IV. Da Sozomeno (l. VI. c. 6.) e da Filostorgio (l. VII. c. 7. con le Dissertazioni del Gotofredo p. 293) vi si interpone un precedente esilio a Melitene o nella Tebaide. (Il primo potrebbe esser vero).
; e nei vari successi della guerra Persiana egli accrebbe quella riputazione, che erasi già acquistato sulle rive del Reno. La prestezza e felicità, con cui eseguì un'importante commissione, gli aprì l'adito al favor di Gioviano ed all'onorevol comando della seconda scuola , o compagnia dei Targettieri , o sia delle guardie domestiche. Nel marciar che faceva da Antiochia, era giunto ai suoi quartieri d'Ancira, quando gli fu inaspettatamente significato, senz'arte o intrigo veruno, d'assumere nel quarantesimo terzo anno della sua età, l'assoluto governo del Romano Impero.
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