Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9
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- Название:Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9
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Per questi delitti scandalosi Dioscoro fu deposto dal Concilio, e sbandito dall'Imperatore; ma fu dichiarata pura la sua fede al cospetto dei Padri, e colla tacita loro approvazione. Supposero, piuttosto che pronunciare, l'eresia d'Eutiche, il quale non fu mai citato al loro tribunale, e stettero confusi e silenziosi, quando un ardito Monofisita, gettato ai lor piedi un volume di San Cirillo, osò eccitarli a lanciar contro di quello un anatema, che necessariamente involgerebbe la dottrina del Santo. Leggendo imparzialmente gli Atti del Concilio di Calcedonia, quali dalla parte ortodossa son riferiti 79, si riscontrerà, che da una maggioranza considerabile di Vescovi fu approvata la semplice unità di Cristo; e potea l'equivoca confessione, esser lui stato formato, o procedere da due Nature, supporne l'esistenza anteriore, o in susseguente mischianza, o veramente un intervallo pericoloso ad ammettersi fra l'istante in cui era stato concepito l'uomo, e l'altro in cui gli era stata infusa la Natura divina 80. I Teologi di Roma più esatti e precisi statuirono la formola che feriva di più le orecchie dogli Egiziani; dichiararono che il Cristo esisteva in due Nature, e questa importante particola 81, che più facilmente si stampa nella memoria che nell'intelletto, ebbe quasi a produrre fra i Vescovi latini uno scisma. Essi aveano sottoscritto rispettosamente, e forse sinceramente il tomo di Leone; ma in due deliberazioni successive spiegarono, non essere nè spediente, nè legittima cosa trapassare i santi limiti assegnati dai Concilii di Nicea, di Costantinopoli e d'Efeso conformemente alla Scrittura ed alla tradizione. Cessero finalmente alle importunità dei loro padroni; ma il lor decreto infallibile, dopo essere stato in guisa solenne ratificato, e con grandi acclamazioni accolto, fu distratto nella session seguente per l'opposizion dei Legati e degli Orientali lor partigiani. Invano gran numero di Vescovi esclamò: «La decision de' Padri è ortodossa e inalterabile; ora gli eretici sono smascherati; anatema ai Nestoriani! fuori dalle assemblee del Concilio! vadano a Roma!» 82I Legati minacciarono; l'Imperatore parlava con tuono assoluto, ed una commissione di diciotto vescovi preparò un nuovo decreto, che i Padri sottoscrissero a lor dispetto. In nome del quarto Concilio generale si annunziò al Mondo cattolico, il Cristo in una persona, ma in due Nature. Si tirò una linea impercettibile fra l'eresia di Apollinare e la dottrina di San Cirillo; e col tagliente d'un rasoio ben affilato, la sottigliezza teologica formò un ponte, che, sospeso sopra un abisso, diveniva l'unica strada al paradiso. Per dieci secoli d'ignoranza e di servitù, ha ricevuto l'Europa le sue opinioni religiose dall'oracolo del Vaticano; e questa dottrina, già coperta della ruggine dell'antichità, è stata senza contrasto ammessa nel Simbolo dei riformatori del sedicesimo secolo, che hanno abiurato la primazia del Pontefice romano. Il Concilio di Calcedonia trionfa sempre nelle chiese protestanti; ma non fermenta più il lievito della controversia; e i Cristiani più religiosi dei nostri giorni non sanno 83quel che si credono intorno al Mistero dell'Incarnazione, e poco si curano di saperlo.
A. D. 451-482
Si palesarono in modo ben differente le disposizioni dei Greci e degli Egiziani sotto il regno ortodosso di Leone e di Marciano. Questi devoti Imperatori, colla forza dell'armi e degli editti, sostennero il Simbolo della lor Fede 84; e cinquecento Vescovi dichiararono sulla lor coscienza e sull'onor loro, ch'era permesso di difendere anche cogli omicidii i decreti del Concilio calcedonese. Videro i Cattolici con piacere, che lo stesso Concilio era odioso ai Nestoriani, ed ai Monofisiti 85; ma i Nestoriani erano meno irritati, o men potenti; e fu lacerato l'Oriente dal pertinace e sanguinario fanatismo dei Monofisiti. Gerusalemme fu assalita da un esercito di Monaci che la posero a sacco; arsero, trucidarono in nome d'una Natura incarnata; fu bagnato di sangue il sepolcro di Gesù Cristo, e pochi ribelli tumultuariamente raccolti, chiusero le porte della città all'esercito imperiale. Dopo la condanna e l'esilio di Dioscoro, dolenti gli Egiziani della perdita del lor Padre spirituale, videro con ribrezzo l'usurpazione del suo successore costituito dai Padri del Concilio di Calcedonia. Costui, di nome Proterio, non potè sostenersi che col soccorso d'una guardia di duemila soldati; fece guerra cinque anni al popolo d'Alessandria; e il primo sentore della morte di Marciano divenne pei fanatici Egiziani il segnale della vendetta. Tre giorni prima della festa di Pasqua, il Patriarca fu assediato nella sua cattedrale, e ucciso nel battistero. Fu dato alle fiamme l'avanzo del suo cadavere e se ne gettarono al vento le ceneri; questo assassinio fu inspirato dall'apparizione d'un preteso Angelo, furberia inventata da un monaco ambizioso, che, sotto il nome di Timoteo, il Gatto 86, succedette alla dignità e alle opinioni di Dioscoro. Colle rappresaglie delle due parti s'inciprignirono gli animi in questa crudel superstizione; una disputa metafisica costò la vita a migliaia di uomini 87; e i Cristiani d'ogni classe furono privati dei godimenti della vita sociale, e dei doni invisibili del Battesimo, e della santa Comunione. Ci resta di quel tempo una novella stravagante, che contiene forse una pittura allegorica dei fanatici, che si tormentavano e straziavano a vicenda. «Sotto il consolato di Venanzio e di Celere, dice un Vescovo autorevole, gli abitatori d'Alessandria, e di tutto l'Egitto furono presi da una strana e diabolica frenesia; i grandi e i piccioli, gli schiavi e gli uomini liberi, i Monaci ed il Clero, quanti in somma si opponevano al Concilio di Calcedonia perdettero l'uso della parola, e della ragione; abbaiavano come cani, e si laceravano le mani e le braccia coi denti» 88.
A. D. 482
Trenta anni di disordini originarono alla fine il celebre Henoticon 89dell'Imperatore Zenone, formolario che, sotto il regno di costui e di Anastasio, fu segnato da tutti i Vescovi dell'Oriente, minacciati della degradazione e dell'esilio, se rigettavano o se violavano questa legge fondamentale. Può il Clero sorridere o gemere della presunzione d'un laico che osa determinare Articoli di Fede; ma se il magistrato secolare non isdegna d'abbassarsi a questa cura umiliante per un sovrano, il suo spirito per altro è meno traviato dal pregiudizio, o dalle mire d'interesse; e quell'autorità ch'egli esercitò in ordine a questo, non ha il suo appoggio che nel consenso del popolo. Nella storia ecclesiastica appunto comparisce Zenone meno spregevole, nè so scorgere veleno d'eresia manichea, o eutichiana nelle generose parole d'Anastasio, il quale considerava per cosa indegna d'un Imperatore il perseguitare gli adoratori del Cristo, e i cittadini di Roma. Ottenne l'Ennotico l'approvazione specialmente degli Egiziani; non di meno l'inquieto ed anche pregiudicato sguardo dei nostri teologi ortodossi non vi scorse la più picciola macchia; quivi in una maniera esattissima viene esposta la dottrina cattolica intorno l'Incarnazione, senz'ammettere, o senza rifiutare i termini particolari, o le opinioni delle Sette avversarie. V'è pronunciato un anatema solenne contro Nestorio ed Eutiche, contro tutti gli eretici, che dividono, o confondono il Cristo, o il riducono a un vano fantasma. Senza determinare se la parola Natura debba usarsi in singolare o in plurale, vi è rispettosamente confermato il sistema di S. Cirillo, la dottrina dei Concilii di Nicea, di Costantinopoli e d'Efeso; ma in vece di inginocchiarsi davanti i decreti del quarto Concilio generale, si sfugge la quistione, riprovando tutte le dottrine contrarie, se ve ne ha d'insegnate sia in Calcedonia, sia altrove. Questa frase equivoca poteva con tacito accordo conciliare gli amici e i nemici del Sinodo di Calcedonia. Dai Cristiani i più ragionevoli si approvò questo espediente di tolleranza, ma debole ed incostante ne era l'intelletto, e lo zelo veemente delle Sette diverse in questa sommessione non vide che una servile timidità. Era ben difficile il rimanersi al tutto neutrali in un argomento che riscaldava i pensieri e i discorsi degli uomini: un libro, una predica, un'orazione riaccendevano il fuoco della controversia, e le particolari animosità dei Vescovi rompevano e rannodavano alternativamente i legami della comunione. Mille picciole varietà di vocaboli e d'opinioni empievano lo spazio che divideva Nestorio ed Eutiche: gli Acefali 90d'Egitto, e i Pontefici di Roma forniti d'ugual valore, ma di forza ineguale, stavano alle due estremità della scala teologica. Gli Acefali senza re, e senza vescovi furono separati per più di trecent'anni dai Patriarchi d'Alessandria che aveano aderito alla comunion di Costantinopoli, senza esigere una condanna formale dal Concilio calcedonese. I Papi scomunicarono i Patriarchi di Costantinopoli per aver accettata la comunione Alessandrina, senza approvare formalmente lo stesso Concilio: l'inflessibile loro despotismo, inviluppò in quel contagio spirituale le Chiese greche più ortodosse; negò, o contestò la validità dei lor Sacramenti 91; per trentacinque anni fomentò lo scisma dell'Oriente e dell'Occidente sino all'epoca, in cui condannarono questi la memoria di quattro prelati di Bizanzio, che osato aveano di opporsi alla primazia di S. Pietro 92. Prima di quel tempo era stata dallo zelo dei Prelati rivali violata la mal ferma tregua di Costantinopoli e dell'Egitto. Macedonie, sospetto già d'una segreta adesione all'eresia di Nestorio, difese nella sua disgrazia, e nell'esilio, il Sinodo di Calcedonia, mentre il successore di S. Cirillo avrebbe desiderato di poterne comperare la condanna al prezzo di duemila libre d'oro.
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