Guido Pagliarino - La Sfida
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Cosa caratterizzerebbe lo Gnosticismo? Il dualismo? No, esso non è infatti caratteristica del solo Gnosticismo e va tenuto oltretutto presente che, allâinterno della concezione dualista, ci sono differenze non secondarie tra lo Gnosticismo pagano e quello giudeo. Gnosticismo è un termine che non ha una precisa definizione scientifica. Ci sono studiosi che chiamano gnostiche sette come quella essena (su cui torneremo) che presentano solo una parte dei concetti elencati. Altri includono nello Gnosticismo addirittura la più antica religione iranica, il Mazdeismo che ha come base lâidea dâun dio del bene e dâun dio del male fra loro in lotta e, quindi, è apparentemente dualista anche se, come sâera detto, si tratta di fondo dâun monoteismo.
Due caratteri distinguono sempre gli gnostici, lâesoterismo e la dissimulazione, ma da soli non bastano a contraddistinguerli.
In questo saggio si userà la parola Gnosticismo per dottrine che presentano almeno alcune delle sue caratteristiche principali; non nel caso si tratti di pratiche spiritistiche, dellâidea singolare, più o meno paranoide, di essere un eletto, del credo nella reincarnazione e nellâastrologia. Altrimenti si deborderebbe troppo.
Gnosticismo cristiano, nemico del Cristianesimo
Nella sua forma cristianeggiante lo Gnosticismo fu un formidabile nemico del Cristianesimo, un avversario che, una volta entrato nelle fila della Chiesa, non solo si affinò di molto ma ritenne dâessere il vero Cristianesimo e rischiò di eliminarne, almeno presso i credenti colti, i fondamenti evangelici, cioè la realtà fisica della risurrezione di Gesú e lâimperativo di Cristo di farsi piccoli nellâamore per gli altri, sostituendoli con quello dellâilluminazione degli eletti da parte di un Cristo che avrebbe portato, e a loro soli, la vera sapienza salvifica; un Cristo che a loro sentire non sarebbe morto, perchè privo di corpo, e sarebbe tornato semplicemente al Cielo col suo spirito al termine della permanenza in terra; e proprio per questo gli gnostici cristiani non accettavano il martirio, ricevendone dalla Chiesa lâaccusa di vigliaccheria.
à da considerare lâidea 11che nel periodo precristiano e in quello del proto Cristianesimo, i più antichi elementi dello Gnosticismo fossero non solo piuttosto disomogenei ma non ancor fusi e che dottrine ben organizzate si raggiungessero solo nel II secolo d.C. Câè chi ha precisamente affermato 12che lâidentificazione tra le figure del redentore gnostico e del Figlio dellâUomo sia uno sviluppo dello Gnosticismo cristiano. Per certi studiosi del secolo XX però, primo Rudolf Bultmann, era stato il Cristianesimo a derivare dallo Gnosticismo. Ci sono ancor oggi, da cattedre universitarie di Storia comparata delle religioni, ricercatori che sospettano la stessa cosa. Era, di fondo, la tesi di positivisti del XIX secolo, anche se non si riferivano espressamente allo Gnosticismo, ma in generale alle categorie della filosofia e della mitologia greche e delle teosofie orientali. Per il fondatore del positivismo Auguste Comte, era stato Paolo, nato a Tarso nellâambiente giudaico ellenista della diaspora e che conosceva altrettanto bene il greco e lâebraico, a creare il Cristianesimo 13, richiamando un oscuro personaggio nazareno, Gesú, assai diverso dalla persona risultante dalle Lettere paoline, figura da Paolo definita del Cristo-Messia-Dio (lâUnto-Dio) tradendo, oltretutto, la tradizionale figura del messia atteso dai giudei, il quale avrebbe dovuto sì essere dotato di grandi carismi e governare un millenario regno di pace, ma essere solo uomo: Paolo, sempre secondo il Comte, aveva creato la nuova religione connotandola di pensiero e di miti ellenici. Si trattava però di ipotesi non sostenute da documenti, ché il punto di riferimento era per il Comte e per gli altri critici positivisti il Nuovo testamento di cui rifiutavano quale invenzione quanto non corrispondeva alle loro tesi. Individuavano nella dispersione del popolo ebraico la condizione oggettiva del notevole e relativamente celere sviluppo del primo Cristianesimo 14: qualunque nuovo movimento religioso fosse nato fra i giudei della diaspora, dicevano, avrebbe avuto notevole probabilità di diffusione grazie alla medesima, dato che in moltissimi centri del bacino del Mediterraneo, soprattutto in Egitto, nellâAsia Minore, in Italia, câerano comunità ebraiche che ogni tanto visitavano Gerusalemme ed erano in contatto epistolare con altri ebrei. Il movimento si sarebbe espanso presto e grandemente allâambiente gentile greco-romano, debordando dal Giudaismo ellenizzato grazie, fin dallâinizio, alla frenetica attività di Paolo e alla sua grecità , nonché allâopera dopo di lui di altri cristiani giudeo-ellenizzati o greco-romani, fra cui un presunto autore elleno del Vangelo secondo Giovanni. Vedremo invece che lâellenizzazione vera e propria del Cristianesimo non è precedente, al più presto, gli anni 135 - 140 del II secolo, periodo nel quale entrano in gioco i primi apologisti greco-cristiani. Era stato supposto pure che Gesú, durante i suoi anni oscuri, allâincirca fra i dodici e i trentâanni, avesse studiato dottrine spirituali in Oriente; tuttavia, questâidea era ormai in decadenza prima della metà del XX secolo: come riferiva Alan Bouquet in una sua Storia delle religioni scritta nel 1941 15, âgli studiosi del Nuovo Testamento che ci precedettero errarono nel supporre che il Cristianesimo iniziasse con lâattività di un maestro di tipo socratico, o confuciano, che dovesse alla sua capacità dialettica il proprio notevole successo e che poi si corrompesse trasformandosi nel culto esoterico di un eroe divinoâ.
La sfida tra Cristianesimo e Gnosticismo cristiano non sâè chiusa nel passato, anche se ufficialmente il secondo è stato sconfitto dalla Chiesa già nel V secolo, dopo aver cominciato a indebolirsi fin dal III. In realtà risorge più volte in eresie 16cristiane ed è ancora vivo sotto altri nomi, in certe sette e nella persona di membri della stessa Chiesa. Anzi, nel movimento New Age - Next Age costituisce per il Cristianesimo un forte avversario.
Vâè oggigiorno chi pensa che la via mistico-ascetica alla conoscenza di Dio sia senzâaltro superiore a quella dello studio della Parola, il che può vedersi quanto meno come atteggiamento gnostico. Mi pare il caso, ad esempio, di Marco Vannini nel suo saggio âIl volto del Dio nascostoâ 17che, salvo alcuni versetti di Giovanni, ignora il Testamento ed esalta la mistica greca. Mi sembra che in sostanza la tesi di questâautore sia che il migliore cristiano è quel mistico che segue lâesempio di Gesú nellâesperienza dellâUno, raggiungendo nel sommo intuitivo della propria ragione lâunità profonda con Dio stesso. Fatto è che, come risulta dal complesso dei Vangeli, non è di tipo mistico lâesempio di Cristo che il credente deve seguire, ma pratico, nella carità del giorno per giorno. Solo in alcuni versetti di Giovanni, se estrapolati dallâinsieme del suo Vangelo, si può trovare apparente avallo a quella tesi, come dove Gesú afferma che lui e il Padre sono una cosa sola; ma nel Cristianesimo, secondo lâinsieme del Nuovo testamento, sâintende che Gesú-Cristo-Figlio è Persona divina dellâunico Dio, non che lâuomo Gesú è giunto misticamente a fondersi con Dio. Mi pare, salvo errore, che il Vannini nutra per la Scrittura una certa qual disistima, che ne rifiuti il sentire ebraico e apprezzi solo quanto, in Giovanni, appare venire da quello greco. Vedremo, oltre, versetti di Giovanni che alcuni studiosi hanno ritenuto scritti da un greco gnostico.
Pure adesso câè chi, anche tra cristiani, ignorando che il Cristianesimo ha come base religiosa essenziale la reale risurrezione di Gesú, non una dottrina derivante da speculazioni, afferma che sotto lâinsegnamento praticato ai comuni credenti, cioè quasi a tutti, si cela il vero sapere rivelato da Cristo a pochi discepoli e da questi tramandato a una parte sola dei loro allievi. Uno di quegli eletti sarebbe stato lâapostolo Giovanni, per lâessere stato il migliore amico di Cristo - il discepolo che Gesú amava -, e, secondo il Bultmann, perché nel suo Vangelo si situerebbero basilari concetti gnostici. Pure gli apostoli Tommaso e Filippo sono da due millenni ben piazzati fra quei presunti eletti tra gli eletti di Cristo, il primo per aver voluto conoscere a fondo la verità mettendo le dita nelle piaghe del Risorto e il secondo per avergli chiesto di fargli vedere il Padre.
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