Paolo Villaggio - Fantozzi
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Quando aprì il cestino era curioso come un bambino che apre il pacco di Natale. Ne estrasse nell'ordine: un sacchetto col sale, uno col pepe, una forchettina di plastica, un coltellino di plastica un cucchiaino, gli stuzzicadenti, un bicchiere di cartone, un ala di pollo (pure di plastica) e una mela. Ci rimase male. Addentò il pollo, ma era di materiale cosi gommoso che gli schizzò fuori dal finestrino. La mela era bacata. Non c'era da bere, il treno stava attraversando una landa desertica, il sole batteva sulle lamiere roventi della vettura. Tutti cominciarono prima a lamentarsi poi a urlare per la sete. Fantozzi aveva il suo prezioso thermos in valigia con l'acqua fatta con le cartine, ma decise di non bere perché temeva il linciaggio.
Intanto si era sparsa la psicosi degli attentati dinamitardi ai treni popolari. “Maledetti,” gridava la gente “se la prendono con noi poveracci! Fa' che ce ne capiti uno sotto le mani.” In quel preciso istante, per il gran caldo, esplose il thermos nella valigia. Fantozzi venne salvato dall'impiccagione da alcuni agenti della Polfer; lo portarono nuovamente in città, in carcere. In attesa di essere interrogato, fu messo in uno stanzone pieno di contestatori capelloni con barba. Parlavano con sguardi ispirati della “tattica della guerriglia nella giungla boliviana”. Fantozzi ascoltava senza capire. Concluse, per suo conto, che a lui sarebbe stata più utile l'arte della guerriglia nei corridoi della ditta con i suoi direttori.
I contestatori prepararono una bomba rudimentale. “Ecco un cocktail Molotov” gli dissero: e lui, che aveva una sete tremenda, tracannò tutta la bottiglia. In quel momento lo chiamarono per un interrogatorio; lo fecero sedere e gli offrirono una sigaretta. Appena gliela accesero, la stanza fu squarciata da una tremenda esplosione. Fantozzi fu rinchiuso nel braccio della morte.
In serata i contestatori lo fecero fuggire. Correvano con bandiere e scritte rivoluzionarie verso il centro della città. Fantozzi, che era in testa, li guidò verso la sua società. Voleva dar fuoco all'edificio, per garantirsi almeno un mesetto di ferie. Quando furono davanti all'ingresso principale lui cominciò a urlare: “Al fuoco, al fuoco, hanno ragione gli studenti, farebbero bene a…”. Dalla porta uscì il suo direttore generale, faccia a faccia gli chiese: “Farebbero bene?…”, “… a studiare” concluse Fantozzi con un tragico sorriso.
FANTOZZI VA IN FERIE
Spettabili signori lettori (mi scuso per questo “spettabili”, ma i miei molti anni in una burocratica società mi hanno molto condizionato: “spettabile” è l'unica aggettivazione in uso nelle grandi aziende, nelle quali “spettabile” è il megadirettore, “spettabile” è un cliente, “spettabile” è la signora del collega, “alla quale si prega di estendere i saluti”, “spettabile” è un lampadario, una penna, una scrivania eccetera) vi rimetto in allegato un utile consiglio per le vostre prossime vacanze. So già tutto. So che avete sostenuto delle risse verbali con i vostri colleghi per avere il periodo “buono” nel “prospetto ferie”che la “signorina” ha cominciato a preparare già da marzo in un foglio di carta millimetrata. Il periodo “buono” in genere è la prima quindicina di agosto. “Spettabili” lettori vi consiglio di considerare assolutamente “non buono” questo periodo. Il mio collega di stanza Fantozzi, che per anzianità (Fantozzi lavorava per la mia società da 400 anni) si accaparrava sempre quel periodo, dai suoi 15 giorni di ferie tornava dopo un giorno, completamente distrutto. Fantozzi andava al mare, amava la tranquilla solitudine della pesca con la canna.
Per mesi preparava la moglie psicologicamente, prenotava in anticipo una piccola pensione familiare a prezzi modici sul litorale. Nell'ultima settimana, uscito dall'ufficio, passava un'ora da un suo fido fornitore di attrezzature per la pesca alla canna: sceglieva accuratamente ami di varie grandezze, piombi, galleggianti multicolori e lenze meravigliosamente trasparenti. Un venerdì sera che precedeva i suoi quindici giorni di ferie mi strinse calorosamente la mano e mi mostrò con orgoglio un congegno fantascientifico: una canna da lancio! Nella notte, la moglie di Fantozzi aveva preparato due thermos di acqua con le “cartine” e due frittate con le cipolle. Partirono all'alba per evitare gli ingorghi. Appena Fantozzi uscì, la sua nuvola da dietro le montagne gli piombò sopra la testa come un aereo da caccia. Era la famosa “nuvola da impiegati”. Ogni “impiegato” ne ha una. Sono nuvole maligne che stanno celate dietro le montagne anche 12 mesi, ma quando s'avvedono che il loro uomo sta per andare in ferie gli piombano sulla testa scaricandogli in nuca un quadrato di grandine in un metro per un metro e lo accompagnano implacabili.
Nel suo quadrato di grandine, Fantozzi sorridente caricò la sua utilitaria di valigie: tutt'intorno al di fuori del quadrato c'era un sole splendente. Ebbe solo un attimo di stizza quando si rese conto che metà della canna di lancio doveva sistemarla fuori dal finestrino. Partì veloce con la sua nuvola implacabile: le strade, data l'ora antelucana, erano deserte. Disse alla moglie: “Hai visto non c'è nessuno…”. Non finì la frase. Sentì come un rumore di onda di piena: ecco tutti gli “altri” che si lanciavano con le loro utilitarie verso il litorale. Ognuno aveva la sua nuvola personale. Si ingorgarono subito in maniera decisiva. Ci furono duelli rusticani al cacciavite e duri giudizi sulle madri. Fantozzi arrivò alla “pensione familiare prezzi modici” verso le undici di sera. Quando Fantozzi mise piede a terra cominciò anche a nevicare! Fu una notte turbata dagli ululati di un branco di lupi dirottati dalla presenza di alcuni impiegati sul litorale. Il mattino dopo si recò alla spiaggia libera con la canna da lancio sotto una fitta nevicata di un metro per un metro. Cento metri più a destra, sotto un meraviglioso quadrato di sole, si abbronzava un megapresidente. Fantozzi impugnò la canna e lanciò: il piombo si impigliò a un ramo di pino. Fantozzi non bestemmiò neppure e si sdraiò sul suo quadro di neve per la “tintarella”. Una terrificante esplosione squarciò il silenzio: era uno dei thermos. Un collega di Fantozzi che nuotava sottoriva affondò per sempre: soffriva di cuore da tanti anni!
Fantozzi non faceva il bagno perché non era mai riuscito a galleggiare e considerava Archimede un vecchio pazzo. Fracchia gli passò accanto con l'attrezzatura da mare: cuffia bianca, asciugamano a tracolla, costume di lana pesante ascellare, cintura di cuoio. Era bianchissimo, solo sulle spalle aveva due tremende ustioni da sole e sembrava un semaforo. Fracchia disse ai Fantozzi: “Ci facciamo un bel bagno?”. Lui declinò l'invito e Fracchia si tuffò. Non si sentì il tonfo in acqua, ma solo uno schianto sordo di legname: aveva centrato in pieno una barca da pesca! Fu portato dai pescatori a una lontana mattanza di tonni.
Fantozzi si alzò e disse: “La vita è bella!”. Guardò sorridendo la moglie e fece un saltino di gioia. Ricadde sulla frittata di cipolle e con una sforbiciata che lo portò a quattro metri di altezza piombò in cabina dove si vestì.
Nella notte ritornò in città dopo essersi “cacciavitato” a lungo con delle colonne che cercavano dì raggiungere il mare. L'indomani mattina tornò in ufficio in una splendida giornata di sole. I “capi” erano tutti nei loro quadrati di sole sui litorali, e negli uffici si poteva dormire magnificamente. Fantozzi passò in ufficio quindici giorni di sogno. Al pomeriggio appoggiava la testa a una pratica e si addormentava dolcemente col ronzio dei ventilatori e sognava di essere con Onassis e la Callas alle Isole del Sole.
MERAVIGLIOSA VACANZA A PREZZI POPOLARI
Questa volta Fantozzi si è concesso quattro meravigliosi giorni di vacanza. Si è trovato nella cassetta delle lettere un dépliant di un'agenzia di viaggio: “Meravigliosa crociera. Barcellona, Madrid, Saragozza, le Baleari e tutto il Nord-Africa arabo in 4 ore! Le rate saranno trattenute sullo stipendio”. Va da sé che una rata equivaleva a 12 mensilità di Fantozzi. Ha versato la sua quota e per la prima volta ha affrontato il mare.
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