“Perciò fondamentalmente stai dicendo che devo sistemare una vecchia casa, aprire un’attività e trovare me stessa,” disse Amy con una risatina.
“E innamorarti,” aggiunse Emily. “Perciò hai spuntato una casella.”
Amy sospirò. “Lo so. Ciò rende solo le cose più difficili. Non voglio scappare da ciò che ho con Harry, ma non so se qui posso essere felice.”
Emily si allungò sul tavolino per tenere la mano dell’amica. “È per quello che è accaduto con Fraser? Non voglio proprio che quell’unica esperienza negativa rovini tutto. Perché sono sicura che lo sai che è del tutto diverso. Quello che avete tu e Harry è mille volte meglio di quello che avevate tu e Fraser.”
“Dici che è così?” disse Amy con voce tirata. “Almeno io e Fraser venivamo dallo stesso mondo. Volevamo cose simili. Vacanze e carriere e proprietà. Bambini, ma ci sarebbe stata una tata ad aiutare, ovviamente. Harry è tutto il contrario. È… non lo so. Rustico? È…”
“.... è Sunset Harbor,” disse Emily con un cenno deciso del capo. Sapeva esattamente dove stesse andando a parare Amy. “Ma c’è bisogno che ti ricordi che Fraser era un imbroglione? Harry non farebbe mai una cosa del genere. È onesto e gentile e leale. È questo che ottieni con un uomo di Sunset Harbor.”
Joe arrivò con i loro waffle e il caffè per Emily. Le due amiche abbassarono la testa, continuando la conversazione.
“Il fatto è,” aggiunse Amy, “che tu non ti sei mai dovuta preoccupare di questa roba. Cioè, tu e Daniel non avete dovuto discutere sulla distanza o su chi si sarebbe trasferito dove. Sarebbe sempre stato qui. Ma io e Harry sembriamo parlarne incessantemente. Potremmo avere una relazione a distanza? Posso davvero lasciami la mia vita alle spalle, la mia attività, per un uomo? Va contro a tutto ciò per cui mi batto!”
Emily sorrise e sospirò. “Amy, è davvero questo che ti trattiene? O è qualcos’altro?”
Amy masticò lentamente il suo waffle. “Onestamente non lo so. Sono molto titubante.”
“Non pensi che potresti solo essere spaventata?” chiese Emily. “Lo so che tu non ti spaventi, che sei una donna d’affari pratica e sicura, ma c’è una piccolissima possibilità che forse tu sia spaventata dal fatto che Harry ti adora e che potrebbe essere quello giusto, e che se trasferissi la tua vita qui e ti accollassi il rischio potresti essere felice?”
“Immagino di sì,” disse Amy. “Ma non è la felicità che mi spaventa. È la soddisfazione. È… la noia.”
Guardò Emily con aria di scusa. Emily sapeva che Amy stava insinuando che la vita a Sunset Harbor era noiosa, ma non le importava. Non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo. Se questa era la noia, l’aveva finita con l’eccitazione per sempre!
“Magari dovrei tornare in città per un po’,” disse Amy. “Schiarirmi le idee. Controllare l’attività. Ricordarmi le mie radici, sai?”
“Se credi che aiuterà,” disse Emily. Diede una forchettata al waffle e se ne portò un pezzetto alla bocca. “Cavolo, non torno a New York da secoli.”
Amy allora sgranò gli occhi. “Oddio! Vieni con me!”
Emily la guardò, sorpresa. “Uhm…”
“Per favore, Em,” aggiunse Amy. “Possiamo fare un weekend lungo insieme. Darò in tuo onore un baby shower per il corredino, dato che l’ultimo è stato un disastro.”
Emily arrossì ricordando com’era fuggita in modo imbarazzante dal baby shower che Amy le aveva organizzato. Non poté evitare di esitare.
“Ti prego, ti prego, ti prego,” continuò Amy. “Ti meriti un po’ di pausa. E il trambusto estivo è finito. Sono sicura che la locanda può sopravvivere senza di te per qualche giorno.” A quel punto Amy schioccò le dita. “E se facciamo il baby shower a New York, può venire tua mamma!”
Emily balzò subito indietro. “Okay, adesso proprio non voglio venire,” disse ricordando la grossa litigata che lei e Patricia avevano avuto l’ultima volta che avevano parlato. Anzi, ogni volta che avevano parlato.
“Em,” disse Amy con tono materno. “Sta per diventare nonna per la prima volta. Quanto durerà ancora questo screzio tra voi due?”
“Per sempre,” disse cupamente Emily. “Non hai mai conosciuto mia mamma?” aggiunse sarcasticamente.
Ma pensandoci meglio si accorse che c’era una cosa importante di cui doveva parlare a sua madre, una cosa che non poteva essere fatta al telefono. Ed era la malattia di Roy. Doveva sapere.
“A dire il vero,” disse Emily, “un viaggio a New York dovrei farlo da tempo. Magari mia mamma sarà meno una peste nel suo territorio.”
Amy batté le mani. “Davvero? Questo weekend?”
Emily si strinse nelle spalle. “Immagino di sì.”
Qual era il momento buono per dire alla propria madre che il suo ex marito stava per morire? Non sembrava esserci risposta, perciò quel weekend era buono come qualsiasi altro momento.
Amy saltò su e giù al suo posto. “Sarà divertentissimo. Lo dico a Harry.”
Afferrò il cellulare e digitò il suo numero. Nello stesso momento prese a suonare il telefono di Emily.
Lo estrasse dalla tasca e rispose nello stesso momento di Amy. Era davvero come i vecchi tempi di New York!
“Signora Morey?” chiese la voce all’altro capo.
“Sì, chi parla?”
“Sono la signorina Butler, l’insegnante di Chantelle. Mi dispiace disturbarla, ma c’è stato un incidente. Penso che dovrebbe venire qui.”
Emily balzò su. “Che tipo di incidente? Chantelle sta bene? Si è fatta male?”
“Sta bene,” rispose la signorina Butler. “È un incidente di natura comportamentale.”
Emily si accigliò. Che cosa significava?
“Arrivo,” disse riappendendo e gettando il telefono nella borsa.
Amy stava chiacchierando con Harry al telefono, ma alzò lo sguardo su Emily, usando le sue favolose abilità multitasking per portare avanti una muta conversazione con la sua amica senza perdere una parola della telefonata.
“Chantelle,” disse Emily muovendo solo le labbra. “Scuola.” Fece il gesto di guidare. La macchina ce l’aveva Daniel, perciò Amy costituiva il suo unico modo per arrivarci.
Amy annuì e indicò i waffle. Li avevano a malapena assaggiati. Ma Emily scosse la testa. Doveva andare subito.
Senza farle domande, Amy si alzò, raccolse la borsa e, sempre parlando con Harry, uscì dal ristorante e andò alla macchina, Emily a rimorchio.
Mentre andavano, Emily sperava che tutto si sistemasse tra Amy e Harry, perché era in momenti come questi, quando Daniel era occupato e la vita mandava tutto all’aria, che Emily aveva bisogno più che mai dei suoi amici.
Mentre Amy la riaccompagnava alla scuola, Emily sentiva il nervosismo crescere. Odiava quando Chantelle aveva questi accessi perché le sembrava un passo indietro, e le ricordava il terribile inizio che la ragazzina aveva avuto nella vita, le cicatrici che portava ancora nonostante il suo atteggiamento felice.
“Vuoi che entri con te?” chiese Amy guardando il viso pallido di Emily sul sedile del passeggero.
Emily solitamente non si mangiava le unghie, ma l’ansia glielo stava facendo fare. “No, no, probabilmente è meglio che ci sia solo io,” disse tutta agitata, il viso legnoso dal panico.
Raggiunsero il parcheggio, ora vuoto, e Amy si fermò sul posto più vicino alle porte della scuola. “Be’, aspetto qui e ti riporto a casa quando hai finito.”
Emily aveva già una mano sulla maniglia della portiera, e scosse la testa. “Grazie dell’offerta, ma non ho idea di quanto ci vorrà.”
“Come torni a casa?”
“Ci penserò dopo. Sul retro del furgone delle consegne di Raj? Sul manubrio della bici di Cynthia?” Stava facendo battute, ma solo per distrarsi dall’ansia che aveva.
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