Fuori il tempo era persino più mite di quanto fosse stato quella mattina.
“Com’è andato il giro con Amy?” chiese Daniel aiutandola a mettersi sul sedile.
“Benissimo. Non le è piaciuta nessuna delle tre case meravigliose che abbiamo visto né delle straordinarie sedi per il matrimonio. Però questo mi fa venire in mente che ci ha trovato questa spa in Québec per la luna di miele prenatale. Lo so che probabilmente non vorrai andarci, però magari potremmo pensarci.”
“Che cosa c’è da pensare?” esclamò. “Andiamo!”
Adesso Emily era davvero sorpresa. Di solito ci voleva un po’ per convincere Daniel. Chiaramente l’aveva preso di umore davvero ottimo.
“Stai bene?” chiese, scherzando solo in parte.
“Sto bene,” rispose Daniel ridendo. “Sono solo felice che mi sia stato dato del tempo extra da trascorrere con mia moglie stasera, tutto qui.”
“È una cosa molto dolce,” rispose Emily, toccata dal fatto che la sua presenza potesse dargli tanta felicità. “Allora vuoi davvero andare in luna di miele?”
“Certo,” disse con un’alzata di spalle. “Finché a Chantelle non dispiace. Ehi, e se questo pomeriggio la portassimo fuori in barca per addolcire il colpo? Dopotutto ci sono più di quindici gradi!”
“Pensavo che Clyde, Stu ed Evan lavorassero all’isola, oggi. No?”
Daniel scosse la testa. “Oggi usano il peschereccio a noleggio. L’hanno portato lungo la costa fino a Beals. C’è un grosso fornitore edile lì, ma i materiali sono troppo pesanti per una barca cuddy. Il che significa che è libera per noi.”
“In questo caso dovremmo farlo,” acconsentì Emily. Adorava i giri in barca anche lei, e qualsiasi occasione di vedere l’isola era la benvenuta, considerando che il tempo poteva cambiare da un momento all’altro. Sembrava davvero un bel colpo di fortuna che se ne fosse presentata l’opportunità. Emily sarebbe stata sciocca a non coglierla!
Arrivarono alla scuola, parcheggiarono e smontarono dal furgoncino. Un attimo dopo le porte si spalancarono e i bambini si precipitarono giù dal porticato. Apparve Chantelle, che scrutava con lo sguardo il parcheggio in cerca della macchina di Emily. Ma invece trovò il pick-up e, a giudicare dalla sua espressione, era chiaro che era elettrizzata di vedere che il padre inaspettatamente era venuto a prenderla. Corse nella loro direzione.
“Papà,” esclamò Chantelle sfrecciando tra le sue braccia aperte. “Che cosa ci fai qui?”
“Porto la mia speciale ragazza in gita in barca all’isola, ecco cosa,” disse Daniel. “Che ne dici? Ti va un giro in barca?”
“SÌ!” esclamò Chantelle saltando su e giù.
Tornò di corsa al cortile per salutare gli amici prima di fuggire di nuovo verso il furgoncino e montar su.
“Wow, sei stata veloce,” commentò Emily. Si diede una pacca sulla pancia. “Mi manca poter correre così!”
“Povera mamma,” disse Chantelle. “Ma ormai non manca molto. Arriverà prima di Natale. Oh, adesso che ci penso. Hai chiesto a nonno Roy di venire per Natale?”
Emily provò una scossa di angoscia al petto. Qual era la cosa migliore da dire alla bambina? Non voleva che si preoccupasse inutilmente.
“Gli ho mandato un’email,” le disse Emily. “Ma perché non cerchiamo di chiamarlo quando siamo sull’isola?”
Chantelle annuì e si sistemò per il resto del viaggio fino al porto.
Quando furono arrivati era tutto molto tranquillo. Nonostante il tempo mite, la maggior parte della gente aveva già stipato le barche per l’inverno. Era solo per la ristrutturazione dell’isola che la barca di Daniel era ancora fuori. Era stato un colpo di fortuna, o c’era dietro lo zampino del destino, se potevano navigare con tanta regolarità.
Daniel montò in barca per primo, prima di aiutare a salire Chantelle ed Emily. Poi partirono, tagliando l’acqua luccicante in direzione dell’isola.
“Chantelle,” disse Emily rivolgendosi alla ragazzina. “Come ti sentiresti se io e papà facessimo un viaggio di un weekend da soli?”
Chantelle esitò, storcendo le labbra di lato in riflessione.
“Puoi essere sincera,” aggiunse Daniel. “Vogliamo sapere come ti senti davvero. Perché ci sono stati momenti in passato in cui hai detto bene, ma poi in realtà la cosa ti ha resa molto triste.”
Emily pensò alle sue crisi precedenti. Sperava che Chantelle non si sentisse attaccata dai commenti di Daniel e che capisse che venivano da preoccupazione e amore.
“Immagino che dipenda da chi mi fa da babysitter,” disse Chantelle pensosamente.
“Tu chi vorresti?” chiese Emily.
“Sono contentissima quando dormo dai miei amici,” spiegò, con aria più matura che mai. “Con Bailey e Toby. E preferisco anche che duri poco. Dopo due notti comincio a preoccuparmi.”
“Okay,” disse Emily con un cenno di assenso, contenta di quanto brava fosse stata Chantelle ad articolare i suoi sentimenti e i suoi bisogni in quel momento. “Allora posso vedere se riesco a organizzarmi per farti dormire da Yvonne o Suzanna? E se stiamo via solo per il weekend?”
“Penso che andrebbe bene,” disse Chantelle con un cenno del capo.
Con gran divertimento di Emily, Chantelle allungò una mano per stringere quella di Emily. Emily prese la mano e gliela strinse di cuore.
“D’accordo!”
Proprio allora raggiunsero l’isola, ed Emily vide il peschereccio di cui aveva parlato Daniel attraccato al meraviglioso nuovo molo. Anche se non era passato moltissimo dall’ultima volta che erano stati lì, Emily era comunque molto elettrizzata di vedere i progressi alle capanne. Le strutture principali adesso erano complete, ed erano cominciati persino alcuni dei lavori di architettura del paesaggio. Era davvero emozionante vedere tutto quanto giungere a compimento. E anche un sollievo, dato che le loro entrate al momento si basavano sull’isola! Stu, Clyde ed Evan avevano davvero superato le sue aspettativa e l’azienda che Daniel aveva assunto per gestire il progetto era davvero fantastica.
“Farei meglio ad andare a sentire i ragazzi,” disse Daniel guardando in direzione del rumore delle seghe e dei martelli. “Per vedere com’è andata oggi con quel nuovo fornitore edile. Torno subito.”
Partì alla volta delle capanne.
Emily e Chantelle si sistemarono sulle rocce a guardare il mare. L’acqua oggi era calma, e il panorama della costa del Maine era bellissimo. Era un momento tranquillo, una fetta di pace in una vita altrimenti movimentata.
“Possiamo chiamare adesso nonno Roy?” chiese Chantelle dopo un attimo. “Lo sai che ormai non lo sentiamo da tre giorni.”
Allora Chantelle l’aveva notato, si accorse Emily. Certo che lo aveva notato. Quella bambina era un’osservatrice incredibile, e il fatto che le telefonate quotidiane sue e del padre fossero cessate non era passato inosservato.
“Pensi che stia bene?” chiese Chantelle.
Emily provò un peso sulle spalle.
“Penso di sì,” disse a Chantelle. “Penso che sia ricaduto nella sua vecchia abitudine.”
Anche se Roy aveva promesso di farsi sentire, Emily sapeva che le vecchie abitudini faticavano a morire, e c’erano ancora delle volte in cui gli sforzi di lei si scontravano col silenzio di lui. La cosa la colpiva adesso proprio come quando era più giovane, quando il suo lungo e lento distacco dalla famiglia aveva preso il via a seguito della morte di Charlotte. Si era allontanato da lei a poco a poco e lei, una bambina confusa e spaventata, aveva lasciato che accadesse. Non più. Aveva diritti su suo padre, aveva diritto di chiedergli di stare nella sua vita, di condividere con lui la propria vita e di aspettarsi di sentire lo stesso da lui.
Prese il cellulare e selezionò il suo numero. Lo ascoltò suonare e suonare. Non ci fu risposta. Provò ancora, consapevole che Chantelle la stava guardando in tralice pensierosa. Ogni nuovo tentativo che faceva di mettersi in contatto con lui le rivoltava lo stomaco dall’ansia. Al quinto tentativo si lasciò cadere il telefono in grembo.
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