“Perché non risponde?” chiese Chantelle con voce triste e spaventata.
Emily sapeva di dover esibire un viso coraggioso per la bambina, ma era davvero dura. “Dorme molto,” disse debolmente.
“Non per tre giorni di seguito,” rispose Chantelle. “Dovrebbe controllare il telefono quando si sveglia, per vedere se l’hai chiamato.”
“Potrebbe non averci pensato,” le disse Emily, tentando un sorriso rassicurante. “Lo sai com’è con la tecnologia.”
Ma Chantelle era troppo intelligente per le scuse di Emily, e non si risollevò davanti alla sua flebile battuta. La sua espressione rimase seria e tetra.
“Pensi che sia morto?” chiese.
“No!” esclamò Emily sentendo la rabbia prendere il posto della preoccupazione. “Perché dici una cosa così brutta?”
Chantelle parve sorpresa dallo scoppio di Emily. Aveva gli occhi sgranati dallo shock.
“Perché è molto malato,” disse docilmente. “Volevo solo dire…” Le svanì la voce.
Emily fece un respiro profondo per calmarsi. “Scusa, Chantelle. Non volevo scattare così. Mi preoccupo molto quando non sento nonno Roy da un po’, e quello che hai detto è il mio incubo peggiore in questi casi.”
Roy. Solo. Morto nel letto senza nessuno accanto. Fece una smorfia al pensiero, il cuore serrato.
Chantelle la guardò con esitazione. Sembrava insicura di se stessa, come se camminasse sulle uova temendo che Emily le avrebbe risposto male di nuovo.
“Ma non c’è modo in cui possiamo saperlo, vero? Se è ancora vivo?”
Emily si costrinse a essere l’adulta che Chantelle aveva bisogno che fosse, anche se ogni domanda la colpiva come se una vecchia ferita le venisse lavata. “Sappiamo che è vivo perché se ne sta occupando Vladi. E se Vladi non ha chiamato, non c’è niente che non va. Era questo l’accordo, ti ricordi?”
Fece affiorare alla mente il viso abbronzato e segnato dal sole di Vladi, il pescatore greco con cui suo padre aveva stretto amicizia. Vladi aveva promesso di tenerla informata sulle condizioni di Roy, anche se Roy invece voleva che i suoi peggioramenti le venissero tenuti nascosti. Che Vladi stesse mantenendo la promessa era un’altra questione, però. A chi sarebbe poi stato più fedele: a lei, una giovane donna che aveva visto per pochi giorni, o al suo amico di una vita Roy?
“Mamma,” disse dolcemente Chantelle. “Stai piangendo.”
Emily si toccò la guancia e scoprì di averla bagnata di lacrime. Se le asciugò con la manica.
“Ho paura,” disse a Chantelle. “Per questo piango. Nonno Roy mi manca tantissimo. Vorrei solo che riuscissimo a convincerlo a venire a stare qui da noi.”
“Anch’io,” disse Chantelle. “Voglio che lui e nonna Patty vivano alla locanda. È triste che siano così lontani.”
Emily avvolse un braccio attorno a sua figlia e la tenne stretta. Riusciva a udire il delicato singhiozzare di Chantelle, e si sentiva malissimo per il ruolo che aveva nell’infelicità della bambina. Piangere davanti a lei non era mai stato il suo piano. Ma da un certo punto di vista si chiedeva se non aiutasse Chantelle vedere le emozioni della madre, vedere che a volte si poteva anche essere deboli, spaventati e preoccupati. La bambina aveva trascorso tanti anni della sua vita dovendo essere forte e coraggiosa, e forse vedere sua madre piangere le avrebbe mostrato che a volte si poteva anche perdere il controllo.
“Perché le persone devono morire?” disse allora Chantelle, la voce soffocata perché teneva il viso schiacciato contro al petto di Emily.
“Perché...” cominciò Emily prima di fermarsi e pensarci molto seriamente. “Credo perché la loro anima deve andare da un’altra parte.”
“Vuoi dire in Paradiso?” chiese Chantelle.
“Potrebbe essere il Paradiso. Potrebbe essere un posto completamente diverso.”
“Papà non ci crede,” disse Chantelle. “Dice che nessuno sa se dopo la morte si va da qualche parte, e che nella religione ebraica sta a Dio decidere se avrai una vita nell’aldilà oppure no.”
“Questo è quello che crede papà,” le disse Emily. “Ma tu puoi credere a qualsiasi cosa tu voglia. Io credo in qualcosa di diverso. E va bene anche così.”
Chantelle batté le palpebre dalle ciglia bagnate, i grandi occhi azzurri su Emily. “Tu in che cosa credi?”
Emily fece una pausa e si prese un lungo momento per formulare la risposta. Alla fine parlò. “Io credo che ci sia un luogo in cui andiamo dopo la morte, non nei nostri corpi, loro rimangono qui sulla terra, ma le nostre anime si sollevano e vanno nel luogo seguente. Quando nonno Roy ci arriverà sarà molto, molto felice.” Sorrise, confortata dalla sua fede. “Non ci sarà più dolore per lui, mai più.”
“Nessun dolore?” disse la voce dolce di Chantelle. “Ma come sarà?”
Emily ponderò la domanda. “Penso che sarà come quel momento in cui dai un morso al tuo piatto preferito, per sempre.”
Chantelle la guardò attraverso le ciglia macchiate di lacrime e ridacchiò. Emily proseguì.
“Come mangiare torta al cioccolato per sempre, ma senza mai star male. Ogni fetta fantastica come la precedente. O come la sensazione che hai quando hai finito un lavoro durato mesi e vedi ciò che hai realizzato e capisci che l’hai fatto tu.”
“Come il mio orologio?” chiese la ragazzina.
Emily annuì. “Esattamente. Ed è il calore di un’atmosfera perfetta, come quando si sta nella jacuzzi della spa.”
“C’è profumo di lavanda come alla spa?”
“Sì! E ci sono gli arcobaleni.”
“E animali?” chiese Chantelle. “Non sarebbe divertente per niente se non ci fossero animali da coccolare e con cui giocare.”
“Se pensi che dovrebbero esserci degli animali,” le disse Emily, “Allora ci sono animali.”
Chantelle annuì. Ma il sorriso presto svanì e tornò alla sua espressione pensosa. “Ma queste sono solo cose finte. In realtà non lo sappiamo.”
Emily la abbracciò forte. “No. Non lo sa nessuno. Non può saperlo nessuno. Tutto ciò che abbiamo è ciò in cui crediamo. Ciò in cui scegliamo di credere. E io credo che sia questo che aspetta nonno Roy. E che sia anche ciò che ha tua zia Charlotte. E lei ci guarda dall’alto quando vuole, e ci manda piccoli segnali in modo che sappiamo che sta pensando a noi. Nonno Roy farà lo stesso, quando arriverà il momento.”
“Mi mancherà,” disse Chantelle. “Anche se andrà davvero in un posto caldo e felice, mi mancherà quando era qui.”
Nonostante tutte le rassicurazioni avanzate sull’aldilà, Emily non poteva bloccare ciò che provava nel profondo. Che sarebbe stata di nuovo lasciata sola, che avrebbe dovuto trascorrere la sua vita senza di lui. Lui l’avrebbe lasciata per sempre, e anche se per lui sarebbe stato un meraviglioso passo nell’ignoto, per lei avrebbe significato dolore e solitudine e infelicità.
Strinse forte Chantelle.
“Mancherà anche a me.”
Le luci del municipio si propagavano sulle scale mentre Emily le saliva. Persino da lì udiva le molte voci che venivano da dentro. Sembrava che tutta la città fosse venuta a sentire la decisione del consiglio urbanistico sulla Locanda di Raven. Non sarebbe dovuta rimanere sorpresa che ogni abitante del posto fosse venuto. Persino con l’annuncio pubblico tardo e la data così vicina al Ringraziamento, alla gente di Sunset Harbor importava così tanto della propria cittadina da trovare il tempo di presentarsi a ogni riunione.
Aprì la porta e vide che ogni posto disponibile era stato occupato. Raven Kingsley era davanti, a chiacchierare con il sindaco Hansen e la sua assistente, Marcella. Non presagiva nulla di buono, pensò tra sé Emily. Se Raven li aveva tirati dalla sua parte sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si guadagnasse anche il resto della città.
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