Quando si voltarono per tornare dentro alla locanda, Emily udì il telefono suonare. Andò alla reception e rispose. All’altro capo c’era la voce di Amy.
“Em, ho appena visto il bollettino affisso fuori dal municipio,” disse.
Emily stava ancora cercando di abituarsi al fatto che Amy fosse una residente di Sunset Harbor, che prestasse attenzione ai progressi della loro cittadina.
“Quale bollettino?” chiese Emily.
“La locanda di Raven! L’assemblea è domani. Quella che hanno posticipato a dopo il Ringraziamento.”
“Domani?” esclamò Emily. “È un preavviso un po’ piccolo! E un rinvio decisamente modesto!”
“Lo so. Che cosa credi che voglia dire il fatto che sia così presto?”
“Posso solo presumere che il consiglio urbanistico sia giunto a una decisione rapida e unanime,” le disse Emily riportando alla mente il processo attraverso cui era passata lei per ottenere il proprio permesso.
“Un sì unanime o un no unanime?”
“Lo scopriremo presto.”
Amy sembrava incredibilmente stressata da tutta la faccenda, cosa che Emily trovò un po’ strana considerando che era lei quella che sarebbe stata più toccata dalle conseguenze della decisione.
“Dobbiamo andare all’assemblea,” disse bruscamente. “Riesci a trovare un po’ di tempo?”
“Forse. Non sono sicura del perché dovrei, però. Io ho già detto la mia.”
Riusciva a sentire l’impazienza nella voce di Amy. “Emily, ci devi andare. Devi bocciare la cosa! Se Raven apre una locanda a Sunset Harbor i tuoi affari ne risentiranno.”
“Dovresti avere più fiducia in me,” le disse Emily. “La competizione non mi dispiace.”
“Be’, dovrebbe dispiacerti, invece,” le disse Amy. “Soprattutto se viene da Raven Kingsley. Ti distruggerà.”
Emily pensò ai momenti che aveva trascorso con Raven. Non avevano legato, di per sé, ma erano rimaste in termini amichevoli. Raven l’aveva aiutata quando Daniel aveva avuto l’incidente in barca, ed era anche venuta alla cena del Ringraziamento data per la città da Emily. Percepiva la locanda di Raven come una competizione amichevole.
“Che cosa te lo fa dire?” disse Emily scuotendo la testa. “Raven è come qualsiasi altro imprenditore. Vuole lavorare sodo e aver successo. Lo so che in passato è stata un po’ un avvoltoio, ma vuole sistemarsi qui. Suo marito l’ha lasciata e vuole solo che i bambini rimangano nello stesso posto per un po’ di stabilità.”
“Penso che tu sia un’ingenua,” disse Amy. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio.”
“Amy, mia madre ha appena bevuto cioccolata calda con panna e marshmallow e ci ha aiutati a tagliare un albero di Natale. I lupi, come i draghi, possono sì perdere il vizio.”
Ma Amy non cedeva. “Raven ti farà lasciare l’attività e poi punterà alla prossima città. È quello che fa. L’ha già fatto; distrugge zone locali con i suoi grossi hotel appariscenti. Sono aziende pure, zero anima. L’ultima cosa di cui la città ha bisogno. E ne ha così tanti che terrà i prezzi delle camere schifosamente bassi, tanto per cominciare. Anche se per i primi cinque anni andasse in perdita lo farà lo stesso, solo per eliminare la competizione!”
Emily non riusciva ad accettare che la Raven di cui stava parlando Amy fosse la stessa con cui aveva fatto conoscenza lei. Ma sentire quel che Amy aveva da dire cominciò ad agitarla.
“Vieni all’assemblea,” disse Amy.
“Okay,” disse Emily.
Mettendo giù il ricevitore, si chiese se Amy avesse ragione. Magari Raven era davvero così spietata. Ma se Emily non avesse avuto la locanda, che cosa ne sarebbe stato di lei? O della sua famiglia? Improvvisamente le parve che il terreno le si facesse instabile sotto ai piedi. E se fosse venuto fuori che la vita da sogno che stava vivendo era dopotutto temporanea?
Il giorno dopo, lasciata Chantelle a scuola, Daniel accompagnò Emily a casa di Harry e Amy prima di andare al lavoro. Quando Emily suonò il campanello, Amy rispose, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Pronta?” chiese Emily.
Il sorriso di Amy non fece che allargarsi. “Ci puoi scommettere!”
Oggi Amy aveva una giornatona di shopping, con appuntamenti prenotati a potenziali sedi per il matrimonio e con molti agenti immobiliari per vedere delle case. E dato che Harry lavorava al ristorante tutto il giorno, Emily era passata a offrire supporto e parole sagge. Era, ovviamente, elettrizzata all’idea di aiutarla.
Montarono nella Chrysler bianca di Amy e partirono.
“Dov’è il primo appuntamento?” chiese Emily dal sedile del passeggero.
“Eastern Road,” disse Amy guardando oltre il volante se c’era traffico. Non vedendo auto, svoltò nella strada principale.
“Ooh,” disse Emily. “È una bella zona della città. Dall’altra parte del porto rispetto a casa mia, ma comunque vicina.”
“Soprattutto rispetto a New York,” scherzò Amy. “C’è una brochure nel portaoggetti. Da’ un’occhiata.”
Emily infilò una mano e, trovata la cartellina patinata, la aprì. Sfogliò i fogli di carta che c’erano dentro. Tra le informazioni legali e i dettagli della proprietà – tre camere, notò Emily con un sorriso avveduto – trovò una selezione di fotografie. La casa sembrava meravigliosa. Se Harry e Amy stavano davvero progettando di metter su presto famiglia, quello sarebbe stato il posto adatto dove farlo! Sorrise tra sé, ma poi vide il prezzo tanto alto da far piangere e quasi soffocò.
“Quella ha uno studio esterno,” la informò Amy continuando a guidare. “Al momento lo usano come studio d’arte, ma io lo trasformerei in un ufficio. Se dovrò lavorare a casa full time mi piacerebbe avere uno spazio separato, sai.”
“Certo,” disse Emily pensando ai contro del vivere e lavorare nello stesso luogo che si vedeva ogni giorno. “Questo spazio sarebbe perfetto.”
Superarono il porto. Era una giornata tranquilla, perciò Stuart, Evan e Clyde erano andati all’isola per la ristrutturazione. Emily sentiva di essere fortunata che il tempo fosse così mite. Sembrava proprio che si fossero organizzati per terminare i lavori in tempo per le prenotazioni di aprile. Era una cosa in meno di cui preoccuparsi!
“Avete pensato più alla luna di miele prenatale?” chiese Amy.
“Non proprio,” le disse Emily.
“Dovreste andare,” insistette Amy. “Avete quasi finito il tempo!” Fece un cenno con la testa in direzione del pancione di Emily, che cresceva a vista d’occhio. Poi aggiunse, “Ci sono degli adorabili hotel che offrono fantastici pacchetti per queste cose.”
Emily strizzò gli occhi con sospetto. “Hai fatto delle ricerche?”
Amy sorrise con malizia. “Solo un pochino. Guarda nella tasca dietro al tuo sedile.”
Alzando allegramente gli occhi al cielo, Emily si sporse all’indietro e trovò un pacco di riviste patinate. Le sollevò. “Un pochino?” scherzò.
“Okay, magari parecchio,” confessò Amy. “Voglio davvero che tu ti prenda una pausa! La mia preferita è quella in cima. La spa a Québec City.”
Emily guardò la prima scelta di Amy. Localizzata nella vecchia zona di Québec City, sembrava più un castello che un hotel.
“È proprio nel centro della città vecchia,” disse Amy. “Perciò c’è moltissima cultura e roba del genere. Le mura. Una cittadella. Musei a profusione.”
“Sei sicura di non volerci andare tu?” scherzò Emily sollevando un sopracciglio.
Amy rise. “Certo che ci voglio andare. Quand’è il mio turno, ovviamente. Ma adesso sono concentrata sul matrimonio e sulla casa. Quando sarà la mia ora per la luna di miele prenatale, andrò lì, te lo prometto.” Si sporse e fece tamburellare il dito sulla rivista.
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