Goran Segedinac - Le Mura Di Tarnek

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Le Mura Di Tarnek: краткое содержание, описание и аннотация

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Sta succedendo qualcosa nella città di Tarnek. I kasi, popolo un tempo immortale, dedito alla religione e al benessere, devono affrontare un terrore primordiale e un’inconcepibile paura della morte. Le leggende si sono risvegliate e, mentre il mondo per come lo conoscevano va lentamente a pezzi, essi devono sconfiggere i dogmi e accettare la verità sulle proprie origini e sul proprio destino.
Sta succedendo qualcosa nella città di Tarnek. I kasi, popolo un tempo immortale, dedito alla religione e al benessere, devono affrontare un terrore primordiale e un’inconcepibile paura della morte. Le leggende si sono risvegliate e, mentre il mondo per come lo conoscevano va lentamente a pezzi, essi devono sconfiggere i dogmi e accettare la verità sulle proprie origini e sul proprio destino. 
Hanno venerato per secoli falsi dèi? Quali forze demoniache hanno creato l’illusione in cui hanno vissuto? Esiste un modo per ricostruire la civiltà e salvarsi dalla dannazione? Sono solo alcune delle domande a cui i protagonisti dovranno trovare una risposta per evitare conseguenze incommensurabili.
“Le mura di Tarnek” è stato inserito nell’elenco dei cinque migliori manoscritti del 2016 al concorso letterario per la prima opera letteraria “Vrata Knjige” dell’editore Portalibris. 
Strillo di Dragoljub Igrošanac, editore di Art-Anima: 
“Le mura di Tarnek” è un romanzo fantasy che ruota intorno alla politica spietata e alle lotte di classe e di religione all’interno delle mura dell’isolata città di Tarnek, i cui abitanti immortali si ritrovano per la prima volta ad affrontare il rischio di un trapasso violento o naturale. Tradimenti, cospirazioni, intrighi, crimine, corruzione, alleanze forzate, terrorismo e altre piaghe sono tratteggiati in modo estremamente convincente e calate nella vita reale di un sistema cittadino chiuso su sé stesso. L’opera prima di un autore noto per i suoi risultati nell'ambito del racconto fantastico ci racconta la storia dinamica e immaginifica di eroi che affrontano immensi ostacoli, sfide e circostanze impreviste, le cui decisioni e mutamenti richiamano molti personaggi dell’odierna vita pubblica e politica. Quest’opera immerge la fiction nel mondo contemporaneo, ma anche nel suo criticismo freddo e spietato.

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“Dieci mesi”.

“Accetto”, si arrese. La situazione lo aveva sfinito.

Il Verde girò la testa in direzione del muro. Tesos istintivamente accompagnò il suo sguardo. Non vedeva nient’altro che tenebre.

Quando sono entrato, là c’erano delle ombre. Ombre sul muro.

“Tornan, vieni fuori”.

Con passo leggero venne avanti sotto la debole luce un altro bandito. Portava un recipiente a forma di flaconcino col manico, abbastanza grande per quel che doveva contenere. Aveva un’aria visibilmente impaurita – la tensione tra i negoziatori aveva certamente lasciato un segno anche su di lui. Non eravamo soli , pensò Tesos. Anche uno stupido l’avrebbe previsto, nessun delinquente era tanto pazzo da camminare sul filo del rasoio con un giustiziere armato. Il Verde poteva anche avere una lama nascosta, ma il trinciante era l’incubo di ogni kas. Probabilmente aveva ordinato ai suoi di nascondersi al buio. A parte che non c’era tutto quel buio quando sei arrivato. Solo il muro e le ombre, non c’era nient’altro.

Tornan, senza dire una parola, poggiò la merce sul tavolo. Il Verde sollevò il coperchio e inclinò il recipiente affinché Tesos potesse guardarne l’interno.

“Ecco qua. Posso garantirne la qualità. Ti do la mia parola che sarai soddisfatto”.

Come se la tua parola valesse qualcosa per me , pensò l’altro e tirò fuori dalle maniche un ferro piuttosto lungo. Lo aveva portato proprio con quest’intenzione – non aveva pianificato di giocarsi la carta della fiducia. Penetrò la massa biancastra senza problemi fino a toccare il fondo. Tesos lo tirò fuori e ne avvicinò la punta alla luce della candela.

È così debole, proprio come avevamo previsto.

Il ferro era pulito, il composto non vi aveva lasciato traccia, e questo poteva significare soltanto una cosa. Tirò un sospiro di sollievo. Il balsamo era veramente di qualità superiore.

“Dunque l’affare è concluso?” domandò il Verde.

“Per quanto mi riguarda, sì” rispose Tesos.

“È stato un piacere. Tornan, prendi il pezzo”.

Il bandito eseguì l’ordine e i negoziatori si alzarono, alla fine decisamente soddisfatti della buona riuscita. Il rischio dell’intero affare era grande, e tutto si era concluso bene. Dopo aver diviso il bottino tra le parti, la vita poteva andare avanti. Tesos giurò solennemente a sé stesso che non si sarebbe mai più permesso di trovarsi in circostanze simili.

Fu allora che accadde.

All’inizio pensò che il suono venisse da fuori, ma poi capì che qualcosa si agitava nell’ombra. Ce ne sono altri lì dentro, ce ne sono altri nascosti. Un’imboscata. Istintivamente afferrò il tubo vuoto, senza mollare la presa sul prezioso recipiente, poi, ricordatosi che era rimasto senza il suo supporto più valido, con la mano libera tirò fuori in un lampo la corta lama che teneva dietro la cintura. Il Verde si spostò alla destra del suo tirapiedi, ma la visibilità era troppo debole perché Tesos potesse vedere l’espressione del suo viso. La sua voce gli fece capire qual che gli occhi non potevano.

“Che succede?”. Anche il bandito era turbato.

Al posto di rispondere Tornan lanciò un gemito. Come se fosse a chilometri di distanza , pensò il giustiziere. A un tratto il desiderio di fuggire prese il sopravvento su ogni precauzione e si slanciò verso l’uscita.

Peccato che non ci fosse più un’uscita. Anche se prima lì c’era il corridoio che lui stesso aveva percorso, ora al suo posto si estendeva una vuota tenebra, quasi viva. Non può essere vero . Veloce come un lampo, vibrò la lama, senza neanche sapere cosa sperava di ottenere, ma al posto del movimento desiderato fece un goffo mezzogiro su sé stesso e per poco non finì a terra. Si scivola come sull’olio , pensò. Il tavolo presso il quale si trovava fino a poco prima aveva perso ogni forma nella distanza, mentre la fiamma della candela era ormai un punto lontano nell’infinito. Laggiù da qualche parte c’era anche il Verde, non poteva vederlo ma sapeva che c’era.

Poi con un rumore spaventoso tutto prese a girare intorno a lui e l’oscurità prese una forma la cui esistenza gli fece perdere la ragione.

Mentre con gli ultimi brandelli di coscienza navigava in un mare di terrore, il suo corpo gridò.

CAPITOLO PRIMO

“Abbi pietà dei deboli,

perché il loro risveglio può essere il tuo”

Dal Libro della Grazia

Sarius si ricordava bene il suo primo giorno sulla strada. Aveva subito prestato giuramento all’Eternorisorto per entrare nella Chiesa, e non dovette passare molto tempo prima che gli assegnassero una circoscrizione. Da allora erano trascorsi vent’anni, ma i cambiamenti erano così palpabili che gli sembrava che si trattasse almeno del doppio.

Un tempo aspettavo l’indomani con impazienza.

Dall’alba al tramonto i predicatori trascorrevano il loro tempo con i kasi, tempravano la loro forza di volontà e le loro virtù, si godevano i momenti trascorsi insieme e fugavano preoccupazioni e paure. Non molto tempo fa, i cittadini erano soliti andare loro incontro con un sorriso, discutere con loro di Dio e giungere a conclusioni tali da riempire il corpo di gioia. Un tempo avrebbe riconosciuto i loro volti, e si sarebbe fermato a parlare con loro e a benedirli. Oggi era diverso. Passo a passo era andato tutto in malora, non si sa bene come. Semplicemente, era successo.

Non ci sono più volti familiari.

La cosa lo angustiava. Le esistenze minacciate, i kasi avevano continuato a migrare da una zona della città all’altra, le loro attività erano sparite e il bisogno li aveva spinti a trovarne di nuove, buona parte delle quali non faceva loro onore. Se anche di tanto in tanto avesse incontrato nella massa un volto conosciuto, non lo avrebbe stupito l’assenza di cordialità. Quando il domani diviene incerto, una parola santa non può offrire una consolazione sufficiente.

È la stessa cosa dentro di noi.

Era un segreto di pulcinella. Anche se la Chiesa era una delle parti della società meno minacciate, nonostante la continua ricerca di quello o quell’altro balsamo fosse ormai roba ordinaria, molti fratelli avevano perso le forze e abbandonato il servizio divino. Sarius non lasciava che le voci di corridoio alimentassero i suoi timori, ma sempre più spesso nel suo ordine religioso si potevano sentire racconti che gli facevano venire i brividi.

Se i più devoti si allontanano tanto dalla retta via, cosa può mai succedere agli altri?

Qualche giorno prima, fratello Pion era rientrato dal servizio prima del previsto. Sarius non era riuscito a vederlo, ma – secondo quanto aveva sentito – aveva una brutta ferita nella zona delle spalle. Per qualche ragione si era rifiutato di parlare, e la cosa, unita al foro delle dimensioni di una mano che gli aveva quasi trapassato il corpo, aveva causato un’ulteriore inquietudine. Che cosa può terrorizzare tanto un servitore del Sarto dei sogni, del Dio Eternorisorto che senza fallo elargisce i destini? Quali forze oscure si erano moltiplicate tra le mura, e quando qualcuno si sarebbe messo sulla loro strada?

Anche l’Ordine, certo, ha i suoi problemi.

Sarius riteneva di possedere una buona capacità di giudizio. Non aveva mai dubitato della propria fede, forse proprio in virtù di questo dono. Una cosa però è credere, un’altra è agire. A che cosa servono le preghiere se non ti sforzi in prima persona di combattere per ciò a cui mirano i tuoi pensieri? Non vi era ragione di negare che erano ormai a un passo dal collasso, e non vi era più motivo di negare che la situazione era fuori controllo. Perché dunque nessuno reagiva? Anche se un piano fosse esistito, il tempo per metterlo in moto era agli sgoccioli. Almeno una parte, solo un piccolo segnale di unità di cui tutti avevano un gran bisogno, al di là del loro status sociale.

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