“Sei sorpreso. E devi esserlo”.
“Non sono sorpreso, sono soltanto stupito che tu sia un pessimo negoziatore”.
Quello rise sonoramente. “Non mi credi. Perché?”.
“Devo davvero risponderti?”, Tesos era davvero scoraggiato.
“Mi sottovaluti”.
“E tu mi consideri uno stupido”.
“Forse, ma non ha niente a che vedere con quel che ti sto dicendo. Non credere ciecamente a quel che ti propinano. Se vuoi, posso portarti con me la prossima volta che vado a fare rifornimenti. Anche se non ho niente a che spartire con l’Ordine, potresti essermi utile”.
“Se sei tanto cortese da lasciarmi dare una sbirciata ai tuoi affari, potrei sistemarti in una cella confortevole. Ammetti un fattuccio di cui sei sospettato, e ti accompagnerò personalmente in cima alle mura e ti farò conoscere il fuoco”.
“Così mi piaci, Tesos. Vedo che gli scherzi colpiscono”, si corresse e accennò con la testa davanti a sé. “Questo è un buon pezzo. Ti darò quanto chiedi, ma in quantità sufficiente per sei mesi”.
“Ma non ha senso. È un furto”.
“No, caro mio, il furto l’hai fatto tu. Per essere più precisi, penso che si possa definire appropriazione indebita dell’arsenale di Tarnek. Io mi occupo di commercio, e se facciamo le cose per benino sarà un peccato inferiore al tuo gesto”.
“Tu che parli di morale e peccato?”.
“Perché, non posso? C’è qualche differenza tra noi due in questo momento?”. Per quanto fosse cosciente del lavoro che svolgeva, sembrava che il Verde in qualche modo snaturato avesse un’alta considerazione di sé. Le prediche al suo onore non lo toccavano.
“Certo che ce ne sono. Ce ne sono sempre state e sempre ce ne saranno”.
“Non c’è alcuna differenza”, esclamò il Verde e sbatté la mano sul tavolo. Il pezzo sobbalzò, quasi quanto Tesos. Era abituato a ritrovarsi in situazioni tese, ma lo aveva colto impreparato. Lo spazio in cui si trovavano aveva un’influenza un po’ strana su di lui – la luce fioca giocava stranamente con la sua concentrazione.
Sembra si sia fatto più buio.
“Ti ho fatto una buona offerta. Accettala. È balsamo concentrato, e se lo diluisci ti durerà a lungo”.
“Non ci penso proprio a diluirlo. Avevamo un accordo. Gli altri partecipanti…”, Tesos si fermò. Senza pensarci, aveva svelato dei dettagli superflui.
“Non sei solo in questa cosa, e devi dividere il bottino con i tuoi complici che aspettano qua davanti”, terminò il Verde al posto suo.
Dunque sapeva , pensò Tesos. Era normalissimo e prevedibile che avesse le sue spie nei dintorni, probabilmente li avevano avvistati da un bel po’. Sperava solo che non provassero a fare qualcosa di stupido. Quel che lo preoccupava ulteriormente era il fatto che il contrabbandiere si stava davvero sforzando per rifilargli metà della merce. La domanda principale era se ci fosse ancora un modo di tornare indietro. Se si fosse alzato e incamminato, quello, per desiderio di vendetta, gli avrebbe potuto tirare un brutto gioco. Il Verde aveva una certa reputazione, e questa diceva che in qualsiasi affare, persino il più insolito, amava uscirne vincitore. Sapendo di aver raggiunto il punto di non ritorno, contro la propria natura impulsiva tentò di ribaltare un’ultima volta la cosa a proprio vantaggio.
“Alza il prezzo, devi tener presente che rischiamo molto”.
“E tu sai quanto rischio io procurandomi l’elisir vitale che mi chiedi con tanta arroganza? Non ne hai la benché minima idea, altri sarebbero grati anche per una quantità di gran lunga inferiore. Puoi vivere anche senza un trinciante, senza balsamo è ben più difficile”, la canaglia non aveva mostrato neanche per un istante di comprendere quanto Tesos gli stava offrendo in realtà. Il suo buonsenso si era ridotto a un puntolino minuscolo, la luce era appena sufficiente a illuminare il viso rugoso. Cacciò un grido, e la fiamma della candela tremolò.
“Non puoi fregarmi come un misero kas qualsiasi! Sono un membro dell’Ordine e ti sto offrendo un’arma maledetta che le canaglie come te possono soltanto sognarsi!”.
Sto per impazzire , pensò Tesos. Gli strapperò la testa a mani nude e mi prenderò da solo quel per cui sono venuto.
La stanza però era vuota, in un lembo della sua mente agitata a un tratto si fece strada la coscienza di questo fatto inquietante. Se doveva fare la consegna, dove, in nome del mondo, si trovava la sua parte? Forse è in qualche posto sicuro , rispose una voce tranquillizzante nella sua testa. È più che normale che il Verde abbia paura di essere ingannato.
“È affascinante sentire come parlate di coloro che promettete di proteggere non appena qualcuno vi fa perdere le staffe! Poveri kasi! Non c’è proprio da meravigliarsi che sempre più di loro cerchino aiuto al di fuori della legge!”. A minaccia seguiva minaccia, mano a mano che entrambi s’infervoravano.
“Un’altra parola e te ne pentirai! Ti ho già dato troppa corda!”. Gli occhi di Tesos brillavano argentei di collera. “Non sono venuto qua per parlare con gente della tua risma”.
Dall’altra parte del tavolo giunse una reazione più pacata, ma non meno velenosa.
“Non sei venuto per parlare con gente della mia risma?”, sibilò il Verde a labbra tese. “Ma lo hai fatto, Tesos, e te lo dirò una volta sola. Non far finta di essere superiore a noi solo perché ti sei risvegliato come difensore dell’ordine. Tutti voi che avete aperto gli occhi e avete avuto la fortuna di non dover soffrire per salvare la pelle avete portato i kasi al punto in cui sono. Pensate di essere migliori solo perché vi affidate a regole scritte da qualche idiota secoli fa? Pretendete di vivere proprio come chiunque altro, e siete abbastanza boriosi che alla fin fine vi autoconvincete di essere migliori degli altri”.
Oltre a provare una gran rabbia, comprendeva la situazione in cui si trovava. La loro decisione di vendere un trinciante era abbastanza pericolosa e preoccupante. Non avrebbe mai acconsentito se Gort non lo avesse rassicurato che il pezzo era finto, che non avrebbe avuto niente di diverso rispetto a quello che si trovava sul tavolo, a parte il fatto che non funzionava. Non era un gran problema, visto che un’arma di quel tipo si usava di rado. Trasferimenti, congedi e nuovi reclutamenti erano tanto comuni che se mai l’inganno fosse stato scoperto il trinciante semplicemente avrebbe cambiato proprietario. Forse anche più di uno. In ogni caso, non sarebbe stato piacevole se fosse stato scoperto. I complici forse avrebbero avuto la speranza di scontare la pena nelle Tenebre, ma lo aspettava di sicuro una pena severa. La morte definitiva. Un sonno senza risveglio. Al posto di concludere in fretta ciò per cui era venuto, il colloquio con il Verde non aveva mai preso la direzione voluta. Che succederà se ci tradirà in qualche modo? Un altro trucco del controllo. E quanto tempo era passato mentre parlavano in quella maledetta stanza? Minstrel e Gort avrebbero sospettato di qualcosa e agito di conseguenza? Non possono montare la guardia in eterno, e più a lungo si aspetta più aumentano i rischi. Sarebbe stato ancora peggio se fossero piombati all’interno e avessero rovinato tutto. Ci andava lui per uccidere il bandito. Purtroppo, senza pensarci su aveva tirato fuori il trinciante e quel pezzo letale era completamente inutile. Tirarsene fuori era facile. Chiunque avesse superato l’addestramento di base sapeva che prevedere come sarebbe finita era tutta un’altra storia.
Ci aspettavamo di ottenere di più.
E cos’era che lo aveva spinto avanti tutto il tempo, e che non gli dava pace da quando era entrato nella stanza?
L’attimo di silenzio aveva avuto un certo effetto sul Verde. Come se non ci fosse stata alcuna discussione, con voce seria fece un’offerta, e Tesos capì che era l’ultima che avrebbe fatto.
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