Oreste Maria Petrillo - Una Linea Sottile

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Legal Thriller incentrato su due avvocati che lavorano ai lati opposti della Manica e i cui destini risultano mortalmente intrecciati.
Un brevetto farmaceutico del valore di miliardi , un uomo barbaramente ucciso e un processo per omicidio che si profila quasi impossibile. Sono questi gli elementi intorno cui ruota la vita di due giovani avvocati. Due storie di uomini che provengono da due realtà contrapposte che si intersecano in un gioco di ombre e specchi. Dove denaro e vendetta tracciano il confine oltre cui i nemici diventano alleati e dove non esistono certezze ma solo dubbi e sospetti. Una linea sottile che divide esistenze normali da vite distrutte dalla paura e spetterà ad una coppia di avversari ai due lati della barricata legale ergersi al di sopra di un intrigo internazionale che potrebbe mettere a rischio le loro professioni e, forse, la loro stessa vita... Un legal thriller emozionante sin dalla prima pagina.

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UNA LINEA SOTTILE

Di Fabio Santoro e Oreste Maria Petrillo

Copertina di Matteo Venturi (www.epubsolution.com)

“L'avvocato deve sapere in modo così discreto

suggerire al giudice gli argomenti per dargli ragione,

da lasciarlo nella convinzione di averli trovati da sé.”

Piero Calamandrei, Elogio dei giudici scritto da un avvocato, 1935

Prologo

<>.

Guardò ripetutamente lo schermo bianco del suo laptop. Sperava che tra gli spazi bianchi del messaggio appena ricevuto ci fosse scritto dell’altro. Qualcosa che desse un significato diverso alle parole che gli stavano agghiacciando il cuore. Il dottor Francisco Alvarado era un uomo di scienza. Pragmatico, conciso.

Ai problemi cercava soluzioni, non scuse. Nella sua vita non c’era spazio per i “se” ma solo per i “come”.

Almeno questo era ciò che aveva sempre creduto. In quel momento, solo allora, si accorse di quanto si sbagliava. Realizzò come, anche un uomo come lui, potesse scoprirsi incredibilmente fragile superata la soglia di un limite quasi invisibile.

Quella soglia oltre la quale si distruggono vite e si cambiano esistenze. Un confine che non voleva più superare.

Si appoggiò allo schienale della poltrona, nell’enorme soggiorno quasi interamente arredato con mobili in legno di noce. Si prese il volto tra le mani ed emise due profondi sospiri. Era stanco. Stanco dei compromessi e dell’ipocrisia.

Gli ultimi giorni erano stati, per certi versi, i peggiori e, al contempo, i migliori della sua vita. Avevano tirato fuori una parte di lui che aveva completamente rimosso: la paura.

Si alzò e puntò dritto all’armadietto dei liquori. Aveva bisogno di qualcosa di forte. Si versò una generosa dose di whisky invecchiato diciott’anni e tornò alla sua poltrona ancora con mille domande che bersagliavano la sua mente come schegge all’impazzata.

Doveva riflettere ancora. Era bravo in quello.

Lasciò scivolare il liquido ambrato dentro la gola tutto d’un fiato proprio mentre la sua casella di posta elettronica gli segnalava l’arrivo di un altro messaggio. Appoggiò il bicchiere sul tavolo con un tonfo sordo e agguantò il mouse per controllare il mittente.

Di nuovo lui.

La punta di angoscia che lo tormentava ruppe gli argini e scavò un abisso nel suo petto.

Da persona razionale scelse di aprire il messaggio anche se avrebbe avuto un disperato desiderio di non farlo.

Si pentì immediatamente di non avere assecondato il suo istinto.

Le palpebre si sbarrarono per parecchi secondi e il respiro gli morì in gola.

<>, disse in un soffio silenzioso che si perse tra le pareti della stanza.

<>.

Indice

Capitolo 1 Capitolo 1

Fabrizio Tancredi

Capitolo 2

Riccardo Ferrari

Capitolo 3

Il caso

Capitolo 4

Un nuovo cliente

Capitolo 5

Lo straniero

Capitolo 6

Il ritorno

Capitolo 7

Faccia a faccia

Capitolo 8

La spia

Capitolo 9

Il bluff

Capitolo 10

A casa di Alvarado:

l’ interrogatorio

Capitolo 11

Nell’altra stanza

Capitolo 12

L’imprevisto

Capitolo 13

Una lunga notte

Capitolo 14

Alla Salus

Capitolo 15

Chiamata da Londra

Capitolo 16

L’accordo

Capitolo 17

Qualcosa è cambiato

Capitolo 18

Il consiglio di amministrazione

Capitolo 19

La visita

Capitolo 20

Al deposito

Capitolo 21

Quello che resta

Capitolo 22

Il nipote

Capitolo 23

Poggioreale

Capitolo 24

L’accusa

Capitolo 25

Dettagli

Capitolo 26

Tutta la verità

Capitolo 27

La donna amata

Capitolo 28

Cercare in famiglia

Capitolo 29

L’altro nome

Capitolo 30

Insieme!

Capitolo 31

La difesa

Capitolo 32

Il processo

Capitolo 33

Quelli che contano

Capitolo 34

Alla barra

Capitolo 35

Arriva la scientifica

Capitolo 36

Puntare il dito

Capitolo 37

La traccia

Capitolo 38

Il collega

Capitolo 39

La parola alla difesa

Capitolo 40

Il movente

Capitolo 41

La teste

Capitolo 42

Sella

Capitolo 43

Senza macchia

Capitolo 44

Il nuovo testimone

Capitolo 45

Fare coraggio

Capitolo 46

L’ arringa

Capitolo 47

…e due

Capitolo 48

…e tre

Capitolo 49

Pensare al futuro

Capitolo 50

La sentenza

Capitolo 51

Libero!

Capitolo 52

L’ultimo filo

Capitolo 53

La verità

Capitolo 54

…tutta la verità

Capitolo 1

Fabrizio Tancredi

Vincitori e perdenti.

Cacciatori e prede.

Ecco di cos’è fatta un’aula di tribunale.

Ecco di cos’è fatto il mio mondo.

Un mondo dove tra la prima e la seconda categoria aleggia una linea sottile.

Una realtà dove un soffio di vento può fartela varcare.

Da tempo ho capito qual è il lato giusto della linea nel quale stare.

Io sono un vincente.

La mia non è inutile arroganza ma una semplice constatazione. Ogni uomo, in fondo, non fa altro che seguire gli istinti della propria natura.

E io sono nato per cacciare. Sono nato per vincere.

E c’è una ragione per la quale, nella maggior parte dei casi, riesco a non varcare quel confine. Sono bravo a calcolare il vento.

Nei miei trent’anni di vita ho dovuto lavorare come uno schiavo per imparare tutto ciò che un avvocato ha bisogno di sapere per emergere. Ma per essere il migliore ho dovuto sviluppare una dote che nessun libro può trasmettere e che nessun maestro può insegnare: il fiuto animale. Una affinità per i cambiamenti di rotta che all’interno di un palazzo di giustizia può salvare il culo più spesso di quanto si immagini. Lo stesso fiuto che mi ha fatto percepire una esitazione di troppo, una piccolissima pausa che ha messo in moto una congettura poi rivelatasi esatta. Lo stesso fiuto che stamattina mi ha fatto recapitare una sentenza che profuma di vittoria. Carenza dei requisiti di legittimazione.

Un modo squisitamente giuridico per dire che hai buttato nel cesso cinque anni di cause legali e ventimila sterline di spese legali, cui si aggiungeranno altre diecimila che la società difesa dallo studio per cui lavoro, sarà ben felice di versare per averle evitato un risarcimento di qualche milione.

Al volo riassetto il nodo della cravatta grigia che cala immacolata su un vestito di pura seta, mentre entro dalle porte trasparenti della Smithson Partnership e punto dritto agli ascensori che ormai cavalco da cinque anni. Detesto le cravatte ma ogni mondo ha le sue etichette, ogni vita ha qualche compromesso e, in tutta onestà, quello delle cravatte è, forse, il meno gravoso cui accondiscendere.

Tre minuti e sedici piani dopo sono nel corridoio esterno a fissare la sorridente segretaria dello studio. Uno schianto dai capelli castani e occhi marroni assunta la scorsa settimana alla quale ancora non sono riuscito a chiedere il nome. C’è qualcosa di carico, di solare in quel sorriso. Il radioso raggiare di una ragazza che ha vissuto quest’ambiente troppo poco tempo. Forse è proprio questo che mi piace di lei. Mi riprometto di invitarla a bere qualcosa se mai ci sarà tempo e luogo. Mentre le passo davanti mi fa un brevissimo cenno della mano per catturare la mia attenzione.

<>

Lupus in fabula.

<> per un attimo mi illudo le sia sfuggita la pausa appena accennata che sottintende il “come cavolo ti chiami?”

<<...Sofia, mi chiamo Sofia avvocato>>.

“Giusto, Sofia”.

<>.

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