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Mi sento tremare dalla felicità, non credo alle mie orecchie. Ricevo immediatamente l’abbraccio di Leone e di Grosso mentre dalla sala si sente il pianto dei parenti degli ex imputati e il forte chiacchiericcio dei giornalisti… Ho vinto! Ora mi aspetta il successo!
Capitolo 3
Il caso
(Tancredi)
Da qualche parte nel mondo, migliaia di anni fa, qualcuno ha teorizzato il capitalismo. Quella teoria economica è stata provata sul campo e ha dato luogo alle prime forme di azienda. Alcune di queste sono cresciute e, sempre in nome della teoria, hanno guadagnato qualche soldino da mettere nel porcellino di terracotta. Una parte ancora più esigua delle altre che si sono sviluppate, ha scoperto un bel giorno che il salvadanaio sulla mensola non bastava più a contenere i propri profitti, che nel frattempo si erano moltiplicati in modo osceno, ed ha pensato bene di comprarsi una banca per custodirli.
Ovviamente non stiamo qui a concentrarci sui modi più o meno legali, ad esempio lo strozzinaggio finanziario, con cui alcune compagnie hanno accumulato così tanto, ma teniamo a mente che quanto più grandi sono le loro fortune tanto più grandi sono i loro interessi.
In questo mare di piragna dove ognuno sopravvive cercando di dare la prima zannata, si collocano la società farmaceutica Dreddson & Co. e il dottor Francisco Alvarado.
Questa, almeno, è l’idea che ha Richard Smithson, di raccontare un antefatto legale.
Circa dieci anni or sono la Dreddson, che si vanta di investire nella ricerca un miliardo di sterline l’anno, aveva annoverato il giovane e promettente scienziato tra le sue file, dandogli una paga che oscillava poco sotto il prodotto interno lordo del Principato di Monaco.
Francisco Alvarado, con la sua laurea alla John Hopkins e due master, uno in oncologia gastroenterica ad Harvard e l’altro in oncologia tiroidea a Cambridge, si era presentato con le credenziali in regola per scoprire la cura contro il cancro e naturalmente la Dreddson aveva coltivato questa sua passione per uno scopo profondamente umanitario: guadagnare una mappata di soldi. Nel giro di una settimana gli avevano dato un laboratorio superattrezzato, una macchina, un cellulare e, soprattutto, una missione. Creare un farmaco antitumorale da poter invadere il mercato.
La joint-venture tra i due era stata duratura e non priva di soddisfazioni. Alvarado progrediva anno dopo anno, anche se la medicina miracolosa non era ancora arrivata. Insomma, tutto procedeva per il meglio, fino a quando, stando a quanto dice il gigante farmaceutico, Alvarado ha raccolto armi e bagagli ed è volato a sud della Manica lasciando come lettera di dimissioni un dito medio alzato.
Naturalmente, il colosso della salute aveva vincolato sotto un contratto di ferro qualsiasi scoperta o prodotto finito che il caro Alvarado avesse tirato fuori dal suo vulcanico cervello, quindi riteneva che la perdita del capo della ricerca fosse un problema in qualche modo arginabile e non si era preoccupato più di tanto delle sue sorti. O almeno questo era successo prima che qualche topo di laboratorio della Dreddson aprisse pagina 47 del British Medical Journal e scoprisse con orrore che la Salus S.p.A., società farmaceutica operante principalmente in Italia, con sede legale a Napoli, stava per presentare al consesso medico – scientifico italiano una cura rivoluzionaria per il cancro metastatico intestinale.
Quello che sorprese di più la Dreddson, non fu tanto la notizia in sé, quanto il nome del dottore cui la Salus aveva affidato la ricerca. A quanto pareva Alvarado aveva cambiato nazione ma non la professione.
<>, dice Richard prima di scolarsi l’ultimo sorso del suo schifoso caffè. Accavallo lentamente le gambe e prendo un bel respiro.
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<<...sono in automatico coperti dal segreto industriale>>, termino io. Smithson annuisce.
<>. Mi gratto la guancia distrattamente beneficiandolo di una smorfia repressa.
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<>, scimmiotta.
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Richard posa il bicchiere ormai vuoto e congiunge la mani.
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<>. Smithson sorride.
<>, risponde.
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<>, dice dondolandosi sulla sedia.
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<>, mi anticipa lui.
Guardo il bordo della sua scrivania in noce mentre considero tutti i punti di vista.
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<>, mi sprona accompagnando la frase con le mani.
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<>, dice canzonatorio. <>
<>.
Richard ora ha un sorriso a trentadue denti.
<>, attacca con tranquillità. Si schiarisce la gola e prende la parola.
<>, chiede candido.
<>.
<>, domanda porgendosi in avanti.
<>. Richard chiude gli occhi e scuote il capo lentamente.
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<>, d’un tratto la nebbia si dissipa e capisco dove vuole arrivare.
<>. Richard congiunge le mani in segno di approvazione.
<>, chioso. Mi rilasso un istante sulla poltrona e annuisco.
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<>, replico.
<>, ribatte Richard sorridendo. <>.
Un frangente della mia vita che ho lasciato alle spalle.
<>.
<>.
Richard allunga una mano verso il cassetto dello scrittoio e ci tira fuori una busta bianca sigillata e me la allunga.
<>, replica.
Apro il plico tirando fuori il biglietto per Napoli e la ricevuta di prenotazione dell’hotel.
<>, domando senza neanche leggere le date.
<>. Per un attimo spero di aver capito male.
<>, gli grido.
Richard annuisce inarcando un sopracciglio.
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>, si protende vistosamente verso di me.
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<<���…e una marea di altre stronzate per le quali posso farti sostituire da qualcuno. La Dreddson è un cliente grosso e non voglio perderlo quindi dobbiamo agire in fretta e con decisione prima che si rivolgano a qualcun altro. Altre domande?>>.
Abbasso la testa afflitto. Quando sono partito dall’Italia anni fa ho sempre pensato che ci sarei tornato solo da turista un paio di volte l’anno. Di certo non mi aspettavo che il mio rientro in grande stile avvenisse questa sera.
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Richard ghigna malefico: <>.
Scuoto ancora un po’ la testa visibilmente seccato da quest’irruzione nella mia routine quotidiana.
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<>.
Di nuovo diniego il capo.
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Smithson arriccia le labbra.
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Capitolo 4
Un nuovo cliente
(Ferrari)
Il giorno dopo l'arringa mi godo gli effetti del successo. Quella sensazione di sicurezza e forza che ti dà la vittoria.
Ricordo ancora la mia prima richiesta di assoluzione. Ero un praticante avvocato e il processo riguardava un caso di lesioni personali. Passai tutta la notte a studiare e ottenni una brillante assoluzione per legittima difesa.
Da quel giorno ho indossato la toga molte altre volte.
Al mattino, dato che non ho cause, mi dedico ad una seduta di un'ora di corsa col mio Bretoncino, Lucky.
Il pomeriggio, invece, come di consueto, mi reco presso il mio studio con tutta la calma possibile, in assenza di appuntamenti previsti. Decido comunque di anticiparmi, a causa del caotico ed imprevedibile traffico napoletano.
Parcheggio lo scooter nell'androne del palazzo e il portiere, una persona attempata e simpaticissima con la quale mi trattengo sempre a discutere di politica, sport e della vita in generale, mi dice che la mattina sono passati due soggetti che volevano parlare con me.
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