Jack Mars - Regno Diviso

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“Uno dei migliori thriller che abbia letto quest’anno. La trama è intelligente, e aggancia dal primo momento. L’autore ha fatto un lavoro superbo nel creare una serie di personaggi pienamente sviluppati e davvero interessanti. Non vedo l’ora di leggere il seguito.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su A ogni costo) REGNO DIVISO è il libro numero 7 della serie bestseller di Luke Stone di USA Today, che inizia con A OGNI COSTO (libro 1), titolo scaricabile gratuitamente con più di cinquecento recensioni a cinque stelle!Nell’Africa settentrionale, viene attaccato un jet passeggeri da terroristi armati di RPG, e la conseguenza sarà un’enorme perdita in termini di vite umane. Eppure i rapporti di intelligence statunitensi affermano che si sia trattato di un mero diversivo, preludio di un peggiore attentato terroristico. Una nave cargo viene dirottata fuori dalla costa africana, e dei terroristi rimangono perplessi di trovare nella sua vasta stiva un’unica cassa misteriosa. Contiene un’arma che non comprendono – arma di vitale interesse per Al Qaida. Si tratta di un’arma, veniamo a sapere, che infliggerà danni catastrofici agli Stati Uniti, se non verrà fermata in tempo.L’arma scompare nel cuore dell’Africa, e quando tutte le speranze di recuperarla paiono perdute, viene convocato Luke Stone. Costretti ad attraversare deserti e inoltrarsi in giungle, Luke e la sua squadra si imbarcano in una folle corsa attraverso l’Africa in missione suicida: distruggere l’arma prima che sia troppo tardi. Thriller politico con azione ad alto tasso di adrenalina, ambientazioni internazionali drammatiche e suspense al cardiopalma, REGNO DIVISO è il libro numero 7 della serie bestseller acclamata dalla critica di Luke Stone, un’esplosiva nuova serie che vi terrà svegli di notte fino all’ultima pagina.“La narrativa thriller al suo meglio. I fan del genere che apprezzano l’esecuzione precisa di un thriller internazionale, pur cercando profondità psicologica e credibilità in un protagonista che affronta sfide contemporaneamente sul piano professionale e personale, troveranno qui una storia avvincente difficile da abbandonare.”--Midwest Book Review, Diane Donovan (a proposito di A ogni costo)Il libro 8 della serie di Luke Stone sarà presto disponibile.

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“Ottimo,” disse Luke. “Abbocco. Perché oggi ce l’abbiamo sul radar?”

Trudy sollevò un indice.

“Stamattina, alle quattro e dodici, pochi minuti dopo lo schianto dell’aereo nel Sinai, Boudiaf ha risposto a una telefonata. Swann ha detto di non essere stato in grado di tracciarla, ma veniva da fuori degli Stati Uniti. L’uomo che ha chiamato ha parlato in arabo. È stato breve. Ha detto una frase che tradotta significa Fatto. Poi ha riappeso.”

“Interessante,” disse Luke. “Ma probabilmente da solo non basta.”

“Questa è una cosa,” disse Trudy. “La seconda è che Mustafa Boudiaf si sta preparando a lasciare il paese. Tre giorni fa un furgone dei traslochi ha accostato a casa sua, a Baltimora. Gli operai hanno portato fuori di casa un sacco di mobili, scatoloni e attrezzature elettroniche e sono partiti con la roba. Invece di portarla in un’altra casa, l’hanno portata in un magazzino – un magazzino fuori Harrisburg, Pennsylvania.”

“Curioso,” disse Luke.

“Swann dice che due sere fa Boudiaf ha acquistato biglietti d’aereo di sola andata per sé e la sua famiglia per Algeri. Il volo parte domani sera dal JFK, presumendo che la tempesta di neve si attenui. La casa in cui vive è in affitto. Tra pochissimo Mustafa Boudiaf sarà scomparso, e sarà come se non fosse mai stato qui.”

“Che ti dice la pancia?”

Trudy annuì. “È coinvolto nell’abbattimento dell’aereo. Forse di pochissimo, forse di molto. Come minimo sapeva in anticipo dell’attentato. E ora sta per partire.”

“Sono appena stato alla Casa Bianca.”

Gli occhi di Trudy lampeggiarono… per qualcosa. Luke non sapeva che cosa.

“Una riunione in sala operativa. C’era un generale del Joint Special Operations Command. Lui ha detto che pensano che lo schianto aereo sia il preludio di qualcosa di più grosso, e forse persino un diversivo. Può essere che Boudiaf parta perché il prossimo attentato avverrà qui?”

“Non ti piacerebbe saperlo?”

Luke annuì. “Recuperiamolo. Possiamo farci aiutare dalle forze dell’ordine locali?”

Trudy scosse la testa. I capelli le si agitarono leggermente. “Impossibile. Troppo rischioso. Il dipartimento di polizia di Baltimora al momento sta cercando di sopravvivere a molta cattiva pubblicità. Assurdo che ci diano un mandato di arresto sulla base di quello che abbiamo, soprattutto con un preavviso di un attimo. Quindi la polizia di lì qui non ci metterà le mani – è esattamente il tipo di cosa che, se giocata male, pare una violazione dei diritti umani.”

“Be’, allora giochiamocela bene. Quante persone ci sono in casa di Boudiaf?”

“Sette.”

A Luke crollarono le spalle. “Sette persone?”

Trudy annuì e sollevò le sopracciglia. “Boudiaf ha una moglie giovane e una figlia di cinque anni. Ha un figlio adulto avuto da un matrimonio precedente, che vive in casa con sua moglie e suo figlio piccolo. E lì vive anche il nipote adulto di Boudiaf.”

“Quindi nella casa vivono due bambini?”

“Sì, e probabilmente oggi saranno a casa per via della neve.”

Luke alzò gli occhi al cielo. “Fantastico. In più altri due maschi adulti.”

“Sì,” disse Trudy.

“Cosa presumiamo che stia facendo adesso Boudiaf?”

“Dati gli orari che tende ad avere, presumiamo che stia dormendo.”

“Allora andiamo. Se non ti spiace, da’ a Swann un calcio nel culo da parte mia e fallo venire qui.”

* * *

“Un bello sforzo adesso. Un bello sforzo. Adesso è ora, e tocca a te.”

Ed Newsam giaceva sulla schiena sotto alla panca piana. Aveva le gambe come tronchi avvolte in pantaloni della tuta neri e sull’ampio petto una t-shirt nera tutta tirata. Le parole erano stampate sulla maglietta in lettere bianche: BOTTE E ANCORA BOTTE. Una volta il detto era ‘Botte e ancora botte finché non ti migliora l’umore’, ma l’umore di Ed era a posto così.

Il suo MP3 sparava vecchi pezzi dei Public Enemy in vecchie cuffie. Aveva il corpo zuppo del sudore del primo mattino – si trovava lì dalle sei e mezza. E aveva sistemato la panca piana sui centosettanta. Una sola ripetizione buona era tutto quello che chiedeva. Meglio che buona – pura, perfetta, nessuna esitazione nel sollevamento e una bella, lunga, resistenza negativa per scendere. Roba da fargli esplodere il sudore fuori dai pori.

“Mostrami quello che hai,” disse a nessuno tranne che a se stesso, e spinse la sbarra. Il peso scivolò verso l’alto, centimetro dopo centimetro. Lo tenne per un secondo in cima, poi cominciò la lenta discesa. Le braccia gli tremavano in modo assurdo. I polsi scrocchiavano come se si stessero per spezzare a metà. Le vene delle braccia sporgevano. Sentiva il sangue salirgli alla testa – pareva che gli potesse esplodere il cervello.

Finalmente, lasciò andare – il peso atterrò con uno schianto metallico.

Bellissimo.

Ed stava cambiando stile di vita. Il recente viaggio in Iran fatto con Luke Stone lo aveva spaventato un po’. Lui e Stone erano quasi morti una mezza dozzina di volte. Ed non voleva morire – voleva vivere per veder crescere le sue due figlie. Ma aveva trentasei anni, e non stava certo ringiovanendo. Non lo aveva detto a nessuno, ma la verità era lì: in quella missione si era sentito vecchio e lento.

Eppure, non voleva smettere di lavorare sul campo. Durante il periodo alla squadra Recupero ostaggi dell’FBI, avevano cominciato a usarlo come allenatore e supervisore invece che come agente e operativo. Brutta piega.

Questa… questa era la piega giusta.

Subito dopo le vacanze aveva ridotto, e poi eliminato, pane e pasta e torte di mele e biscotti. Aveva rotto col suo primo vero amore, McDonald – non parlavano più la stessa lingua. E si era impegnato a recarsi in palestra prima del lavoro almeno tre giorni a settimana. I suoi allenamenti erano sempre stati brutali. Adesso si stavano avvicinando alla mostruosità.

Adorava stare lì.

Adorava essere di nuovo allo Special Response Team, e adorava quello che avevano fatto col vecchio posto sotto la leadership di Stone. La palestra era nuova di pacca e c’era tutto ciò di cui aveva bisogno, dalle corde da combattimento alle sbarre per trazioni a una macchina per gli squat da centottanta chili a un sacco da boxe. Se arrivava abbastanza presto, spesso il posto era tutto suo.

L’energia del nuovo SRT faceva provare a Ed un entusiasmo che non sentiva da un po’. E Stone sembrava stracontento come lui. Erano spariti la barba e i capelli da macho dandy. Erano spariti gli occhi spiritati e le espressioni sofferenti.

Luke non si era mai lasciato andare fisicamente – era sempre al massimo in quel frangente, meglio di quanto un uomo avesse diritto di aspettarsi una volta passati i quaranta. La sua resistenza all’invecchiamento fisico sembrava quasi sovrumana. Ma la fine del matrimonio, il divorzio e poi la morte dell’ex moglie lo avevano ficcato in un deserto psicologico, e per un po’ era sembrato che potesse non fare più ritorno.

Però adesso era tornato. E andava a fuoco. Era un bene. L’impegno di Stone dava a Ed la fiducia di cui aveva bisogno per impegnarsi nell’organizzazione. L’SRT non sarebbe sopravvissuto senza uno Stone concentrato al cento per cento, e questo era Stone adesso. Quando Ed aveva accettato il lavoro, Stone gli aveva promesso che non sarebbe sparito di nuovo dai radar, e finora aveva tenuto fede alla parola.

“Pensi al diavolo…,” disse Ed.

Stone era appena entrato in palestra. Attraversò a grandi falcate la nuova pavimentazione di gomma puntando dritto a Ed. Stone si era appena fatto la barba ed esibiva un taglio a spazzola. Aveva gli occhi svegli e in allerta. Indossava pantaloni marrone chiaro e una camicia chiusa da una cravatta vera. La cravatta aveva su una caricatura di John Lennon – Stone stava persino sviluppando uno stile personale. Indossava abiti formali al lavoro, ma le cravatte spesso erano estrose, e a volte chiaramente ridicole.

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