Lo interruppe il generale Loomis. “Ovvio. Il che penso che mi riporti al punto originale.”
“Sì, generale,” disse Kurt. “Penso che adesso siamo pronti per il suo apporto.”
Loomis annuì. “Grazie. Per quanto questo schianto sia una cosa terribile, le voci di cui siamo al corrente indicano che non è l’attentato vero. Si tratta del gioco di prestigio di un mago, ideato per farci guardare in una direzione mentre la faccenda reale si svolge da qualche altra parte.”
“Che prove ha a supporto?” disse Susan.
Il generale scosse la testa. “Signora presidente, non ho la libertà di discutere i dati top secret in nostro possesso, né le fonti, in una riunione come questa. Penso che lei debba saperlo.”
Susan lo guardò tagliente. “Generale Loomis, come deve sapere lei, è mia prerogativa desecretare dati per mio capriccio, se rientra nei miei desideri. Ovviamente non lo farò. Ma nell’interesse di far agire le persone presenti in questa stanza, potrebbe essere utile che condividesse almeno il dove e il quando potrebbe aver luogo l’attentato vero.”
Il generale fece spallucce. “Signora presidente, se lo sapessi lei sarebbe la prima persona a cui lo direi.”
12:01 ora dell’Africa occidentale (6:01 ora della costa orientale)
125 miglia nautiche a sudest di Lagos, Nigeria
Golfo di Guinea
Oceano Atlantico
“Sta altissima, baby,” disse il tiratore alla sinistra di Eddie il Pazzo.
“Yeah, stasera ci facciamo una bella scorpacciata, Killem,” disse l’uomo alla sua destra. “Con una bella pollastrella.” Gli uomini attorno a loro risero.
Killem. Uno dei soprannomi di Eddie. Abbreviazione di Killem Dead, ammazzali tutti, che non era solo un soprannome, ma anche il suo motto personale.
Guidavano una piccola armata di motoscafi – una dozzina di vecchi go-fast. Le barche sembravano un po’ uscite da un film di Mad Max ambientato in acqua. Erano munite di giganteschi motori fuoribordo da trecentocinquanta cavalli e placcate da pezzi di acciaio saldato. Non c’erano finestrini – il conducente di ogni barca vedeva il mare davanti a sé attraverso sottili fessure tagliate nel metallo. Una delle barche, la più lenta e grossa del gruppo, aveva un ponte volante saldato sopra – in cima era montata una pesante mitragliatrice recuperata da un deposito militare nigeriano.
Il sole picchiava, e il suo duro bagliore si rifletteva sulle vaste acque dell’oceano.
“Combatteranno?” disse il primo.
Eddie guardò i suoi motoscafi. Avevano tutti sei uomini a bordo, e ogni uomo pullulava di armi – AK-47 e Uzi per lo più, ma anche una coppia di lanciagranate. Avevano tutti pistole, avevano tutti coltelli o machete. Gli uomini stessi erano rockstar, assassini spietati, e ne avevano tutta l’aria. Armatura di kevlar, coprenti occhiali da sole da aviatore, bandane a stelle e strisce in testa.
“Meglio di no,” disse Eddie.
Davanti, a forse un miglio di distanza, c’era l’oggetto del loro amore. Un vecchio mercantile procedeva lentamente verso nordovest. Era un aggeggio grosso, alto dieci piani, e si spostava pesante come un relitto. Era di un colore indeterminato – per lo più un misto di arancione arrugginito e di ciò che restava di una mano di verde scuro data probabilmente decenni prima. I motoscafi si avvicinavano da dietro, e lungo la poppa era appena leggibile una scritta bianca – LADY JANE.
La Lady Jane comunque era proprio in alto mare. Ad alcuni la cosa avrebbe fatto pensare che il mercantile fosse vuoto. Ma ad altri – a gente come Eddie il Pazzo Killem Dead – dava da pensare una cosa totalmente diversa. La Lady Jane se n’era rimasta ormeggiata a lungo in un porto congolese non regolamentato. Adesso si spostava con le stive vuote.
Che cosa trasportava?
Che genere di carico si era fatto strada fuori dalla selva senza legge e dilaniata dalla guerra della Repubblica democratica del Congo per finire nelle mani di contrabbandieri sulla costa? Metalli preziosi come coltan e oro sicuramente, ma c’erano cose anche migliori.
“Diamanti,” disse Eddie sottovoce, non accorgendosi neanche di parlare.
“Yeah, baby!” disse l’uomo accanto a lui. “Yeah!”
I diamanti erano piccoli, e pure leggeri. Una manciata valeva molti soldi. Un chilo nascosto in un muro finto su un vecchio mercantile poteva valere decine di milioni di dollari. Di più? Eddie non sognava tanto in grande.
No. Sarebbe stato un chilo, nel caso. Costringere l’equipaggio a mostrarti dov’erano nascosti – questo era il punto, no?
Eddie sorrise. Aveva già convinto delle persone, in passato.
La nave incombeva. Più vicina adesso, molto più vicina. I motoscafi rallentarono avvicinandosi al massiccio mercantile. La barca con il ponte volante si spostò a destra, puntando la pesante mitragliatrice sui ponti superiori della Lady Jane. Finora lassù non c’era stato movimento.
C’era una scala di emergenza imbullonata alla poppa, circa due piani sull’acqua. Sotto, la scala era stata tagliata per scoraggiare i pirati – pirati come Eddie e i suoi uomini. Bene così. Ognuno dei suoi motoscafi aveva una scaletta estendibile di alluminio che avrebbe raggiunto il fondo di quella di emergenza. Da lì poi c’era una salita di altri due piani per arrivare al primo ponte. Facile, con gli occupanti ben disposti.
Altrimenti…
Eddie si portò un megafono alle labbra. Con un solo dito portò la levetta su ON, e qualche secondo dopo la sua voce rimbombava nell’acqua.
“Lady Jane, Lady Jane, abbassate le armi e preparatevi all’arrembaggio.”
Sul ponte più alto, da dietro un parapetto di metallo apparvero due mani scure. Agitavano un ampio tessuto bianco – forse parte di un lenzuolo – pensato come bandiera di resa. Eddie di quella bandiera non si fidava. Non ancora.
“Tutti gli uomini non armati verranno risparmiati,” disse nel megafono. “Chiunque si opporrà verrà ucciso. Non metteteci alla prova.”
Dalla nave rimbombò una voce. Ce l’avevano anche loro, un megafono.
“Non abbiamo niente che volete.”
Eddie fece un grosso sorriso. Niente?
“Lo vedremo noi stessi.”
* * *
Se ci fossero stati problemi, si sarebbero palesati adesso.
Il primo motoscafo si era ancorato alla nave. Eddie osservava da un centinaio di metri di distanza. Il motoscafo sembrava un giocattolino accanto al mercantile.
Una scala di alluminio argentato si estendeva dal motoscafo al fondo reciso della scala di emergenza del mercantile. Il mare era calmo – qualche salto, ma abbastanza piatto da consentire la salita.
Un uomo salì la scala argentata, poi un altro, entrambi muovendosi come ragni. Quando il primo ebbe raggiunto quella di emergenza, con un AK-47 agganciato alla schiena, un terzo era salito su quella argentata e stava salendo.
Tre uomini in aria. Tre uomini fuori sopra al nulla, assolutamente esposti.
“Fermi ora,” disse Eddie nel megafono. “Non fate niente di stu…”
D’un tratto da dietro la bassa parete di metallo che abbracciava il ponte più basso saltò su un uomo. Si sporse oltre, con una mitragliatrice. Il brutto chiasso di fuoco automatico esplose nel silenzio del giorno.
DA-DA-DA-DA-DA. DA-DA-DA-DA-DA.
I due sulla scala d’argento crollarono, e i loro corpi andarono in pezzi. I resti sanguinolenti caddero nell’oceano, cibo per gli squali.
Il primo si aggrappò alla scala di emergenza, cercando di incastrare la testa e la parte superiore del corpo sotto a uno dei pioli. Finora era stato risparmiato.
Quello sul ponte si sporse fuori del tutto, puntando all’eliminazione dell’ultimo scalatore.
Eddie mirò all’uomo.
“Uccidetelo,” disse nel walkie-talkie nero.
Istantaneamente uno scoppio dalla pesante mitragliatrice sulla barca da pesca trasformò l’uomo in groviera. No, troppo delicato così. Lo liquefece. Il rinculo della pesante arma aveva fatto oscillare assurdamente la barca, ma il tiratore era un esperto. Inclinava su e giù l’arma, mettendo il fuoco sul ponte. Il metallo del muretto andò in pezzi come cartone. Vi apparvero dei buchi, e un istante dopo si accartocciò come una lattina.
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