Jack Mars - Regno Diviso

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“Uno dei migliori thriller che abbia letto quest’anno. La trama è intelligente, e aggancia dal primo momento. L’autore ha fatto un lavoro superbo nel creare una serie di personaggi pienamente sviluppati e davvero interessanti. Non vedo l’ora di leggere il seguito.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su A ogni costo) REGNO DIVISO è il libro numero 7 della serie bestseller di Luke Stone di USA Today, che inizia con A OGNI COSTO (libro 1), titolo scaricabile gratuitamente con più di cinquecento recensioni a cinque stelle!Nell’Africa settentrionale, viene attaccato un jet passeggeri da terroristi armati di RPG, e la conseguenza sarà un’enorme perdita in termini di vite umane. Eppure i rapporti di intelligence statunitensi affermano che si sia trattato di un mero diversivo, preludio di un peggiore attentato terroristico. Una nave cargo viene dirottata fuori dalla costa africana, e dei terroristi rimangono perplessi di trovare nella sua vasta stiva un’unica cassa misteriosa. Contiene un’arma che non comprendono – arma di vitale interesse per Al Qaida. Si tratta di un’arma, veniamo a sapere, che infliggerà danni catastrofici agli Stati Uniti, se non verrà fermata in tempo.L’arma scompare nel cuore dell’Africa, e quando tutte le speranze di recuperarla paiono perdute, viene convocato Luke Stone. Costretti ad attraversare deserti e inoltrarsi in giungle, Luke e la sua squadra si imbarcano in una folle corsa attraverso l’Africa in missione suicida: distruggere l’arma prima che sia troppo tardi. Thriller politico con azione ad alto tasso di adrenalina, ambientazioni internazionali drammatiche e suspense al cardiopalma, REGNO DIVISO è il libro numero 7 della serie bestseller acclamata dalla critica di Luke Stone, un’esplosiva nuova serie che vi terrà svegli di notte fino all’ultima pagina.“La narrativa thriller al suo meglio. I fan del genere che apprezzano l’esecuzione precisa di un thriller internazionale, pur cercando profondità psicologica e credibilità in un protagonista che affronta sfide contemporaneamente sul piano professionale e personale, troveranno qui una storia avvincente difficile da abbandonare.”--Midwest Book Review, Diane Donovan (a proposito di A ogni costo)Il libro 8 della serie di Luke Stone sarà presto disponibile.

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Stone sorrise e gli disse qualcosa.

Ed si tolse le cuffie. “Prego? Non ti ho sentito.”

Stone scosse la testa. “Ho detto, cosa strilli?”

Ed fece una smorfia. “No che non l’hai detto.”

Stone rise. “Dai, bello. Ti offro un caffè? Abbiamo molto di cui parlare.”

* * *

“Come stanno le ragazze?” disse Luke.

Si erano accomodati alla mensa a pieno servizio, due pasti al giorno, dell’SRT. Era stata un’idea di Luke – gli pareva che avere i pasti disponibili sul posto avrebbe fatto venire le persone al lavoro prima al mattino, e che le avrebbe tenute lì a pranzo. Se la gente si trovava all’interno del quartier generale dell’SRT quando mangiava, e persino quando faceva ginnastica, potevano accadere cose – potevano scintillare idee, crearsi collegamenti. Era questo che Luke voleva dai suoi.

Finora l’idea funzionava esattamente come da programma. Oggi era una giornata di nevicate, ed erano solo le sette e mezza. E comunque la sala era già un andirivieni di sgobboni che facevano colazione.

Ed fece spallucce. “Bene. Crescono troppo in fretta.” Era stravaccato sulla sedia, ancora con la tuta, a mescolare olio di cocco biologico nel caffè al posto della panna.

“Cassandra mi fa fare i salti mortali per vederle, ma non è una novità. Nulla che non possa gestire. Ha presentato una mozione al tribunale per costringermi a rivelare dove mi trovo in qualsiasi momento. Io ho detto che spesso si tratta di informazioni secretate, e per fortuna il giudice su questo è stato dalla mia parte.

“Poi Cassandra durante le vacanze di Natale ha preso e si è trasferita nella periferia a sud di Richmond. Afferma che laggiù le scuole sono migliori, più sicure, e probabilmente è vero. Però alle ragazze non fa bene spostarsi continuamente così. In più, non è che a me sia indifferente che il giudice le abbia detto non lasciare la Virginia; si è trasferita il più lontano possibile pur rimanendo nello stato. Mi facevo un viaggetto di venti miglia per vedere le ragazze, e adesso sono più di duecento.”

“Cassandra è una donna bellissima,” disse Luke. Mai dette parole più vere. L’ex moglie di Ed era alta e statuaria. Era come se Naomi Campbell non fosse mai stata scoperta, non fosse mai diventata una top model, e Ed se la fosse sposata. E ci avesse avuto dei figli insieme.

Per poi divorziare.

Adesso Ed sorrise. “È così che ti fanno finire in trappola.”

“È la cosa più naturale del mondo,” disse Luke.

“È così dall’inizio dei tempi,” disse Ed. “Ma immagino che non mi hai interrotto l’allenamento per discutere dei calvari nelle relazioni tra uomini e donne.”

Luke scosse la testa. “No. Hai sentito dello schianto aereo che c’è stato in Egitto?”

“Come avrei potuto non sentire niente?” disse Ed. “Però non hanno detto molto. Si può perdonare allo spettatore medio di pensare che si sia trattato di un normale schianto aereo. Solo una di quelle disgrazie che a volte succedono.”

“Non lo è stato,” disse Luke bevendo il caffè nero.

Ed sorrise. “Dimmi qualcosa che non so.”

“Stamattina sono stato alla Casa Bianca.”

Adesso il sorriso gli andava quasi da un orecchio all’altro. “Ho detto, dimmi qualcosa che non so.”

“C’è stata una riunione di emergenza,” disse Luke. “Kurt Kimball pensa che l’aereo sia stato abbattuto da un attacco tramite razzi che nello specifico aveva come obiettivo Marshall Dennis. Stava per aprire un hotel sul Mar Rosso.”

Ed fissò il suo caffè, pensandoci su. Gli si oscurò il volto. Continuava a mescolare l’olio di cocco.

“Ok.”

“Alla riunione c’era il generale Loomis.”

“Frank Loomis?” disse Ed. “JSOC?”

“Lo conosci?”

Ed scrollò le spalle. “Una volta gli sono stato prestato dalla Delta. L’operazione è andata peggio che poteva. Ha quasi fatto ammazzare un po’ di noi. Un giorno te lo racconterò.”

Luke annuì. “Stamattina faceva lo schivo. Ha detto che i suoi dell’intelligence gli hanno detto che l’attentato è stato un diversivo, una copertura per qualcosa di più grosso. Quando la presidente lo ha incalzato per sapere come facesse a dirlo, o quale potrebbe essere il prossimo attacco, lui ha detto che…”

Ed finì la frase per lui. “Non aveva la libertà di discuterne.”

“Esatto,” disse Luke.

“Allora noi qui che ruolo abbiamo?”

“C’è un tizio a Baltimora. Trudy e Swann pensano che sia sporco, e che stia per scappare dalla città. Vorrei beccarlo oggi prima che scompaia. Vedere che cos’ha da dire. Non otterremo mai un mandato di arresto, almeno non con breve preavviso, quindi…”

Ed sorrise. “Vuoi che ci vada io, a prenderlo?”

Luke scrollò le spalle. “Direi che dovrebbe farlo una squadra di sei persone. Parti con un paio dei tuoi migliori per assicurarti che vada tutto a buon fine. Però portati anche un paio dei tuoi novellini. Mi piacerebbe vederli in azione, vedere che cosa abbiamo davanti.”

“La situazione com’è?” disse Ed.

“È una casa. I dettagli ce li ha Swann. Ci sono due donne e due bambini. Tre maschi adulti. Tutto ciò che vogliamo è il soggetto, che ha passato i sessanta. Io direi entrata turbolenta, azione rapida, lo beccate e lo portate fuori. Cercate di non rompere niente.”

“In altre parole,” disse Ed, “non uccidete nessuno.”

Luke annuì. “Esatto.”

“Sei proprio delicato,” disse Ed.

Luke sorrise. “Ci provo.”

“Ok. Consideralo fatto.”

CAPITOLO SEI

8:40 ora della costa orientale

Westgate

Baltimora, Maryland

“Vedi il posto?” disse Ed nel microfono.

La profonda voce gutturale di Mark Swann si fece sentire nella cuffia. “Vuoi dire in tempo reale?”

Ed scosse la testa. “No, voglio dire nel 1978. Sì, in tempo reale, Swann.”

“Certo che no. Non vedo niente. Oggi non ho un drone in volo, e anche se potessi metterne su uno, le nuvole sono troppo basse. Tutto ciò che vedo viene dalle telecamere che avete addosso.”

“Quindi non vedi che cosa succede sul retro.”

“No, non al momento. Ma tu hai la mappa aerea, no? E la pianta?”

Ed sospirò. “Sì.” Sarebbero entrati alla cieca.

“Allora dovresti essere a posto.”

Ed sedeva sul retro di un furgone bianco parcheggiato in strada a trenta metri dalla casa in cui viveva Mustafa Boudiaf. Il mezzo aveva su un logo arancione, giallo e verde della SMECO, con nel mezzo un lampo. SMECO era l’acronimo di Southern Maryland Electrical Cooperative, un’azienda elettrica che quella zona non la serviva nemmeno.

Nel furgone con lui c’erano tre persone, i membri della sua squadra. Erano vestiti come lui – maglie di lana nere a maniche lunghe, pesanti giubbotti tattici e pantaloni cargo foderati di un Dragon Skin leggero. Sopra ai giubbotti tattici c’erano giubbotti gialli riflettenti con il logo della SMECO – proprio come quelli che indosserebbero operai usciti per sistemare un’interruzione elettrica in una giornata nevosa. Sulla testa avevano caschi bianchi da combattimento con maschere a cerniera, attualmente tirate su. Una persona non certa di quello che stava guardando avrebbe potuto immaginare che i caschi fossero elmetti protettivi.

Ed lanciò un’occhiata fuori dal lunotto. Era un quartiere relativamente benestante. La casa era di stucco marrone chiaro, anonima, a due piani, situata lontana dalla strada, oltre un ampio prato. Un bovindo dava sulla strada, accanto a un portone rosso. Sul lato destro c’era un vialetto con sul davanti una Town Car nera della Lincoln e forse una specie di Toyota dietro. Sul lato sinistro c’era uno stretto viale tra le proprietà. Una lunga siepe costeggiava il marciapiede davanti.

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