E non aveva ancora finito. Stava avanzando di nuovo.
La gente gli corse accanto su entrambi i lati, cercando di allontanarsi dal combattimento. Una donna sovrappeso, ben vestita in un completo beige con la gonna, cadde sulle lastre di pietra tra Murphy e Luke. Due uomini corsero ad aiutarla. Dall’altra parte della pila di persone, Murphy agitò la testa per la frustrazione.
A destra di Luke c’era la bassa barriera che separava i visitatori dalla fiamma eterna. La oltrepassò per uscire all’aperto sulla pavimentazione di pietra. Il suo avversario lo seguì. Luke si tolse la giacca del completo, rivelando la fondina da spalla e la pistola di servizio al di sotto. Qualcuno gridò.
“Una pistola! Ha una pistola!”
L’altro uomo la indicò con un sorrisetto. “Che cosa hai intenzione di fare, Stone? Vuoi spararmi?”
La folla scese di corsa dalla collina, in un esodo d’umanità.
Lui si slacciò la fondina e la lasciò cadere a terra. Si mosse verso destra, tenendo la fiamma eterna della tomba di John F. Kennedy proprio alle sue spalle e le lapidi piatte della sua famiglia di fronte. In lontananza vedeva il monumento a Washington.
“Sei sicuro di volerlo fare?” gli chiese.
Murphy oltrepassò una delle lapidi dei Kennedy.
“Non c’è niente che desideri di più.”
Luke alzò le mani e puntò lo sguardo sul suo avversario. Tutto il restò svanì. Vedeva l’altro uomo come se fosse stato avvolto da una strana luce, o sotto un riflettore. Murphy aveva le braccia più lunghe, ma lui era più forte.
Gli fece segno con le dita della mano destra.
“Allora fatti sotto.”
Murphy l’aggredì. Finse un gancio sinistro, ma poi gli sferrò un colpo con la destra. Luke lo evitò e si scagliò in avanti con il pugno destro. L’altro glielo allontanò con uno spintone. Ormai erano vicini, proprio come aveva progettato Luke.
All’improvviso si afferrarono a vicenda. Luke gli fece perdere l’equilibrio con un calcio e lo sollevò per aria per poi sbatterlo a terra con un tonfo. Avvertì l’impatto del suo corpo. Le lastre di pietra vibrarono per la violenza dell’urto. La testa dell’altro uomo rimbalzò contro la piattaforma ruvida che ospitava la fiamma di Kennedy.
La maggior parte degli uomini non si sarebbe rialzata. Ma non Murphy. Non un Delta.
Spinse in avanti di nuovo la mano destra. Graffiò il volto di Luke, cercando di trovare i suoi occhi, ma lui gettò la testa all’indietro.
Poi Murphy attaccò con la sinistra, chiusa in un pugno. Gli colpì un lato della testa, facendogli fischiare le orecchie.
Dopo toccò ancora alla destra. Luke la bloccò, ma l’altro si stava già alzando da terra. Gli si gettò addosso ed entrambi caddero a terra all’indietro. Murphy gli era sopra. Il contenitore metallico che conteneva la fiamma, alto quindici centimetri, era appena alla destra di Luke.
Il vento soffiò la lingua di fuoco verso di loro. Lui ne sentì il calore.
Con tutta la sua forza afferrò l’avversario e lo roteò alla sua destra. La schiena dell’uomo colpì la fiamma eterna. Il fuoco gli divampò attorno ed entrambi ci rotolarono sopra. Luke atterrò sul fianco sinistro e usò la spinta per continuare a rotolarsi.
Salì sopra Murphy e gli afferrò la testa tra entrambe le mani.
L’altro gli sferrò un pugno in faccia.
Non ebbe un gran effetto e Luke reagì sbattendogli il cranio sul cemento.
L’ex commilitone cercò di spingerlo via.
Luke gli scaraventò di nuovo la testa a terra.
“FERMI!” gridò una voce profonda e roca.
La canna di una pistola si premette alla tempia di Luke. Lo colpì forte. Con la coda dell’occhio, vide due grandi mani nere strette attorno all’arma, e dietro un’uniforme blu.
Subito alzò le braccia per aria.
“Polizia,” si qualificò la voce, con un po’ più di calma.
“Signore, sono l’agente Luke Stone dell’FBI. Il mio distintivo è nella giacca laggiù.”
Apparvero altre uniformi blu. Lo circondarono, strappandolo da Murphy. Lo spinsero a terra e lo tennero a faccia in giù contro le pietre. Lui si accasciò il più possibile per non offrire alcuna resistenza. Diverse mani lo tastarono per perquisirlo.
Guardò Murphy. Stava subendo lo stesso trattamento.
Spero che tu non abbia un’arma, pensò.
Dopo un istante lo lasciarono alzare in piedi. Si guardò attorno. C’erano dieci agenti di polizia attorno a loro. Poco più in là si profilava una figura familiare. Big Ed Newsam, che li teneva d’occhio da una modesta distanza.
Un poliziotto gli tese la giacca, la fondina e il distintivo.
“Okay, agente Stone, che problema abbiamo qui?”
“Nessuno.”
L’agente indicò Murphy, che era seduto sulle lastre di pietra, con le braccia strette attorno alle ginocchia. Aveva ancora lo sguardo annebbiato, ma stava tornando in sé.
“Chi è quel tizio?”
Luke sospirò e scosse la testa. “È un mio amico. Un vecchio commilitone.” L’ombra di un sorriso gli apparve sulle labbra e si strofinò il volto. Ritirò la mano coperta di sangue. “Lo sa, a volte queste riunioni…”
La maggior parte dei poliziotti si stava allontanando.
Lui gettò un’occhiata all’altro uomo. Murphy non dava segno di volersi alzare. Allora Luke infilò una mano nella tasca della giacca per tirare fuori un biglietto da visita. Lo fissò per un secondo.
Luke Stone, agente speciale.
In un angolo c’era il logo del Gruppo d’Intervento Speciale. Sotto il suo nome c’era un numero di telefono con cui chiamare la segreteria del suo ufficio. C’era qualcosa di assurdamente soddisfacente in quel biglietto.
Lo lanciò verso Murphy.
“Ecco, idiota. Chiamami. Avevo intenzione di offrirti un lavoro.”
Gli girò le spalle e si avviò verso Ed Newsam. Il collega indossava una camicia con una cravatta scura e aveva un blazer appoggiato a una spalla. Era grosso quanto una montagna. I muscoli gli tendevano gli abiti. Aveva capelli e barba neri, e il suo volto era giovanile, senza una sola ruga sulla pelle.
Scosse la testa e sorrise. “Che stai facendo?”
Luke scrollò le spalle. “In realtà non lo so. E tu?”
“Mi hanno mandato per riportarti indietro,” rispose Ed. “Abbiamo una missione. Liberazione di ostaggi. Alta priorità.”
“Dove?”
Ed scosse la testa. “Riservato. Non lo sapremo fino al briefing. Ma ci vogliono pronti a muoverci non appena ci avranno ragguagliati.”
“Quando è il briefing?”
Ed si era già girato per scendere dalla collina.
“Adesso.”
12:20 p.m. Ora legale orientale
Quartier generale del Gruppo d’Intervento Speciale
McLean, Virginia
“Non preoccuparti, sei sempre carino.”
Luke era nel bagno dello spogliatoio dei dipendenti. Si era tolto la camicia e si stava lavando la faccia nel lavandino. Un profondo graffio gli attraversava la guancia sinistra. La sua mascella destra era arrossata e illividita, e stava iniziando a gonfiarsi. Murph aveva messo a segno un bel colpo.
Anche le sue nocche erano graffiate e doloranti. Le ferite erano aperte e sanguinavano ancora. Anche lui aveva messo a segno qualche pugno discreto.
Ed gli apparve alle spalle. Si era rimesso la giacca e sembrava un professionista navigato ed elegante. Luke avrebbe dovuto essere il suo superiore, ma non poteva neanche reindossare la sua giacca dato che si era sporcata cadendo a terra.
“Andiamo, amico,” gli disse. “Siamo già in ritardo.”
“Sembrerò un pezzente.”
Ed fece spallucce. “La prossima volta fai come me. Tieni un completo in più qui nello spogliatoio, e già che ci sei anche degli abiti casuali. Sono sorpreso di doverti insegnare io queste cose.”
Luke si era rimesso la maglietta e cominciò ad abbottonarsi la camicia. “Come no, ma per ora come faccio?”
Читать дальше