Jack Mars - Comando Primario - Le Origini di Luke Stone—Libro #2

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Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2: краткое содержание, описание и аннотация

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“Uno dei migliori thriller di quest’anno.”--Books and Movie Reviews (re A ogni costo)In COMANDO PRIMARIO (Le origini di Luke Stone—Libro #2), un travolgente thriller dello scrittore di bestseller #1 Jack Mars, il veterano della squadra d’élite Delta Force Luke Stone, 29 anni, guida il Gruppo di Intervento Speciale dell’FBI in una missione mozzafiato per salvare ostaggi americani da un sottomarino nucleare. Ma quando la situazione precipita, e il presidente sconvolge il mondo con la sua reazione, potrebbe stare proprio a Luke non solo salvare gli ostaggi, ma anche il mondo.  COMANDO PRIMARIO è un thriller militare da leggere tutto d’un fiato, un’avventura eccitante che vi terrà svegli tutta la notte. Il precursore della serie bestseller #1 LUKE STONE, ci porterà indietro dove tutto ha avuto inizio. Una serie emozionante dall’autore di bestseller Jack Mars, definito “uno dei migliori scrittori di thriller” del momento. “Il thriller al suo meglio.”--Midwest Book Review (re A ogni costo)Inoltre è disponibile la serie thriller bestseller di Jack Mars LUKE STONE (7 libri), che inizia con A ogni costo (Libro #1), un download gratuito con più di 800 recensioni a cinque stelle!

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Sorrise tra sé e sé. Per quanto dolorosa fosse quella situazione, gli forniva anche un’opportunità. Era l’occasione per riprendersi il potere. Era il momento di tagliare fuori da giochi la CIA e il Pentagono, l’NSA, la DIA e tutte le altre agenzie di spionaggio esistenti.

La consapevolezza di quello che stava per fare fece sentire David Barrett di nuovo in controllo, per la prima volta dopo molto tempo.

“Sono d’accordo,” disse. “Dobbiamo salvare quegli uomini, e il più in fretta possibile. E io so esattamente come faremo.”

CAPITOLO TRE

10:55 a.m. Ora legale orientale

Cimitero nazionale di Arlington

Arlington, Virginia

Luke Stone stava guardando Robby Martinez nella trincea. L’uomo urlava.

“Arrivano da tutte le parti!”

Aveva gli occhi sgranati. Le sue pistole erano finite chissà dove. Aveva preso un AK-47 da un talebano e stava pugnalando con la baionetta chiunque oltrepassasse il muro. Luke lo fissò in preda all’orrore. Martinez era un’isola, una minuscola barca che lottava contro un’onda di combattenti talebani.

E lo stavano sommergendo. Svanì, sepolto sotto i loro corpi.

Era notte. Stavano cercando di arrivare vivi al sorgere del sole, ma quello si rifiutava di sorgere. Avevano finito le munizioni. Faceva freddo e Luke non aveva più la camicia. Se l’era strappata nella foga del combattimento.

Guerriglieri talebani barbuti e col turbante si riversavano oltre le mura di sacche di sabbia dell’avamposto. Scivolavano, cadevano e si gettavano in avanti. Uomini gli gridavano tutt’intorno.

Uno oltrepassò il muro con un’accetta di metallo.

Gli sparò in faccia. Il combattente giacque a terra contro le sacche, con un buco sanguinolento al posto del volto. Non aveva più la faccia, ma ora Luke aveva la sua accetta.

Si gettò tra i guerriglieri che circondavano Martinez, agitando la lama. Il sangue schizzò. Li fece a pezzi, li tagliò a brandelli.

Il suo commilitone riapparve, chissà come ancora in piedi, sferrando colpi con la baionetta.

Luke affondò l’accetta nel cranio di un nemico. Penetrò troppo. Non riusciva più a staccarla. Persino con l’adrenalina che gli scorreva nel corpo non gli rimanevano più forze. La strattonò, e poi di nuovo… e alla fine si arrese. Guardò Martinez.

“Stai bene?”

L’altro scrollò le spalle. Aveva il volto rosso di sangue. La sua maglia ne era satura. Di chi era? Il suo? Il loro? Martinez cercò di riprendere fiato e indicò i corpi che li circondavano. “Sono stato meglio di così. Te lo garantisco.”

Luke batté le palpebre e il suo commilitone svanì.

Al suo posto c’erano file su file di semplici lapidi bianche, a migliaia, che si estendevano sulle basse colline verdi a perdita d’occhio. Era una bella giornata, assolata e calda.

Alle sue spalle, una cornamusa solitaria suonava “Amazing Grace”.

Sei giovani Ranger dell’esercito stavano trasportando un feretro lucido, coperto dalla bandiera americana, verso una tomba aperta. Martinez era stato un Ranger prima di unirsi alla squadra Delta. I soldati avevano un aspetto formale nelle loro alte uniformi e i berretti beige, ma sembravano anche giovani. Molto, molto giovani, quasi bambini che giocassero a travestirsi.

Li fissò. Non riusciva quasi a pensare a loro. Fece un profondo respiro. Era esausto. Non riusciva a ricordare un momento—non quando era stato all’accademia per i Ranger, né durante il processo di selezione per la Delta e nemmeno in zona di guerra—in cui era stato tanto stanco.

Il bambino, Gunner, suo figlio appena nato… si rifiutava di dormire. Né di notte né di giorno. Quindi neanche lui e Becca chiudevano occhio. In più Becca non riusciva a smettere di piangere. Il dottore le aveva diagnosticato la depressione post partum, complicata dalla stanchezza.

La madre della donna era andata a vivere nel cottage con loro. Non stava andando bene. La madre di Becca… da dove iniziare? Non aveva mai lavorato un solo giorno in tutta la sua vita. Sembrava sbalordita che ogni mattina Luke uscisse per affrontasse il viaggio fino ai sobborghi della Virginia, a Washington DC. E sembrava ancora più sconcertata che non tornasse fino a sera.

Il cottage rustico, che si trovava su una splendida scogliera sopra Chesapeake Bay, era di proprietà della sua famiglia da un secolo. La donna ci andava sin da quando era una bambina e ora si comportava come se fosse casa sua. In effetti lo era.

Aveva cominciato a insinuare che lei, Becca e il bambino avrebbero fatto meglio a trasferirsi nella sua casa ad Alexandria. Per Luke la parte più difficile era che gli stava iniziando a sembrare una buona idea.

Aveva preso a fantasticare di arrivare al cottage dopo una lunga giornata e di trovare il posto completamente vuoto. Riusciva quasi a vedersi. Luke Stone apre il frigo, afferra una birra ed esce nella veranda sul retro. È arrivato appena in tempo per godersi il tramonto. Si siede sulla sedia da giardino e…

CRACK!

Luke trattenne un sobbalzo.

Alle sue spalle una squadra di sette fucilieri aveva sparato una raffica in aria. Il suono riecheggiò tra le colline. Poi spararono ancora. E ancora.

Un saluto con ventun colpi, sette fucili alla volta. Era un onore che non meritavano tutti. Martinez era un veterano pluridecorato in due teatri di guerra. Ora era morto per sua stessa mano. Ma non doveva andare così.

Tre dozzine di soldati erano in formazione vicino alla fossa. Una manciata di agenti ed ex agenti della Delta in abiti civili erano poco distanti. Gli uomini della Delta si riconoscevano sempre perché sembravano rock star. Si vestivano come rock star. Erano grossi e muscolosi, in maglietta e blazer, e pantaloni color cachi. Portavano la barba lunga e gli orecchini. Uno portava una larga cresta tagliata corta.

Luke era da solo, in un completo nero, e stava studiando la folla alla ricerca di qualcuno che si aspettava di trovare: un uomo chiamato Kevin Murphy.

Davanti a tutti c’era una fila di sedie bianche. Una donna di mezza età vestita di nero si stringeva a un’altra. Accanto a loro, una guardia d’onore composta da tre Ranger, due Marine e un Aviere stava togliendo la bandiera dal feretro per ripiegarla con cura. Uno dei soldati si abbassò su un ginocchio di fronte alla donna in nero e le presentò la bandiera.

“A nome del presidente degli Stati Uniti,” disse il giovane Ranger con voce rotta, “dell’esercito degli Stati Uniti e di tutta la nazione, la prego di accettare questa bandiera come simbolo di riconoscenza per l’onorevole e fedele servizio reso da suo figlio.”

Luke guardò di nuovo gli uomini della Delta. Uno si era allontanato dal gruppo per incamminarsi da solo su una collina erbosa tra le lapidi bianche. Era alto e snello, con capelli biondi tagliati molto corti. Portava un paio di jeans e una camicia azzurro chiaro. Nonostante la sua magrezza, aveva spalle ampie e braccia e gambe muscolose. Le braccia sembravano quasi troppo lunghe per il suo corpo, come quelle di un giocatore di basket d’élite. O di uno pterodattilo.

Avanzava lentamente, senza alcuna fretta. Sembrava non avesse impegni pressanti. Teneva lo sguardo chino sull’erba mentre camminava.

Murphy.

Luke lasciò il servizio funebre e lo seguì sulla collina. Aveva il passo più rapido dell’altro uomo e guadagnò in fretta terreno.

Martinez era morto per diversi motivi, ma quello più ovvio era che si era fatto saltare il cervello nel suo letto d’ospedale. E qualcuno gli aveva portato una pistola per farlo. Luke era sicuro al cento percento di chi fosse stato.

“Murphy!” disse. “Aspetta un minuto.”

L’altro uomo alzò lo sguardo e si girò. L’istante prima era parso assorto nei suoi pensieri, ma il suo sguardo si fece subito attento. Aveva un volto stretto come quello di un rapace, a modo suo attraente.

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