OBIETTIVO PRIMARIO
(LE ORIGINI DI LUKE STONE—LIBRO 1)
J A C K M A R S
Jack Mars
Jack Mars è l’autore della serie thriller best-seller di LUKE STONE, che include i thriller di suspense A OGNI COSTO (libro #1), IL GIURAMENTO (libro #2), SALA OPERATIVA (libro #3), CONTRO OGNI NEMICO (libro #4), OPERAZIONE PRESIDENTE (libro #5), e IL NOSTRO SACRO ONORE (libro #6).
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LIBRI DI JACK MARS
SERIE THRILLER DI LUKE STONE
A OGNI COSTO (Libro #1)
IL GIURAMENTO (Libro #2)
SERIE PREQUEL LE ORIGINI DI LUKE STONE
OBIETTIVO PRIMARIO (Libro #1)
COMANDO PRIMARIO (Libro #2)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
16 marzo 2005
2:45 p.m. Afghanistan Time (5:15 a.m. Eastern Daylight Time)
Aeroporto militare di Bagram
Provincia di Parwan, Afghanistan
“Luke, non sei costretto a farlo,” stava dicendo il colonnello Don Morris.
Il sergente di prima classe Luke Stone era in piedi, in posizione di riposo nell’ufficio di Don. L’ufficio stesso si trovava dentro un capanno di metallo ondulato Quonset, non lontano da dove si estendeva la nuova pista.
L’aeroporto era un paese delle meraviglie di fragore costante: c’erano scavatori che bucavano e spianavano la terra, operai che montavano a martellate centinaia di baracche in compensato per sostituire le tende in cui le truppe di stanza nella zona avevano abitato in precedenza, e come se non bastasse, tutto intorno sulle montagne risuonava gli attacchi missilistici talebani, insieme agli attentatori e i motociclisti suicidi che si facevano esplodere davanti alla cancellata d’ingresso.
Luke scrollò le spalle. Portava i capelli un po’ più lunghi di quanto prevedesse il regolamento militare. Non si rasava da tre giorni e indossava una tuta da pilota senza alcun indicazione del suo grado.
“Eseguo solo gli ordini, signore.”
Don scosse la testa. I suoi capelli tagliati a spazzola erano neri, screziati di grigio e bianco. Aveva un volto che sembrava scavato nella roccia. In realtà, tutto il suo corpo sembrava di pietra. I suoi occhi azzurri erano profondi e intensi. Il colore della chioma e le linee del volto erano gli unici segni che Don Morris avesse più di cinquant’anni.
Il colonnello stava infilando i pochi oggetti personali del suo ufficio dentro delle scatole. Uno dei leggendari fondatori della Delta Force si stava ritirando dall’esercito degli Stati Uniti. Era stato selezionato per formare e gestire una piccola agenzia di intelligence a Washington, DC, un gruppo semi-autonomo all’interno dell’FBI. Don ne parlava come di una Delta Force civile.
“Non osare chiamarmi signore,” ribatté. “E se oggi esegui degli ordini, allora ascolta questo: rifiuta la missione.”
Luke sorrise. “Temo che non sia più il mio comandante. I suoi ordini non hanno molto peso di questi tempi. Signore.”
Gli occhi di Don incontrarono quelli di Luke che sostenne il suo sguardo per un lungo momento.
“È una trappola mortale, figliolo. Due anni dopo la caduta di Baghdad, lo sforzo bellico in Iraq è praticamente inesistente. Qui nella terra di Dio, controlliamo il perimetro di questa base, l’aeroporto di Kandahar, il centro di Kabul e poco altro. Amnesty International, la Croce Rossa e la stampa europea non fanno altro che gridare di presunte prigioni segrete e di camere delle torture, persino qui, a trecento metri da dove ci troviamo. I piani alti farebbero di tutto per fargli cambiare idea. Gli serve una vittoria con la V maiuscola. E Heath vuole aggiudicarsi un’altra medaglia. Non vuole altro. Non vale la pena di morire solo per questo.”
“Il tenente colonnello Heath ha deciso di guidare personalmente l’attacco,” replicò Luke. “Ne sono stato informato meno di mezz’ora fa.”
Don si incurvò su se stesso. Poi annuì.
“Non c’è da sorprendersi,” commentò. “Sai come chiamavamo Heath? Capitano Achab. Si fissa su una cosa, la sua balena personale, e la insegue fino in fondo al mare. Ed è felice di trascinare con sé tutti i suoi uomini.”
Don si interruppe e sospirò.
“Ascolta, Stone, tu non hai niente da dimostrare a me o a nessun altro. Ti sei guadagnato un lasciapassare. Puoi rifiutare la missione. Che diavolo, se lo volessi tra un paio di mesi potresti lasciare l’esercito e unirti a me a Washington. Ne sarei felice.”
Quello fu il turno di Luke di sospirare. “Don, non siamo tutti uomini di mezza età. Ho trentun anni. Non credo che giacca e cravatta e un pranzo alla scrivania siano quello che fa per me.”
Don stringeva tra le mani una foto incorniciata. Indugiò sopra una scatola aperta. La fissò. Era l’immagine sbiadita di quattro giovani uomini a torso nudo, Berretti Verdi, che facevano smorfie da duri davanti alla macchina fotografica prima di una missione in Vietnam. Lui era l’unico dei quattro a essere ancora vivo.
“Neanche per me,” rispose Don.
Spostò lo sguardo su di nuovo Luke.
“Non morire là fuori.”
“Non ne ho l’intenzione.”
Don abbassò di nuovo lo sguardo sulla foto. “Non ce l’ha mai nessuno.”
Per un momento guardò fuori dalla finestra, verso le montagne innevate del Hindu Kush che si alzavano attorno a loro. Agitò la testa. Il suo ampio petto si alzò e si abbassò. “Mi mancherà questo posto.”
***
“Signori, questa missione è un suicidio,” disse l’uomo davanti alla sala. “Ed è per questo che mandano uomini come noi.”
Luke era seduto su uno sgabello pieghevole nella scialba sala riunioni di mattoni, insieme ad altri ventidue uomini accomodati sulle sedie attorno a lui. Erano tutti agenti della Delta Force, il meglio del meglio. E la missione, da quello che aveva capito, era complicata, ma non necessariamente un suicidio.
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