Nonostante la costruzione di ogni appartamento del grattacielo fosse costata 9 volte il previsto, gli affitti rimasero minimi: un modello evidentemente non sostenibile su larga scala, ma molto utile a livello propagandistico.
Tornando su Stalinallee, l’attuale Karl-Marx-Allee, e proseguendo in direzione di Strausberger Platz si trova, poco più avanti sulla sinistra, uno dei palazzi più riusciti del viale per l’armonia e la simmetria che lo caratterizza. Al pianterreno ospitava la Karl-Marx-Buchhandlung, celebre centro culturale e sociale di Berlino Est, ritratto anche in famosi film come Le vite degli Altri e Good Bye, Lenin!. Alla sua apertura nel 1953 era la libreria più grande di Berlino: 1200 metri quadrati su 2 piani. Dopo la riunificazione sopravvisse in versione molto ridotta, con gran parte degli spazi utilizzati dall’ordine degli architetti, ma dovette chiudere nel 2008. Divenne poi la sede di una casa di produzione cinematografica, che nel 2015 permise la creazione di un salone letterario al pianterreno, sopravvissuto solo fino al 2016.
13. La facciata della Karl-Marx-Buchhandlung nel 1954. La celeberrima insegna è protetta come bene storico-culturale.
Molti altri esercizi commerciali non sopravvissero alla riunificazione: nel 1993 ne erano ancora aperti solo 26 dei precedenti 149. Negli ultimi anni la situazione è molto migliorata, anche grazie al completo restauro dei palazzi che ha fatto tornare attrattiva la zona, ma il viale lunghissimo e larghissimo rimane in effetti più adatto alle parate che al passeggio e allo shopping.
A fianco dell’ex libreria resiste ancora il Cafè Sibylle, inaugurato nel 1953 insieme al viale e poi rinominato così in omaggio a una celebre rivista femminile considerata “la Vogue della DDR”, la cui redazione spesso si riuniva e organizzava eventi lì. Sibylle era una rarissima vetrina sul mondo della moda e del lusso, che però doveva essere proposto senza riferimenti al consumismo occidentale. Perciò, ad esempio, gli abiti non erano accompagnati dall’indicazione della casa di moda occidentale che li aveva realizzati, ma da cartamodelli per riprodurli. L’importanza della rivista non riguarda però il solo mondo della moda: mentre nella DDR le altre pubblicazioni subivano una forte censura, la moda non era presa sul serio, quindi era poco controllata. Ciò permetteva ai fotografi di avere una libertà molto maggiore di mostrare il Paese com’era nella realtà e addirittura di mandare messaggi in codice di critica politica e sociale attraverso le loro immagini. Di conseguenza molti professionisti di talento si diedero alla fotografia di moda per Sibylle come unico mezzo per esprimersi ed essere pubblicati con una certa frequenza.
La rivista fu vittima della caduta del Muro (dopo una serie di esperimenti falliti, cessò di essere pubblicata nel 1995), mentre il locale, chiuso subito dopo la riunificazione, ha riaperto negli anni 2000 cercando di offrire l’atmosfera di Stalinallee di un tempo. Infatti ha ancora alcune decorazioni originali e ospita una piccola ma interessante mostra sulla storia del viale. Fra gli oggetti in esposizione, un orecchio e i baffi della statua monumentale di Stalin che si trovava poco distante, portata nel 1951 da Stalingrado in aereo.
14. La statua di Stalin di fronte alla “Casa della cultura degli operai edili” nel 1952. Tutto intorno i cantieri per la costruzione di Stalinallee.
Poco dopo l’avvio del progetto del viale a lui dedicato, nel 1953 Stalin morì e passò presto dall’essere il leader indiscusso dell’Unione Sovietica a essere fortemente criticato dai suoi successori, che avviarono il cosiddetto processo di destalinizzazione. Il leader della DDR, Walter Ulbricht, si uniformò alla decisione di Mosca di dimenticare Stalin e voltare pagina: in una notte del 1961 fece asportare, distruggere e fondere la statua di Stalin e cambiare il nome alla strada. Stalinallee divenne Karl-Marx-Allee.
L’orecchio e i baffi conservati al Café Sibylle furono raccolti clandestinamente e nascosti da uno degli operai incaricati dello smantellamento. Al posto della statua furono costruite 3 fontane, che sono state restaurate e rimesse in funzione nel 2019.
15. La vista odierna del luogo in cui si trovava la statua di Stalin. Dopo il suo abbattimento furono costruite al suo posto tre fontane, che rimasero poi abbandonate e cintate da grate di metallo fino al restauro del 2019.
Proseguendo, su Strausberger Platz si affacciano due condomini (Haus des Kindes e Haus Berlin), ispirati al grattacielo a Weberwiese, che richiamano le due torri di Frankfurter Tor e segnalano la continuazione del percorso del visitatore proveniente da est verso il centro della nuova Berlino. Nelle intenzioni dell’architetto i due edifici, sviluppati in verticale con al centro una fascia quasi trasparente creata da moltissime finestre, avrebbero dovuto rappresentare il futuro luminoso della società e la serenità dei futuri abitanti degli appartamenti.
16. Strausberger Platz nel 1953, nel pieno dei lavori di costruzione di Stalinallee.
Questi due palazzi sono fra gli elementi più riconoscibili dell’iconica scena del film Good Bye, Lenin!, in cui la madre del protagonista esce di casa per la prima volta dopo la caduta del Muro e osserva la statua di Lenin trasportata da un elicottero sopra Karl-Marx-Allee. Se da Strausberger Platz si percorre Lichtenberger Strasse verso nord, si raggiunge infatti piazza delle Nazioni Unite (Platz der Vereinten Nationen), la ex piazza Lenin al centro della quale si trovava la famosa statua.
Il film si prende una serie di libertà creative rispetto agli eventi storici – la vera statua non aveva quella forma, era di granito e non di metallo, fu asportata nel 1991 e non nel 1989 e ridotta in pezzi molto più piccoli prima del trasporto – ma riesce a trasmettere alcuni dei sentimenti provati da una parte degli abitanti della zona, che insieme a storici e ad artisti protestarono contro l’asportazione. Dopo 24 anni di sepoltura sottoterra fuori città, la testa di Lenin si trova ora esposta nella mostra permanente “Svelata. Berlino e i suoi monumenti” (“Enthüllt. Berlin und seine Denkmäler”) alla Cittadella di Spandau.
17. La testa della statua di Lenin esposta nella Cittadella di Spandau.
Oltre Strausberger Platz, in direzione Alexanderplatz, si vedono le costruzioni più recenti e più vicine all’architettura che siamo abituati ad associare all’ex blocco sovietico: palazzoni squadrati, prefabbricati, quasi identici a quelli che troveremmo in una qualsiasi altra città di un qualsiasi altro Paese ex socialista, ma anche edifici simbolici arricchiti da particolari decorazioni. Questo fu il secondo lotto di costruzione del viale, realizzato fra il 1959 e il 1965.
Abbandonato il monumentalismo stalinista abbinato alle tradizioni costruttive nazionali – che aveva caratterizzato la seconda fase dell’architettura della DDR, dopo quella della ricostruzione dell’immediato dopoguerra – qui fu adottato per la prima volta in larga scala il cosiddetto modernismo socialista. Ispirato alle avanguardie sia dell’Est che dell’Ovest, rappresenta la terza fase dell’architettura della DDR, la più originale e fiorente, e sarebbe poi stato ampiamente utilizzato per una serie di edifici di rappresentanza sorti dalla metà degli anni Sessanta (v. Palazzo del Consiglio di Stato, Palazzo della Repubblica, Gästehaus di fronte al Castello di Schönhausen).
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