Clementine Skorpil - Max Leitner

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Max Leitner ha trascorso ventisei anni in prigione. Per cinque volte è riuscito a evadere. Per cinque volte è stato nuovamente imprigionato. Il romanzo ripercorre la vita di un uomo insolito e contraddittorio. Un uomo che ha derubato banche a mano armata ma che non ha mai sparato a nessuno e non ha mai ferito gravemente nessuno: perché Max Leitner crede in Dio, nella giustizia divina, nei santi e nei demoni.
Basato su eventi realmente accaduti

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Clementine Skorpil

MAX LEITNER

IL RE DELLE EVASIONI

ROMANZO

Traduzione di Duccio Biasi

Clementine Skorpil Laureata in Sinologia e in Storia scrive per il quotidiano - фото 1

Clementine Skorpil

Laureata in Sinologia e in Storia, scrive per il quotidiano austriaco “Die Presse” ed è professoressa incaricata alla FH Wien. È autrice di romanzi e di numerosi racconti ed è stata insignita di vari premi per racconti brevi. Vive nella Bassa Austria con suo marito e i suoi due gemelli.

Ogni riferimento a persone esistenti è da considerarsi puramente casuale e involontario. Tutte le persone citate, eccetto Max Leitner, sono frutto di fantasia.

INDICE

ICH SAZ ÛF EIME STEINE ICH SAZ ÛF EIME STEINE Ich saz ûf eime steine, und dahte bein mit beine; dar ûf satzt ich den ellenbogen; ich hete in mîne hant gesmogen daz kinne und ein mîn wange. dô dâhte ich mir vil ange, wie man zer welte solte leben. deheinen rât kond ich gegeben, wie man driu dinc erwurbe, der keinez niht verdurbe. diu zwei sint êre und varnde guot, daz dicke eim ander schaden tuot: daz dritte ist gotes hulde, der zweier übergulde. diu wolte ich gerne in einen schrîn: jâ leider desn mac niht gesîn, daz guot und weltlich êre und gotes hulde mêre zesamene in ein herze komen. stîg unde wege sint in benomen: untriuwe ist in der sâze, gewalt vert ûf der strâze; fride unde reht sint sêre wunt. diu driu enhabent geleites niht, diu zwei enwerden ê gesunt. Walther von der Vogelweide

SEDEVO SU DI UN MASSO SEDEVO SU DI UN MASSO “Sedevo su di un masso / con le gambe accavallate. / Su una gamba appoggiai un gomito. / Sulla mano avevo posato / il mento e una guancia. / Così riflettei molto intensamente / su come si debba vivere a questo mondo. / Non seppi trovare alcun consiglio / su come ottenere tre cose, / senza che una vada persa. / Due di queste sono l’onore e i beni terreni, / che spesso si danneggiano a vicenda: / la terza è la grazia di Dio, / che è molto più importante delle altre due. / Io vorrei che fossero tutte nello stesso scrigno: / ma purtroppo non è possibile / che i beni e l’onore nel mondo / e la grazia di Dio in aggiunta / si riuniscano nello stesso cuore. / La loro strada è sbarrata: / la slealtà è in agguato, / la violenza è per le vie, / la pace e il diritto sono feriti gravemente. / Se questi due non guariscono, / quelle tre non potranno essere difese.” * Walther von der Vogelweide * Traduzione da: Andrea Palermo, voce “Walther von der Vogelweide”, Enciclopedia Treccani online, www.treccani.it/enciclopedia/walther-von-der-vogelweide_(Federiciana)/

PARTE PRIMA PARTE PRIMA

I DANNI DELLA TEMPESTA

UNA LEGGENDA

L’IMPIEGO DEGLI ELICOTTERI

IL VALZER DELLA BIONDINA

LA VITA

IL PREZZO DEL NOLEGGIO

F17

TRADIMENTO

TARDA ESTATE

GUERRA

ACCERTAMENTO DEL NUMERO LEGALE

SEDEVO SU DI UN MASSO

ADDIO INNSBRUCK BELLA

PACE

TRAPANARE E LAVORARE

ULTIME DOMANDE

VIAGGIO IN ITALIA

IL VERDETTO

FUORI IN ATTESA

IL PRINCIPIO DI LEITNER

ESSERE FUORI

GUARDIE E LADRI

RESTARE FUORI

NEL PARADISO DELLE VACANZE

HALLALÌ!

MALESSERE

LA GRANDE PAROLA D’ONORE DI UN BANDITO

EUREKA!

PARTE SECONDA

IL MAESTRO

GIOCHI AL COMPUTER

VA’ PENSIERO, SULL’ALI DORATE

PENSARE POSITIVO

PIZZINI

FRATELLINO E SORELLINA

SPINGERE PIETRE SU PER LA CHINA

IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA

MAX IL FORTUNATO

VEDERE NEL FUTURO

BONNIE E CLYDE

PERDUTO

NEL BOSCO E NEI CAMPI

TROVATO!

SOGNO DI UN FURGONE BLINDATO

SCARTOFFIE

ARRIVA L’ISPETTORE

I GIORNI DELLA CANICOLA

CHI NON INTRISE IL SUO PANE DI PIANTO

GIACULATORIA

NAMASTÉ

LEITNER MAX IS OUT

ON THE ROAD AGAIN

CONTRO I MULINI A VENTO

CASABLANCA

CHARLES LINDBERGH

INTIMIDAZIONE

PURGATORIO

BUNGA BUNGA

PARADISO

LEVIATANO

COMMIATO

POSTFAZIONE

RINGRAZIAMENTI

ICH SAZ ÛF EIME STEINE

Ich saz ûf eime steine,

und dahte bein mit beine;

dar ûf satzt ich den ellenbogen;

ich hete in mîne hant gesmogen

daz kinne und ein mîn wange.

dô dâhte ich mir vil ange,

wie man zer welte solte leben.

deheinen rât kond ich gegeben,

wie man driu dinc erwurbe,

der keinez niht verdurbe.

diu zwei sint êre und varnde guot,

daz dicke eim ander schaden tuot:

daz dritte ist gotes hulde,

der zweier übergulde.

diu wolte ich gerne in einen schrîn:

jâ leider desn mac niht gesîn,

daz guot und weltlich êre

und gotes hulde mêre

zesamene in ein herze komen.

stîg unde wege sint in benomen:

untriuwe ist in der sâze,

gewalt vert ûf der strâze;

fride unde reht sint sêre wunt.

diu driu enhabent geleites niht, diu zwei enwerden ê gesunt.

Walther von der Vogelweide

SEDEVO SU DI UN MASSO

“Sedevo su di un masso / con le gambe accavallate. / Su una gamba appoggiai un gomito. / Sulla mano avevo posato / il mento e una guancia. / Così riflettei molto intensamente / su come si debba vivere a questo mondo. / Non seppi trovare alcun consiglio / su come ottenere tre cose, / senza che una vada persa. / Due di queste sono l’onore e i beni terreni, / che spesso si danneggiano a vicenda: / la terza è la grazia di Dio, / che è molto più importante delle altre due. / Io vorrei che fossero tutte nello stesso scrigno: / ma purtroppo non è possibile / che i beni e l’onore nel mondo / e la grazia di Dio in aggiunta / si riuniscano nello stesso cuore. / La loro strada è sbarrata: / la slealtà è in agguato, / la violenza è per le vie, / la pace e il diritto sono feriti gravemente. / Se questi due non guariscono, / quelle tre non potranno essere difese.” *

Walther von der Vogelweide

*Traduzione da: Andrea Palermo, voce “Walther von der Vogelweide”, Enciclopedia Treccani online, www.treccani.it/enciclopedia/walther-von-der-vogelweide_(Federiciana)/

PARTE PRIMA

I DANNI DELLA TEMPESTA

Aria, aria fresca. L’aria fresca è ovunque, basta respirarla. Possono farlo tutti, perché l’aria non costa nulla. Nemmeno ai più poveri tra i poveri – gli affamati d’Africa e i cenciosi degli slums – manca l’aria. L’aria non ha sostanza: non è bella e non è brutta, non è dura né soffice, non è rumorosa né silenziosa, non emette suoni stridenti né gradevoli. Cosa ci troverà la gente nell’aria fresca? Già da bambino, quando sua madre lo spediva fuori di casa per stare tranquilla con i suoi uomini, Fausto non amava per niente l’aria fresca. Restava lì per ore nel cortile di cemento, fermo accanto allo stenditoio a fissare le finestre di casa. Solo molto tempo dopo arrivò a capire che neppure sua madre era contenta di stare con gli uomini, che quello era l’unico modo per evitare che entrambi fossero costretti a respirare aria fresca per sempre, giorno e notte. A scuola non andava meglio. Con il buono o il cattivo tempo il maestro mandava i bambini in cortile a giocare a pallone o a sgranchirsi le gambe. Ma la maggior parte dei suoi compagni non correva. Stavano fermi in piedi intorno a lui, anzi gli si avvicinavano, lo spintonavano, lo prendevano a calci, lo picchiavano e lo chiamavano figlio di puttana. Già allora Fausto odiava l’aria fresca. Tutto questo l’ha appena raccontato a Max. Gli ha raccontato persino la storia dei panini. Erano deliziosi, pieni di maionese. Fausto li usava per insudiciare i bulli più grandi di lui in cortile. Fausto aveva spesso fame. Anche Max da bambino sentiva i morsi della fame. Ma non ne parla. Perché non interessa a nessuno.

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