La riflessione metapoetica a proposito della composizione poetica e della funzione che natura (φύσις) e imitazione (μίμησις) vi ricoprono è attribuita ad Agatone soltanto dalle Tesmoforiazuse di Aristofane, e sembra in realtà riflettere un tema caro al commediografo stesso (test. 27): non abbiamo elementi per accettare o rifiutare un’adesione del poeta tragico a tale prospettiva, né sappiamo quale eventuale posto essa potesse trovare all’interno della sua produzione.
La lingua di Agatone è un attico simile a quello di Euripide. Caratteristiche linguistiche come la preferenza per verbi semplici al posto dei corrispettivi composti (frr. 7. 23), il polimorfismo grammaticale (dativi brevi ai frr. 18 [ma il testo è corrotto]. 29; dativi lunghi ai frr. 9. 13. 24; desinenza di prima persona plurale in –μεθα ai frr. 11. 20; desinenza di prima persona plurale in –μεσθα al fr. 3) e l’uso di aggettivi composti (μεσόμφαλος al fr. 4; φωσφόρος al fr. 15; φιλόπονος al fr. 21) sono riconducibili in generale alla dizione poetica, ma pochi sono i termini di uso unicamente o prevalentemente poetico: κούριμος al fr. 3, μεσόμφαλος e ζυγόω al fr. 4, βροτός ai frr. 7. 9 (peraltro alternato alla forma più comune ἄνθρωπος, frr. 24. 29), φωσφόρος al fr. 15. Gli elementi linguistici più notevoli sono trasmessi, non a caso, dalla tradizione lessicografica: la forma εἰσῇσαν, più rara rispetto all’equivalente εἰσῄεσαν (fr. 1); gli hapax ἄμαρτυς (fr. 16a) e ἀντεύφρασμα, che potrebbe essere un neologismo coniato dallo stesso Agatone (fr. 30 [?]).
Per quanto riguarda lo stile, hanno per noi un grande significato la parodia di un canto di Agatone nelle Tesmoforiazuse di Aristofane e la rappresentazione del poeta nel Simposio di Platone (test. 21): alcuni degli aspetti che emergono da questi due testi sono confermati dai pochi e brevi frammenti. Elemento caratteristico è l’alto grado di elaborazione retorica, nel solco della tradizione risalente a Gorgia (testt. 5. 21), realizzata attraverso figure di suono come la paronomasia e l’omoteleuto (contenuti in pressoché tutti i frammenti, a esclusione di quelli lessicografici, costituiti da una sola parola), e l’uso di sentenze e metafore. La costruzione della frase è ricercata e simmetrica, con ampio uso di parallelismi e antitesi (frr. 6. 8. 9. 11. 12. 14. 34 [?]), che rappresentano una caratteristica peculiare di Agatone (testt. 21. 22). Possiamo riconoscere una tendenza a ripetere, variare e amplificare il medesimo concetto, con la conseguente moltiplicazione di figure etimologiche e foniche. L’effetto finale è al tempo stesso elegante e ricercato, superfluo e ridondante.
Dei 34 frammenti attribuiti con più o meno certezza ad Agatone, 27 sono in trimetri giambici (frr. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 11. 12. 13. 14. 15. 16a. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 32 [?]. 34 [?]), uno solo, peraltro di attribuzione incerta, potrebbe essere in anapesti e appartenere a una sezione lirica (fr. 31 [?]). Abbiamo tuttavia a disposizione il canto di Agatone nelle Tesmoforiazuse aristofanee (vv. 101–129), un esempio di lirica corale da interpretarsi probabilmente come imitazione di un tipico corale agatoneo (test. 23). Notiamo l’abbandono della struttura strofica e una marcata varietà ritmica, in cui spicca il ricorso ai metri ionici (evocanti atmosfere arcaizzanti ed esotiche), in linea con le tendenze musicali di fine V sec. a.C.
Sotto l’aspetto musicale, Agatone si presenta come un innovatore di primo piano del genere tragico. A lui è attribuita l’introduzione nella tragedia del genere cromatico (fr. 3a) e dei modi ipofrigio e ipodorico (test. 24c). Altre caratteristiche che possiamo ricostruire dalle testimonianze sono la modulazione musicale, il ricorso al falsetto, la composizione in harmoniai proprie di altri generi, come l’ harmonia frigia tipica del ditirambo (testt. 23. 24. 25). Possiamo riconoscere anche in questi tratti l’adesione di Agatone alle tendenze musicali della seconda metà del V sec. a.C., sorte in un primo momento in ambito citarodico e ditirambico, e adottate quindi dagli autori teatrali più ricettivi (testt. 23. 25).
I frammenti agatonei rappresentano per la maggior parte massime di carattere morale. Il contenuto sentenzioso si ritrova in termini simili anche in altri poeti tragici: per il fr. 3, cfr. Aeschyl. fr. 313 Radt; per il fr. 5, cfr. Soph. Aj . 377s.; Tr . 743s.; per il fr. 7, cfr. Eur. fr. 1070 Kannicht; per il fr. 9, cfr. Eur. fr. 396 Kannicht; per il fr. 12, cfr. Eur. fr. 1036 Kannicht; per il fr. 14, cfr. Eur. fr. 199 Kannicht; per il fr. 20, cfr. Trag . adesp . fr. 717 Kannicht–Snell; per il fr. 26, cfr. Eur. Hipp . 967–969; per il fr. 27, cfr. Eur. fr. 200 Kannicht. Troviamo un esempio di ‘dialogo agonale’ ( HGL I p. 52) tra poeti tragici nel caso del fr. 4: il diretto antecedente di Agatone è il fr. 382 Kannicht dal Teseo di Euripide, e sia il frammento euripideo che quello agatoneo sono il modello del fr. 6 Snell–Kannicht di Teodette. Il prologo delle Tesmoforiazuse aristofanee è inoltre un esempio della ricezione comica delle scelte poetico–musicali di Agatone, e conferma inoltre la vicinanza della produzione agatonea a quella euripidea (testt. 4. 14. 21. 25).
Nonostante si sia conservata una minima parte della sua opera poetica, Agatone continua a rappresentare un affascinante oggetto di studio anche a causa della fortuna da lui riscossa nel panorama letterario dell’Atene classica e nella tradizione successiva. I testi decisivi per interpretare il successo di Agatone nell’antichità e oltre sono le Tesmoforiazuse di Aristofane, il Simposio di Platone e la Poetica di Aristotele.
Le opere di Aristofane e Platone testimoniano e riflettono la fama e il fascino esercitato dalla figura del tragediografo tanto sulla propria generazione (Aristofane) quanto su quella successiva (Platone). Al tempo stesso, è evidente il carattere paradigmatico del loro Agatone. Gli elementi più incisivi delle due rappresentazioni sono l’aspetto fisico del poeta, di cui si enfatizza la bellezza e la gioventù (con tutte le implicazioni omoerotiche del caso), e la sua preparazione retorica, improntata agli insegnamenti di un retore professionista quale Gorgia. L’Agatone letterario rappresenta dunque delle categorie: il giovane eromenos bello e raffinato; la generazione educata alla retorica dai sofisti; gli innovatori nel campo musicale; i nuovi poeti tragici, che stavano subentrando ai grandi autori del V sec. a.C. Pertanto, oltre ad avere una fondamentale funzione di testimonianza, Aristofane e Platone sono stati decisivi nel tramandare ai posteri un Agatone inteso come figura simbolica. Gli stessi scolî, ultima traccia a noi rimasta degli studi filologici condotti dagli antichi eruditi, mostrano chiaramente che la maggior parte delle informazioni da loro fornite su Agatone dipendono dalle commedie di Aristofane e dal Simposio di Platone (vd. testt. 8c*. 5. 6).
Nell’opera di Eliano (tra II e III sec. d.C.; vd. testt. 15. 16. 22) sono tramandati a proposito di Agatone diversi aneddoti ambientati in Macedonia e di contenuto erotico, erotico–simposiale e retorico. Non è possibile datare l’origine di questa tradizione macedone, tuttavia la coincidenza delle tematiche con i tratti salienti attribuiti all’Agatone aristofaneo e platonico lascia pochi dubbi sul fatto che i due testi di epoca classica abbiano influenzato anche l’aneddotica. In generale, negli autori di II–III sec. d.C. – forse in virtù degli interessi retorici coltivati nell’ambito della Seconda Sofistica – il nome del poeta tragico ricorre con relativa frequenza come esempio paradigmatico e spesso negativo di uomo, o talvolta più precisamente retore, raffinato ed effeminato. Tracce di questa cristallizzazione della figura di Agatone nel ruolo di effeminato e omosessuale passivo si notano già in un epigramma attribuito (forse erroneamente) a Platone, dove Agatone è il nome scelto per l’amato (vd. test. 14). Nel II–III sec. d.C. la citazione del tragediografo avviene tendenzialmente nell’ambito della letteratura simposiale o della trattatistica retorica (Plutarco, Ateneo, Luciano, Massimo di Tiro, Ermogene, Filostrato; vd. testt. 12. 13. 14); in questo caso, sembra che il testo di riferimento sia il Simposio di Platone. Ancora nel IV sec. d.C. il nome di Agatone compare in un elenco di uomini effeminati stilato dal retore Libanio. Poiché in questo contesto il poeta è associato ad altre figure che ricorrono nella commedia antica, Libanio deve aver recepito lo stereotipo di Agatone omosessuale attraverso l’opera di Aristofane.
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