Il Rancher si Prende la sua Sposa di Convenienza
Copyright © 2020, Ines Johnson. All rights reserved.
This novel is a work of fiction. All characters, places, and incidents described in this publication are used fictitiously, or are entirely fictional. No part of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or by any means, except by an authorized retailer, or with written permission of the author.
Translated by Giulia Geppert
Edited by CHV Translations
Manufactured in the United States of America
First Edition 2020
Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto
Capitolo Nove
Capitolo Dieci
Capitolo Undici
Capitolo Dodici
Capitolo Tredici
Capitolo Quattordici
Capitolo Quindici
Capitolo Sedici
Capitolo Diciassette
Capitolo Diciotto
Capitolo Diciannove
Capitolo Venti
Capitolo Ventuno
Capitolo Ventidue
Capitolo Ventitré
Epilogo
Keaton sentiva il battito del suo cuore rimbombare nelle orecchie. Proprio come succedeva sempre sul campo di battaglia, i battiti si sincronizzavano con il ticchettio della lancetta dei secondi di un orologio. La calma lo assalì di fronte al pericolo che lo attendeva. Inspirò, l’ossigeno faceva da carburante alla sua naturale spavalderia. Era un soldato ben addestrato, un guerriero superbamente addestrato. Uno dei migliori del 75° Reggimento Ranger.
Uscendo dal nascondiglio in cui si era riparato dopo i primi spari, Keaton si guardò intorno. La sua visuale era libera, il che non era di buon auspicio. I suoi sensi da ragno fremettero per la calma e la tranquillità. La guerra era qualcosa di rumoroso e frenetico.
C’era qualcosa che non andava.
Mantenendosi basso sul terreno, mise fuori la testa per capire cosa stesse succedendo. Il colore dei suoi vestiti lo mimetizzava con l’ambiente. Anche la sua pistola era dipinta di verde e marrone per confondersi con gli elementi.
E poi li udì. Un grido. Uno sparo.
Suonarono uno dopo l’altro. Le orecchie di Keaton si drizzarono come quelle di un cane in allerta. Prima di entrare in azione, cercò di razionalizzare la situazione.
Il grido era arrivato dal lato sinistro. Lo sparo era arrivato da dietro di lui. L’esplosione della pistola gli era passata sopra la testa. Il grido era arrivato prima dello sparo. Non c’era stato alcun tonfo di un corpo.
Un formicolio gli salì lungo alla spina dorsale. Keaton si girò sulla schiena appena in tempo. Un grizzly gli era sopra, con l’arma alzata.
È lì che l’orso aveva sbagliato. Un’arma sollevata era completamente inefficace. Quella di Keaton era pronta. Il suo dito era già sul grilletto, che premette.
Il corpo del grizzly sussultò per il colpo diretto. Schizzi di vernice rosa si trovavano esattamente dove il suo cuore sarebbe stato se il traditore ne avesse avuto uno. Keaton sparò un altro colpo e poi un altro ancora.
“Ehi,” ringhiò il grizzly. “Sono a terra.”
“Sai che siamo nella stessa squadra, vero?” disse Keaton.
Griffin “Grizz” Hayes sorrise. I suoi incisivi brillavano al sole di mezzogiorno come un predatore che sa di aver messo all’angolo la sua preda. Keaton conosceva quello sguardo. Era lo stesso sguardo che Grizz gli aveva lanciato durante l’addestramento di base quando aveva deciso di fare uno scherzo al loro sergente addestratore.
Il sergente Cook non se lo sarebbe mai aspettato. Il sadico sergente non era mai riuscito a capire chi avesse messo la Gorilla Colla all’interno del suo cappello. L’intera squadra aveva pagato per mesi quello scherzo con esercitazioni extra nel cuore della notte. Ma ne era valsa la pena per farla pagare a quel sergente addestratore figlio del demonio. I segni rossi della colla avevano impiegato altrettanto tempo ad andarsene, ricordando ai soldati la loro vendetta ogni giorno in cui avevano mangiato fango e mancato il sonno.
Allora, perché Grizz si era rivoltato contro il suo migliore amico in quel momento? E perché stava sorridendo dopo essere stato catturato? I sensi da ragno si fecero di nuovo sentire.
Keaton non rimase immobile. Toccò terra proprio mentre risuonarono altri colpi. Grizz si lasciò scappare una risata. Allora si trattava di un ammutinamento. Tutta la sua squadra ce l’aveva con lui.
Per quale motivo?
Non poteva essere per la sessione di pianificazione notturna in cui Keaton li aveva tenuti fino a ben oltre l’una del mattino del sabato precedente. Non poteva essere per il fatto che Keaton avesse cambiato idea due volte su quale fornitore usare, costringendoli a rifare i libri da capo, e di nuovo ancora. Non poteva essere per il fatto che aveva promesso al generale Strauss che la sua squadra avrebbe avuto il campo di addestramento dei Ranger pronto in soli novanta giorni, quando la squadra aveva originariamente previsto di impiegare sei mesi per mettere a punto le cose, il che non includeva alcun tempo di inattività dopo la separazione dall’esercito.
I colpi che gli arrivarono da tutte e quattro le direzioni fecero capire a Keaton che si sbagliava. Si erano divisi in due squadre uguali, da tre uomini ciascuna. Ma gli altri quattro rimasti stavano tutti puntando le loro armi su di lui.
Keaton rimase imperterrito. Da leader della sua squadra, capì che poteva usare quell’ammutinamento come un momento di insegnamento. Un piano si formò nella sua mente. Aveva il tempo di inventare solo due variabili nel caso in cui il piano A non avesse funzionato, invece delle sue tre standard. Con il piano principale in mente e le due alternative, passò all’azione.
Lo sguardo di Mac Kenzie si connesse al suo.. Keaton si rese conto immediatamente che Mac aveva capito tutto. Ne avevano passate abbastanza di situazioni difficili insieme da aver imparato a comunicare senza il bisogno delle parole.
Così Mac, o Mackenzie, come tutti lo chiamavano unendo il suo nome al cognome, capì l’intero piano di Keaton con un solo sguardo. Ma ancora una volta, Keaton era già pronto e carico un secondo prima che Mac riuscisse a reagire.
Keaton afferrò Mac per le spalle, lo fece rotolare, e poi scattò in piedi, sollevando tutta la mole di puri muscoli di Mac, un metro e ottanta per centodieci chili.
“Figlio di...” Ma le parole di Mac si bloccarono quando il suo corpo sobbalzò, imbrattandosi di vernice rosa e viola per l’assalto destinato a Keaton.
Keaton fece oscillare la sua arma in alto e sotto l’ascella di Mac. Prese la mira e sparò, stendendo Jordan Spinelli e David Porco.
Con due fuori gioco, ne restavano solo altri due. Si abbassò vicino a Grizz, incollandosi alla schiena imbrattata di vernice dell’uomo. In una manciata di secondi, la mole di Grizz gli stava facendo da scudo. Neanche una macchia finì su Keaton.
Con la protezione del corpo massiccio di Grizz, Keaton aprì il fuoco sul suo ultimo nemico. Russell “Rusty” Hook, che era un tiratore perfetto, cadde immediatamente a terra.
Keaton non aveva ancora abbassato l’arma. “Arrendetevi,” gridò.
“Mai,” dissero i cinque uomini all’unisono. “Resa non è una parola da Ranger.” Ridacchiarono dopo aver recitato la fine del Credo dei Ranger.
Keaton abbassò l’arma. Si avvicinò a Mac e lo aiutò ad alzarsi. Un’altra parte del Credo era di non abbandonare mai un compagno caduto, per nessun motivo.
Keaton batté Spinelli sulla schiena e se ne andò con la mano colorata di vernice rosa e viola.
“Te l’avevo detto che ha gli occhi dietro la testa,” disse Porco.
“Non essere ridicolo,” disse Keaton. “Ho una visione a trecentosessanta gradi. Come un falco.”
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