Shanae S. Johnson - Una Moglie Per Collin

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Charlotte Lee sa che non ci si può aspettare alcun romanticismo da un matrimonio di convenienza. Finché non comincia ad innamorarsi...

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UNA MOGLIE PER COLLIN

INDICE

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Capitolo 20

Capitolo 21

Capitolo 22

Capitolo 23

CAPITOLO UNO

"Penso sia pronto a chiedere la tua mano" dichiarò la rossa con aria sognante,

I capelli biondo fragola le incorniciavano dolcemente il viso con riccioli leggeri e delicati come il bacio di un amante. I suoi occhi verdi da cerbiatta erano colmi di speranza e anticipazione.

"Sei fuori di testa?" esclamò l'altra rossa, fissandola incredula.

I suoi capelli erano lisci e il loro era il classico rosso che si immagina quando si pensa ad una rossa, profondo, vibrante, più simile a quello di una mela che di una fragola. Gli occhi invece erano esattamente della stessa tonalità di verde.

"Siamo usciti insieme solo due volte. E la prima volta mi sono resa conto solo alla fine che si trattava di un appuntamento" disse, sul viso un’espressione più incredula che entusiasta.

"Il terzo appuntamento sarà la cena con la famiglia. Sai bene cosa significa" disse una terza rossa, i cui capelli cortissimi erano della tonalità più scura di rosso. Un castano ramato, che sfiorava i toni del marrone, ma che era tutt'altro che scialbo.

Charlotte Lee guardò il proprio riflesso nella finestra della cucina. Era facile riconoscersi: era la ragazza dai capelli castano topo in mezzo a quelle rosse vivaci, alte, statuarie e dalla carnagione di porcellana. La pelle abbronzata di Charlotte non era un prodotto del sole, piuttosto un dono di suo padre, che l'aveva portato con sé da Shanghai dove aveva frequentato l'università.

"Questo non è un appuntamento" disse quella dai capelli rosso classico. Eliza Bennett alzò gli occhi a cielo, torreggiando sulla testa delle sue sorelle. Un gesto rivolto esclusivamente a Charlotte, come se la sua migliore amica fosse l'unica in grado di comprenderla.

"Vuoi spiegarglielo tu, Charlie?"

Charlotte non si preoccupò di risponderle, perchè sapeva bene che la domanda era puramente retorica. Nemmeno un secondo dopo, Eliza lo confermò fornendo ella stessa la risposta.

"Quale uomo sano di mente chiederebbe la mano di una donna che sta chiaramente cercando di spingerlo al matrimonio?"

Giusta osservazione, pensò Charlotte, chiedendosi anche se quella di Eliza fosse un'altra domanda retorica e se fosse solo una battuta ironica. L'inglese non era mai stato il suo forte a scuola. Il suo interesse era più rivolto al programma di zootecnia del dopo scuola, al quale partecipavano i bambini i cui genitori lavoravano tutto il giorno. I genitori di Charlotte non lavoravano tutto il giorno, o, almeno, lei non pensava che lo facessero. Non riusciva propria ad immaginare che, in paradiso, le anime dovessero lavorare. Qui sulla terra, Charlotte preferiva lavorare con gli animali della fattoria ogni giorno dopo le lezioni, piuttosto che tornare a casa della zia, dove le veniva costantemente ricordato di essere un peso indesiderato e sgradito.

"Collin è venuto semplicemente a parlare d'affari con papà" disse Eliza come per decretare la fine di quella conversazione.

Le ragazze scrutarono dietro l'angolo della cucina che conduceva nella sala da pranzo, dove il muscoloso John Bennett sedeva di fronte all'alto e allampanato Collin Hunsford. Mr. Bennett sorseggiava il suo caffè, sfogliando il giornale. Collin guardava fuori dalla finestra, là dove il prezioso cavallo da corsa dei Bennetts era intento a pascolare. Da quando era arrivato, i due uomini non si erano scambiati una parola.

Il giovane sollevò di scatto lo sguardo e, con una rapida piroetta, le tre sorelle Bennett si tirarono indietro per non farsi vedere. Charlotte tuttavia perse il ritmo e restò lì, immobile, sotto i penetranti occhi blu di Collin. D'altra parte, era tutta la vita che sapeva di avere due piedi sinistri: le sarebbe risultato impossibile piroettare su se stessa senza finire a terra. Inoltre, non avrebbe potuto sollevarsi sulle dita dei piedi neanche se ci avesse provato, perché i tacchi dei suoi usurati stivali da cowboy sembravano aver messo radici nel pavimento.

Così eccola lì, pietrificata, sotto lo sguardo di Collin.

Collin Hunsford aveva quel tipo di sguardo che andava ben al di là dell'apparenza, ma puntava dritto al problema. A differenza di tutti gli altri ragazzi con cui era cresciuta, Collin non pretendeva che gli altri tacessero per essere ascoltato. Parlava solo se interrogato e rispondeva solo se sapeva cosa dire. Diversamente, la sua attenzione era interamente focalizzata sugli animali che aveva in cura.

Charlotte aveva trascorso buona parte del dopo scuola ad osservarlo per capire qualcosa di lui, anche se Collin non le aveva mai rivolto una seconda occhiata. Come d'altra parte faceva la maggior parte dei ragazzi.

Anche in quel momento, i suoi occhi scivolarono su di lei come se fosse invisibile. Cercava Eliza, senza dubbio. Nessuna meraviglia, dal momento che era proprio lei che stava corteggiando.

Charlotte pensò di togliersi di mezzo, in modo che potesse vedere meglio la sua migliore amica, ma, prima che avesse il tempo di allontanarsi, lui tornò a guardare fuori dalla finestra, osservando il cavallo che pascolava all'esterno.

Forse Jane e Lydia si erano sbagliate? Possibile che Collin non fosse lì per chiedere la mano di Eliza? E ancora...quale uomo avanzava una proposta di matrimonio dopo due soli appuntamenti? Erano cose che si leggevano solo nei romanzi d'amore.

Collin sembrava molto più interessato a Lefroy. Ultimamente, il pluripremiato stallone dei Bennetts aveva avuto qualche problema con le articolazioni. Quando lo aveva cavalcato, Charlotte aveva notato che la sua andatura era più lenta e avrebbe voluto parlarne all'addestratore. Il fatto era che Bert era stato mandato in pensione proprio quel fine settimana. Il cottage dove aveva alloggiato, ai confini della proprietà, era buio e silenzioso, in attesa che mr. Bennett assumesse un nuovo addestratore.

"Qualunque sia il motivo per cui è qui, non ha niente a che fare con me" dichiarò Eliza.

"Davvero?" esclamò Lydia "Allora cos'ha nella tasca dei pantaloni?"

Tre teste rosse si affacciarono simultaneamente all'angolo in cerca di prove. Charlotte si era già allontanata, di nuovo fuori tempo. Non aveva bisogno di dare una seconda occhiata a Collin, perchè una era stata più che sufficiente per permetterle di ricordare ogni dettaglio di quell'uomo.

Era alto e magro, dai lineamenti classici che sarebbero stati belli se solo qualche volta avesse sorriso. Lo faceva raramente. Non che Charlotte contasse i suoi sorrisi o i suoi cipigli, ma c'era in lui un'intensità pacata che attirava inevitabilmente il suo sguardo. Dunque, non c'era da stupirsi se aveva notato quel rigonfiamento nella tasca dei pantaloni appena lui aveva varcato la soglia della casa dei Bennetts, dov'era stato invitato a cena.

"Fidati di me" disse Eliza "Non è come credi".

"Pensavo fossero i piedi di un uomo a far capire...bè, lo sai" disse Lydia.

"Lydia" la ammonì Jane, sulle guance un accenno di rossore.

"No, non sono i piedi" dichiarò Eliza "In realtà è il naso".

"Eliza!" sbottò Jane, ormai completamente scarlatta.

Eliza e Lydia gettarono la testa all'indietro e risero. La stessa Charlotte non potè trattenere una risatina. Jane era la sorella Bennett che si adombrava più facilmente, con quella sua mania per le buone maniere.

Era in momenti come questo che Charlotte era felice di essere stata accolta nella loro casa, che aveva sempre considerato un rifugio caldo e accogliente. L'esatto opposto del freddo appartamento della zia, dove era obbligata a stare sempre ferma e zitta. Al Bennett Ranch, aveva imparato a correre, a gridare, a cavalcare.

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