Anche nel caso delle subordinate implicite introdotte da preposizione, i primi stadi di apprendimento mostrano assenza di preposizione, conformemente al principio generale per cui enunciati di queste fasi non esplicitano i rapporti sintattici, ma affidano al contesto e a principi pragmatici di organizzazione del discorso il loro recupero. Alcuni esempi:
La reggenza di verbi e aggettivi nella lingua di arrivo, come abbiamo visto nel § 1.2, è piuttosto idiosincratica e rappresenta quindi una grossa difficoltà per tutti i tipi di apprendenti, che ricorrono alla preposizione per (con significato finale e causale) o alla preposizione di (come complementatore generico), interpretando quindi in senso finale il rapporto di reggenza da una parte o segnalando semplicemente la dipendenza dall’altra1. Alcuni esempi:
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TE: |
questo è pesante per spiegare (15.11.85) |
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“questo è difficile da spiegare” |
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un paesaggio per vedere (2.12.85) |
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non avevo coraggio per andare de mio ex-marito (15.12.85) |
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ho vergona per parlare per queste cose (4.3.86) |
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AE2: |
sono andato ber cercar lavoro |
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non c’è un esame ber magari venire un brofessori |
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“non è un esame come quello in cui viene un professore” (?) |
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AE4: |
non ci tembo ber andare a studiare |
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che bossiamo ndare ber studiare la lingua italiana |
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AE1: |
berché serve di far così |
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che mi serva di ber sentire2 |
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AE2: |
alora quanto noi finito di studiare |
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AE3: |
comincio di sbiegare loro no? |
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e allora lui trovato un bosto di dormire |
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AE4: |
che hanno lasciato di studiare |
Anche i dati di AP mostrano qualche sovraestensionc di di , cfr.
I primi esempi di a si ritrovano in AE2:
Cfr. anche AE4:
In quest’ultimo esempio AE4 si autocorregge per inserire prima dell’infinito una a che non corrisponde alla norma dell’italiano. Casi analoghi di sovraestensioni di a si riscontrano anche in AP, come p. es.
Sulla base della rassegna analitica delle principali caratteristiche dell’uso delle preposizioni nelle interlingue dei nostri apprendenti, possiamo ora tentare di delineare, almeno sommariamente, le linee generali dello sviluppo delle preposizioni.
Per quanto riguarda il versante sintattico, possiamo individuare tre grosse fasi: una prima fase con assenza di preposizioni conforme alle regole generali di strutturazione pragmatica degli enunciati, una seconda fase con preposizioni che reggono sintagmi nominali e una terza fase in cui le preposizioni reggono anche sintagmi verbali. È vero che per e di reggono SV oltre che SN fin da fasi precoci, ma l’apprendimento dell’uso di preposizioni con SV secondo la norma della lingua di arrivo sembra essere comunque molto più tardo. Possiamo raffigurare le tre fasi nello schema seguente:
Sul versante semantico, invece, sembra esserci un passaggio graduale da un uso monosemico delle singole preposizioni a un ampliamento delle funzioni di queste fino al raggiungimento dello stadio di polisemia che caratterizza l’italiano. In questa prospettiva va valutato l’apprendimento precoce delle preposizioni (e delle locuzioni prepositive) con caratteristiche più “lessicali” (p. es. fa , vicino, verso, fino (a), etc.). La linea di sviluppo generale, per la semantica, è dunque:
Le prime preposizioni ad essere usate con una certa sicurezza e generalizzate molto presto su base analogica per esprimere diverse funzioni sono: con (comitativo-strumentale), per (fine-meta/benefattivo), di (specificazione generica)1. In particolare, per può essere usato al posto di a dativo e di da direttivo coi nomi di persona, mentre di segnala in generale la dipendenza da nominali.
In una seconda fase possiamo collocare l’apprendimento di in e a in espressioni locative (e direttive) oltre che temporali. In particolare, per quanto riguarda l’alternanza tra in e a , abbiamo una prevalenza di a su in e il protrarsi dei casi di oscillazione lungo tutto l’arco del processo di apprendimento. Si deve anche ricordare che, con le espressioni di luogo e in parte anche con quelle di tempo, la fase di assenza di preposizione si protrae piuttosto a lungo.
Per quanto concerne nello specifico lo sviluppo delle funzioni di a, abbiamo la precedenza di quella locativo-direttiva su quella temporale. La funzione temporale appare prima con indicazioni orarie (p. es. alle tre ) e più tardi con le altre (p. es. a mezzanotte ) . È probabile che anche la funzione dativa di a si sviluppi successivamente a quella locativa e che, almeno per certi apprendenti, il dativo venga dapprima equiparato al fine/meta (per) .
L’ultimo gruppo di preposizioni ad essere appreso comprende anzitutto da, forse dapprima in espressioni temporali, in un secondo momento in espressioni di provenienza e da ultimo coi nomi di persona per indicare stato/moto. Sempre a questo gruppo possiamo assegnare su e tra/fra, del cui sviluppo abbiamo però solo tracce lievi (per lo più in sintagmi fissi, cfr. § 1.3.1). Schematicamente, possiamo riassumere queste osservazioni come segue:
L’apprendimento delle preposizioni nell’acquisizione spontanea dell’italiano come lingua seconda appare regolato da principi generali di ordine funzionale, forse riconducibili, in ultima analisi, a principi cognitivi. Ne sono prova la comparsa precoce di con in senso comitativo-strumentale e di per in funzione finale e anche l’assenza persistente di preposizioni nell’unico caso in cui sono ridondanti, cioè in espressioni direttive e locative.
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