Luna Calante
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Prodotto negli Stati Uniti D’America
Prima edizione Gennaio 2018
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Rhetta prese la saliera e ne pulì la parte superiore. Le dava fastidio che alcuni dei cristalli che erano stati esposti alla contaminazione e ai germi vari dell'aria finissero nuovamente nel contenitore. Tuttavia, sapeva che non avrebbe aggiunto sale al suo pasto. Mise da parte il condimento per assicurarsi che anche il suo compagno non lo facesse. Prese la pepiera. Anch'essa aveva dei residui incrostati sui fori in cima. Li spinse via come aveva fatto con il sale. A catturare la sua attenzione furono, poi, i tovaglioli. La piega del suo era sbagliata. Era piegato per la larghezza, invece che per la lunghezza. Tutti sapevano che i tovaglioli dovevano essere piegati dal lato lungo per permettere a qualsiasi residuo di avere più spazio fino alla cucitura. Onestamente, il personale di quella struttura non aveva alcuna formazione a riguardo?
Rhetta si guardò intorno, chiedendosi chi fosse di turno quella sera. Anche se quello era uno dei suoi ristoranti preferiti, il servizio non era un granché. Sapeva che se Sarah fosse stata di turno a lavoro, tutto sarebbe stato in ordine. Il disastro dei condimenti e dei tovaglioli le disse che doveva essere la serata libera della donna. Probabilmente era Lance che lavorava, quella sera.
Dal suo posto all'angolo del ristorante, vide la testa riccioluta di Lance piegata su un tavolo ad ascoltare un altro gruppo di ospiti. Il suo sorriso affascinante sviava l’attenzione dai suoi gesti lenti. Lo osservò grattarsi la testa e poi proseguì a riempire i bicchieri d'acqua dei commensali, con il rischio che qualcuno dei suoi capelli cadesse nel bicchiere di uno degli ospiti.
A Rhetta si strinse lo stomaco e distolse lo sguardo da quella scena. Prese in mano il suo tovagliolo e stirò le pieghe in modo coretto. Poi raccolse quello del suo compagno e iniziò lo stesso procedimento.
"Rhetta?" disse Jordan.
Rhetta guardò negli occhi scuri di Jordan. La luce del lampadario si rifletteva sui suoi occhiali. Era più agitato del normale, quella sera.
Notò anche che i suoi capelli erano diventati lunghi. Doveva assicurarsi di fissargli un appuntamento dal barbiere. Si sarebbe assicurata di controllare se Mel fosse di turno quel sabato. Tagliava i capelli di Jordan esattamente come piaceva a lei.
"Rhetta," iniziò di nuovo Jordan. "C'è qualcosa di cui voglio parlarti."
"Sì, Jordan?" Rhetta si allungò e prese la forchetta del suo compagno. I rebbi erano di un grigio opaco. Non riusciva a vederne la lucentezza. Lance non avrebbe ricevuto alcun complimento o nessun genere di mancia quella sera.
Rhetta alzò lo sguardo quando notò il silenzio di Jordan. Lui la guardava mentre strofinava l'argenteria. I suoi denti mordicchiavano il labbro inferiore, come se non fosse sicuro se far uscire le parole.
Rhetta mise giù le posate insieme al tovagliolo che aveva ancora bisogno di essere ripiegato. Invece, diede a Jordan tutta la sua attenzione. Incrociò le mani sul tavolo, tirò indietro le spalle e guardò il suo viso.
Nonostante avesse un aspetto accettabile, non avrebbe necessariamente definito il suo compagno bello. Il che le andava bene. Se lo fosse stato sarebbe stato un problema troppo grande.
Jordan era bello da guardare. Bello da guardare per lei. Non aveva notato nessun'altra donna nel locale che si fosse fermata a guardarlo. Il che era perfetto per lei.
"Sì, Jordan?" chiese quando lui rimase in silenzio.
I denti di Jordan si staccarono dal labbro, ma la bocca si chiuse. Inspirò dal naso e trattenne il respiro.
Rhetta si aspettava che aprisse la bocca per far uscire un getto d'aria. Ma invece la tenne la chiusa, e il respiro gli uscì dal naso. Quell’espirazione suonò strana. Lei si chiese se avesse il raffreddore. Doveva assicurarsi che vedesse presto il dottor Brown. Non sarebbe stato opportuno che Jordan si fosse preso un raffreddore per poi trasmetterlo a lei. Lei aveva troppo lavoro da fare.
In effetti, entrambi avevano troppo lavoro da fare ora che lei era diventata addestratrice di cani per la clinica veterinaria di Jordan. Rhetta aveva dei piani precisi su come avrebbe reso l’attività del suo compagno la migliore di tutta la Valle di Sonora. Avrebbe iniziato con la reception dell’ufficio che era decorata con carta da parati beige, un divano color sabbia e tavolini color caffè.
Rhetta non dubitava che dietro l'arredamento ci fosse lo zampino dell’onnipresente madre di Jordan. Quella donna non aveva un briciolo di gusto. C’erano voluti mesi a Rhetta per distogliere Jordan dall'indossare camicie a righe a favore di quelle in tinta unita.
Guardò di nuovo Jordan. Sembrava avere problemi a trovare le parole, il che era abbastanza frequente nel suo caso. Non era un uomo di molte parole, il che non era un problema per lei. Non avrebbe sopportato un uomo presuntuoso e chiacchierone che osasse provare a dirle cosa fare. Aveva avuto abbastanza ordini da quel lupo alfa di sua madre.
Jordan aprì la bocca per parlare. Ma poi la richiuse quando il cameriere si avvicinò.
"Come sta questa sera, signora Veracruz? Dottor Garcia?" Lance sorrise a entrambi, sfoderando il suo fascino.
Rhetta lo fulminò con lo sguardo. "Lance, abbiamo bisogno di nuove posate. Queste non sembrano essere uscite direttamente dalla lavastoviglie."
L'affascinante sorriso di Lance si affievolì al suo tono severo. "Sì, signora," disse, e poi le voltò le spalle per rivolgersi a Jordan. "Cosa posso portare a lei e alla signora questa sera, dottor Garcia?"
Jordan sbatté le palpebre mentre guardava l'uomo, apparentemente preso alla sprovvista dalla domanda che gli era stata posta. "Stavo pensando alla bistecca..."
Rhetta si schiarì la gola.
Lo sguardo di Jordan trovò il suo. "O forse, preferirei..." La sua fronte si corrugò e strizzò gli occhi a Rhetta. "Il pollo?"
Rhetta arricciò il naso.
Jordan si morse il labbro. Studiò l'espressione di lei come se stesse cercando un indizio sul desiderio del suo cuore, o meglio del suo stomaco. Dopo trenta secondi, si arrese. “Cosa suggeriresti, cara?”
"Perché non provi il salmone con le verdure?" suggerì Rhetta. "Sarà più digeribile per il tuo stomaco. E la consistenza della carne non richiede l'uso di un coltello da bistecca, il che ti eviterà di avere bisogno di altre posate."
Lance alzò un sopracciglio verso Jordan. Jordan evitò di proposito lo sguardo dell'altro uomo.
"Prenderò l'insalata di pollo con le patate. Per favore, assicurati che le patate siano croccanti e che il pollo sia cotto in olio d'oliva, non in olio vegetale." Rhetta prese il menu di Jordan, lo mise sotto il suo e li porse entrambi a Lance. "Ti stai segnando tutto, Lance?"
Lance le sorrise, con una finta educazione tradita dalla smorfia della bocca. "È tutto qui dentro." Si tamburellò il dito sulla testa prima di abbassarla e girarsi per dirigersi verso la cucina. Mentre si allontanava, Rhetta lo sentì borbottare sottovoce, ma non riuscì a capire nessuna delle parole.
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