Antonina Lentini - Si Mr. Evans
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<> Gli prendo il viso tra mani. Ha il fuoco negli occhi. <
Sono qui adesso.>> Per fortuna dopo la mia risposta, un sorriso gli invade le labbra. Perfette più che mai.
<>
<>
<>
<> Fa un sospiro profondo.
âNessuno certo!â Penso. âNessuno tranne teâ.
<>
<> Sussurra, stringendosi nelle spalle.
<> Porto la testa di lato.
<> Si passa una mano sul viso. <> Fa un sospiro.
<> Ho gli occhi lucidi, il cuore batte sempre più veloce, dentro il mio petto. Non voglio sentire quello che sta per dirmi.
<> Si alza ed esce fuori dalla stanza. Non so a fare cosa. Mr. Calore Umano si è allontanato e dei brividi mi percorrono lungo tutto il corpo. Quando i miei occhi si posano su di lui, il mio corpo prova una smania che non ha mai provato in vita sua.
Ora che lo conosco sempre di più, Cade ha un qualcosa che non ho mai visto, provatoâ¦con altri ragazzi. Mi toglie il respiro ogni qualvolta si avvicina a me. âForse lâaccaduto di ieri è stato un beneâ penso. A questâora non sarei sul suo letto, dentro una camicia che emana il suo profumo. à innegabile che abbia una sfaccettatura di sé che lo tormenta. Prima mi invita ad uscire, poi mi supplica di andare via e mi dice che ânon può farloâ e poi ancora mi salva da un pazzo violentatore e mi porta a casa sua.
âMi salvaâ sussurro nella mia mente e un sorriso che parte da un orecchio e termina nellâaltro mi spunta e quasi mi è impossibile togliermelo. In fondo sin dal primo nostro incontro che mi salva. Forse è il destino che ci fa incontrare ogni qualvolta sono in pericolo, tranne lâunica volta che ci siamo visti per uscire. Comincio a pensare che oltre alla sua scura sfaccettatura ci sia un ragazzo dolce e premuroso nei miei confronti.
Mi alzo ed esco dalla stanza. Sono disorientata, non so in che porta entrare o dove sia Cade. Qui regna il silenzio. Improvvisamente una scia di odore di caffè giunge alle mie narici e come un cane da tartufo la seguo fino ad arrivare difronte una porta in legno massiccio. à socchiusa, quindi la spingo con la mano ed entro.
Cade è lì, in piedi che si diletta a preparare la colazione. Un piatto di riso, un hamburger, del pesce, del sugo e un uovo al tegamino.
Sembra una cena, non una colazione. Non sono solita mangiare così tanto a questâora del mattino. <> Sussurra con tono dispotico mentre guarda il piatto. <> Ora ha posato gli occhi su di me.
Arrossisco immediatamente.
<> Borbotto.
<> Mi ordina con tono tirannico.
âPerché ci tiene così tanto che divori tutto quello che contiene quel piatto?â
Si siede di fronte a me e controlla che mangi tutto. Nel frattempo mi fissa. Ha un braccio poggiato sul tavolo vicino al petto, lâaltro sul gomito e sul palmo della mano la testa. Incrocio lo sguardo nel suo. Piega le labbra in un sorriso.
<> Affermo dopo aver posato la forchetta sul piatto.
<> Sorride. Si è addolcito. Lo fisso. Mi piace quando è così.
<
per me.>> Mi sento in debito. Questa è la seconda volta che mi salva la pelle e io non ho fatto niente a parte offrirgli un drink e accettare di uscire con lui.
<>
<> Dopo aver parlato mi rendo conto di quello che ho appena detto.
âPer fortuna?â
Arrossisco e sfortunatamente lo nota. Si avvicina a me facendomi alzare.
<> Chiede, mentre mi scruta in viso con la mano sulla mia guancia.
Non sono in grado di rispondere. La voce se nâè andata a quel paese e il cuore mi batte allâimpazzata al suo tocco.
<> Esclama. Poggia una sua mano sul mio fondoschiena e mi avvicina a lui. Cerco di distogliere lo sguardo dal suo. Mi svincolo dalla sua presa.
<>
Sgrana gli occhi e mi guarda allibito.
âNon te lâaspettavi che mi allontanassi ehâ esclamo in mente.
<> Con la mano mi fa cenno di precederlo.
Mi accompagna fin davanti la porta. Dopo essere entrata, la chiudo e faccio un gran sospiro. Noto la presenza di una vasca ma anche di una cabina doccia. Cosa ci farà mai con due utensili che hanno quasi lo stesso scopo? Mi dirigo verso lo specchio e ho quasi paura di guardarmi. Non so in che condizioni sono. Pian piano mi ci avvicino con gli occhi chiusi. Li apro lentamente e quando mi guardo rimango scioccata.
Come immaginavo sono un disastro.
Mi chiedo come Cade mi parli ancora. Ho i capelli tutti
scompigliati e la matita sbavata. Non mi trucco mai ma ieri sera prima di uscire dal camerino del bar ho deciso di mettere un poâ di matita per gli occhi prima di chiamare Naomi.
Mi lavo il viso con acqua fredda e i capelli li pettino con le dita, poi abbasso la testa come per guardare a terra e gli infilzo i polpastrelli smuovendoli a destra e a sinistra, poi butto la testa allâindietro ed ecco che la versione umana del Re Leone è pronta. Mi do due schiaffetti sulle guance per dare loro un tocco di vivacità , non che già non lâabbiano ma serve giusto un qualcosa in più. Prima di uscire noto la sua divisa, piegata alla perfezione sulla cassettiera in legno massiccio. Prendo la maglia blu tra le mani e la odoro. âMio Dioâ vado in estasi, chiudo gli occhi e la mia mente vaga tra i pensieri più impuri.
Mi immagino tra le sue braccia, intrappolata dalla sua salda presa, felice e immersa nel suo calore. âMmâ faccio un respiro profondo sulla sua maglia ed a malincuore la rimetto al suo posto. Mi sistemo la camicia ed esco fuori.
Mi dirigo nella stanza da letto e Cade è seduto ai piedi del letto con i miei vestiti in mano. Sta fissando un punto fisso del pavimento.
Forse avrà sentito i miei passi perché ha appena alzato lo sguardo da terra per guardarmi. <>
<> Rispondo timida, dopo porto lo sguardo per terra.
<>
<> Perché me la vuole regalare? Forse non la vuole più perché lâho indossata io. La può sempre lavare.
<> Sembra che sia rimasto deluso dalla mia
risposta. Non la voglio la sua camicia. Per quanto bello sia
portarmela a casa, così potrò odorarla e sentire il suo profumo tutte le volte che vorrò, preferisco che stia al suo posto, cioè dentro il suo armadio.
<>
<> Mi rivolge un sorriso. <>
Mi fulmina con lo sguardo, come se avessi detto una bestemmia.
<>
âCosa?â
Forse è meglio che chiudiamo il discorso âCamiciaâ¦â adesso. Non possiamo discutere per un indumento. à abbastanza da bambini. Quindi cerco di approfondire un dettaglio che mi affligge da quando mi sono svegliata.
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