Delio Zinoni - Lia

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Io rimasi lì sulla strada, con i tre biglietti in una mano, la pezza nell’altra, guardando il carro che si rimetteva in cammino, chiedendomi dove mai potesse esserci un teatro a Morraine.

E in quel momento, i lembi di una tenda che copriva la finestrella sul retro, e sui quali era dipinta la maschera della sirena, si scostarono un poco e vidi un viso di un ovale perfetto, bianchissimo, un naso piccolo e appena appuntito, una bocca rossa a forma di bocciolo, due grandi occhi neri che mi fissavano.

(2) IL TEATRO

Non andai a nessun teatro quella sera La testa riprese a farmi male poco dopo - фото 4

Non andai a nessun teatro quella sera. La testa riprese a farmi male poco dopo la partenza del carro e mi fece male per tutto il pomeriggio, e quando arrivai a casa con un bernoccolo mia madre si arrabbiò molto perché non ero tornato subito, e rischiai pure di prenderle. Mi infilò a letto e mi mise sulla testa una pezza bagnata con l'acqua gelata del pozzo, che cambiava di tanto in tanto. Io raccontai dell'accaduto in maniera piuttosto generica, e non dissi niente dei biglietti. Sapevo che quella sera non c'era speranza di uscire.

Però li conservai.

Quattro anni dopo, la compagnia di Lelius Abramus tornò a Morraine.

Fu Lucibello ad accorgersi dei manifesti. Non ce n'erano molti in giro, per la verità . Mi portò a vederne uno, all'imboccatura del passaggio dell'Anguilla, nel cortile dell'Unicorno. C'era scritto:

SOLO PER QUESTA SERA

diciotto del Mese-delle-Farfalle

nel Cortile del Serpente di Morraine

LA COMPAGNIA DEL FAMOSO

LELIUS ABRAMUS

RECITERÀ

la Storia di Phenissa

PRECEDUTA E SEGUITA

DA ALTRI

PIACEVOLISSIMI INTRATTENIMENTI

La data, il luogo e il titolo della rappresentazione erano scritti a mano, il resto era stampato.

– E dove sarebbe questo cortile del Serpente? – chiese Jues.

Nessuno di noi disse niente, anche se ciascuno in cuor suo covava un segreto pensiero.

Io corsi a casa, e frugai in una scatola di latta dove tenevo le mie cose più preziose di bambino, di cui ancora non avevo voluto disfarmi. In fondo trovai tre biglietti ingialliti, stampati su cartoncino. Che come ben ricordavo non avevano nessuna data, ma solo il nome della compagnia, con l'immagine della sirena mascherata di spalle, e scritta a mano la parola “Omaggio” seguita da una firma illeggibile.

Quella sera, io e i miei due amici ci mettemmo alla ricerca del Cortile del Serpente.

Dovete sapere, proseguì il nostro ospite, naufrago e paziente, che Morraine è l’unica città al mondo formata da una sola casa.

Molti fecero smorfie incredule, ma il marinaio guardò dalla nostra parte, e immagino che vedesse occhi spalancati. Benché parlasse a tutti, infatti, sembrava però rivolgersi in particolare a noi che eravamo ancora bambini o non ancora adulti (come preferivo pensare io di me stesso), e la cosa allora mi pareva del tutto naturale: forse perché raccontava una favola; anche se una favola vera, come ho detto; o forse perché parlava di sé come bambino. Dopo tanti anni non ne sono ancora sicuro, ma mi pare naturale lo stesso.

Quante persone possono abitare in una casa? Dodici rispose subito il piccolo Roti, che viveva con tre nonni, due zie e quattro fratelli, oltre ai genitori. Nella casa di Hani il falegname ci stanno in sedici, disse il vecchio Ohid. Be’, disse lo straniero alzando una mano, nella casa di Morraine ci abitano più o meno sedicimila persone.

Questa era grossa davvero.

Morraine è una sola casa. Ciò significa che non ci sono strade, ma corridoi, non piazze ma cortili; terrazze, soffitte, scale, cantine, formano una sola complicatissima ragnatela, che nessuno ha mai potuto, o voluto ridurre ad una mappa. Si possono distillare varie spiegazioni razionali per dar conto dell’architettura complessa di Morraine, prendendo a pretesto la sua geografia o la sua storia. Ma nessuna potrà cancellare quella più semplice di tutte: che Morraine è così perché i suoi abitanti sono così. In una città normale ci sentiamo spersi, impauriti. Troppo poco, per noi, un tetto e quattro mura. Ci mancano sedicimila coinquilini. Ecco perché gli abitanti di Morraine viaggiano poco, e la nostra città è meno conosciuta di quanto meriti.

Vista da fuori assomiglia a tante altre città : mura e torri in pietra grigia; orti all’intorno; alte porte alla fine di strade polverose. Dentro, gli stranieri cercano invano vie, vicoli, piazze. Alcuni sono presi dall’angoscia e si sentono soffocare. Tutti hanno bisogno di una guida; non esiste un tragitto in linea retta, né semplici indicazioni, come “il terzo vicolo a sinistra, il secondo portone a destra”. Per noi che ci siamo nati, è semplice, naturalmente: in luogo di vie o piazze, si usano come indirizzi gli unici luoghi aperti, e gli androni che li collegano.

Qualcuno potrebbe dire: in fondo non è molto diversa da qualsiasi altra città . Al posto delle strade e dei vicoli ci sono androni e passaggi che sono come strade coperte; al posto delle piazze cortili. Perché parlare di una sola casa?

Perché il meraviglioso, unico, complicatissimo labirinto si trova in realtà dentro Morraine, nel suo inestricabile intrico di corridoi, scale, stanze… Da qualsiasi ambiente chiuso di Morraine si può raggiungere un altro qualsiasi ambiente, e senza mai uscire all'aperto. A meno che questo non sia chiuso a chiave, ovviamente.

Si dice che ogni stanza possiede almeno due uscite. E questo a maggior ragione vale per ogni abitazione, cioè ogni insieme di stanze dove vive una famiglia, o una singola persona. Naturalmente costoro non desiderano che degli estranei possano transitare a piacere nelle loro stanze, e perciò le chiuderanno in qualche modo. Ma dovete considerare due particolari: che in ogni modo i corridoi sono comuni a tutti, e collegati l'uno con l'altro, anche se a volte nelle maniere più bizzarre; in secondo luogo che amici o parenti stretti possono benissimo bussare, entrare, attraversare una di queste abitazioni, uscire da un'altra parte, se questo serve ad accorciare il cammino che devono percorrere, per esempio. Naturalmente nel farlo si fermeranno a scambiare due chiacchiere con i padroni di casa. Sopratutto le donne. Per questa ragione si dice da noi che la strada più rapida fra due punti non è mai quella più breve…

Morraine è cresciuta dentro se stessa da innumerevoli generazioni. I proprietari di ogni singola abitazione hanno cambiato, ampliato, venduto… I vari piani degli edifici poi sono posti di solito su livelli non identici, perciò innumerevoli sono i gradini e le scale. I cortili, e al piano terra gli androni, interrompono la continuità dei passaggi… È quasi impossibile, per chi non è mai stato a Morraine immaginare la complessità , la frammentarietà , la quasi infinita varietà di questi passaggi interni. Certi corridoi poi sono stati resi più o meno privati dagli abitanti che vi si affacciano, e solo loro di solito li usano. Altri sono molto grandi, e ospitano anche negozi o bancarelle. Nessuno, credo, può dire di conoscere Morraine in tutti i suoi meandri. Forse qualche vecchio agente della guardia, o qualche pubblico ufficiale si avvicina a questa conoscenza, ma neppure lui avrà mai messo piede in ogni stanza, in ogni corridoio di Morraine.

Anche perché ogni giorno, ogni ora si può dire, qualcuno da qualche parte nelle sue viscere starà costruendo un muro, abbattendone un altro, aprendo un varco nuovo o chiudendone uno vecchio...

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