L. G. Castillo - Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5)

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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5): краткое содержание, описание и аннотация

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"Jeremy, avvezzo alla paura e al dolore presenti nella sua esistenza, si era abituato alle ripercussioni legate al fatto di essere l’arcangelo della morte. Ma quando l’adempimento del suo dovere scatena l’odio da parte dell’unica donna che non potrà mai avere, scopre un dolore che lo ferisce nel profondo, più di una spada. Combattuto fra promesse seducenti e la minaccia di una guerra all’ultimo sangue, Jeremy è obbligato a cercare risposte dove non aveva mai osato prima—da un nemico dai poteri antichi. Sarà in grado di resistere al canto delle sirene dell’oscurità? O sarà obbligato a restare a guardare mentre il proprio amore si riduce in cenere?"

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Allora perché il suo cuore sembrava aver ripreso vita nel momento in cui aveva visto Leilani sul palco?

Si trattava di lussuria? Non aveva mai reagito in quel modo nei confronti di nessuno. Nel corso degli anni donne seminude gli si erano lanciate addosso costantemente. Nessun problema per lui. Ma quell’attrazione. La brama di tirarla giù dal palco era stata travolgente.

Era schifato di sé stesso. Doveva finirla con queste cazzate, e in fretta. Non doveva permettersi di sentire ciò che stava provando. Aveva già rovinato ogni possibilità con la propria famiglia. Naomi lo odiava, e adesso anche Leilani lo odiava. Beh, almeno sembrava che a Sammy piacesse ancora. E aveva ancora Lash.

Devo trovarmi sull’orlo della pazzia, perché mi pare di sentire Lash proprio adesso.

“Fratello!”

Jeremy barcollò all’indietro quando Lash gli diede una pacca sul braccio. Sbatté le palpebre, confuso nel trovarsi davanti Lash e Uri.

“Non avevo intenzione di spaventarti, fratello, ma sono due minuti che urliamo” disse Lash.

“Non vi ho sentiti” disse Jeremy.

“È colpa di Saleos. Sta giocando con la tua mente.” Uri si irrigidì, guardandosi intorno sulla spiaggia. “Ce ne dobbiamo andare. Adesso.”

“No, aspetta!” Jeremy fece una risata.

Fantastico. Adesso li stava spaventando. Come avrebbe potuto spiegar loro che era perso nel pensiero di due donne a cui non avrebbe dovuto nemmeno pensare?

“Non è stato Saleos. Ero, uh, distratto. Stavo pensando a questo, uh, questo posto dove sono andato per un, uh, un hamburger, e, uh, ho incontrato un vecchio amico e c’era gente che, uh, ballava. Oh, diavolo, non era Saleos, ok? Cosa ci fate qui voi due, comunque?”

Gli occhi color nocciola di Lash si spalancarono per la sorpresa, e Jeremy si sentì immediatamente in colpa per avere risposto bruscamente.

“Scusatemi. Ho passato un periodo un po’ difficile. Cosa succede?”

“Nessun problema. Capisco” disse Lash. “So che è stata dura. Lo è stata per tutti noi. Vogliamo che torni a casa.”

“Non sono pronto.” Nemmeno lontanamente.

“Non hai scelta, amico mio” disse Uri. “Non esiste un modo facile per dirtelo: Michael ha richiesto la tua presenza, e ha convocato la corte degli arcangeli.”

“Lui cosa? No. Ti sbagli.” Jeremy era stato informato sull’esistenza della corte degli arcangeli quando l’avevano promosso ad arcangelo della morte. Le cose andavano male. Molto male.

“Temo di no. Sei stato messo sotto processo per disobbedienza.”

Lo stomaco di Jeremy si contorse. Non poteva credere a ciò che stava sentendo. L’ultimo arcangelo ad aver subito un processo era stato suo padre.

“E cosa succederà se non dovessi tornare?”

“Devi tornare.” Il viso di Uri era terribilmente serio.

“Lo farà, Uri. Amico, rilassati.” Lash fece una risata nervosa. “Ascolta, Jeremy, tutta la famiglia ti sta aspettando. Anche Naomi.”

Jeremy si accorse dell’esitazione nella sua voce. Anche se fosse tornato, le cose sarebbero state diverse. Sapeva che sarebbe stato punito per la propria disobbedienza. L’avrebbero esiliato come avevano fatto con Lash.

Il pensiero di venire punito dagli arcangeli gli fece ribollire il sangue. Tutti gli anni di servizio disinteressato non contavano niente per loro? Era stato il loro servitore più leale, eppure nel momento in cui aveva sentito il desiderio, il bisogno , di una pausa, volevano metterlo sotto processo per disobbedienza.

Uh-uh. Non sarebbe tornato. Proprio no.

“No. Io rimango qui.” Si sorprese del proprio tono calmo. Era persino un po’ contento. Quindi l’avrebbero esiliato. E allora? Si era già auto-esiliato. La sua punizione avrebbe semplicemente significato che non avrebbe potuto tornare quando avesse voluto. Cosa gli avrebbero dato? Dieci anni? Vent’anni?

Per un attimo si fece un silenzio di tomba prima che Lash e Uri parlassero allo stesso tempo:

“Jeremy, ci devi ripensare.”

“Non se ne parla, fratello! Ti riporto io a forza se necessario.”

Jeremy sollevò una mano, zittendoli.

“Questo è ciò che voglio.”

“Possiamo trovare una soluzione” disse Lash. “Naomi—”

“Qui non si tratta solo di lei. Si tratta di me. Non posso spiegarlo.”

Poteva capirlo a malapena lui stesso. Non voleva tornare indietro. Voleva rimanere. Magari si stava comportando da testardo. E se voleva essere onesto con sé stesso, era la sua ribellione adolescenziale verso il padre, o, in questa situazione, verso gli arcangeli.

“Dite alla famiglia che sto bene e di non preoccuparsi” disse Jeremy, zittendo le proteste di Lash. Non voleva andarsene e lasciare il fratello sconvolto in quel modo, ma doveva muoversi subito prima di cambiare idea.

“Sei impazzito?” gridò Lash. “Dite alla famiglia di non—scusa, fratello, devo proprio farlo.”

Si sentì un forte ruggito seguito da un colpo alla schiena di Jeremy. Quest’ultimo cadde con la faccia sulla sabbia. Lash gridava ordini mentre le braccia di Jeremy si muovevano freneticamente.

“Svelto, Uri, afferragli le gambe! Maledizione, Jeremy, tagliati le unghie ogni tanto!”

“Lasciami!”

“No!”

“Lasciami!” grugnì Jeremy, togliendosi Lash di dosso. Prima che potesse rialzarsi, Lash lo placcò di nuovo.

“Diavolo, no! Tu tornerai indietro con me!”

Jeremy si scrollò nuovamente Lash di dosso e si alzò in piedi.

Lash ansimò, riprendendo fiato. Aveva i capelli e la faccia ricoperti di sabbia mentre con gli occhi color nocciola manteneva con determinazione lo sguardo di Jeremy. Si abbassò pronto a placcare ancora una volta il fratello.

“Io ed Uri riporteremo il tuo culo a casa. Giusto, Uri?”

“Non possiamo” rispose Uri.

“Col cavolo che non possiamo.”

“Ciò che intendo dire è che deve venire di sua propria volontà. Jeremy, sai i rischi che corri se rimani. Adesso sei più vulnerabile, e Saleos ne approfitterà.”

“Posso gestire Saleos.” Jeremy allontanò il ricordo di quando, poco tempo prima, si era trovato a vagare nel deserto del Nevada.

“Non è la tua famiglia ad avere bisogno di te. Tutti noi abbiamo bisogno di te. La guerra si avvicina. È solo una questione di tempo.”

“Ed avete la mia parola che sarò al vostro fianco quando ce ne sarà bisogno.” La guerra sembrava sempre imminente. Jeremy non era preoccupato.

“Per favore, Jeremy” disse Lash. “Non vogliamo perderti.”

Jeremy sentì una stretta al cuore nel vedere l’espressione sul viso del fratello. Non poteva tornare indietro. Non ancora.

“Non preoccuparti, fratello. Non c’è niente che Saleos possa fare che mi porti ad unirmi a lui.”

7

Ci si sarebbe aspettato che Jeremy si sentisse almeno un pochino preoccupato per il fatto che Michael avesse istituito un processo per le sue azioni. Qualunque angelo appena appena razionale si sarebbe perlomeno presentato.

Cambiando nella forma angelica, Jeremy aprì le ali e si lanciò nel cielo. Adorava volare. Se c’era una cosa che davvero lo preoccupava, era di non poter più volare. Quando avevano punito Lash, avevano limitato la sua capacità di farlo.

Jeremy non lo avrebbe sopportato. Aveva bisogno di volare. Era ciò che lo definiva. Non c’era niente come l’aria che colpiva il viso e il rumore del vento per cancellare tutta la spazzatura che gli riempiva il cervello.

Sbatté le ali, e il semplice movimento lo spinse in avanti. Era proprio questo ciò di cui aveva bisogno per schiarirsi le idee. Non c’era niente di cui preoccuparsi. Erano passate settimane da quando Uri e Lash gli avevano fatto visita e possedeva ancora tutti i poteri angelici.

Il processo a suo carico doveva essere ormai terminato. Non era cambiato niente: nessuna pioggia di fuoco e zolfo, solo pace. Allora doveva essere questa la sua punizione—il paradiso in Terra per chissà quanto tempo.

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