L. G. Castillo - Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5)

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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5): краткое содержание, описание и аннотация

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"Jeremy, avvezzo alla paura e al dolore presenti nella sua esistenza, si era abituato alle ripercussioni legate al fatto di essere l’arcangelo della morte. Ma quando l’adempimento del suo dovere scatena l’odio da parte dell’unica donna che non potrà mai avere, scopre un dolore che lo ferisce nel profondo, più di una spada. Combattuto fra promesse seducenti e la minaccia di una guerra all’ultimo sangue, Jeremy è obbligato a cercare risposte dove non aveva mai osato prima—da un nemico dai poteri antichi. Sarà in grado di resistere al canto delle sirene dell’oscurità? O sarà obbligato a restare a guardare mentre il proprio amore si riduce in cenere?"

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2

Jeremy fissava il parcheggio. Era nel posto sbagliato?

Tornò alla spiaggia, ripercorrendo i propri passi. Il sentiero era lo stesso. Ma nel momento in cui usciva dalla fitta vegetazione, il suo piede entrava in contatto con l’asfalto anziché trovarsi davanti all’ingresso del chiosco.

Si accigliò.

Non era più lì. Del tutto. Non era proprio rimasto niente per lui? L’unico posto in cui sapeva di poter trovare pace, un posto in cui dimenticarsi di essere un arcangelo, adesso era un parcheggio pieno di SUV e macchine sportive come quella rosa di pessimo gusto posteggiata vicino all’entrata del ristorante.

Che cosa poteva fare adesso? Aveva girovagato senza meta in Texas, poi in New Mexico. Non sapeva perché. Ogni luogo gli ricordava lo sguardo freddo sul viso di Naomi quando se ne era andato.

Quando si era ritrovato in volo con l’idea di raggiungere il Nevada, aveva risentito nella mente la voce di Gabrielle che lo metteva in guardia. E allora era partito per l’unico posto in cui si sentiva a casa: Kauai.

Soffiava una leggera brezza, e il profumo del cibo riempiva l’aria, facendogli brontolare lo stomaco. Aveva giurato che avrebbe mantenuto la forma umana finché fosse rimasto sull’isola. Voleva aver a che fare il meno possibile con il fatto di essere un angelo. Ma questo significava dover nutrire il corpo continuamente.

Gli si contorse il cuore nel pensare alle guanciotte di Sammy che gli sorrideva mentre si leccava le dita dopo aver mangiato uno dei suoi misteriosi tacos alla carne.

Adesso era tutto perso. Forse avrebbe dovuto rimanere sull’altro lato dell’isola. Non sapeva perché avesse voluto venire qui.

Espirò con frustrazione passandosi la mano fra i capelli spettinati dal vento.

Certo che sapeva perché. Voleva controllare Sammy e Leilani. Voleva assicurarsi che stessero bene.

Era stato stupido pensare che il chiosco si trovasse ancora lì. Certo che non era possibile. Chi avrebbe potuto rilevarlo dopo la morte di Lani e Samuel? Sammy e Leilani erano solo dei bambini.

Il suo stomaco riprese a brontolare.

Va bene, va bene. Ora di cena. Si diede una pacca sullo stomaco mentre si dirigeva verso il ristorante.

Quando arrivò all’ingresso, scoppiò in una risata nervosa vedendo il cartellone sul muro vicino alle doppie porte.

Vicino alle parole Candy’s Restaurant c’era una caricatura di Candy Hu vestita con un costume da hula . Dalla bocca le usciva un fumetto che diceva: “Vi piacerà il nostro cibHu!”

Jeremy si augurò che Leilani non sapesse niente di questo posto. Magari erano stati fortunati e la zia li aveva portati a vivere da un’altra parte. L’avrebbe uccisa vedere una cosa del genere.

“Aloha! Benvenuto da Candy!” gli disse una cameriera vestita con un bikini e un pareo correndogli incontro. “Puoi aspettare il resto del tuo gruppo al bar.”

“Sono da solo.”

“Oh davvero?” La ragazza giocherellò con il laccio del bikini.

“Sì.”

“Bene, allora seguimi.” Gli fece l’occhiolino prima di girarsi, entrando nel ristorante. “Ti darò il tavolo migliore. È proprio davanti al palco. C’è uno spettacolo di hula stasera. Ti piacerà” gli disse mentre si dirigevano verso la veranda.

“Aspetta. Se non è un problema, vorrei un posto più discreto. Magari un tavolo nel retro?”

Lei lo guardò raggiante, sbattendo le ciglia. “Certamente.”

Maledizione. Probabilmente la ragazza stava pensando che volesse stare da solo con lei.

Ci vollero un po’ di manovre e la pretesa di essere impegnato ad osservare il menu prima che la ragazza capisse l’antifona e lo lasciasse finalmente da solo. Fortunatamente, il cameriere era efficiente e gli portò il pasto velocemente.

Diede un morso all’hamburger. Era buono, ma non buono come quelli che faceva la madre di Sammy.

Passò lo sguardo sulla folla. Il posto era pieno di famiglie, soprattutto turisti. Erano tutti sorridenti e si stavano divertendo. Lui era l’unico ad essere seduto da solo. Per qualche ragione, questa cosa gli diede fastidio.

Diede un altro morso al suo hamburger. Beh, doveva abituarsi a stare da solo adesso. Per nessuna ragione sarebbe tornato a casa.

Sentì la familiare risatina acuta e quasi si strozzò con il cibo.

Candy è qui?

Si alzò e vide Candy Hu parlare con un gruppo di ragazzi vicino al palco. Certo che si trovava qui, il ristorante portava il suo nome! Jeremy osservò il top del bikini che a malapena riusciva a coprirla.

Beh, era sicuramente cresciuta.

Il cuore cominciò a battergli più veloce. Se c’era Candy forse, ma forse . . .

Allontanandosi dal tavolo, controllò l’area con cura, questa volta alla ricerca dei familiari capelli irsuti e degli occhi castani.

La musica cominciò ad uscire dagli altoparlanti vicino al suo tavolo. Candy fece un gridolino e corse sul palco. La musica cambiò, e vi si aggiunse un canto. Candy cominciò a danzare sul palco, seguita da un gruppo di ragazze. Le ragazze erano tutte vestite allo stesso modo, con un pareo rosso ed un fiore bianco dietro all’orecchio destro. Il movimento armonioso delle loro braccia e l’ondeggiare delle loro anche incantavano gli spettatori.

Leilani avrebbe dovuto trovarsi lì sopra. Avrebbe dovuto esserci lei al centro del palco.

“Yeah, baby!” gridò uno dei ragazzi al tavolo.

A pensarci meglio . . .

Jeremy fece una smorfia guardando il tavolo dei ragazzi con cui Candy aveva flirtato. Sentì pena per le ragazze. Quei coglioni pieni di testosterone non erano in grado di apprezzare la bellezza della loro danza. La musica, la luce, il movimento—erano angelici.

Deglutì a fatica, cercando di ingoiare il groppo che gli si era formato in gola. Le ballerine erano come angeli, le loro braccia come ali. Erano così piene di grazia, il modo in cui sollevavano e abbassavano le braccia faceva sembrare che stessero danzando nell’aria, soprattutto la ragazza in fondo.

La conosco! Jeremy fece un passo in avanti, tenendo lo sguardo sulla giovane donna.

Non poteva essere lei.

O invece sì?

Rimase immobilizzato di fianco a due torce fiammeggianti mentre la voce cantava dell’amore di Kalua . Il torso sottile della ragazza ondeggiava mentre le sue braccia delicate si muovevano come se stessero mimando le onde dell’oceano. Capelli folti e scuri le coprivano le spalle, brillando come seta nera. Le sue labbra color rubino erano socchiuse, come pronte per un bacio. Era immersa nella musica. Gli occhi erano abbassati come se fosse persa in un sogno.

Jeremy si strofinò gli occhi, sapendo perfettamente che non c’era niente che non andasse nella sua vista angelica. Riusciva a distinguere ogni ciglio scuro, ogni curva sensuale delle labbra, ed ogni poro di quel bel viso.

Rimase con il fiato sospeso in attesa che la ragazza sollevasse la testa. Lunghe ciglia si sollevarono lentamente, e occhi castani pieni di tristezza si posarono sul pubblico.

Leilani.

Ce l’aveva fatta. Stava finalmente facendo ciò che aveva sempre voluto. Stava danzando.

Jeremy era incantato. Anche quando Leilani si spostò sullo sfondo, per permettere a Candy di occupare la parte centrale del palco, non riuscì a toglierle lo sguardo di dosso. Qualcosa si smosse dentro di lui.

No. Quello no.

Fece immediatamente un passo indietro. Si scrollò di dosso le sensazioni folli che gli scorrevano dentro.

Si sentiva solo. Sì, si trattava sicuramente solo di quello. Leilani era una cara amica. Così come Sammy. Lui era qui solo per assicurarsi che stessero bene. Ora che aveva visto che Leilani stava bene, Jeremy poteva andarsene. Lei non avrebbe permesso che succedesse qualcosa al fratellino.

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