L. G. Castillo - Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5)

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Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5): краткое содержание, описание и аннотация

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"Jeremy, avvezzo alla paura e al dolore presenti nella sua esistenza, si era abituato alle ripercussioni legate al fatto di essere l’arcangelo della morte. Ma quando l’adempimento del suo dovere scatena l’odio da parte dell’unica donna che non potrà mai avere, scopre un dolore che lo ferisce nel profondo, più di una spada. Combattuto fra promesse seducenti e la minaccia di una guerra all’ultimo sangue, Jeremy è obbligato a cercare risposte dove non aveva mai osato prima—da un nemico dai poteri antichi. Sarà in grado di resistere al canto delle sirene dell’oscurità? O sarà obbligato a restare a guardare mentre il proprio amore si riduce in cenere?"

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“Sotto processo? Perché?” Naomi non poteva credere a quello che stava sentendo. E se Jeremy non fosse tornato? Le cose si sarebbero messe peggio per lui?

“Per aver disubbidito a quello che gli era stato ordinato, giusto?” disse Lash, scuotendo la testa. “Non preoccupatevi. Non è niente di che. Sono stato sotto processo dozzine di volte. Maledizione, Uri, mi avevi fatto prendere un colpo.”

“Non capisci” disse Rachel sottovoce.

“Ma mi conosci?” disse Lash ridendo. “Sto parlando per esperienza. A Jeremy andrà tutto bene. È la sua prima volta, per cui saranno clementi. Davvero, voi due dovete rilassarvi.”

“Ho paura che ti sbagli, amico mio” disse Uri con voce profonda e seria. “Qui è tutto diverso, perché si tratta di Jeremy.”

Uri fece una pausa, prendendo fiato. Occhi azzurri pieni di dolcezza si posarono su Naomi per un attimo. Non c’era rimprovero nel suo sguardo, ma lei non poté fare a meno di sentire il senso di colpa ribollirle dentro.

“Gli arcangeli devono seguire un codice di condotta più rigido degli altri” disse Uri. “Siamo modelli di comportamento per gli altri ranghi. Non solo Jeremy ha disubbidito ad un superiore, ma l’ha fatto davanti a dei subordinati.”

Oh, no. Cosa ho fatto? La vergogna si impossessò di Naomi. Se Welita avesse potuto vederla adesso, si sarebbe sentita mortificata. Non era questo il modo di trattare la famiglia.

Rachel le strinse la mano. Anche senza che dicesse una parola, Rachel sapeva a cosa stava pensando.

“E allora lo riportiamo indietro. Super facile” disse Lash. “Se chiederà perdono, non ci sarà nemmeno bisogno di un processo. Sono certo che Raphael convincerà Michael ad essere clemente.”

“Si è già incontrato con Michael” disse Rachel.

Lash si irrigidì. “E?”

Uri scosse il capo tristemente.

“Non è possibile! State scherzando, vero? Forza, Uri. Devi stare scherzando!” Il viso di Lash divenne paonazzo.

“Come vorrei fosse così, amico mio. Anch’io ho pregato Michael. È stato irremovibile. Gli arcangeli giudicheranno Jeremy per i suoi misfatti.”

Naomi scoppiò in singhiozzi mentre Lash colpiva con forza il muro, inanellando una sfilza di parolacce. Doveva fare qualcosa per rimediare.

“Capisco la tua rabbia. La sento anch’io. Ho convinto Michael a lasciarmi andare a prendere Jeremy. Ha accettato che venissi con me.”

“Vengo io con te!” gridò Naomi. Era per colpa sua che Jeremy se n’era andato. Poteva convincerlo a tornare.

“Non puoi” disse Uri. “Michael ha specificatamente proibito che tu facessi parte di questa operazione.”

Naomi guardò verso Rachel, che adesso stava piangendo, con le lacrime che le scendevano a fiotti lungo le guance.

“Pensavi di potermi distrarre con del tè?” singhiozzò Naomi insieme a lei.

“Non sapevo che altro fare. Mi dispiace.”

“Shh, Naomi.” Lash la prese fra le braccia. “Uri ed io abbiamo la situazione sotto controllo. Riporteremo Jeremy a casa e troveremo il modo di perorare la sua causa. È il miglior arcangelo che ci sia. Tutti lo amano qui. Tutto andrà bene. Vedrai.”

5

Jeremy era tornato.

Leilani non voleva pensare al fatto che fosse tornato sull’isola. Era stanca e sudaticcia.

Scostò il lenzuolo umido, alzandosi lentamente dal letto. La casa era calda come un forno. Non riusciva a dormire, e ogni volta che chiudeva gli occhi tutto quello che vedeva era Jeremy.

Attraversò la cucina e si diresse verso la porta sul retro. Dopo averla aperta, si appoggiò allo stipite, guardando il cortile. Una leggera brezza le colpì il viso sudato.

Perché sei tornato?

E perché non riusciva a toglierselo dalla testa?

Aveva cose più importanti a cui pensare, per esempio a come far funzionare il condizionatore. Avrebbe dovuto lavorare un weekend extra per avere il denaro sufficiente per aggiustarlo. O magari Kai poteva fare un'altra magia e rimetterlo di nuovo a posto.

Perché sei tornato? E perché devi essere così bello?

Guardò verso la luna, ricordando i suoi sogni infantili in cui Jeremy la teneva stretta e la baciava. Era tutto ciò a cui aveva pensato dal giorno in cui l’aveva incontrato.

Perché non era il coglione pieno di sé che aveva pensato che fosse quando l’aveva visto per la prima volta? La vita sarebbe stata molto più semplice. Ma no, la vita voleva torturarla ed aveva reso Jeremy bello dentro tanto quanto lo era fuori.

Era gentile, dolce, e premuroso. Tutto ciò che aveva fatto, dal cercare di metterla di buon umore quando Candy le aveva rubato il lavoro al diventare amico di Sammy, l’aveva portata ad innamorarsi di lui, e senza via di scampo.

Jeremy non era cambiato per niente. Era ancora bellissimo ed incredibilmente forte. E quegli occhi. Oddio, quegli occhi. Le parlavano, la ammaliavano fino a farla annegare in un mare blu.

Fece un sospiro, chiudendo gli occhi. Quelle labbra. Oh, come ricordava quei sogni e la sensazione di sentirle premere contro le proprie. Soffici, decise, sensuali. Il cuore le si strinse per il desiderio.

Bah! Batté la testa contro lo stipite varie volte.

Fattela passare. Fattela passare. Finiscila!

Smettila.

Non era più una bambina. Non aveva tempo per queste stupidaggini da ragazzina.

Aprì gli occhi di scatto sentendo il suono di qualcuno che si lamentava.

Sammy stava avendo un altro dei suoi incubi.

Era colpa di Jeremy, che aveva fatto riaffiorare i ricordi. Leilani sapeva che Sammy stava sognando quel giorno. Era lo stesso suono lamentoso che aveva prodotto ogni notte per un anno dopo la morte dei loro genitori. Non era una coincidenza che avesse ricominciato nello stesso momento in cui era riapparso Jeremy.

Leilani non era certa di ciò che era successo dopo aver perso conoscenza, e non poteva credere a tutto ciò che le aveva raccontato Sammy. Il bambino aveva trasformato Jeremy in un supereroe che si introduceva fra le fiamme e strappava le portiere dai cardini. Non era riuscito a parlare d’altro per giorni. Quando i ragazzini a scuola l’avevano preso in giro sul suo amico immaginario supereroe, l’aveva trascinata su tutte le spiagge dell’isola alla ricerca di Jeremy per poter provare la sua esistenza. Dopo settimane, si era finalmente reso conto della situazione. Il suo cosiddetto amico se ne era andato. Aveva smesso di parlare di Jeremy e i lamenti notturni erano iniziati.

Maledetto Jeremy!

Figo o no, ormai le era passata. Esatto, basta sprecare neuroni pensando a quel coglione. Quello che doveva fare era focalizzare l’attenzione su Kai.

Kai era maturato nell’esatto momento in cui aveva saputo che i genitori di Leilani erano morti. A Leilani piaceva. Col tempo, avrebbe anche potuto arrivare ad amarlo. Dopo tutto, lui era rimasto. Lui si era occupato di Sammy quando Leilani o la zia Anela non potevano farlo.

Che importanza poteva avere se il loro unico bacio non le aveva fatto venire i brividi? Era successo al ballo di fine anno. Quei baci non contavano.

Ricordava ancora quanto Kai sembrasse dolce quella sera con i capelli neri pettinati all’indietro e il pomo di Adamo che andava su e giù nervosamente mentre stavano insieme sulla veranda. Lui si era avvicinato lentamente, incerto su come lei avrebbe reagito. Lei aveva inclinato la testa all’indietro, invitandolo a baciarla. E poi lui l’aveva fatto—un bacio dolce e profondo.

Lei gli aveva appoggiato le mani sul petto ed era rimasta in attesa.

Ad aspettare.

Ad aspettare che la Terra si muovesse. Ad aspettare che le ginocchia si rammollissero o che le farfalle cominciassero a svolazzarle nello stomaco.

Niente. Se avesse baciato un sasso avrebbe provato la stessa emozione.

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