Jeanne Kalogridis - Il patto con il Vampiro

Здесь есть возможность читать онлайн «Jeanne Kalogridis - Il patto con il Vampiro» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Roma, Год выпуска: 1997, ISBN: 1997, Издательство: Newton & Compton, Жанр: Ужасы и Мистика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Il patto con il Vampiro: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il patto con il Vampiro»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Per questo stupefacente debutto narrativo Jeanne Kalogridis ha scelto di confrontarsi con uno dei classici più avvincenti e terrificanti della letteratura dell’orrore: Dracula di Bram Stoker. Misterioso e sensuale, questo romanzo, scritto in forma di diario, pone l’inquietante figura di Dracula al centro di un puzzle particolarmente intricato. Partendo cinquant’anni prima dell’inizio del romanzo di Stoker, il patto con il Vampiro svela infatti l’esistenza di un antico e segreto accordo nella famiglia Dracula. Arkady, pronipote del principe Vlad Tsepesh, meglio conosciuto come Dracula, vive nell’incubo di una terribile minaccia, costretto a procurare sempre nuove vittime al suo adorato prozio per salvare la vita alle persone amate. Coinvolto in un abisso di morte e di sangue, Arkady oserà ribellarsi al suo tragico destino e sfidare Dracula, per il bene della sua famiglia.

Il patto con il Vampiro — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il patto con il Vampiro», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Rassicurandomi in questo modo, battei ancora, e piansi forte quando anche lei ritornò in vita e gridò in maniera straziante come suo marito. Seppi allora che V. mi aveva intenzionalmente ingannato per quel terribile fine.

«Che sfortunati», mormorò, quando tutto fu finito e entrambi i corpi furono decapitati. «Sembra che fossero tutti e due vivi. Ma come può essere accaduto?».

Potei soltanto guardarlo con odio. Si aspettava che, avendo versato sangue una volta, fossi corrotto e facessi qualunque cosa chiedesse?

«Ho fatto quello che mi hai chiesto», dissi gravemente. «Ora portami da mia moglie».

«Benissimo», rispose, e mi condusse verso un’entrata nascosta dietro il trono.

Questa si apriva su uno stretto passaggio scuro, che conduceva a una pesante porta di legno, da cui provenivano, molto debolmente, le grida di dolore di mia moglie. V. mise la mano sulla porta, poi esitò e si voltò a guardarmi con un mezzo sorriso.

«Ti sei comportato ammirevolmente, Arkady. Ma c’è ancora una piccola cosa. Ho un visitatore inaspettato che, secondo la sua lettera, sta aspettando a Bistritz dall’alba che arrivi il mio calesse, ma Laszlo questa mattina era indisposto», e qui sorrise apertamente, «ed ora lo è ancora di più. Potresti…?»

«Non posso lasciare Mary! E non dormo da giorni…».

V. annuì con grazia.

«Allora domattina? Dopo che avrai avuto tempo di dormire? Solo questa cosetta e poi potrai restare con tua moglie quanto desideri…».

Percepii l’allusione minacciosa nel suo tono. In quel momento, riuscivo a malapena a tollerare di udire i gemiti di mia moglie: non riuscivo a pensare a qualcosa che mi trattenesse dall’essere al suo fianco sapendo che era così vicina, e così acconsentii stancamente.

«Sì, sì, naturalmente… andrò domattina».

«Eccellente».

Il sorriso di V. si allargò rivelando i denti; poi si voltò e aprì la porta.

La camera era senza finestre, piccola e, come il suo padrone, piena di uno scintillio che sapeva di decomposizione, adorna di ragnatele, ricoperta di polvere, ma munita con magnificenza di candelabri d’oro, di cristalli lavorati, e con un grande letto a baldacchino dalle tende di luccicante broccato dorato. Dunya sedeva accanto al letto su uno sgabello di velluto e, quando la piccola cameriera alzò gli occhi per guardarci, il suo sguardo divenne inespressivo, vuoto, nell’incontrare quello di Vlad.

Rabbrividii, incapace di nascondere il disgusto e lo sgomento alla rivelazione che V. l’aveva usata per tradirci. Egli vide la mia espressione, e il sorriso ironico ritornò sulle sue labbra.

«Ora ti lascerò alla tua intimità in questa importante occasione», disse, e se ne andò, chiudendosi dietro la porta.

Sul letto giaceva mia moglie, in preda alle doglie, con i capelli dorati bagnati e resi scuri dal sudore, il viso arrossato dallo sforzo. Andai subito da lei, le presi le mani, e insieme piangemmo.

«Non possiamo fidarci di lei», disse Mary tra le lacrime, in inglese. «Il collo… ho visto il collo».

Non guardò nemmeno Dunya, che sedeva accanto a lei con la più innocente delle espressioni, incapace di seguire la nostra conversazione.

«Lui l’ha morsa?», chiesi sommessamente.

Mary annuì e chinò la testa, sopraffatta dal dolore.

Presto i dolori cominciarono veramente. Desideravo fare qualcosa per aiutarla ma, apparentemente, il mio sgomento al vederla preda di quel dolore non faceva che turbarla ulteriormente. Così mi sedetti appena fuori della porta, dove poteva vedermi ed essere rassicurata dalla mia presenza ma non poteva notare la mia espressione tormentata.

Per alcuni istanti, quando le doglie divennero più frequenti e Dunya era indaffarata, scivolai al piano inferiore per accorgermi che le porte che conducevano fuori del castello erano state sprangate dall’esterno.

Così, sedetti fuori dall’elegante prigione di mia moglie, scrivendo tutto questo sulla carta profumata che ho scoperto nella stanza.

Dio mi aiuti, sono due volte un assassino e siamo prigionieri, senza speranza di fuga.

Capitolo tredicesimo

Il diario di Arkady Tsepesh

21 aprile, mezzogiorno. Aggiunta su una pergamena separata. Infine la stanchezza ha avuto la meglio e ho dormito nell’ingresso con il mio diario improvvisato in grembo finché la grigia luce del mattino è filtrata dalla porta aperta. Con il cuore che batteva dalla paura, sono balzato in piedi nel ricordare le circostanze in cui mi trovavo, e sono sfrecciato nella stanza dove mia moglie era confinata.

Il bambino ancora non era nato. Mary era talmente esausta e pallida, con le labbra così grigie, che ne fui spaventato. Dunya, con il volto cupo per la preoccupazione, disse che Mary non doveva muoversi affatto per paura che potesse morire dissanguata. Questo credo che sia vero, e non un suggerimento messo nella sua testa da V; uno sguardo alla mia povera moglie me l’ha confermato.

Anche così, chiesi a Dunya quanto tempo ancora ci volesse per la nascita. Lei scosse la testa e aprì la bocca per parlare ma non potei udire la risposta a causa degli improvvisi gemiti di dolore di mia moglie.

Quel suono mi fece venire le lacrime agli occhi, poiché sembrò che stesse gridando per il dolore che le avevo causato portandola qui.

Dunya ha visto il mio turbamento (povera bambina: l’orrore di tutto ciò è che si tratta sempre di lei, che ha un buon cuore. Io credo che non sia nemmeno consapevole che V. la controlla), e immediatamente mi ha ordinato di andare in cucina a prendere altre erbe medicinali contro il dolore.

Esitai nel lasciare Mary, ma avevo udito i mormorii dei domestici riguardo al fatto che, di giorno, lo strigoi dorme. Certamente questa era un’abitudine di Vlad, e così capii che Mary era al sicuro… almeno per il momento.

Felice di essere d’aiuto, andai al piano inferiore e, nel farlo, scoprii che all’entrata principale era stato tolto il paletto e che era stata spalancata durante la notte. Il cielo mattutino era grigio, pieno di nuvole minacciose; l’aria aveva l’odore della pioggia imminente. Fuori, vicino alle scale principali, cavalli e calesse erano in attesa. Quella vista mi portò felicità e terrore: felicità perché c’era una possibilità di fuggire; terrore, perché ricordai la promessa di andare a prendere il nuovo visitatore a Bistritz.

Uscii nel cortile. I cavalli erano riposati e puliti, nonostante il fatto che i domestici fossero scomparsi dal castello. Mentre li guardavo pieno di meraviglia, mi sentii spingere da vari impulsi in quattro direzioni diverse.

Per prima cosa, ebbi il desiderio di fuggire, di portare la mia sofferente moglie giù per le scale e andarmene al galoppo nel calesse, nonostante ciò fosse rischioso per lei; secondo, desiderai andare a Bistritz per avvertire il visitatore di ritornare da dove era venuto.

Terzo, desiderai andare a Bistritz, prendere il visitatore, e lasciarlo nelle mani di V., sapendo che questo avrebbe comprato la sicurezza di mia moglie e della mia famiglia. Che cos’era un’altra morte quando il sangue dei Mueller era già sulle mie mani inconsapevoli?

Ma se la leggenda che il Vampiro dormiva di giorno era vera, allora non avevo bisogno di fare nulla di ciò che avevo pensato: dovevo solo uccidere V. mentre dormiva. Conoscevo il metodo e ne avevo i mezzi.

Presi la decisione proprio mentre la morbida luce del sole cominciava a bruciare tra la nebbia, sospesa sul terreno. Quando mi parve che i bianchi vortici accanto a me divenissero solidi, li considerai un trompe l’oeil che nasceva dalla stanchezza e non vi prestai attenzione finché udii una voce familiare, agitata, bisbigliare:

«Kasha…!».

I cavalli sbuffarono e batterono le zampe.

Alzai lo sguardo. Vidi Zsuzsa che stringeva le pieghe degli indumenti funebri intorno a sé, come un mantello di nebbia. Sembrava più giovane, una donna di appena vent’anni. Il suo corpo era ancora diritto, ancora perfetto, ancora in possesso di una bellezza ultraterrena ma, nella luce del giorno, la sua soprannaturale radiosità era offuscata. Si avvicinò con movenze graziose ma così del tutto umane che il dolore mi strinse la gola. Fissai i suoi impressionanti occhi pieni di fascino ma non più lontani e predatori; restava un accenno della lucentezza dorata, ma la tinta dominante era marrone chiaro… il colore degli occhi della mia cara, defunta sorella.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Il patto con il Vampiro»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il patto con il Vampiro» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Il patto con il Vampiro»

Обсуждение, отзывы о книге «Il patto con il Vampiro» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x