Qiwi aveva anche alcune idee su come potevano risparmiare tempo col lavoro alle centraline richiesto dagli Emergenti. Benny la ascoltò annuendo e ne prese nota.
Poi la ragazzina cambiò discorso. — Ho sentito dire che avremo gente nuova, nel provvisorio.
Ezr annuì. — Sì, pare che…
— Chi verrà?
Emergenti. Poi anche qualche ufficiale dei nostri, credo.
Il sorriso di lei s’era spento alla prima parola, ma subito si riaccese. — Io ero fuori, ad Hammerfest. Il caponave Nau mi ha messo a controllare i contenitori del sonno freddo, prima di spostarli sulla Tesoro Lontano. Io… ho visto Mamma, Ezr. Ho potuto vedere la sua faccia attraverso il vetro. Stava respirando molto lentamente.
— Non preoccuparti, piccola — disse Benny. — Noi li… le cose miglioreranno, per tua madre e per tuo padre.
— Lo so. Questo me lo ha detto anche il caponave Nau.
Ezr poteva vederle la speranza negli occhi. E cosi Nau faceva vaghe promesse alla ragazzina, per tenerla in riga. Chissà, forse le aveva detto il vero. Forse suo padre poteva essere curato per le conseguenze del loro dannato virus da guerra. Ma un armiere come Kira Lisolet sarebbe stata molto pericolosa per ogni avversario.
Per evitare un colpo di mano, dunque, Kira Lisolet sarebbe stata tenuta in sonno freddo per molto, molto tempo… per evitare un colpo di mano. Ezr scrutò il volto di Benny. Lo sguardo che l’amico gli restituì era del tutto inespressivo, troppo inespressivo. E a un tratto Ezr seppe che una cospirazione c’era. Da lì a qualche Msec al massimo, un gruppo di Qeng Ho avrebbe agito.
Io posso essere d’aiuto. So di poter essere d’aiuto. Tutti gli ordini degli Emergenti ai Qeng Ho passavano, ufficialmente, attraverso Ezr Vinh. Se lui avesse partecipato alla rivolta… ma lui era il più sorvegliato di tutti, anche se Tomas Nau non aveva alcun rispetto per la sua capacità di ribellarsi. Per un momento la rabbia fece irrigidire Ezr. Benny sapeva che lui non era un traditore, ma non c’era alcun modo in cui potesse aiutare i cospiratori senza tradirli.
Il provvisorio Qeng Ho era sopravvissuto all’attacco senza un graffio. Non c’erano neppure danni da radiazioni. Prima di rifare la rete di comunicazioni, gli Emergenti s’erano dati molto da fare per amputare le banche dati e il resto del software.
Ciò che restava funzionava abbastanza bene per le operazioni di routine. Ogni pochi giorni altri gruppetti di persone venivano ad abitare nel provvisorio. Per la maggior parte si trattava di Emergenti, ma c’era anche qualche Qeng Ho tolto dal sonno freddo. Sia gli Emergenti che i Qeng Ho avevano l’aria di profughi di guerra. Nessuno nascondeva più i danni che gli Emergenti avevano avuto. E forse Trixia è morta. I “focalizzati” venivano tenuti nel nuovo habitat degli Emergenti, Hammerfest. Ma nessuno dei Qeng Ho ne aveva mai visto uno.
Nel frattempo la situazione dei Qeng Ho stava peggiorando. Il provvisorio ospitava meno di un terzo degli abitanti per cui era stato progettato, ma i sistemi interni cominciavano ad andare in avaria. In parte la causa erano le manomissioni inferte agli automatismi; in parte c’era il fatto che la gente aveva smesso di fare il suo lavoro con coscienza. A questo andava aggiunta la scarsa dimestichezza degli Emergenti coi sistemi di supporto- vita evoluti, a cui non s’erano affatto adattati. Per fortuna dei cospiratori, Qiwi trascorreva la maggior parte del tempo fuori dal provvisorio; Ezr sapeva che la ragazzina avrebbe annusato la rivolta e insistito per farne parte. In quanto a lui, il suo contributo stava solo nel silenzio e nel fingere di non notare quel che stava prendendo forma. Si occupava con pignoleria di emergenze dappoco, una dopo l’altra, alzando molta polvere sui piccoli problemi… e domandandosi cosa stessero facendo i suoi amici.
Il provvisorio cominciava a puzzare. Ezr e i suoi assistenti Emergenti scesero nelle fosse batteriche sotto gli impianti idroponici, il posto dove l’apprendista Vinh aveva trascorso tanti Ksec in un tempo che gli sembrava assai lontano. Sarebbe tornato a lavorare lì ogni giorno, se questo avesse riportato indietro il comandante Park e gli altri.
Il puzzo nelle fosse batteriche era il peggiore che Ezr avesse mai sentito, e per quanto se lo aspettasse ne fu preso alla gola. Le pareti dietro le vasche dei filtri erano coperte da una muffa nera, e l’aria era così pesante che i ventilatori sembravano faticare a portarla fuori. Ciret e Marli vomitarono, il primo dentro il respiratore che s’era messo sulla faccia. — Che schifo! — ansimò Marli. — Io questo marciume non lo sopporto. Tu cerca di fare qualcosa, Vinh, noi ti aspettiamo fuori.
I due uscirono, grugnendo e sputacchiando, e chiusero il portello lasciandolo solo con la puzza. Ezr si guardò attorno, e rifletté che se avesse voluto essere lasciato solo quello era il posto adatto.
Mentre cominciava a esaminare le condizioni dei filtri, una figura in tuta da lavoro e con un respiratore sulla faccia uscì da un altro locale. Alzò una mano a imporgli il silenzio e passò un rivelatore su tutto il corpo di Ezr.
— Mmh, sei pulito — disse una voce attutita dalla maschera. — Oppure si fidano molto di te.
Era Jimmy Diem. Ezr quasi lo abbracciò, nonostante il sudiciume e la puzza della sua tuta. A dispetto di ogni difficoltà, i cospiratori avevano trovato un modo di contattarlo. Ma non c’era alcun entusiasmo nella voce di Diem. I suoi occhi, poco visibili dietro le lenti, lo scrutavano con sospetto. — Allora, Vinh, a che gioco stai giocando?
— Io non faccio nessun gioco! Sto solo prendendo tempo.
— Questo è ciò che… be’, alcuni di noi pensano. Ma Nau ti ha fatto ballare sotto il naso una carota appetitosa, e tu sei quello a cui dobbiamo chiedere il permesso di fare qualsiasi cosa. Pensi davvero di essere il padrone di quel che resta dei Qeng Ho?
Questa era la carota che Nau continuava a fargli annusare. — No! Forse loro credono di avermi comprato, ma… Signore di Tutti i Commerci, non sono sempre stato un bravo membro dell’equipaggio?
Una risatina, e un po’ della tensione parve abbandonare Diem. — Già. Sei sempre stato un sognatore, con poco interesse per le cose pratiche. — Critica ormai familiare, ma detta quasi con affetto. — Però non sei uno stupido, e non hai mai approfittato del tuo nome per avere un trattamento di favore… D’accordo, apprendista, benvenuto a bordo.
Era la promozione più soddisfacente che Ezr Vinh avesse mai avuto. C’erano mille cose che avrebbe voluto chiedere. Molte avevano risposte che non era suo diritto conoscere, ma almeno una, su Trixia…
Diem stava già parlando. — Ho dei codici e dei programmi che tu dovrai mandare a memoria, tuttavia potremmo doverci incontrare faccia a faccia anche più avanti. Perciò la puzza può migliorare ma dovrà restare un continuo problema. Così avrai una buona scusa per scendere qui anche con poco preavviso. Per ora ci sono un paio di cose in generale. La prima è che alcuni di noi devono uscire di qui.
Ezr pensò alla Tesoro Lontano e agli armieri in sonno freddo che aveva a bordo. Forse Diem voleva usarli. O forse c’erano delle armi in qualche ripostiglio segreto, sulle navi Qeng Ho. — Mmh. Ci sono lavori di riparazione esterni dove gli esperti siamo noi.
— Lo so. La cosa che ci interessa è includere nelle squadre certe persone, distribuendole magari due per turno in modo che lavorino in coppia. Ti faremo avere dei nomi.
— Bene.
— Un’altra cosa. Dobbiamo sapere qualcosa sui “focalizzati”. Dove si trovano, esattamente? Possono essere spostati in fretta?
— Sto cercando di informarmi su di loro. — Più di quel che tu immagini, capoequipaggio. — La Reynolt mi ha detto solo che sono vivi, e che la progressione della loro malattia è stata bloccata. — I mentecatti. Quel termine raggelante non era stato usato dalla Reynolt, ma da un altro Emergente. — Sto facendo di tutto per avere il permesso di vedere…
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