Si avviarono verso la salita. Trixia aveva abbassato il volume, per sentire i rumori del posto senza distrazioni. Tuttavia il brusio di una conversazione e le immagini sui lati del suo visore la tenevano in contatto con ciò che accadeva nello spazio e a Principalia. Nel mondo reale oltre il visore quella sembrava una notte senza luna nel gelido nord di Triland, e il solo movimento era la polvere che il vento spostava fra i sassi. — Questa è la nostra ipotesi migliore sul punto dove Sherkaner lasciò l’elicottero?
— Corrisponde alla registrazione del pilota automatico. Sappiamo che mio padre aveva un motivo per scendere qui. Forse cercava un posto particolare. Ma non si può escludere che il motivo fosse semplicemente quello che ha detto Thract.
La voce che Trixia sentiva non era quella di Viki, ma una versione tradotta da un processore nel suo stesso casco. Il risultato tecnico era scadente, ma poteva consolarsi col pensiero che l’amica riceveva nella lingua dei Ragni una traduzione ancora peggiore.
— Io ero in ascolto, quando Sherkaner è sceso — disse Trixia, indicando il territorio dirupato davanti a loro. — Secondo me era lucido e padrone di sé, in un momento in cui tutto gli crollava intorno.
— La “cerca della profondità” può sembrare una reazione lucida, finché qualcun altro non contrasta questo impulso ancestrale — rispose Viki. — Aveva appena perduto Mamma, senza contare Nizhnimor e tutti i suoi colleghi nei laboratori da cui era uscito per parlare con Thract.
Con la coda dell’occhio Trixia notò la contrazione nelle braccia anteriori dell’aracnide. Era l’equivalente di una smorfia di dolore, e benché fisicamente inumana il contesto emotivo da cui emergeva era molto simile a quello umano. — Sai, Viki, ci tenevo a venire qui di persona. Mi sono sempre sentita come una di voi, ed essere qui con te mi dà l’impressione di avere una famiglia.
Una delle mani libere di Viki le toccò un braccio. — Anch’io ti ho sempre sentita molto vicina da dopo la morte di Gokna, quando il generale ci parlò di voi. Mio padre ci fece sentire le registrazioni dei vostri colloqui. A quel tempo pensava ancora che tu fossi una specie di computer. Ma per me eri una persona già allora. E ti assicuro che mio padre era affezionato a te.
Trixia fece un gesto-sorriso. — Il caro Sherkaner era sicuro che la scienza potesse realizzare cose impossibili, come i viaggi spaziali e i computer intelligenti. In quanto a me, il Focus mi obbligava a conoscere voi Ragni alla perfezione, e il contatto con voi è stato un effetto collaterale che Tomas Nau non si aspettava di certo.
Il versante roccioso era pieno di spaccature colme di neve gelata. Victreia e Trixia continuarono a salire guardando in ogni cavità. Senza altri strumenti che i loro occhi, più che una ricerca vera e propria quello era una specie di pellegrinaggio.
— Credi che lo troveremo, Viki? — Negli ultimi anni del Focus, Sherkaner Underhill era stato il centro dell’universo di Trixia Bonsol. Non riusciva a ricordare che vagamente le centinaia di visite di Anne Reynolt e di Ezr Vinh; soltanto Sherkaner era reale. Ripensò al vecchio aracnide che aveva bisogno di un insetto-guida per non camminare in cerchio. Come poteva essersi arrampicato lì?
Victreia era entrata in una cavità e stava scalpellando via il ghiaccio con una piccozza.
— Sì, prima o poi. Sappiamo che non è in superficie. Probabilmente Mobiy è riuscito a trovare una tana profonda qualche metro. Ma questo non è bastato a salvare mio padre, come in una vera profondità. Dev’essere morto in pochi minuti. — Tornò fuori, all’aperto. — È strano, ma dopo l’attacco io ero convinta che forse avremmo potuto trovare vivo papà, mentre per mia madre non ci fosse più speranza. Ora invece, dopo i sonogrammi fatti sui resti del Parlamento di Terra Meridionale, sembra che nel sottosuolo siano state scoperte gallerie che comunicano con delle antiche profondità. Se mia madre e Zio Hrunkner fossero riusciti a rifugiarsi laggiù…
Trixia si accigliò. Anche lei aveva visto i notiziari. — Ma il resoconto dice che sarebbe pericoloso scavare in quei detriti, perché ogni scossa farebbe franare tutto. E quando verrà il Nuovo Sole sarà peggio, perché milioni di tonnellate di roccia crolleranno in quelle profondità.
— Sì, ma abbiamo il tempo di fare progetti. Ora possiamo appoggiarci alla tecnologia umana. Forse potremo scavare lunghi tunnel, usando la roccia antigrav per stabilizzare le pareti. Prima del Nuovo Sole faremo dei sondaggi preliminari per ritrovare quelle profondità. E se Mamma e Zio Hrunk sono laggiù, li salveremo.
Si avviarono a nord lungo la dorsale. Se quelle erano davvero le colline dove Thract aveva lasciato Sherkaner, nulla garantiva che l’elicottero fosse atterrato proprio lì. Ma Victreia guardava in ogni anfratto.
A un certo punto Trixia rinunciò, e si volse a guardare dalla parte opposta. Il cielo sull’orizzonte meridionale rifletteva luce come sopra una città, ed era quasi così. Le postazioni missilistiche non c’erano più, ma il mondo aveva trovato un uso migliore per l’altipiano. Miniere di roccia antigrav. Compagnie minerarie di ogni nazione erano discese su di esso. Dall’orbita si potevano vedere ragnatele di strade e grandi stabilimenti tutto intorno al primo sito minerario Kindred, nel deserto gelido. Milioni di Ragni ci lavoravano. Anche se pochi di loro immaginavano quanti usi avrebbe avuto quella magica sostanza, la roccia antigrav era destinata a rivoluzionare i voli spaziali, forse non a livello interstellare ma certo a quello interplanetario, in tutti i sistemi solari.
Victreia sembrò accorgersi che Trixia pensava ad altro. Cercò una roccia piatta, al riparo dal vento, e si mise a sedere. Trixia sedette accanto a lei, un po’ più in basso per avere la testa alla stessa altezza della sua. Da lì si vedevano migliaia di anfratti, ognuno dei quali poteva essere il luogo dell’ultimo riposo di Sherkaner. Ma nel cielo si spostavano dozzine di piccole luci, veicoli antigravità impegnati nel trasporto di materiali nello spazio. Durante la storia umana l’antigravità era stato uno dei Sogni Mai Avverati. E adesso era realtà.
Per un poco Viki tacque. A un umano che non conoscesse i Ragni sarebbe parsa addormentata. Ma Trixia notava i piccoli gesti delle mani nutritive ed era quasi in grado di seguire i suoi pensieri. Sul suo visore le chiamate per il maggiore Laigtil si accumulavano. Le responsabilità di Viki non le consentivano di allontanarsi per più di un paio d’ore, in quei giorni.
OnOff saliva nel cielo, appena visibile sullo sfondo nero. Per duecento anni Alta Equatori a avrebbe continuato a diventare sempre più gelida, ma il sole emanava ancora un calore avvertibile dal pianeta, e dal suolo si alzavano vapori di sublimazione.
— Io sono ottimista, Trixia. Il generale e mio padre erano capaci e intelligenti. Non possono essere morti tutti e due. Ma ciò che mi rattrista sono le cose che abbiamo dovuto fare per sopravvivere.
— C’è stata una guerra, Viki. Contro i Kindred, e contro gli Emergenti.
— Già. E chi è sopravvissuto ora se la cava bene. Anche Rachner Thract, che non ha più voluto tornare al servizio del Re. Si sentiva tradito… e non aveva torto. Ora è lassù, con Jirlib e Didi. — Mosse una mano in direzione di L1. — Sembra che siano intenzionati a diventare una versione aracnide dei Qeng Ho. — Per un poco tacque, poi batté rabbiosamente una mano contro la roccia. Trixia poté sentire una nota disperata nella sua voce. — Dannazione, mia madre era un bravo generale. Io non sarei mai riuscita a fare tutto ciò che fece lei; c’è troppo di mio padre in me. E nei primi anni la cosa funzionava bene, le sue capacità militari e il genio di lui si moltiplicavano insieme. Ma nascondere i nostri contatti con te stava diventando sempre più difficile. Realizzavano tecnologie troppo in fretta, e proprio sotto gli occhi degli altri umani, quelli che ci studiavano e complottavano contro di noi. Se loro avessero capito la verità, ci avrebbero sterminato senza pietà. Era questo a tormentare il cuore di mia madre.
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