Ora le cose stavano cambiando. Jau Xin non si faceva vedere da quattro giorni, ovvero dall’inizio dell’attuale Turno di Gonle. Dapprima lei aveva sentito dire che Xin e Rita Liao erano stati spostati al Turno C, e che ora si trovavano in sonno freddo. Questo mandava all’aria tutti i progetti che lei e Rita avevano pensato di sviluppare insieme, ed era anche dannatamente insolito. Poi Trinli aveva riferito che dall’attico di Hammerfest mancavano due piloti, due testerapide. In tal caso, forse Rita era ancora nel congelatore, ma Jau Xin e le due testerapide erano… da qualche parte. A questo punto erano nate altre voci: Jau era partito per una spedizione alla stella spenta, oppure era atterrato sul mondo dei Ragni. Trud Silipan appariva al bar di Benny solo per brevi visite e con l’aria di conoscere dati che stavolta non intendeva condividere con nessuno. Questo, ancor più che il resto, dimostrava che qualcosa di molto strano stava accadendo.
Gonle aveva organizzato delle scommesse sulle varie ipotesi, ma lei stessa si stava tormentando l’anima con gli interrogativi, così non fu per nulla delusa quando i grossi calibri decisero di metterli tutti a parte del segreto.
Tomas Nau invitò un manipolo di semplici membri dell’equipaggio nella sua residenza privata, per metterli al corrente. Per Gonle fu la prima visita al Lago-Parco dopo l’apertura. In quell’occasione il caponave aveva voluto fare le cose in grande, ma in seguito il posto era stato chiuso a tutti… anche se, per essere onesti, la cosa poteva essere giustificata da ciò che era accaduto ad Anne Reynolt durante il trattenimento.
Mentre Gonle e gli altri tre membri dell’equipaggio si avviavano sul sentiero autoaderente verso la dimora di Nau, lei valutò i dintorni con sguardo critico. — E così sono riusciti a far piovere, qui dentro… se lo sapevo, mi sarei portata un ombrello. — In realtà un ombrello sarebbe servito a poco; la pioggia che li stava bagnando era fine come una nebbia, e in assenza di gravità si muoveva solo nella direzione della brezza.
Pham Trinli ebbe una risatina sardonica. — Scommetto che questi sono i nostri rifiuti riciclati, e non preziosa acqua. Di questi parchi a imitazione di gravità ne ho visti altri, solitamente fatti fare da Clienti con più denaro che buonsenso. Se uno vuole avere un vero terreno e un vero cielo deve andarseli a cercare su un pianeta. Altrimenti finisce col ritrovarsi un sacco di porcheria appiccicata al suo bel cielo azzurro.
Camminando accanto a lui Trud Silipan disse: — Il cielo mi sembra molto pulito, qui.
Trinli alzò lo sguardo nella pioggia-nebbia. Le nuvole, grigie e pesanti, si spostavano veloci verso il lago, ed erano più false delle colline, che se non altro erano state fatte con uno strato di vera roccia. Non era uno spettacolo particolarmente affascinante per Gonle Fong, che era nata nello spazio, ma se non altro sembravano nuvole pulite. — Già — annuì, dopo un momento. — Sono d’accordo con te, Trud. Bisogna dire che Ali Lin è un genio.
Silipan non apprezzò il complimento, non essendo diretto a lui. — Non è solo Ali Lin. Quel che conta è la coordinazione, lo ho una squadra di testerapide che se ne occupano. Una volta all’anno fanno un controllo completo. Un giorno o l’altro riusciremo a studiare un modo per realizzare onde che sembrino vere.
Gonle gettò un’occhiata a Ezr Vinh e scosse il capo. Nessuno di quei due buffoni avrebbe mai ammesso che il lavoro — tirarsi su le maniche e saper collaborare — era la fonte di ogni cosa, lì dentro. Anche se l’equipaggio non era più invitato al Lago-Parco esso forniva un continuo apporto di sostanze chimiche e alimentari, e di sistemi tenuti in funzione, e inoltre lavorava il legname e altre cose prodotte da quella boscaglia.
La nebbia-pioggia li accompagnò fino alla veranda, rovinando con le sue evoluzioni l’impressione di gravità che davano le piante radicate al suolo. Poi furono dentro, e poterono riscaldarsi al camino a legna del caponave, dove il fuoco era orientato a bruciare verso l’alto grazie a un espediente. Tomas Nau li invitò con un gesto a prendere posto intorno a un largo tavolo. A esso sedevano già Ritser Brughel e Anne Reynolt, mentre altre tre figure erano in piedi stagliate contro la luce di una vetrata. Una era Qiwi.
— Oh, salve Jau, Rita — li salutò Ezr. — Ben… tornati.
Che fossero “tornati” ancora nessuno lo sapeva per certo, comunque anche Jau Xin e Rita Liao erano lì. Nau accese le luci della stanza. Il calore e l’illuminazione non erano diversi da ogni altra casa civile, ma il caminetto e gli alberi visibili fuori dalle finestre davano qualcosa di intimo e protetto all’atmosfera.
— Prendete una poltroncina — li invitò il caponave, e andò a sedersi. Come al solito il suo atteggiamento era quello di un comandante generoso e di mente aperta. Ma non mi inganna neppure per un momento, pensò Gonle. Prima di quella missione lei ne aveva fatto altre, e alle sue spalle c’era un’esperienza con tre culture umane diverse, in altrettanti sistemi lontani. Aveva conosciuto Clienti di ogni mentalità e ogni tendenza politica: tirannie, democrazie, oligarchie religiose, tecnocrazie e demarchie. C’era sempre il modo di fare affari con tutti. Il grande capo Nau era un bastardo, ma un bastardo intelligente che capiva di dover venire a patti, Qiwi lo aveva capito, molti anni prima. Era un peccato che fosse lui a tenere il coltello per il manico… questo non era parte del modo in cui ai Qeng Ho piaceva fare affari. Le cose diventavano spiacevoli quando non si riusciva a tenere alla larga i figli di puttana. Ma alla lunga anche con loro si poteva trattare.
Il caponave salutò ognuno di loro con un cenno del capo. — Grazie per essere intervenuti, signori. Come già sapete, questa riunione è trasmessa in diretta sulla rete locale, ma spero che apprezzerete di essere qui di persona. — Sorrise. — Sono certo che le notizie che sto per darvi faranno discutere molto i vostri amici, al bar di Benny. Si tratta di notizie incredibilmente buone, ma con esse ci viene anche proposta una grande sfida. Il direttore dei piloti, il signor Xin, è appena tornato dall’orbita inferiore di Arachna. — Fece una pausa, e Gonle pensò: Scommetto che nel bar di Benny non si sente volare ima mosca. — E ciò che ha scoperto laggiù è… molto interessante. Jau, la prego… descriva lei la missione.
Jau Xin si alzò, coi piedi a contatto del suolo. Seduta accanto a lui la sua compagna lo teneva per mano. Gonle notò che l’attenzione della donna era tutta per lui. Scommetto che l’hanno lasciata in ghiaccio mentre lui era fuori; questo era l’unico modo per farle tenere la bocca chiusa fino a missione compiuta. Rita sembrava sollevata, dunque qualunque fossero le notizie non dovevano essere cattive.
— Sì, signore. Su sue istruzioni io sono stato tolto dal sonno freddo in anticipo, per un approccio ravvicinato ad Arachna. — Mentre l’uomo parlava, Qiwi distribuì dei visori di modello Qeng Ho. Gonle le mormorò di passaggio un’offerta d’acquisto; l’altra sorrise e sussurrò: — Più presto di quello che credi! — Il grande capo ancora non permetteva che l’equipaggio avesse quella roba. Chissà, magari le cose stavano per cambiare. I visori furono sintonizzati su quello di Jau. Lo spazio sopra il tavolo si arricchì di una vista tridimensionale dell’ammasso di L1. Lontano, sotto il pavimento, c’era il disco luminoso del mondo dei Ragni.
— I miei piloti e io abbiamo preso l’unica scialuppa in grado di funzionare. — Una striscia d’oro si allungò verso il pianeta, accelerò fino a metà della distanza e cominciò a rallentare. La visuale si trasferì a bordo della scialuppa. Il disco di Arachna era più grande. Sembrava congelato e morto come quando gli umani lo avevano visto per la prima volta. Ma una differenza c’era: le vaghe chiazze luminose nella parte in ombra dell’emisfero settentrionale. Le maggiori città avevano le luci accese.
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