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Lois Bujold: Il nemico dei Vor

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Lois Bujold Il nemico dei Vor

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Miles e i suoi Dendarii hanno appena portato a termine con successo una missione di salvataggio in un campo di prigionia, suscitando le ire dell’impero di Cetaganda (come raccontato in ); la flotta cerca allora rifugio sulla Terra, dove Miles dovrà barcamenarsi tra le sue due identità, quella di Tenete Lord Miles Vorkosigan di Barrayar e quella di Ammiraglio Naismith, comandante dei mercenari Dendarii. A complicare il tutto (come se ce ne fosse bisogno) ci si metterà un complotto Komarrano volto a prendere il comando di Barrayar sostituendo Miles con un clone.

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Un istante più tardi, un movimento all’estremità nord: due uomini barrayarani avanzavano con leggerezza di un gorilla. Uno dei due era un cretino che era riuscito a prendere parte ad un’operazione segreta con addosso gli stivali d’ordinanza. Anche lui aveva scambiato l’arma con un più tranquillo storditore, anche se il suo compagno impugnava sempre un mortale distruttore neuronico. Pareva proprio che la faccenda si sarebbe risolta in uno scontro con gli storditori. Ah, lo storditore, l’arma ideale per tutte le situazioni incerte, l’unica arma con cui davvero si poteva prima sparare e poi fare domande.

«Metti via il distruttore neuronico, ecco, così , bravo ragazzo!» mormorò Miles mentre anche il secondo uomo cambiava arma. «Su la testa, Ivan: questo potrebbe essere il miglior spettacolo dell’anno.»

Ivan sollevò lo sguardo e l’espressione incerta e assorta del suo volto si trasformò in un sorriso decisamente sardonico, che ricordava quello del vecchio Ivan. «Oh merda, Miles. Destang ti farà a pezzi per aver orchestrato una cosa simile!»

«Al momento Destang non sa neppure che sono qui. Ssst! Ecco che comincia.»

L’esploratore cetagandano era tornato; fece un cenno con la mano e un’altro uomo balzò fuori da dietro, sopravanzandolo. All’altra estremità del corridoio, fuori dalla visuale a causa della curva, stavano intanto arrivando i barrayarani. E così erano presenti tutti i barrayarani che erano riusciti a entrare nella torre; i rinforzi erano rimasti all’esterno, tagliati fuori dal cordone della polizia. A quanto pareva, i barrayarani avevano abbandonato la speranza di trovare la preda misteriosamente svanita ed erano passati all’assetto "sganciamoci in fretta", sperando di uscire il più rapidamente possibile passando per la Torre Sette, senza essere costretti a dare spiegazioni sulla loro presenza ad un manipolo di terrestri per niente comprensivi. I cetagandani, invece, che avevano effettivamente visto il presunto ammiraglio Naismith fuggire da quella parte, erano ancora in pieno assetto di caccia, anche se non era difficile supporre che la loro retroguardia stesse avvicinandosi sospinta dalla decisa avanzata dei locali.

Nessun segno ancora della retroguardia, nessun segno che Quinn fosse stata trascinata al seguito come prigioniera. Miles non sapeva se sperare di vederla comparire in quello stato o no. Sarebbe stato molto bello sapere che era ancora viva, ma maledettamente complicato strapparla alle grinfie dei cetagandani prima dell’arrivo degli ispettori di polizia. La cosa migliore sarebbe stata lasciare che venisse stordita e arrestata dalla polizia con tutta la ciurma e andarla a riprendere con comodo al commissariato… ma se qualche invasato cetagandano avesse deciso nell’impeto della battaglia che le donne morte non possono parlare? A quel pensiero Miles ribollì di rabbia.

Forse avrebbe fatto meglio a convincere Mark e Ivan ad attaccare. Lo storpio che guida lo sciancato e lo zoppo in un assalto disperato… no. Ma se non si fosse trattato di Elli, avrebbe fatto di più, o di meno per uno qualunque dei suoi ufficiali comandanti? Era tale la preoccupazione che la sua logica di comando venisse annebbiata dai sentimenti che adesso esagerava nel senso opposto? In quel modo tradiva sia i dendarii che la stessa Quinn.

Il cetagandano avanzato entrò nella visuale del barrayarano avanzato; entrambi spararono nello stesso istante, si colpirono a vicenda e caddero.

«Che riflessi» mormorò Miles! «Meraviglioso.»

«Mio Dio» esclamò Ivan assorbito dallo spettacolo al punto da dimenticare di trovarsi rinchiuso, «è proprio come un protone che annulla un anti-protone! Pof! »

Gli altri barrayarani balzarono nel corridoio, appiattendosi contro la parete. Il cetagandano si lasciò cadere a terra e prese a strisciare verso il compagno privo di sensi; un barrayarano saltò in mezzo al corridoio e sparò, mentre il colpo di risposta del cetagandano mancò il bersaglio. Due dei quattro barrayarani si avvicinarono in fretta ai corpi inanimati del loro misteriosi avversari; uno si dispose in modo da offrire un fuoco di copertura, mentre l’altro cominciò a perquisirli: armi, tasche, vestiti, senza naturalmente trovare nessun documento di identificazione. Un barrayarano stava giusto per sfilare uno stivale e sezionarlo (Miles ebbe la sensazione che l’uomo da un momento all’altro avrebbe potuto fare lo stesso con il corpo), quando una voce amplificata e distorta risuonò nel corridoio. Miles non riuscì a distinguere le parole distorte dal rimbombo, ma il senso era chiaro: «Ehi, voi, laggiù! Fermatevi! Cosa sta succedendo?»

Uno dei barrayarani aiutò l’altro a caricarsi in spalla quello privo di conoscenza, che doveva essere il più grosso. Erano tanto vicini al grand’angolare, che Miles fu in grado di vedere le gambe del portatore tremare leggermente per lo sforzo mentre si raddrizzava e si avviava barcollando in direzione sud, mentre due uomini si mettevano all’avanguardia e il terzo assumeva la retroguardia.

Quel piccolo esercito condannato aveva percorso forse quattro passi, quando un altro paio di cetagandani apparvero correndo dalla curva sud; uno sparava con lo storditore alle proprie spalle, mentre correva. Era così assorto in quello che faceva, che non si accorse del suo compagno che cadeva sotto il fuoco di uno degli uomini dell’avanguardia barrayarana, fino a quando non vi inciampò sopra e cadde lungo e disteso. Mantenne la presa sullo storditore, trasformò la caduta in una capriola e rispose al fuoco. Uno dei due barrayarani avanzati cadde.

Il barrayarano alla retroguardia oltrepassò con un balzo l’uomo che trasportava il caduto e aggiunse il suo fuoco a quello del compagno per liberarsi del cetagandano che continuava a rotolare. Poi insieme corsero avanti, tenendosi addossati alla parete. Per loro sfortuna, oltrepassarono il limite di fuoco rappresentato dalla curva nel momento stesso in cui uno sbarramento di colpi di storditore provenienti da davanti si riversava nel corridoio per spazzar via i contendenti in previsione di una massiccia avanzata di… sconosciuti (una squadra da combattimento della polizia, pensò Miles, a giudicare dalla tattica e dal fatto che il primo cetagandano era arrivato sparando in quella direzione). Il risultato dell’incontro degli uomini con quella massa di energia fu prevedibile.

Il barrayarano superstite rimase in piedi nel corridoio, curvo sotto il peso del compagno, imprecando a tutto spiano, con gli occhi chiusi, come se così facendo potesse escludere l’orrendo imbarazzo rappresentato da quella faccenda. Quando la polizia comparve alle sue spalle, girò piano su se stesso, sollevò le braccia come meglio poteva in un gesto di resa, aprendo la mano e lasciando cadere a terra la propria arma.

«Me lo vedo che chiama Destang» disse Ivan con voce sognante. « "Ehm, Signore, ci siamo cacciati in questo piccolo guaio… le dispiacerebbe venire a prendermi…". »

«Secondo me preferirebbe disertare» commentò Miles.

Le due squadre di polizia che convergevano verso il centro andarono a un pelo dal ripetere la performance di reciproco annientamento in cui si erano appena esibiti gli sconosciuti a cui stavano dando la caccia, ma riuscirono appena in tempo a comunicarsi la loro identità. Miles restò deluso. Ma nulla poteva continuare all’infinito: a un certo punto il corridoio sarebbe diventato intransitabile a causa dell’ammasso di corpi caduti e il caos sarebbe seguito secondo la curva tipica di senescenza di un sistema biologico che annegava nei suoi stessi rifiuti. Probabilmente sarebbe stato troppo chiedere che le due squadre di polizia si annientassero come avevano fatto in precedenza i due gruppi. Gli toccava aspettare ancora, dannazione.

Si rimise in piedi e si stiracchiò, facendo scricchiolare le giunture e poi si appoggiò alla parete a braccia conserte. Era meglio che l’attesa non fosse troppo lunga, perché non appena la squadra d’assalto della polizia avesse dato il via libera, sarebbero comparse le squadre della manutenzione e dell’Autorità Portuale, per effettuare un controllo minuzioso centimetro per centimetro dell’installazione e allora la scoperta di Miles e dei suoi compagni sarebbe stata inevitabile. Ma non letale, finché nessuno (Miles lanciò un’occhiata a Mark) si faceva prendere dal panico.

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