Larry Niven - I burattinai

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Sulla scia di Robert Heinlein e di Isaac Asimov, Larry Niven ha costruito una serie di racconti e romanzi che costituiscono un coerente e dettagliato affresco dell’avvenire dell’uomo nello spazio.
I Burattinai Qui Niven ci narra la storia del viaggio esplorativo organizzato dalla buffissima e misteriosa razza dei “burattinai” (specie di centauri paranoici con tre gambe, senza testa, e con due braccia su cui si ergono due busti separati) con la complicità di alcuni terrestri verso il Mondo ad Anello, un gigantesco anello che orbita intorno a una stella lontana, con un’area pari a tre milioni di volte quella della Terra e pieno di fantastiche meraviglie come antiche rovine, castelli fluttuanti nell’aria e strane razze barbare. Un romanzo bizzarro e affascinante: una creazione indimenticabile e una pietra miliare della fantascienza moderna.

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— Mi basta. — Nessus trotterellò dietro la luce-guida. Tremava visibilmente.

— Di che cosa ha paura? — chiese Teela. — Ha eseguito gli ordini. Perché dovrebbero essere irritati con lui?

— Credo che stia tramando qualcosa — rispose Louis, — qualcosa di tortuoso.

La luce azzurra riprese la sua corsa. La seguirono fin dentro a una semisfera iridescente.

La cupola era sparita. Seduti su tre poltrone disposte a triangolo, i due umani e lo kzin rimasero a osservare l’avvicinarsi di uno strano burattinaio che si faceva strada in mezzo a una giungla di piante. La sfera era invisibile, oppure la scena del parco era una proiezione di immagini.

Lo strano personaggio si aprì un varco attraverso una frangia di viticci scarlatti penzolanti nel vuoto (Louis si ricordò che in un primo momento aveva considerato Nessus una «cosa» neutra. A che punto della vicenda lo aveva promosso al grado di «lui»? Speaker invece era stato un «lui» sin dall’inizio). Il burattinaio si fermò dove avrebbe dovuto trovarsi la parete della sfera. La criniera d’argento era abilmente acconciata in riccioli complicati. Anche la voce di questo burattinaio possedeva il sensazionale timbro di contralto che distingueva la voce di Nessus.

— Vi prego di scusarmi se non vi ricevo di persona. Chiamatemi Chiron.

Era un’immagine proiettata, quindi. Louis e Teela mormorarono frasi di convenienza. Speaker mise in mostra i denti.

— Colui che chiamate Nessus è già informato su quanto sta per apprendere. La sua presenza è richiesta altrove. Ha accennato alle vostre reazioni di fronte alla nostra capacità tecnica.

Mezza calotta si oscurò.

Per dispetto, era la parte di calotta situata di fronte alla proiezione del burattinaio. Louis trovò una leva che serviva a fare ruotare la sua poltrona ma, dopo un attimo di riflessione, si rese conto che per osservare tutti e due gli emisferi contemporaneamente avrebbe dovuto avere due teste con due paia di occhi indipendenti. Sulla parete oscura, un dischetto brillava contro lo sfondo dello spazio stellato.

Un disco circondato da un anello. Era un primo piano dell’olografia che Louis teneva ancora in tasca.

La sorgente di luce era di un bianco abbagliante, molto simile al Sole visto da Giove. L’anello aveva un diametro tanto largo da estendersi su tutto il lato oscuro della calotta, ma era basso, di poco più largo della sorgente di luce situata al suo asse. Sul lato sinistro, l’anello era nero, e nei punti in cui si stagliava sullo sfondo luminoso i suoi contorni risaltavano netti. Dall’altro lato, invece, sembrava un nastro celeste teso nello spazio.

Anche se Louis era abituato ai miracoli, non era però tanto blasé da fare sciocche supposizioni a voce alta. Disse invece: — Sembra una stella con un anello intorno.

Chiron rispose senza rivelare la minima sorpresa: — Un anello di materia solida, un prodotto artificiale.

Teela Brown batté le mani scoppiando in una risatina che soffocò subito. Riuscì ad assumere un’aria straordinariamente solenne; ma gli occhi le brillavano. Louis comprendeva i suoi sentimenti perché anche lui provava un briciolo della sua stessa gioia. L’astro circondato dall’anello era un giocattolo riservato a loro due: qualcosa di nuovo in un universo standard.

— Ormai sapete — disse Chiron, — che negli ultimi duecentoquattro anni terrestri ci siamo spostati a nord lungo l’asse della Galassia. Secondo il calendario kzin…

— Duecentodiciassette.

— Esatto. Naturalmente, in tutto quel periodo abbiamo studiato lo spazio davanti a noi per scoprire possibili imprevisti ed eventuali segni di pericolo. Sapevamo che la stella EC-1752 era circondata da un anello di materia scura che formava una strana fascia. Circa novanta giorni fa la nostra flotta di mondi ha raggiunto una posizione dalla quale era impossibile vedere la stella: l’anello ne occultava la vista. Ci siamo accorti che l’anello era compatto. Successive investigazioni ci hanno rivelato che non era formato da roccia di origine asteroide, ma che era una solida fascia con una considerevole resistenza tensile. Era logico che ne rimanessimo atterriti.

— Come siete riusciti a stabilirne la resistenza tensile? — chiese Speaker.

— La spettroanalisi e le variazioni di frequenza ci hanno rivelato una differenza proporzionale nelle velocità. L’Anello ruota attorno al suo pianeta primario a settecentosettanta miglia al secondo, una velocità abbastanza alta da compensare la forza di gravità creata dal pianeta primario e da fornire una addizionale accelerazione centripeta di 9,94 metri al secondo. Considerate come la resistenza tensile impedisce alla struttura di disintegrarsi sotto la spinta di una simile forza di attrazione.

— Gravità — disse Louis.

— A quanto pare.

— C’è gravità. Di poco inferiore a quella della Terra. Lassù vive qualcuno, lungo la superficie interna. Ooh! — esclamò Louis. Tutta la faccenda cominciava a impressionarlo. Sentì i colpi di coda dello kzin che sferzavano l’aria.

Louis si alzò di scatto e si avviò verso la presunta parete della cupola. Non funzionò. L’anello e la stella indietreggiarono man mano che avanzava finché lui non toccò una superficie liscia. Però vide qualcosa che non aveva notato prima.

L’anello era striato da ombreggiature perfettamente rettangolari lungo il fondo celeste.

— Non potresti darmi un’immagine migliore?

— Possiamo ingrandirla — rispose la voce di contralto. La stella K9 balzò in avanti, poi si allargò sulla destra in modo che Louis si trovò a guardare sulla superficie illuminata all’interno dell’anello. La visuale era offuscata, ma Louis intuiva che le zone più chiare e brillanti dovevano essere nuvole, le aree blu terre, e quelle celeste mari.

Ma le zone d’ombra erano chiaramente visibili. Sembrava che l’anello fosse composto da un incastro di pezzi rettangolari: una lunga striscia celeste e brillante, poi una più corta blu marino seguita da un’altra striscia celeste. Punti e linee.

— C’è qualcosa che crea quelle ombre — disse. — Forse qualcosa nell’orbita?

— Esatto. Un’orbita con venti forme rettangolari che compongono una Rosetta di Kempler e ruotano vicino al pianeta primario. Non sappiamo che funzione abbiano.

— Non potete saperlo. Da troppo tempo siete privi di un Sole. Lo scopo dei rettangoli in orbita deve essere quello di separare il giorno dalla notte. Altrimenti sull’Anello sarebbe sempre mezzogiorno.

— Ora capite perché abbiamo chiesto il vostro aiuto. La vostra capacità di osservazione sarà per noi un aiuto prezioso.

— Oh, oh! Quanto è grande l’Anello? Avete inviato le sonde?

— Abbiamo cercato di studiarlo il più possibile senza rallentare la nostra velocità e senza attirare l’attenzione su di noi. Non abbiamo inviato delle sonde perché si possono controllare a distanza via iper-onda e qualcuno potrebbe risalire fino a noi.

— Non si può seguire un segnale iper-onda. È teoricamente impossibile.

— Può darsi che chi ha costruito l’Anello abbia sviluppato teorie diverse dalle nostre.

— Hmm.

— Però abbiamo studiato l’Anello con altri strumenti. — La scena sulla parete della cupola passò dal nero al bianco e dal bianco al grigio. I contorni si spostarono ondeggiando. — Abbiamo preso fotografie e olografie in tutte le frequenze elettromagnetiche. Se vi interessano…

— Non rivelano molti particolari.

— No, la luce è inclinata a causa dei campi gravitazionali e del vento solare, oltre che della polvere e dei gas. I nostri telescopi non riescono a cogliere altri particolari.

— In conclusione non ne sapete un gran che.

— Ne sappiamo parecchio. C’è un solo punto incomprensibile. Apparentemente l’Anello arresta una media del 40 per cento di neutrini.

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