— No… non mi pare.
— Meno male. E adesso stammi a sentire. Quando ci rivedremo alla riunione, non accennare allo schermo. No, meglio ancora… di’ che Jerlet è apparso sullo schermo senza che tu l’avessi toccato.
— Volevo parlare con Jerlet, ecco perché ho acceso lo schermo.
— Ascoltami — incalzò lei. — Non dire che l’hai acceso. Io racconterò che stavo meditando alla ricerca di una soluzione per il nostro problema. Il che in fondo è vero. Ci ho pensato tutta la notte. E Jerlet deve avermi sentito o visto… e ha riparato la pompa.
— Ma non è vero! Sono stato io a ripararla! Da solo, con le mie mani.
Magda scosse la testa con impazienza. — Monel ti annienterà… ci annienterà tutti e due se appena gliene offriremo l’occasione.
— Ma io ho salvato il raccolto. Nessuno morirà di fame.
— Proprio per questo è così arrabbiato.
Linc si diede una manata sulla coscia. — Saranno tutti felici di sapere che la pompa ha ripreso a funzionare. Gli operai della fattoria cantavano!
Magda stava per perdere la pazienza. — Linc, la gente non si comporta come le macchine. Non capisci quali sono le intenzioni di Monel? Dirà che toccare le macchine è un delitto, e che tu l’hai commesso. E se anche questa volta ti è andata bene, potresti ritentare e provocare un disastro che ci ucciderebbe tutti.
— Ma è assurdo! — esclamò Linc lasciandosi cadere sulla cuccetta.
— Comunque è quello che dirà Monel. E poi mi inviterà a far parlare Jerlet, e Jerlet ci dirà le stesse cose di sempre e io sarò costretta a condannarti. Non ho altra scelta.
— L’ho fatto per te balbettò Linc. — Volevi un miracolo.
— Lo so — rispose lei raddolcita. — Ma dobbiamo stare molto attenti a come spiegarlo agli altri. Devi dire che lo schermo si è acceso da solo e che Jerlet ti ha detto cosa dovevi fare.
— E come spiego che ero andato alla fattoria? — chiese Linc.
Magda chinò la testa e ci pensò sopra per un momento. Poi la rialzò sorridendo. — Oh, è facile. Dirai che Jerlet ti era apparso in sogno e ti aveva detto di andare alla fattoria.
— Ma non è vero!
Lei gli si mise a sedere vicino sulla cuccetta e gli pose un dito sulle labbra. — Linc, non avresti mai potuto riparare la pompa senza l’aiuto di Jerlet. Lo sai bene.
— Ma…
— Ci limiteremo a spiegare in modo un po’ diverso come ti ha aiutato. Non è una vera bugia, ma solo una piccola alterazione della verità. Così la gente non si spaventerà.
— Non mi piace.
— Fidati di me — sussurrò Magda. — Voglio aiutarti.
— Ma non capisci quello che è veramente importante — insistette lui. — Sono stato io a scoprire che lo schermo sa come si aggiustano le macchine. Così potremo aggiustare tutte quelle che sono rotte…
— No — lo interruppe bruscamente Magda. — Non devi dirlo. Spaventeresti tutti… faresti il gioco di Monel. — Si alzò e riprese a camminare avanti e indietro.
Lui la guardò. — Dimmi, ti faccio paura?
Lei si voltò a guardarlo a sua volta. — Sì, un pochino.
Linc si alzò, la raggiunse e la costrinse a rimettersi a sedere. Le mani di Magda erano fredde come il ghiaccio.
— Possiamo riparare tutto…
— Taci. — Gli strinse le mani con una forza di cui non l’avrebbe mai ritenuta capace. Poi chiuse gli occhi. Tremava tutta. Linc l’aveva vista già altre volte cadere in trance. Si proiettava nel futuro, cercando di vedere quello che sarebbe successo, e cosa avrebbero dovuto fare.
Poco per volta il tremito cessò, e la stretta delle mani si allentò. Magda riaprì gli occhi. Erano orlati di rosso e pieni di lacrime.
— Linc… andrai da Jerlet. — La sua voce era un mormorio spaventato. — Lo vedrai… gli parlerai. Ma, prima… rivedrai Peta.
Linc liberò le mani dalla sua stretta. — È questo che vedi nel futuro? Vuoi scacciarmi come hai fatto con Peta…
— No — rispose lei in un soffio.
Linc scattò in piedi. — Io so riparare le macchine, ma tu e gli altri avete paura della vostra ombra!
— Credi che mi sbagli? — Magda parlava con voce tesa. Era la sacerdotessa, adesso, non più l’amica.
— Sono certo che tutti gli schermi possono insegnarci a riparare i guasti…
— È proibito toccare gli schermi come qualunque altra macchina. Hai commesso un delitto e insisti a esserne fiero. Anzi, vorresti continuare a commetterne.
— Voglio solo salvarvi tutti! Se imparo a riparare le macchine forse riusciremo ad allontanare la stella gialla.
— Jerlet diventerà furibondo. Se la prenderà con tutti.
— No, perché io cerco solo la nostra salvezza.
Magda si avviò verso la porta, e si fermò senza voltarsi. Dalla rigidità della schiena, da come teneva alta la testa, Linc capiva che era in preda alla tensione e alla collera.
Si voltò di scatto a guardarlo.
— Linc, io voglio aiutarti, ma tu hai intenzione di ribellarti, di andar contro tutto quello in cui crediamo, alle leggi di Jerlet. Sì, hai riparato una pompa; ma può esser stato un puro caso, o una trappola.
— Una trappola?
— Sì — insistette lei. — Tu sei convinto di riuscire a riparare tutte le macchine. Supponi che Jerlet volesse metterti alla prova, per vedere se avresti continuato a pasticciare con le macchine. Tu stai violando le regole, Linc, e io non lo posso permettere!
Linc cominciava a seccarsi. — Tu non credi che sia capace di ripararle. Credi in tutte quelle storie sul divieto di toccare le macchine, ma non credi a me.
— Nessuno può ripararle.
— E così preferisci startene con le mani in mano finché non si guasteranno tutte una dopo l’altra e moriremo di fame e di freddo. Ce ne staremo qui senza far niente ad aspettare che la stella gialla ci inghiotta, senza nemmeno alzare un dito…
— Le regole di Jerlet…
— Piantala di parlare delle regole di Jerlet! — sbottò lui. — Sono tutte stupidaggini, e io me ne infischio!
Lei rimase a bocca aperta.
Linc aspirò a fondo cercando di dominarsi. — Magda, ascoltami. Supponiamo che si sia trattato veramente di un esperimento. Supponiamo che Jerlet cercasse di scoprire se siamo capaci di usare il cervello che ci ha dato per tentare di riparare le macchine.
— Ma è stato lui a dirci che non le dobbiamo toccare.
— Ce lo ha detto quando eravamo bambini… così piccoli che arrivavamo appena all’altezza dei tavoli del refettorio. E allora tutti i servomeccanismi funzionavano. Adesso le cose sono cambiate, e Jerlet non ha più detto niente a proposito delle macchine, dopo di allora. Ed è passato tanto tempo! Ti ricordi? — continuò sforzandosi di sorridere. — Ricordi che ti prendevo in braccio perché potessi raggiungere il bottone più alto del selettore dei cibi?
Lei ricambiò il sorriso, ma abbassò subito la testa perché Linc non potesse vederle la faccia. — Sì…
— Poi il selettore si è rotto… e i servomeccanismi hanno smesso di funzionare. Tutte le macchine sono moribonde. Jerlet non vorrebbe certo che morissimo anche noi. Lui vuole che le ripariamo.
— E allora perché non ce l’ha detto?
Linc si strinse nelle spalle.
Lei tornò a sedersi. — Dimentichi Monel — disse.
— Uff! Cosa me ne importa di lui? Dopo che avrò aggiustato qualche altra macchina…
Lei gli toccò la spalla. — Linc, forse conoscerai le macchine, ma non conosci la gente. Monel non ti lascerà aggiustare niente. So bene cosa farà.
Lui le prese la mano. — Non potrà impedirmelo se tu starai dalla mia. Insieme riusciremo a convincere gli altri.
— No — rispose decisa Magda. — No, se dici a tutti che gli schermi parlano e che vuoi riparare le macchine. È troppo, così all’improvviso, tutto in una volta. Monel aizzerà tutti contro di te.
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