Non aveva mai visto nessuno dei giovani genetici di Constantine. Ne aveva portati dieci con sé: cinque donne e cinque uomini. I germani di Constantine erano più alti di Constantine stesso e avevano i capelli più chiari, ovviamente una piccola spruzzata da qualche altra linea genetica.
Possedevano quel peculiare magnetismo dei Plasmatori, un’acrobatica fluida scioltezza. Eppure, qualcosa nell’impostazione delle loro spalle, delle loro mani agili e capaci, mostrava, nei movimenti espressivi, l’eredità genetica di Constantine. Indossavano dei paramenti esotici: rotondi cappelli di velluto, orecchini di rubino, e giacche di broccato con guarnizioni d’oro. Si erano vestiti così per far colpo sugli investitori, i quali apprezzavano un aspetto prospero nei loro clienti.
Una delle donne voltava le spalle a Lindsay, intenta ad esaminare le torreggiami gambe dei mobili. Gli altri se ne stavano tranquilli, scambiando facezie senza significato con la gente di Lindsay, un gruppo assai vario di accademici e di specialisti sugli investitori in permesso da Czarina-Kluster. Sua moglie Alexandrina si trovava fra loro; stava anzi parlando con lo stesso Constantine, con la sua solita, perfetta, buona educazione. Niente stava a indicare che tutti erano i secondi in un duello, presenti come testimoni per garantire che tutto si svolgesse con imparzialità.
Erano stati due anni di lotta, un negoziato prolungato e delicato, per organizzare un incontro fra lui stesso e Constantine. Alla fine si erano accordati sulla nave interstellare degli investitori come il più adatto campo di battaglia, dove il tradimento sarebbe stato controproducente. L’Arena stessa era rimasta nelle mani degli investitori; i tecnici di Nysa avevano lavorato sui dati liberamente disponibili ad entrambe le parti in causa. I costi erano stati divisi in maniera equa: la maggior parte del finanziamento se l’era assunta Constantine, con un’opzione sui possibili vantaggi tecnologici. Lindsay aveva ricevuto i dati da Dembowska e da Czarina-Kluster con un duplice sotterfugio, per confondere eventuali assassini. Constantine, andava detto a suo credito, non ne aveva mandato nessuno.
La meccanica del loro duello era stata irta di difficoltà. Le proposte più svariate erano state dibattute da una cerchia sempre più ampia di coloro che sapevano. Il combattimento fisico era stato subito respinto come al di sotto della dignità delle due parti avverse. Gli appassionati del gioco d’azzardo sociale della malavita dei Plasmatori, favorivano una forma di tale gioco che avesse come posta il suicidio. Un ricorso al caso, però, presumeva uguaglianza fra le due parti, cosa che nessuno dei due era disposto a concedere.
Un duello vero e proprio avrebbe dovuto garantire il trionfo del migliore. Ma si era argomentato che ciò avrebbe richiesto un test per valutare la prontezza, la volontà e la flessibilità mentale, qualità che si trovavano al centro della vita moderna. Dei test oggettivi erano, sì, possibili, ma era difficile assicurarsi che uno dei contendenti non si preparasse anzitempo o influenzasse i giudici. Esistevano diverse forme di lotta diretta, mente contro mente, nella comunità delle teste-di-cavo, ma queste molto spesso duravano decenni e richiedevano una radicale modifica delle facoltà mentali. Si era deciso perciò di consultare gli investitori.
Dapprima gli investitori avevano avuto difficoltà ad afferrare il concetto. Poi, cosa in loro caratteristica, avevano suggerito una guerra economica, dove a ciascun contendente sarebbe stata data una posta e offerta la possibilità di aumentarla. Dopo un periodo di tempo prestabilito, l’uomo più povero sarebbe stato giustiziato.
Ma questo non era soddisfacente. Un altro suggerimento degli investitori comportava tentativi da parte di entrambi i contendenti di leggere la “letteratura degli ‘intraducibili’ ”. Ma era stato anche detto che il sopravvissuto avrebbe potuto ripetere qualcosa di ciò che aveva letto e diventare un pericolo per il resto dell’umanità. A questo punto l’Arena era stata riscoperta in una delle stive stracolme di bottino d’un vascello degli investitori presente nello spazio circumsolare.
Un rapido esame aveva subito mostrato i vantaggi dell’Arena. Le forme di esperienza aliena rappresentavano una sfida perfino per i migliori membri della società: gli emissari inviati sui mondi alieni. L’indice delle perdite, estremamente elevato fra gli appartenenti a questo gruppo, dimostrava che l’Arena sarebbe stata un test già in sé. Entro l’ambiente simulato dell’Arena, i duellanti si sarebbero battuti dentro due corpi alieni dei quali era garantita l’assoluta parità, assicurando così che la vittoria sarebbe senz’altro andata allo stratega di livello superiore.
Constantine era in piedi sopra una delle torreggianti tavole, intento a sorseggiare un calice d’argento auto-raffreddantesi d’acqua distillata. Come i suoi pacchiani congenetici, indossava calzoni morbidi con piccoli risvolti di pizzo e una giacca con cordoncini dorati, il suo alto colletto era tappezzato delle insegne del suo rango. Gli occhi rotondi e delicati luccicavano scuri a causa delle morbide lenti antiabbaglianti. Il suo volto, come quello di Lindsay, era scavato da rughe là dove gli anni della sua abituale espressione avevano tracciato la propria strada dentro i muscoli.
Lindsay indossava una tuta grigiobruna senza contrassegni. Il suo volto era unto d’olio per proteggersi dal bagliore azzurrobianco, e portava schermi solari scuri.
Attraversò la stanza per raggiungere Constantine. Calò il silenzio, ma Constantine fece un gesto educato ed i suoi compagni genetici ripresero il filo della conversazione.
— Ciao, cugino — disse Constantine.
Lindsay annuì. — Un bel gruppo di congenetici, Philip. Mi congratulo per i tuoi germani.
— Un buon ceppo, sano — fu d’accordo Constantine. — Se la cavano bene con la gravità. — Guardò deliberatamente la moglie di Lindsay, la quale, dando prova di tatto, si era spostata verso un altro gruppo, visibilmente afflitta da un dolore ai ginocchi.
— Ho passato molto tempo a occuparmi di politica genetica — disse Lindsay. — In retrospettiva, mi sembra un feticcio dell’aristocrazia.
Le palpebre di Constantine si strinsero sopra le nere lenti a contatto. — Un po’ di lavoro in più alla linea di produzione dei Mavrides non avrebbe fatto male.
Lindsay fu colto da un impeto di gelido furore. — È stata la loro lealtà a tradirli.
Constantine sospirò. — L’ironia non mi è sfuggita, Abelard. Se soltanto tu avessi conservato la fede che avevi giurato a Vera Kelland molti anni fa, non ci sarebbe stata nessuna di queste aberrazioni.
— Aberrazioni? — Lindsay sorrise acido. — Decente da parte tua aver fatto le pulizie dopo di me, cugino. Aver sistemato le cose che avevo lasciato in sospeso.
— Nessuna meraviglia, visto che ne avevi lasciate tante di perniciose in giro. — Constantine sorseggiò la sua acqua. — La politica della pacificazione, per esempio. La distensione. È stato tipico da parte tua portare una popolazione al disastro per canesolararti quand e arrivato il punto critico.
Lindsay si mostrò interessato.
— È questa, dunque, la nuova linea del partito? Incolparmi della Pace degli Investitori? Davvero lusinghiero. Ma è saggio far riaffiorare il passato? Perché ricordar loro che hai perso la Repubblica?
Le nocche di Constantine si sbiancarono sul calice.
— Vedo che sei ancora un antiquario. Strano che tu debba aver abbracciato Wellspring e il suo quadro di anarchici.
Lindsay annuì. — So che attaccheresti Czarina-Kluster, se ne avessi la possibilità. La tua ipocrisia mi stupisce. Non sei un plasmatore. Non soltanto non sei programmato, ma il tuo uso delle tecniche mech è tristemente famoso. Tu sei la dimostrazione vivente del potere della distensione. Ti appropri del vantaggio dovunque lo trovi, ma lo neghi a chiunque altro.
Читать дальше