Margaret Weis - Ambra e ferro

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La vita sul mondo di Krynn è in rapida evoluzione e persino gli dei ne rimangono sconcertati. Che dire allora dei mortali? Di fronte a forze apparentemente invincibili, una piccola ma determinata banda di avventurieri pone in atto un disperato tentativo di arrestare un’invasione. Mina, enigmatica come sempre, riesce a fuggire dalla sua prigione sottomarina e parte per una ricerca che metterà a dura prova la sua forza di volontà, mentre il male sembra diffondersi inesorabilmente...

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Nessun altro veniva a disturbare il riposo e le lunghe meditazioni del drago. Nuitari aveva costruito una tana progettata appositamente per Midori: un grande globo dalle pareti di cristallo inondato di acqua marina e ubicato alla base della Torre. Dentro quel globo enorme il drago poteva nuotare a piacimento, andare e venire come desiderava attraversando a nuoto un portale magico situato nella parete di cristallo.

Al centro del globo vi era la Sala del Sacrilegio; non proprio una sala, ma piuttosto un piccolo castello, dove erano conservati gli oggetti sacri. Qualunque mortale avesse cercato di accedere agli oggetti sacri avrebbe dovuto non solo saper nuotare ma anche trovare un modo per evitare il drago marino e gli altri abitanti delle profondità. Il drago non sopportava il chiasso, per cui lasciava entrare nel suo globo soltanto quelle creature che erano silenziose e se ne stavano per conto loro, come la medusa e la pastinaca. Gli squali erano stupidi e maleducati, ma costituivano uno spuntino gustoso e la divertivano combattendo contro i calamari giganti. I ricci di mare, col loro chiacchiericcio costante, erano banditi.

Dopo tutto, un modo piacevole di trascorrere gli anni del tramonto.

Midori sonnecchiava, con la testa mezzo dentro e mezzo fuori del guscio, cullata in uno stato di tranquillità dai movimenti ondeggianti delle meduse, quando udì aprirsi la porta che conduceva alla sala subacquea. Entrò una persona.

Pensando che fosse il mezzelfo alla ricerca di altro sangue, Midori decise che adesso non voleva essere infastidita da lui. Stava per dirgli di andare a prelevare il suo stesso sangue altrimenti gliel’avrebbe prelevato lei, quando si rese conto all’improvviso che non era il mezzelfo. Era un intruso.

Midori si ritrasse dentro il guscio e rimase assolutamente immobile. Era, secondo tutte le apparenze, una vasta formazione corallina. I pesci nuotavano indisturbati attorno a lei. Le piante marine che le crescevano sul dorso ondeggiavano avanti e indietro con le correnti che turbinavano all’interno del globo. Soltanto un acuto osservatore, guardando molto da vicino, avrebbe visto gli occhi gialli del drago luccicare dentro le profondità tenebrose del guscio.

Ciò che Midori vide la stupì più di ogni altra cosa che l’avesse stupita da diversi millenni a questa parte.

Uscì per indagare più a fondo.

Mina osservò il drago con un terrore che sembrò paralizzarla. Le fauci del drago si spalancarono. I denti aguzzi luccicarono sotto la misteriosa luce solare verde, mentre il drago inspirava facendo scomparire centinaia di pesci inermi dentro la gola della bestia.

Le mascelle del drago si richiusero di scatto. Due enormi zampe a forma di pinna spinsero in su dal fondo coperto di alghe il guscio ponderoso. La coda del drago sferzò l’acqua, sollevando nubi di limo. Le zampe a pinna sospinsero la bestia attraverso l’acqua. Con la testa e il collo spinti in fuori, il drago puntò dritto verso Mina.

Mina temeva che il drago intendesse schiantarsi attraverso la parete di cristallo. Tornò di corsa alla porta e la spinse freneticamente.

La porta non voleva aprirsi. Mina si guardò dietro le spalle. Il drago era quasi sopra di lei. Gli occhi erano enormi: fessure nere circondate da una fiamma verde-oro. Sembrava che gli occhi da soli potessero inghiottire Mina. Le mascelle del drago si aprirono.

Mina premette la schiena contro la porta, con una preghiera a Chemosh sulle labbra.

Il drago raggiunse la parete di cristallo, compì un’improvvisa virata, seguendo la curvatura del globo, e rimase lì fermo a galleggiare. Il drago parlò, emettendo dalla bocca parole e pesci.

«E tu da dove vieni?»

Mina si aspettava una morte violenta, non una domanda insensata. Non riuscì a trovare fiato sufficiente per rispondere.

«Ebbene?» domandò con impazienza il drago.

«Io vengo da... dalla Torre...» Mina indicò con un gesto lieve la porta alle proprie spalle.

«Non intendo questo», sbottò il drago, con furia. «Intendo: da dove vieni? Dove sei stata?»

Mina aveva sentito dire che certi draghi amavano praticare giochi con le loro vittime, ponendo loro indovinelli e giocando con loro prima di ucciderle. Questo drago però non sembrava intento a giocare. Questo drago sembrava ben serio.

Evidentemente io non sono una maga, eppure sono qui in questa Torre. Il guardiano deve pensare che io sia qui su invito di Nuitari. È per questo che non mi ha uccisa. La cosa può giocare a mio vantaggio.

«Io sono un’amica del dio», rispose Mina. Questo almeno era vero. Lei semplicemente non aveva specificato quale dio avesse fatto amicizia con lei. «Quando quei tremori hanno scosso la Torre, lui mi ha mandata a vedere se gli oggetti sacri sono al sicuro.»

Gli occhi a fessura del drago si strinsero. Midori era contrariata. «Ti rifiuti di rispondere alle mie domande?»

Mina era perplessa. «È che... non pensavo che ti interessasse. Non ho niente in contrario a rispondere. Quanto a chi sono io, mi chiamo Mina. Quanto a da dove vengo, non lo so. Sono un’orfana senza ricordi della mia infanzia. Quanto a dove sia stata, sono stata quasi in ogni parte di Ansalon. Raccontarti la mia storia richiederebbe troppo tempo. Io dovrei controllare quegli oggetti sacri...»

«Mi stai facendo perdere tempo. Vieni dentro e controlla gli oggetti sacri, allora. Nessuno ti ferma», ringhiò irascibile il drago.

Mina si rese conto che il drago doveva pensare che Nuitari le avesse svelalo il segreto di come entrare nel globo.

Che sciocca sono stata a parlarne, pensò Mina con irritazione. Adesso che cosa le dico? Che ho dimenticato quanto mi ha detto il dio? Neanche un nano di fosso ci crederebbe!

Il drago la guardò con occhio torvo. «Ebbene, che aspetti? Quanto a quel discorso sconnesso sul fatto che sei orfana...»

Il drago si interruppe. Spalancò gli occhi con furia. Spinse in avanti la testa e picchiò contro il cristallo.

«Per i miei denti e le mie tonsille», esclamò il drago. «Per i miei polmoni e il mio fegato. Per il mio cuore e il mio stomaco, dente e unghia! Tu non lo sai!»

Mina non capiva che cosa volesse dire tutto questo. «Che cosa non so?» domandò al drago.

Ma la creatura mormorava fra sé e non le prestava più attenzione.

Mina colse alcune parole dell’invettiva del drago: «...bastardo... bugiardo... questa la vedremo!».

Mina non riusciva a trarne alcun senso.

«Che cos’è che non so?» domandò di nuovo Mina. Dentro di lei si contorceva qualcosa. Mina aveva la sensazione che questa fosse una cosa disperatamente importante.

«Tu non sai», il drago fece una pausa, «come entrare. Vero?»

Non era questo che intendeva il drago. Il drago adesso la stava prendendo in giro, la stava provocando. Gli occhi a fessura luccicarono. Il labbro verde si increspò. «Non c’è nessun trucco, davvero. Attraversa la parete di cristallo e basta. Quanto a respirare sott’acqua, non avrai difficoltà. Fa tutto parte della magia, vero?»

La bestia sta cercando di attirarmi dentro, ragionò Mina. Io potrei restare qui e tenermi al sicuro dal drago, ma questo vorrebbe dire deludere il mio signore.

«Chemosh, restate con me!» pregò Mina e si avvicinò alla parete di cristallo.

Pose entrambe le mani sul vetro. Con le dita percorse i margini aguzzi delle rune incise sulla superficie. Mina si concentrò sulla sua destinazione, il castello di sabbia al centro del globo, e tenendo lo sguardo fisso su quello e lontano dal drago inspirò profondamente, chiuse gli occhi e avanzò.

Il cristallo si fuse come ghiaccio al suo tocco e Mina si trovò all’interno del globo.

Mina provò una sensazione strana. Non si dibatteva, non annegava, non ansimava in cerca di aria. Era come se il suo corpo avesse perduto solidità. Non respirava l’acqua, piuttosto era tutt’uno con l’acqua. Era fatta di acqua, non più di carne. La sensazione era meravigliosa, liberatoria e allo stesso tempo spaventosa. Non poteva perdere tempo cercando di capire che cosa fosse successo. Tendendosi, Mina si girò per affrontare il drago, sicura che adesso la creatura dovesse attaccare.

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