Margaret Weis - Ambra e ferro

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La vita sul mondo di Krynn è in rapida evoluzione e persino gli dei ne rimangono sconcertati. Che dire allora dei mortali? Di fronte a forze apparentemente invincibili, una piccola ma determinata banda di avventurieri pone in atto un disperato tentativo di arrestare un’invasione. Mina, enigmatica come sempre, riesce a fuggire dalla sua prigione sottomarina e parte per una ricerca che metterà a dura prova la sua forza di volontà, mentre il male sembra diffondersi inesorabilmente...

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«Gli oggetti sacri rubati dal Re-Sacerdote», disse Solinari, meravigliato. «Li hai tu?»

«Forse adesso, poiché abbiamo raggiunto questo accordo fra di noi, dovrei dire che li abbiamo noi.»

«Qualcuno degli altri dèi lo sa?» domandò Lunitari.

«Chemosh è l’unico e finora ha tenuto la bocca chiusa, ma è solo questione di tempo perché lui diffonda la notizia.»

«Gli altri dèi darebbero qualunque cosa per avere indietro quegli oggetti!» disse esultante Lunitari. «D’ora in poi noi maghi, un tempo oltraggiati, saremo una potenza nel mondo.»

«Di qui in avanti nessun chierico oserà alzare la mano su di noi», concordò Solinari.

I tre si zittirono. Nuitari stava pensando che la cosa fosse andata inaspettatamente bene, quando Solinari disse tranquillamente: «Lo sai, cugino, che io non potrò mai più fidarmi di te in nessuna cosa».

«Niente fra di noi sarà mai più come prima», lamentò tristemente Lunitari.

Nuitari alternò lo sguardo fra l’uno e l’altra. Teneva socchiusi gli occhi dalle palpebre pesanti e comprimeva le labbra carnose.

«Prendetene atto, cugini, è sorta una nuova era. Osservate Mishakal. Non più la gentile dea della guarigione, si aggira a grandi passi per il cielo brandendo una spada di fiamma azzurra. I sacerdoti di Kiri-Jolith marciano in guerra. Perfino Majere ha smesso di guardarsi l’ombelico e si è impegnato nel mondo, anche se io non ho idea di che cosa stia combinando. La fiducia tra noi tutti è venuta meno nel momento in cui mia madre ha rubato il mondo. Hai ragione, cugina. Niente sarà mai più come prima. Eravate sciocchi a pensare di sì.»

Mentre si tirava il cappuccio sul viso a luna piena e si allontanava da loro, Nuitari si domandò che cosa avrebbero detto se lui avesse raccontato di avere catturato Mina...

10

«Basalt!» Caele apostrofò il nano mentre percorreva un corridoio. «È vero che il padrone ha lasciato la Torre?»

«È vero», rispose Basalt.

«Dov’è andato?»

«Come faccio a saperlo?» domandò stizzosamente Basalt. «Non è che mi chieda il permesso.»

Il nano continuò a camminare, e i suoi stivali chiodati risuonavano sul pavimento di pietra mentre lui scalciava l’orlo della veste per evitare di calpestarla. Caele si affrettò a rincorrerlo.

«Forse il padrone è andato a trattare con Chemosh», disse speranzoso il mezzelfo.

«O forse ci ha lasciati ad affrontare da soli il Signore della Morte», ribatté Basalt. Era di umore irritabile.

Caele sbiancò. «Credi davvero?»

A Basalt sarebbe piaciuto dire di sì, giusto per innervosire il mezzelfo. Gli serviva però l’aiuto di Caele, per cui con riluttanza scrollò il capo. «È qualcosa in cui c’entra Chemosh, ma non so che cosa.»

Caele non si sentiva rassicurato. Raggiunse Basalt. «Dove stai andando?»

«Venivo a prenderti. A Mina è concesso di passeggiare nei corridoi per un’ora... sotto la nostra sorveglianza, naturalmente.»

«Sotto la tua sorveglianza», disse Caele. Fece dietro front. «Io non ho alcuna intenzione di fare da balia a quella vacca intrigante.»

«Fai come vuoi», disse con compiacenza Basalt. «Quando ritorna il padrone, dove devo dirgli che ti può trovare? Nella tua stanza? A studiare gli incantesimi?»

Caele si fermò. Imprecando sottovoce, si girò. «Ripensandoci, vengo con te. Mi sentirei malissimo se ti cogliesse un destino terribile per mano di quella donna.»

«Che cosa pensi possa cogliermi?» domandò Basalt, irritandosi. «In lei non c’è neanche un briciolo di magia.»

«A quanto pare il padrone non condivide la tua sicurezza, poiché ha richiesto la presenza di tutti e due per sorvegliarla...»

«Piantala di parlare di lei, per favore», ringhiò Basalt.

«Tu hai paura di lei!» disse con soddisfazione Caele.

«Io no. È solo che... be’, se proprio vuoi saperlo, non mi piace starle vicino. C’è qualcosa di misterioso in quella femmina. Io non ho più trascorso una bella nottata di sonno dal momento in cui l’abbiamo scambiata per un pesce e l’abbiamo presa nella rete. Per la luna nera, magari Chemosh venisse a portarsela via, e non la rivedessimo più!»

«Qualcuno potrebbe ucciderla e gettare il suo corpo agli squali», suggerì Caele.

Fuori della porta della stanza di Mina, potevano udirla all’interno camminare su e giù.

«Potremmo sempre dire al padrone che lei ha cercato di scappare...»

Basalt sbuffò. «E come prevedi di ucciderla? Lanciarle un incantesimo? Può funzionare, ma solo se le dici anticipatamente quello che stai per fare di preciso e come influirà su di lei! Altrimenti puoi anche fare il balletto dei kender.»

Caele fece scivolare all’indietro la veste svelando un coltello allacciato all’avambraccio. «Non ci servirà dirle anticipatamente come influirà su di lei questo qui.»

Basalt scrutò il coltello. Il pensiero era allettante.

«Tu pensi che Chemosh sia furioso con noi adesso...»

«Bah! Nuitari sistemerà questo pasticcio.» Caele si chinò più vicino, parlò a voce più bassa. «Forse è questo che il padrone vuole da noi! Perché altrimenti ci avrebbe detto di farla uscire dalla prigione, se non per indurla a cercare di scappare? Ci ha dato perfino degli ordini su che cosa fare se dovesse succedere. "Se cerca di fuggire, uccidetela". Così ha detto.»

Basalt si lambiccava il cervello, cercando di immaginare perché Nuitari avesse accettato di liberare Mina da quella prigione sicura. Per quanto lui detestasse ammetterlo, Caele diceva una cosa sensata.

«Noi la uccidiamo soltanto se cerca di scappare», affermò Basalt.

«Cercherà», previde Caele. Gli occhi gli luccicarono di brama sanguinaria. La bava gli macchiò le labbra.

«Sei un maiale», disse Basalt e pose la mano sulla porta incominciando a cantilenare l’incantesimo che avrebbe aperto la serratura magica.

Dentro la stanza, Mina interruppe il suo camminare. «Le due Vesti Nere stanno arrivando, mio signore», riferì a Chemosh. «Li sento camminare nel corridoio. Siete certo che Nuitari se ne sia andato?»

«Altrimenti non potrei parlare con te, amore mio. Solo Nuitari sa mantenere attorno a te un incantesimo tanto potente. Ti spaventa, Mina?»

«Nuitari non mi spaventa, mio signore, ma mi fa accapponare la pelle, come toccare un serpente o sentirmi cadere un ragno giù per il collo.»

«Tutti e tre i cugini sono così. È la magia. Alcuni di noi hanno avvertito gli dèi: "Non permettete ai vostri figli di maneggiare una simile potenza! Teneteli sottomessi a voi!". Takhisis non ha voluto ascoltare, però, e nemmeno Paladine e Gilean. Solo più tardi, quando i figli si sono rivoltati contro di loro, hanno incominciato ad ascoltare la nostra saggezza. Ormai, naturalmente, era troppo tardi. Adesso io ho la possibilità di umiliare i cugini, portare loro via il potere, strappare loro le zanne.»

«Come intendete farlo, mio signore?» domandò Mina.

Fuori della stanza, Mina udì una delle Vesti Nere armeggiare con la serratura della porta.

«Presto il mondo vedrà che i maghi sono inermi, impotenti contro i miei Prediletti, e che farà il mondo? Si allontanerà da loro con disgusto! Già adesso i maghi frugano freneticamente nei libri di incantesimi e nei rotoli e negli oggetti sacri, cercando qualche modo per fermarmi. Non ci riusciranno. Niente di ciò che faranno avrà il minimo effetto sui Prediletti.»

«E Nuitari?» Mina ricondusse la conversazione verso il punto da cui era incominciata.

«Ti chiedo perdono per avere divagato dall’argomento, mia cara. Nuitari è andato a partecipare alla riunione del suo Conclave, dove presumo stia dicendo ai cugini che li ha traditi costruendosi una Torre per sé. Non tornerà tanto presto, e fra qualche istante qui attorno si scatenerà il caos. Stai pronta.»

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