Lois Bujold - L’ombra della maledizione

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 Da una grande maestra della narrativa fantastica, più volte vincitrice del premio Hugo, un potente racconto di mistero, magia e tradimento. Il destino di un cavaliere, della sua stirpe e di un regno tormentato. Provato nel corpo e nello spirito da una lunghissima prigionia, il comandante Lupe dy Cazaril ritorna nel regno di Chalion, in cui aveva servito come paggio, e viene nominato tutore di Royesse, bella e intelligente sorella dell’erede al trono. Ma quell’occasione di riscatto si trasforma presto in un incubo, poiché Cazaril scopre che a corte proprio quegli uomini che lo hanno tradito ora occupano posti di grande potere. E scopre soprattutto che l’intera stirpe di Chalion è gravata da una terribile maledizione, che non può essere annullata se non con la magia più nera…

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«Io… lei… molto, Royse», balbettò Cazaril, sconcertato.

«Bene. Io ne ero sicuro, ma Iselle ha insistito perché, prima, te lo chiedessi. Adesso c’è un’altra cosa molto importante… Sei disposto a lasciarti radere la barba?»

«Io… come?» esclamò Cazaril, portandosi una mano alla barba, che non era più irsuta come un tempo, si era infoltita gradevolmente ed era sempre ben regolata. «C’è un motivo per cui me lo chiedi? Non che abbia molta importanza… Dopotutto, la barba ricresce.»

«Ma non sei affezionato a essa, o qualcosa del genere, vero?»

«No. Dopo le galee, per qualche tempo, le mani mi tremavano al punto che non volevo rischiare di affettarmi la faccia, ma non potevo permettermi di andare da un barbiere. Col tempo, ho finito per abituarmici.»

«Bene», approvò Bergon, poi tornò alla porta, si affacciò nel corridoio e chiamò: «D’accordo, venite pure».

Nella stanza entrarono un barbiere e un servitore che reggeva una bacinella di acqua calda. Fatto sedere Cazaril, il barbiere gli passò un asciugamano intorno al collo e gli coprì la faccia di sapone prima che lui avesse il tempo di pronunciare una parola; mentre il servitore gli teneva la bacinella sotto il mento, poi, il barbiere si mise all’opera col rasoio, canticchiando sottovoce. Incrociando quasi gli occhi per guardare al di sopra del proprio naso, Cazaril osservò i ciuffi insaponati di peli neri e grigi cadere nella bacinella e cercò d’ignorare gli strani suoni quasi ciangottanti emessi dal barbiere.

«Ecco fatto, mio signore!» esclamò infine questi, con un sorriso soddisfatto, indicando al servitore di rimuovere la bacinella. Un impacco con un asciugamano caldo e l’applicazione di una soluzione aromatizzata alla lavanda completarono l’opera. Quindi il Royse gli mise in mano una moneta e il barbiere s’inchinò profondamente, mormorando un saluto e indietreggiando fino a lasciare la stanza.

Dal corridoio, giunsero allora alcune risate femminili.

«Hai visto, Iselle?» commentò una voce, in un sussurro peraltro non abbastanza sommesso. «Anche lui ha un mento. Te lo avevo detto!»

«Sì, avevi ragione, ed è anche un bel mento.»

Iselle fece il suo ingresso nella stanza, sforzandosi di apparire quanto mai regale nelle elaborate vesti indossate per la cerimonia d’investitura, ma non riuscì a mantenere a lungo quell’atteggiamento serio, perché le bastò guardare Cazaril per scoppiare a ridere. Alle sue spalle, Betriz, vestita quasi con la stessa eleganza, era tutta fossette e scintillanti occhi marroni sotto una complessa acconciatura, composta di una miriade di riccioli neri che le incorniciavano il volto, sussultando in maniera affascinante a ogni movimento.

«Per i cinque Dei, Cazaril!» esclamò Iselle, sollevando una mano alle labbra. «Non siete poi così vecchio, adesso che siete emerso da dietro quella siepe grigia!»

«Non è affatto vecchio», precisò con determinazione Betriz.

Cazaril, che all’ingresso delle dame si era alzato, fece un profondo inchino, ma, nel rialzarsi, portò suo malgrado la mano al mento, freddo e nudo, e pensò che nessuno gli aveva offerto uno specchio per verificare la causa di tutta quella ilarità.

«È tutto pronto», affermò Bergon, con fare misterioso.

Sorridendo, Iselle prese la mano di Betriz e prontamente Bergon afferrò quella di Cazaril, poi Iselle assunse una posa solenne e, con un tono da annuncio ufficiale, scandì: «La mia amatissima e fedelissima dama Betriz dy Ferrej mi ha fatto una richiesta, cui acconsento con tutta la gioia del mio cuore. Dal momento che voi non avete più un padre, Lord Cazaril, io e Bergon ne faremo le veci, in qualità di vostri signori. Betriz ha chiesto la vostra mano, e ci rallegra immensamente che i nostri due più amati servitori si amino a vicenda, per cui consideratevi fidanzati, con tutta la nostra approvazione».

Bergon girò verso l’alto il palmo di Cazaril e quello di Betriz si appoggiò su di esso, sovrastato dalle dita di Iselle. Congiunte le mani dei due promessi, il Royse e la Royina si trassero infine indietro con un ampio sorriso sulle labbra.

«Ma… ma… ma…» balbettò Cazaril, senza peraltro lasciar andare la mano di Betriz. «Tutto questo è terribilmente sbagliato… Iselle, Bergon… Non potete sacrificare questa fanciulla per ricompensare i miei capelli grigi. È una cosa ripugnante!»

«Ci siamo appena liberati di quanto avevate di grigio, cioè la barba», commentò Iselle, poi lo squadrò e aggiunse: «E devo ammettere che si è trattato di un enorme miglioramento».

«Inoltre non mi pare che lei ti trovi ripugnante», aggiunse Bergon.

Le fossette di Betriz erano profonde come Cazaril non le aveva mai viste e gli occhi scuri lo fissavano, scintillanti, da sotto le ciglia abbassate.

«Ma… ma…»

«In ogni caso, non la sto sacrificando per ricompensare la vostra… la tua fedeltà», continuò Iselle, in tono deciso. «Ti sto fidanzando a lei come ricompensa per la sua fedeltà.»

«Oh. Ah. Ecco, così va meglio…» farfugliò Cazaril, lottando per riportare un po’ di ordine nella propria mente sconvolta. «Però… Di certo ci sono per lei nobili più importanti, più ricchi, più giovani e avvenenti, più degni…»

«Sì, certo, ma Betriz non ha chiesto uno di loro, ha chiesto te. I gusti sono proprio una cosa personale, vero?» ribatté Bergon.

«Inoltre, devo obiettare ad almeno una parte della tua valutazione, Cazaril», aggiunse Betriz, con un filo di voce, accentuando la stretta della mano. «In tutto Chalion, non c’è nobile più degno di te.»

«Un momento!» protestò Cazaril, che aveva l’impressione di scivolare lungo un pendio innevato. «Non ho terre né denaro… Come farò a mantenere una moglie?»

«Ho intenzione di trasformare la carica di Cancelliere in una posizione che preveda un salario», replicò Iselle.

«Come la Volpe ha fatto a Ibra? Una mossa molto saggia, Royina… In tal modo, la fedeltà dei tuoi più importanti servitori andrà anzitutto alla royacy e non sarà divisa tra la corona e il proprio gruppo di sostenitori, come nel caso di dy Jironal. Chi intendete nominare per sostituirlo? Io avrei qualche idea…»

«Cazaril!» esclamò Iselle, con la familiare nota di esasperazione nella voce. «È ovvio che si tratta di te! Chi credi che avrei potuto nominare? Era implicito che la carica spettasse a te!»

Continuando a tenere stretta la mano di Betriz, Cazaril si accasciò pesantemente sulla sedia. «Da subito?» chiese, con un filo di voce.

«No, naturalmente no», rispose Iselle, sollevando il mento con fare deciso. «Per stanotte festeggeremo. Potrai cominciare domani.»

«Se per allora ti sentirai abbastanza in forze», si affrettò a interloquire Bergon.

«È un compito immenso…» cominciò Cazaril. Aveva chiesto solo un po’ di pane e gli avevano dato un intero banchetto. Tra quelli che cercavano di proteggerlo a ogni costo e quelli che sacrificavano spietatamente le sue esigenze per i loro fini, cominciava a preferire la seconda categoria… Cancelliere dy Cazaril… Lord Cancelliere… si sorprese poi a sillabare in silenzio, quasi suo malgrado, e a poco a poco si rinfrancò.

«Stanotte, dopo cena, lo annunceremo», lo avvertì Iselle. «Vestiti in maniera adeguata, Cazaril, perché Bergon e io ti offriremo la catena, simbolo della tua carica, al cospetto di tutta la corte. Betriz, ti aspetto nelle mie stanze… tra un po’», aggiunse, con un sorriso. Infilò la mano sotto il braccio di Bergon e lo trascinò con sé nel corridoio, chiudendosi la porta alle spalle.

Il braccio di Cazaril scivolò intorno alla vita di Betriz e lui, senza la minima timidezza, la fece sedere sulle sue ginocchia, con un movimento così repentino da strapparle uno strillo di sorpresa. «Le labbra, eh?» mormorò, baciandola.

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