George Martin - Il regno dei lupi
Здесь есть возможность читать онлайн «George Martin - Il regno dei lupi» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 2001, ISBN: 2001, Издательство: Mondadori, Жанр: Фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Il regno dei lupi
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:2001
- Город:Milano
- ISBN:88-04-49654-1
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 60
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Il regno dei lupi: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Il regno dei lupi»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Il regno dei lupi — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Il regno dei lupi», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
Ma era solamente un gioco, ne era consapevole.
I loro passi echeggiarono nelle cripte cavernose. Le ombre alle loro spalle tornarono a inghiottire suo padre mentre quelle davanti a loro si ritiravano scoprendo non più semplici lord ma antichi re del Nord. Sul capo avevano corone di pietra. Thorren Stark, il Re in ginocchio, che si era piegato senza combattere a Aegon il Conquistatore. Edwyn, il Re di primavera. Theon Stark, il Lupo famelico. Brandon l’Incendiario e Brandon il Navigatore. Jorah e Jonos, Brandon il Malvagio, Walton il Re della luna, Edderion lo Sposo, Eyron, Benjen il Dolce e Benjen l’Amaro, re Edrick Barba di neve. I loro volti erano forti e austeri: alcuni di quei re avevano commesso atti terribili, ma erano comunque degli Stark. E di tutti Bran conosceva le storie. Non aveva mai avuto alcun timore delle cripte; erano parte della sua casa, parte di lui. E aveva sempre saputo che, un giorno, anche lui avrebbe giaciuto là dentro.
Adesso però non ne era più così sicuro. “Se vado su, potrò poi tornare ancora quaggiù? E quando sarò morto, dove andrò?”
«Aspettate.»
Osha si era fermata ai piedi della scala a chiocciola di pietra che da un lato conduceva alla superficie, e dall’altro scendeva ancora più in basso, a livelli più profondi, dove re ancora più antichi sedevano sui loro troni di pietra. Passò la torcia a Meera.
«Salgo a tentoni.»
Per un po’, riuscirono a sentire i suoi passi sui gradini di roccia, ma i loro echi divennero sempre più flebili e alla fine svanirono del tutto.
«Hodor» disse nervosamente Hodor.
Bran aveva ripetuto a se stesso centinaia di volte quanto odiava stare nascosto là sotto, al buio, e quanto invece avrebbe voluto rivedere la luce del sole. Ma adesso che quel momento era arrivato, aveva paura. Si era sentito al sicuro nelle tenebre. Quando non potevi vedere nemmeno la tua mano a un palmo dal naso, era facile convincersi che nemmeno i nemici avrebbero potuto trovarti. Inoltre, i signori di pietra gli avevano dato coraggio. Anche se non poteva vederli, sapeva che loro erano là.
Parve trascorrere un tempo lunghissimo senza che dalla scala provenisse alcun rumore. Bran cominciò a temere che a Osha fosse successo qualcosa.
Rickon si agitava, sempre più inquieto: «Voglio andare a casa !» protestò a voce troppo alta.
«Hodor» disse Hodor, scuotendo la testa su e giù.
Finalmente, i passi tornarono a farsi sentire, sempre più forti. Alla fine Osha riapparve nell’alone di luce, scura in faccia. «La porta è bloccata da qualcosa. Non riesco a smuoverla.»
«Hodor può smuovere qualsiasi cosa» assicurò Bran.
«Forse» Osha lanciò un’occhiata critica al gigantesco ragazzo di stalla. «Andiamo, allora.»
Gli scalini stretti li costrinsero a salire l’uno dopo l’altro. Osha andò avanti per prima. Dietro di lei veniva Hodor, Bran raggomitolato nella cesta per evitare di picchiare la testa contro il soffitto. Meera li seguiva con la torcia e Jojen di retroguardia teneva Rickon per mano. Girarono e girarono, salirono e salirono. Bran cominciò a credere di sentire l’odore del fumo, ma forse era solo quello della torcia.
La porta delle cripte era fatta di legno e ferro. Era vecchia e pesante, inclinata rispetto al terreno. Vi si poteva accedere uno alla volta. Quando la raggiunse, Osha provò di nuovo ad aprirla, ma Bran vide che non si spostava.
«Fa’ provare a Hodor.»
Prima furono costretti a togliere Bran dalla cesta, in modo che non venisse schiacciato. Meera sedette sui talloni vicino a lui, mettendogli un braccio intorno alle spalle per proteggerlo. Osha e Hodor si scambiarono di posto.
«Hodor» disse Bran. «Apri questa porta.»
Il colossale ragazzo si appoggiò a braccia tese e spinse, spinse. «Hodor?» Batté un pugno contro il legno, ma questo nemmeno si mosse. «Hodor.»
«Usa la schiena» insisté Bran. «E le gambe.»
Hodor si girò, appoggiò la schiena contro la porta e spinse ancora. Mise poi un piede su un gradino più in alto, chinandosi sotto l’inclinazione della porta, cercando di sollevarla. Questa volta, il legno si lamentò e scricchiolò. « Hodor! » Anche l’altro piede salì di un gradino. Hodor allargò le gambe, raccolse le sue forze e spinse. La sua faccia divenne rossa, Bran vide i tendini del collo gonfiarsi come funi mentre lottava contro il peso sopra di lui. « Hodor Hodor Hodor Hodor Hodor… » Da sopra venne un rombo cupo.
«… Hodor! »
Di colpo, la porta cedette. La lama di luce del giorno investì il viso di Bran accecandolo per un istante. Un’altra spinta portò loro un rumore di pietre che rotolavano, e alla fine la via su aperta. Osha fece passare la punta della picca nel varco, poi strisciò fuori per prima. Rickon la seguì, infilandosi in mezzo alle gambe di Meera. Hodor finì di spalancare la porta e uscì a sua volta. I due fratelli Reed trasportarono Bran per gli ultimi scalini.
Il cielo era grigio pallido, e il fumo si levava tutto intorno a loro. Rimasero immobili nell’ombra della Prima Fortezza, o meglio di quanto ne rimaneva. Un intero lato dell’edificio aveva ceduto ed era crollato. Pietre e doccioni distrutti erano disseminati per tutto il cortile. “Sono caduti da dove sono caduto io” pensò Bran nel vederli. Alcuni doccioni si erano frantumati in così tanti pezzi da indiarlo a chiedersi come avesse fatto a restare vivo. A breve distanza, alcuni corvi stavano beccando un corpo schiacciato sotto alcuni massi. Il cadavere era riverso, per cui Bran non poté riconoscerlo.
La Prima Fortezza era in disuso da centinaia d’anni, ma adesso era davvero ridotta a un rudere. Al suo interno, pavimenti e travature erano bruciate completamente. Dove il muro era crollato, si poteva vedere direttamente dentro le stanze, perfino nelle latrine. Eppure, dietro di essa, la Torre Spezzata continuava a ergersi, non più bruciata di prima. Jojen Reed stava tossendo a causa di tutto quel fumo.
«Portatemi a casa!» protestò Rickon. «Voglio andare a casa!» Hodor si mise a camminare in circolo: «Hodor» ripeteva con un filo di voce. «Hodor.» Rimasero immobili, gli uni vicino agli altri, circondati dalla morte e dalla distruzione.
«Abbiamo fatto abbastanza baccano da svegliare un drago» disse Osha. «Ma qua non arriva nessuno. Il castello è morto e bruciato, proprio come diceva Bran. A noi però è andata be…»
Un suono improvviso alle loro spalle la interruppe, facendola ruotare su se stessa con la picca protesa.
Due snelle forme scure emersero da dietro la Torre Spezzata, avanzando lentamente tra le macerie. Rickon lanciò un grido di felicità: « Cagnaccio! » . Il meta-lupo nero corse verso di lui. Estate avanzò con maggior cautela, arrivando a strofinare il muso contro il braccio di Bran, leccandogli la faccia.
«Dobbiamo andare via» disse Jojen. «Tutta questa morte ci farà arrivare addosso altri lupi oltre a Estate e Cagnaccio… e non tutti a quattro zampe.»
«Sì, e andare in fretta» concordò Osha. «Ma ci serve cibo, e qualcuno potrebbe essere sopravvissuto. State uniti. Meera, scudo pronto, e guardaci le spalle.»
Ci volle il resto della mattina per esplorare il castello. Le grandi mura di granito rimanevano, annerite qua e là dagli incendi, ma per il resto intatte. Dentro, però, morte e distruzione imperavano. Le porte della Sala Grande erano annerite e ancora fumanti. Le travature avevano ceduto e l’intero tetto era crollato. Le lastre verdi e gialle che proteggevano i giardini vetrati erano in mille pezzi, alberi, frutti e fiori erano devastati o lasciati privi di protezione, a morire. Delle stalle, fatte di legno e di paglia, non rimanevano altro che ceneri, braci e cavalli morti. Pensando alla sua Danzatrice, a Bran venne voglia di piangere. Sotto la Torre della Biblioteca, si era formato un basso lago fumante, acqua calda che continuava a eruttare da una fenditura nel fianco della costruzione. Il ponte coperto di collegamento tra la Torre della Campana e l’uccelliera era crollato nel cortile sottostante. La torretta di maestro Luwin era sparita. Il vago bagliore di un incendio brillava dalle strette finestre degli scantinati della Grande Fortezza, un secondo incendio bruciava ancora nei magazzini.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Il regno dei lupi»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Il regno dei lupi» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Il regno dei lupi» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.