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J. Rowling: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

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J. Rowling Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
  • Название:
    Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
  • Автор:
  • Издательство:
    Salani
  • Жанр:
  • Год:
    2000
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • ISBN:
    978-88-7782-852-1
  • Рейтинг книги:
    4 / 5
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Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: краткое содержание, описание и аннотация

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In questa nuova, attesissima avventura il piccolo grande apprendista mago Harry Potter deve vedersela con l’assassino pluriomicida Sirius Black, evaso dalla fortezza di Azkaban proprio per ucciderlo e con i Dissennatori, guardie carcerarie che neutralizzano le persone risucchiandone i pensieri positivi e impadronendosi dell’anima… Ma Harry Potter non soccombe alla paura, perché questa è la morale vincente che trasmette ai lettori. Tra mappe segrete, zie volanti e libri che mordono, farà trionfare il Bene. Che soddisfazione!
Vincitore del premio Locus in 2000.
Nominato per il premio Hugo in 2000.

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Harry riuscì a superare i tre giorni che seguirono sforzandosi di pensare al Manuale di Manutenzione per Manici di Scopa tutte le volte che zia Marge se la prendeva con lui. La cosa funzionò, anche se a quanto pare lo costringeva a una certa fissità dello sguardo, tanto che zia Marge cominciò a vociferare che secondo lei Harry doveva essere anormale.

Finalmente arrivò l’ultima sera della vacanza di zia Marge. Zia Petunia preparò una cenetta speciale e zio Vernon stappò parecchie bottiglie di vino. Mangiarono la minestra e il salmone senza far cenno ai difetti di Harry; al momento della meringata al limone, zio Vernon li tediò tutti con un lungo discorso sulla Grunnings, la sua ditta produttrice di trapani; poi zia Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori una bottiglia di brandy.

«Un bicchierino, Marge?»

Zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo faccione era molto rosso.

«Ma sì, appena appena» disse ridacchiando. «Un po’ di questo, un po’ di quello… come il ragazzo».

Dudley stava facendo sparire la quarta fetta di meringata. Zia Petunia beveva il caffè con il mignolo teso. Harry avrebbe tanto voluto eclissarsi in camera sua, ma incontrò lo sguardo furioso di zio Vernon e capì che doveva resistere.

«Aah» disse zia Marge schioccando le labbra, e posò il bicchiere vuoto. «Che mangiata, Petunia. Di solito la sera mi faccio due cosette veloci, con dodici cani a cui badare…» Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco ricoperto di tweed. «Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano» riprese, strizzando l’occhio a Dudley. «Diventerai un bell’omone, Dudders, proprio come tuo padre. Sì, ancora un po’ di brandy, Vernon… Ma quello lì…»

Piegò il capo verso Harry, che si sentì stringere lo stomaco. Il Manuale, pensò in fretta.

«Quello lì ha l’aria poco sana, è così piccolo. Succede anche con i cani. Il Colonnello Fubster l’anno scorso me ne ha annegato uno. Una specie di topo, ecco cos’era. Debole. Malnutrito».

Harry stava tentando di ricordarsi la pagina 12 del Manuale: Un Incantesimo per curare le Retromarce Riluttanti.

«Dipende tutto dal sangue, come dicevo l’altro giorno. Cattivo sangue non mente. Ora, non sto dicendo che la tua famiglia ha qualcosa che non va, Petunia» e batté sulla mano ossuta di Petunia con la sua, simile a un badile, «ma tua sorella era la mela marcia. Capita anche nelle migliori famiglie. Poi è scappata con un buono a nulla ed ecco il risultato».

Harry fissò il piatto, uno strano ronzio nelle orecchie. Prendete la scopa per la coda con fermezza, pensò. Ma non riusciva a ricordare cosa veniva dopo. La voce di zia Marge si faceva strada dentro di lui come uno dei trapani di zio Vernon.

«Quel Potter» disse zia Marge ad alta voce afferrando la bottiglia di brandy e versandone ancora, un po’ nel bicchiere un po’ sulla tovaglia, «non mi avete mai detto che lavoro faceva».

Zio Vernon e zia Petunia erano molto tesi. Perfino Dudley alzò gli occhi dalla torta per osservare i genitori.

«Lui… non lavorava» disse zio Vernon, lanciando a Harry un’occhiata obliqua. «Era disoccupato».

«Lo immaginavo!» disse zia Marge buttando giù una gran sorsata di brandy e asciugandosi il mento con la manica. «Un fannullone, un mangiapane a ufo, uno sfaticato che…»

«Non è vero» disse Harry all’improvviso. Tutti tacquero. Harry tremava. Non era mai stato così arrabbiato.

«ANCORA UN PO’ DI BRANDY!» strillò zio Vernon, che era impallidito. Svuotò la bottiglia nel bicchiere di zia Marge. «Tu, ragazzo» sibilò rivolto a Harry. «Vai a dormire, vai…»

«No, Vernon» disse zia Marge. Le era venuto il singhiozzo. Tese una mano per interrompere il fratello, gli occhietti iniettati di sangue fissi su Harry. «Va’ avanti, ragazzo, va’ avanti. Sei fiero dei tuoi genitori, vero? Figurati, due che si ammazzano in un incidente d’auto. Saranno stati ubriachi…»

«Non sono morti in un incidente!» esclamò Harry scattando in piedi.

«Sono morti in un incidente, piccolo perfido bugiardo, e ti hanno scaricato come un fardello sulle spalle dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia Marge furiosa. «Sei un insolente, ingrato moccioso…»

Ma zia Marge all’improvviso tacque. Per un attimo, fu come se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia inesprimibile, una rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione rosso cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere e la sua bocca si stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo, parecchi bottoni saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava gonfiando come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di tweed e le dita simili a salsicce.

«MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un’enorme boa di salvataggio con gli occhi porcini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz’aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivoloni, abbaiando furiosamente.

«Noooooo!»

Zio Vernon afferrò un piede di zia Marge e cercò di tirarla giù, ma rischiò a sua volta di sollevarsi da terra. Un istante dopo, Squarta fece un balzo e affondò i denti nella gamba di zio Vernon.

Harry scattò prima che qualcuno potesse fermarlo, diretto al ripostiglio del sottoscala. La porta si spalancò da sola per magia. In un attimo, trascinò il suo baule verso la porta. Filò su per le scale e si gettò sotto il letto, strappò l’asse mobile e afferrò la federa che conteneva i libri e i regali di compleanno. Strisciò fuori, prese la gabbia vuota di Edvige e si precipitò di nuovo dabbasso, proprio mentre zio Vernon usciva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta a brandelli sanguinolenti.

«TORNA SUBITO QUI!» strillò. «VIENI A RIMETTERLA A POSTO!»

Ma Harry, preso da una rabbia incontenibile, apri con un calcio il baule, afferrò la bacchetta magica e la puntò su zio Vernon.

«Se l’è meritato» disse respirando affannosamente. «Se l’è proprio meritato. Stai lontano da me».

Tese l’altra mano all’indietro, cercando a tentoni la maniglia.

«Me ne vado» disse. «Ne ho abbastanza».

E un attimo dopo era fuori, lungo la strada buia e tranquilla, trascinando il baule, con la gabbia di Edvige sottobraccio.

Capitolo 3

Il Nottetempo

Harry era già abbastanza lontano quando crollò su un muretto in Magnolia Crescent, ansimando per lo sforzo. Sedette immobile, ancora sopraffatto dall’ira, ad ascoltare i tonfi affannosi del suo cuore.

Ma dopo dieci minuti di solitudine totale nella stradetta buia, una nuova emozione lo travolse: il panico. Non si era mai trovato in un guaio peggiore, in tutti i sensi. Era solo, abbandonato nel cupo mondo Babbano, senza un posto dove andare. E, quel che era peggio, aveva appena praticato una vera magia, il che voleva dire che sarebbe stato quasi certamente espulso da Hogwarts. Aveva violato il Decreto per la Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni con tanta evidenza che era sorpreso che gli emissari del Ministero della Magia non gli fossero già alle costole.

Harry rabbrividì e guardò Magnolia Crescent da una parte e dall’altra. Che cosa gli sarebbe successo? Sarebbe stato arrestato, o semplicemente bandito dal mondo della magia? Pensò a Ron e a Hermione, e il suo cuore sprofondò ancora un po’. Harry era certo che, criminale o no, Ron e Hermione sarebbero stati pronti ad aiutarlo, ma erano tutti e due all’estero, e senza Edvige non aveva modo di comunicare con loro.

Non aveva nemmeno del denaro Babbano. C’erano alcune monete magiche in un sacchetto in fondo al baule, ma il resto della fortuna ereditata dai genitori era depositato in una camera blindata della Banca per Maghi Gringott a Londra. E non sarebbe mai riuscito a trascinare il baule fino a Londra. A meno che…

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